I voti di Noi Campani hanno eguagliato quelli conseguiti dall’Udeur 10 anni fa, ma Mastella parla di risultato incredibile
“Chiamatemi mister 100.000”, ha esclamato Clemente Mastella, con tono trionfalistico, nel corso della conferenza stampa tenuta presso la “Giustino Fortunato” nel pomeriggio del 22 settembre, poiché “Noi Campani”, il suo nuovo soggetto politico, ha ottenuto in Campania, nelle recenti elezioni regionali, 102.390, voti, pari al 4,35%, mentre nella città di Benevento ne ha conquistati 3.828, pari al 16,62%, posizionandosi come prima forza politica.
Per lui, Mastella, il risultato, soprattutto in sede regionale, sarebbe andato oltre le aspettative. Infatti, in campagna elettorale si era detto certo di avere un seggio, mentre il secondo sarebbe dovuto essere il frutto del buon lavoro suo e dei candidati.
Noi avevamo scritto che, nella tornata regionale del 2010, quella con cui soltanto si sarebbe potuto fare un confronto con il risultato conseguito ora da Noi Campani, l’Udeur, il suo soggetto politico di allora, ottenne 92.927 voti, pari al 3,37%, un punto in meno rispetto al dato attuale, conquistando 2 seggi, nelle persone di Ugo De Flavis, eletto nella circoscrizione di Napoli, e di Alessandrina Lonardo Mastella, eletta nella circoscrizione di Benevento.
Allora, il suo Udeur beneficiò del premio di maggioranza perché collegato alla coalizione di Stefano Caldoro, il candidato presidente del centro destra uscito vincitore dalla competizione. Questo significa che quei 92.927 voti, in un Consesso che allora contava 60 componenti, furono sufficienti per fare avere al partito di Mastella 2 seggi.
Ora, con la riduzione, già dal 2015, a 50 del numero dei componenti il Consesso regionale, il quoziente per l’attribuzione dei seggi, anche in una coalizione che, vinte le elezioni, avrebbe beneficiato del premio di maggioranza – avevamo scritto sempre noi -, sarebbe diventato più pesante, sicché Noi Campani avrebbe dovuto superare i 100.000 voti, altrimenti avrebbe avuto soltanto un seggio, e non a Benevento.
Se poi aggiungiamo il fatto che Vincenzo De Luca, col il 69,48% dei voti, ha conquistato 32 seggi, 2 in più di quanti ne avrebbe avuti con il premio di maggioranza, previsto per chi non supera il 60% dei voti, il progetto di Mastella ha trovato una strada in discesa, così come ebbe a trovarla nel 2005, quando, collegato alla coalizione di centro sinistra, dopo aver posto in essere il ribaltone nel 1998, riuscì ad ottenere da Antonio Bassolino, il candidato presidente che superò pure il 60% dei voti, l’inserimento della moglie nel listino del presidente (10 persone che venivano elette ipso facto in caso di successo del candidato presidente), per dare spazio alla elezione di Fernando Errico nella lista dell’Udeur nella circoscrizione di Benevento, quando il partito di Mastella, molto forte nel Sannio, riuscì a superare il 10% in regione, in quella competizione.
Insomma, Mastella, nato letteralmente con la camicia, ha avuto sempre, dalla sua parte, la buona sorte, nelle sue operazioni trasformistiche, salvo quando, fatto cadere nel gennaio 2008 il governo Prodi, non venne premiano da Berlusconi nelle elezioni politiche svoltesi il 13 aprile di quell’anno. Ma lui, che finora ha avuto decennali cambiamenti di fronte, a parte la sua molto movimentata presenza nel centro destra negli ultimi dieci anni, ha così giustificato il suo trasformismo, nella recente conferenza stampa: se trovi un ostacolo nel tuo cammino, devi cambiare strada.
Evidentemente, voleva dire che è divenuto alleato di Vincenzo De Luca, di cui lui e la moglie hanno aspramente criticato la politica sanitaria e degli investimenti fino a un anno fa, poiché non ha ottenuto da Forza Italia la convocazione delle primarie per la individuazione del candidato presidente della Regione, il che equivale a ritenere normale, secondo il suo discorso, che un politico di rilievo, e lui a Benevento aveva il controllo di Forza Italia (non a caso Berlusconi aveva nominato senatrice la moglie nelle politiche del 2018), possa abbandonare il partito di appartenenza se, indipendentemente dal parere contrario della maggioranza, non viene soddisfatto in una sua richiesta.
Ma un’altra soddisfazione, non minore rispetto a quella di essersi proclamato “Mister 100.000”, è riconducibile al fatto che Noi Campani, come dicevamo, sia diventato il primo partito in città, circostanza resa possibile dalla candidatura, tra dirigenti, sindaci e consiglieri comunali, di 5 persone del Pd in liste civiche collegate a De Luca. Questo frazionamento ha determinato una fuga di voti del Pd verso queste liste civiche.
A Benevento, se si eccettua il fatto che Giulia Abbate, assessore di Airola e già consigliera regionale, Floriano Panza, ex sindaco di Guardia Sanframondi, Marisa Castaldo, un nome di rilievo nella comunità di Montesarchio, Lucia Meccariello, vice sindaco di Moiano, avranno pescato non molto nell’elettorato piddino del capoluogo, pur avendo ottenuto complessivamente 982 preferenze, chi ha determinato il quasi dimezzamento dei potenziali voti del Pd è stato Raffaele Del Vecchio. Infatti, il competitore di Clemente Mastella nel 2016, che il prossimo anno farà registrare 20 anni di presenza nel Consiglio comunale, di cui 10 come vice sindaco, avrà seminato bene in questo lungo periodo, per raccogliere, nella lista “De Luca Presidente”, un consistente consenso unito a quello capitalizzato dal padre, il compianto Nino, nei suoi 18 anni di presenza in Consiglio comunale, di cui 6 come amministratore e vice sindaco.
A Benevento, infatti, il Pd ha ottenuto 2.863 voti, pari al 12,43% mentre De Luca Presidente ne ha presi 2.607 voti, pari all’11,32%. Il proposito di Del Vecchio e dei suoi sostenitori, tra i quali Carmine Nardone, presidente della Provincia dal 1998 al 2008, qualche consigliere comunale, di cui un fuoriuscito dal Pd, e non pochi post-diessini di Benevento, era quello di fare la fronda contro la maggioranza del partito, nel tentativo di non fare scattare il seggio in favore del Pd. L’operazione, vista di buon grado da Mastella, poiché un forte depotenziamento del Pd, anche in provincia, dove i democrat, con i 16.956 voti ottenuti, pari al 14,30%, hanno conseguito il minimo storico, pur attestandosi come primo partito, avrebbe dato a lui maggiori possibilità di avere il seggio in danno del Pd, è miseramente fallita, anche se la lista De Luca Presidente ha conseguito, nel Sannio, 10,926 voti, pari al 9,26%, cui vanno aggiunti i voti sottratti al Pd dagli altri esponenti del Partito candidati in liste civiche, nonostante un documento approvato all’unanimità della direzione regionale del partito avesse vietato la candidatura in liste civiche di iscritti al Pd.
Basti dire che il Pd, se parliamo di recenti competizioni, alle politiche del 2018, quella che gli fecero segnare una debacle elettorale, ottenne 5.678 voti nel capoluogo e 19.864 in provincia, mentre il M5S sbancò sia in città, con 16.779 voti, che in provincia, con 60.555, sfiorando in entrambi i casi la maggioranza assoluta. Nelle europee dell’anno scorso, il Pd, in una prova ritenuta non meno difficile per il fatto di non avere candidati locali, rispetto a Forza Italia e Lega che ne avevano complessivamente 3, ottenne 3.961 voti in città e 20.678 in provincia, mentre la Lega, con 7.313 voti, e il M5S, con 5.445 voti, fecero la parte del leone nel capoluogo, un successo che si riflesse anche in provincia, dove la Lega, con 35.123 voti, e il M5S, con 34.944 voti, si attestarono nei primi posti.
Oggi, questi due partiti di opinione sono stati notevolmente ridimensionati, per usare un eufemismo. La lega, in città, ha preso 1.668 voti, pari al 7,2%, e, in provincia, 9.489 voti, pari pure al 7,2%, mentre i 5 Stelle hanno rimediato 2.816 voti, in città, e 10.913 voti, in provincia, un risultato, questo, di cui si glorifica la senatrice pentastellata Sabrina Ricciardi, la quale, insieme ai vertici del Movimento, ha dovuto prendere atto che gli elettori pentastellati sono più avanti di loro. Infatti, i loro elettori, per impedire il ribaltamento dei governi di centro sinistra, particolarmente in Toscana e in Puglia, più che esprimere un voto disgiunto in favore dei governatori di queste regioni e in danno dei candidati presidenti del Movimento, hanno ritenuto, invece, di esprimere un voto utile, non votando neanche le liste del Movimento medesimo, contribuendo, così, a fare uscire la Cosa fondata da Beppe Grillo molto ammaccata sul piano nazionale in questa competizione, anche se un franfellicco napoletano si pavoneggia del fatto che, nel referendum, il Sì alla riduzione dei parlamentari ha avuto il 70% dei suffragi.
Ma non ha senso neanche che Mastella si glorifichi del fatto che Noi Campani sia arrivato primo in città, poiché nelle regionali del 2010, quando lui era da un anno deputato europeo, una carica meno influente rispetto a quella di sindaco, il suo Udeur conquistò 3.859 voti pari al 12,65%, poco meno, nell’ordine della percentuale, di quelli conquistati adesso. Anche in provincia, L’Udeur, allora, conquistò 16,388 voti, pari all’11,36%, eleggendo, come dicevamo la signora Mastella, mentre ora Noi Campani ha ottenuto 15.283 voti, pari al 12,82%. Non si capisce come Mastella possa parlare di miracolo, “il più grande”, ha affermato, “della mia carriera politica”.
Eppure quella conferenza stampa, un po’ anomala perché dominata dalla claque di Mastella, iniziata anche con un’ora di ritardo in quanto si attendeva ancora il responso di alcune sezioni elettorali del Casertano, perché la neo eletta, Maria Luigia Iodice, di Marcianise, avesse la conferma di aver avuto il maggior numero di preferenze, avendo Noi Campani già acquisito il seggio nella circoscrizione di Caserta.
Chi scrive, privo temporaneamente di automobile, si è dovuto fare accompagnare, per far rilevare a Mastella che i voti conseguiti da Noi Campani nella città di Benevento sono gli stessi di quelli conquistati 10 anni fa dall’Udeur, e che quei voti, fra 8 mesi, quando Mastella si ricandiderà a sindaco di Benevento, come ha già dichiarato, senza avere il supporto di Forza Italia, della Lega e di Fratelli d’Italia, non saranno sufficienti anche se aggiunti a quelli che porteranno gli 80 candidati che egli presenterà nelle due liste in suo sostegno. Nel valore aggiunto, non bisognerà considerare poi l’apporto di Luigi Abbate, poiché il neo consigliere regionale, entrato nel Pd in un momento di appannamento della figura di Mastella, è ritornato successivamente lì da dove se ne era andato, non essendo riuscito ad essere candidato alle primarie del 2016 per la scelta del candidato sindaco, ha già ora contribuito notevolmente, con i suoi 3.318 voti di preferenze, a determinare i 3.828 voti della lista Noi Campani nel capoluogo.
Chi scrive avrebbe voluto anche fargli rilevare che non ha rispettato il silenzio elettorale, perché si è recato davanti ai seggi con la mascherina recante il simbolo di Noi Campani, la stessa che giornalisti e claque hanno trovato, in duplice esemplare, sui banchi dell’aula della “Giustino Fortunato”. Inoltre avrebbe voluto chiedergli perché la mattina di domenica, 20 settembre, ha postato sulla sua pagina facebook questo messaggio: “Voglio dire di andare a votare con serenità. Anche le persone anziane. Nessun problema, a condizione di portarvi la mascherina. Ai miei amici dico di votare No al referendum. Per le regionali, sempre ai miei amici votate Noi Campani/Mastella. Il simbolo è quello del Campanile. Buona giornata”.
Ma non è stata data alla stampa, com’è quasi consuetudine nelle conferenze di Mastella, la possibilità di fare domande, poiché il sindaco, concluso il suo discorso farcito di arroganza, di autosufficienza e di enfasi, ha invitato i presenti a recarsi nella sede di Noi Campani, in via Aldo Moro, poco distante dalla Università Giustino Fortunato, per brindare evidentemente alla elezione di Abbate.
Il suo merito è che Noi Campani non si è attestato come prima forza politica a Casal di Principe, come invece era avvenuto per l’Udeur nel 2010. Si è posizionato invece al terzo posto davanti al Pd. Il primo posto, nella capitale della camorra, lo ha preso Italia Viva, il partito di Renzi che, in Campania, trainato da Gennaro Migliore, ha conquistato 173.870 voti, pari al 7,37%, e 4 seggi, una percentuale, questa, che, unita a quella di Noi campani (4,35%) e a quella di Fare Democratico (4,45%), la lista di De Mita nella quale erano candidati Giulia Abbate e Floriano Panza, ha consentito a Mastella di dire che il Centro, il suo pallino, rappresenta in Campania il 10%, anche se la somma delle 3 percentuali, correggiamo noi, raggiunge il 16,17% .
Questo sta a testimoniare anche la fretta con cui Mastella ha affermato che il risultato di Noi Campani “ha dell’incredibile”, un risultato di cui “si accorgono tutti meno che a Benevento, dove hanno la visione immaginifica di fottermi, ma non ci riusciranno”, perché “ci sarà una ragione se uno (cioè lui, che in questo caso ha peccato di immodestia – ndr) è un fenomeno da tanti anni”.
Se il Pd e il centro sinistra, uniti al civismo locale, presenteranno un volto nuovo e pulito come suo competitore, sì che riusciranno a fotterlo, dal momento che egli non ha più alleati. Ma, data la dinamicità della politica, molte cose potranno cambiare, di qui a 8 mesi.
Giuseppe Di Gioia