Fiorenza Ceniccola (Casa di Bacco): “A proposito di aiuti al comparto vitivinicolo”
“Il settore vitivinicolo ha retto al COVID ma alle 11 mila aziende beneventane serve soprattutto sostegno per la promozione”.
L’appello lanciato nei giorni scorsi da Coldiretti non può essere lasciato cadere nel vuoto e ci obbliga a fare qualche riflessione a voce alta per impedire che la situazione diventi sempre più insostenibile.
Le tasche dei zappatori-vignaioli sono sempre più vuote (le preziose uve della vigna sannita vengono pagate, in questi giorni, da 25 a 40 centesimi al chilo) e Coldiretti, per bocca del suo vicepresidente nazionale, Gennaro Masiello, per fronteggiare questa grave situazione che sta affamando i vignaioli propone di finanziare la promozione: “… nel nuovo programma 2021-2022, non bisognerà più pensare a postare fondi per macchine, attrezzature”.
Se non ci fosse da piangere ci sarebbe solo da ridere!
Nel frattempo, il Governo guidato dal prof. Conte (e appoggiato indirettamente da Coldiretti) invece di aiutare i zappatori-vignaioli promuovendo la cosiddetta “agricoltura contrattualizzata” decide di ammazzare il buon vino italiano col pretesto del virus cinese.
Ancora una volta, quando i nostri “bravi” governanti si girano dall’altra parte per non vedere quello che accade, la Casa di Bacco è costretta a scendere in campo per dare a ciascuno il suo e denunciare l’approvazione di provvedimenti legislativi gravemente lesivi della viticoltura italiana.
E’ già accaduto nel luglio 2016 quando l’Unione europea voleva assegnare “l’origine controllata” dei vini sulla base solamente degli uvaggi e non anche del territorio di appartenenza (il cosiddetto terroir) e la Casa di Bacco, attraverso il suo fondatore, dott. Amedeo Ceniccola, fu costretta a prendere carta e penna per denunciare la “porcata” che si voleva approvare.
La stessa storia si è ripetuta quando a Bruxelles si cercava di far passare il nuovo regolamento sulle etichettature del vino che avrebbe potuto distruggere vitigni che evocano tradizioni e qualità del nostro territorio: solamente la Casa di Bacco ebbe la forza di denunciare a voce alta la “porcata” che si stava approvando nel Parlamento europeo.
Oggi, ancora una volta, quando i “Signori del Vino” e la stessa Coldiretti restano in religioso silenzio per non “disturbare” gli amici e compagni romani è stata la “Casa di Bacco”, con il suo fondatore e la sua Amministratrice, a recarsi a Roma per denunciare dinanzi alla sede del Parlamento della Repubblica la “porcata” che è stata consumata a danno di tutti i zappatori-vignaioli e promuovere una petizione popolare per chiedere l’immediata revisione del decreto Semplificazioni entrato in vigore lo scorso 16 luglio e, in particolare, la cancellazione del comma 7-bis dell’art. 38 con il quale è stata sancita, col pretesto dell’emergenza provocata dal virus cinese, la fine delle Doc e delle Docg.
In poche parole, Falanghina, Aglianico, Taurasi, Barolo, il Prosecco e con loro altri 340 vini Doc e altri 70 vini a Denominazione di origine controllata e garantita vengono cancellati con un danno d’immagine ed economico incalcolabile per i nostri vignaioli e grande gioia per gli operatori senza scrupoli che con la nuova normativa possono comprare un po’ di Falanghina o Aglianico nella cosiddetta “vigna del Sannio”, mischiarlo con chissà cosa, imbottigliare altrove, al riparo di qualsiasi sorveglianza e dare vita ad un autentico falso Aglianico o falso Falanghina. Stranamente, di tutto questo nessuno ne parla.
Tutti zitti e mosca!
Vergogna.
Dott.ssa Fiorenza Ceniccola
Amministratrice “ La Casa di Bacco”
Consigliere Comunale del gruppo “EsserCi”