I boomerang di Mastella
Rispetto all’insistenza con cui i 5 Stelle chiedono le dimissioni di Maria Carmela Mignone, o la revoca da parte del sindaco da componente la giunta di Palazzo Mosti, soprattutto dopo che la neo assessore è risultata essere socia del laboratorio Tecnobios, gestito dal marito Piero Porcaro, il sindaco Mastella ha diffuso la seguente nota:
“Ma i 5 Stelle di Benevento, non sono quelli che aderiscono ai 5 Stelle nazionali? Non sono quelli che prima hanno fatto l’accordo di Governo con la Lega con cui si erano scazzottati in campagna elettorale? E non sono i 5 Stelle che ora sono al governo col Pd con cui aveva combattuto a colpi di accetta politici? E parlano di mobilità altrui. Badate alla trave politica nei vostri occhi. Quanto alla parte amministrativa, faremo le cose che la norma ci obbliga di fare, rispettando le ragioni di tutti. Quanto alla cantilena sull’assessore, non indagata, voglio ricordare la Appendino ed altri esponenti di 5 Stelle indagati. Chiedete a loro come ci si comporta in questi casi. Quanto alla scuola, chiedessero al ministro della Pubblica Istruzione facendoci dare i soldi che non ci dà. Per intanto, noi faremo delle scuole prescindendo dall’apporto del Ministero”.
La carriera politica di Mastella e della moglie
Accuse e considerazioni, queste, che si possono ritorcere, come un boomerang, verso Mastella, ritenuto, si legge in Wikipedia, uno dei politici italiani più trasformisti. Infatti, nel 1998, stanco probabilmente di stare all’opposizione nella compagine berlusconiana, anche se suoi uomini sono nella giunta di centro destra guidata da Antonio Rastrelli in Campania, in qualche dichiarazione comincia a prendere le distanze da Berlusconi cui il suo Udc è alleato, paragonando il magnate di Arcore al “leone, re della foresta”. Nell’autunno di quell’anno, lascia l’Udc e, con Cossiga ed altri, passa a sostenere il primo governo D’Alema, buscandosi l’accusa di acchiappa poltrone da Pierferdinando Casini, che viene querelato dal coofondatore dell’Udc, una querela che probabilmente non andrà avanti, poiché il medesimo Casini, nel 2016, viene a sostenere la elezione di Mastella a sindaco di Benevento. Si tratta dello stesso Casini,che nel 2018, dopo lo sfaldamento dell’Udc, viene candidato nelle liste del Pd in Emilia.Avvenuto il passaggio nello schieramento di centro sinistra, Mastella provoca il ribaltone in Regione Campania, facendo eleggere presidente Andrea Losco, un suo uomo, che firmerà il contratto, già predisposto da Rastelli, con la Impregilio, per la gestione della emergenza rifiuti in Campania. Spianata così la strada al centro sinistra, favorisce, nel 2000, la elezione di Antonio Bassolino quale governatore della Regione.Cresciuto, poi, elettoralmente in Campania, ma anche in regioni limitrofe, nel 2005, mentre è garantito il seggio per Fernando Errico, nella lista sannita dell’Udeur, il partito costituito da lui al termine della esperienza dalemiana, chiede a Bassolino l’inserimento della moglie, la signora Sandra Lonardo, nel listino presidente, per averne la elezione sicura, poiché, se viene eletto il candidato presidente, cosa allora certa, vengono elette, ipso facto, le 10 persone inserite nel listino. Qualche settimana fa, invece, Mastella, rispetto al pericolo, soltanto paventato, di eleggere il consiglio regionale con listini bloccati, ha minacciato ricorsi. Evidentemente, ha dimenticato come venne eletta la moglie, nel 2005, in Consiglio regionale divenendone presidente, ed ha dimenticato anche che, nel 2018, la moglie è stata eletta senatrice, senza preferenze, ma soltanto perché candidata in testa ad una lista bloccata.Nel 2006, quando Mastella è ancora nello schieramento di centro sinistra, prevedendo che il suo Udeur non avrebbe superato lo sbarramento del 2% nella elezione della Camera dei Deputati (al Senato, invece, è certo che l’Udeur, disponendo di una percentuale a due cifre, avrebbe garantiti la elezione sua e di Tommaso Barbato, quest’ultimo condannato l’anno scorso nel processo Medea, per aver assegnato, con la motivazione della somma urgenza,lavori nel settore idrico a imprenditori vicini ai casalesi), Mastella chiede allo schieramento dell’Unione la elezione certa di 5 suoi uomini che vengono candidati nella lista dell’Ulivo in Lombardia. Però, dal momento che il suo Udeur viene ripescato come miglior perdente, nel Porcellum, avendo ottenuto, su scala nazionale, l’1.8%, il suo gruppo parlamentare si arricchisce di altri 9 deputati, compreso il cognato della senatrice, Pasquale Giuditta.Anche se nei momenti difficili il presidente del Consiglio, Romano Prodi, riesce a fare sempre la sintesi, la compagine dell’Unione è molto litigiosa, data la sua eterogeneità, in quanto comprende Franco Turigliatto a sinistra e Lamberto Dini a destra. Ma anche Mastella, da posizioni di destra, dimostra di vivere male l’esperienza di governo. Così, dopo 2 anni, sedotto dal canto delle sirene proveniente dal centro destra, presenta una mozione di sfiducia contro Prodi, dopo essersi dimesso da Guardasigilli, un passaggio, questo, preliminare, sul piano etico, alla presentazione, pochi giorni dopo, delle dimissioni, al contrario di come si è comportato Salvini nell’agosto dell’anno scorso, che presentò la mozione di sfiducia a Conte, rimanendo in carica come ministro. Mastella, nel gennaio 2008, per giustificare le sue dimissioni prese a pretesto il non aver avuto solidarietà dai partiti di sinistra dell’Unione, come se non bastasse la solidarietà avuta da Prodi a nome del governo, per il fatto che la moglie era stata raggiunta da arresti domiciliari, al termine di una inchiesta condotta dalla Procura di S.Maria Capua Vetere. La signora Sandra viene intercettata mentre conversa telefonicamente con il direttore dell’ospedale S.Anna di Caserta, Luigi Annunziata. Lei dirà di essere stata indagata e rinviata a giudizio per aver detto che Annunziata “è un uomo morto”, secondo quanto ha voluto far credere lei, senza però dire cosa aveva chiesto alla persona nominata dall’Udeur a quella carica,
La Pm della quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, dove, unificati, erano stati trasferiti i processi a carico dei coniugi Mastella, nell’udienza del 7 marzo 2017, chiede la prescrizione per il filone riguardante la signora Sandra, e la condanna a 2 anni per quello riguardante il marito, che poi sarà assolto nel mese di settembre di quell’anno.E’ appena il caso di ricordare che, in seguito alla sommossa sollevata contestualmente in diversi penitenziari (il che significa che i detenuti si raccordano tra di loro con l’uso dello smartphone), la senatrice Sandra Lonardo, in una nota dell’11 marzo scorso, per evitare l’affollamento nelle carceri in un periodo in cui è consigliato il distanziamento sociale, ha chiesto il varo di un Decreto Legge, al fine di utilizzare i reclusi, cui manca da scontare l’ultimo anno di detenzione, in pene alternative al di fuori dal carcere, non mancando, però, di puntare l’indice contro il ministro Bonafede, che si occupa “soltanto di prescrizione, anzi di antiprescrizione e di misure che sono quelle che hanno portato maggiore presenza all’interno delle carceri”.La mattina del 13 giugno scorso, in merito alla conclusione dell’inchiesta denominata “par condicio”, che ha determinato 8 misure cautelari (3 in carcere e 5 ai domiciliari) e 110 indagati, compreso il consigliere comunale Angelo Feleppa (divenuto noto per il suo continuo cambio di casacca), in relazione alla vendita di posti in concorsi da svolgere nei VV.FF., nella Polizia, nei Carabinieri e nella Guardia di Finanza, abbiamo letto sul Mattino questa dichiarazione della senatrice Sandra Lonardo.
“Tutto ciò che riguarda imbrogli o vicende del genere”, afferma la senatrice, “non può che generare sconforto e sgomento. E’ una situazione assurda che mette aberrazione in tutti noi. Personalmente mi auguro sempre che a prevalere, in ogni campo, sia sempre il merito e non certo il broglio. Auspico sempre un mondo di giustizia e di merito, per dare davvero una speranza alle nuove generazioni”. Intelligenti pauca.Ma torniamo a parlare del trasformismo del sindaco di Benevento. Mastella e il suo partito, dopo il predetto corteggiamento da parte di Forza Italia, vengono esclusi dalla competizione politica del 2008, poiché Berlusconi, che non è uno stinco di santo, prende a pretesto il caso giudiziario occorso alla signora Sandra. Mastella rimane così nel centro sinistra, contribuendo, nella election day di quell’anno, con suoi candidati al Consiglio provinciale, alla elezione di Aniello Cimitile, quale presidente della Provincia.
A metà febbraio, del 2009, però, Mastella, in cambio della candidatura e della conseguente elezione al Parlamento di Strasburgo, in un convegno tenuto al President Hotel, alla presenza del segretario regionale di Forza Italia, il famoso Nicola Cosentino, ufficializza il passaggio nella compagine di Berlusconi, che di lì a un mese costituirà, con Gianfranco Fini, il Pdl (Popolo delle Libertà). Fallisce il tentativo, chiesto da Cosentino, di far cadere le giunte di centro sinistra al Comune e alla Provincia di Benevento, ma diventa difficile l’ultimo anno di guida della Regione da parte di Bassolino.
Nelle elezioni regionali del 2010, la signora Sandra, rieletta consigliera regionale, questa volta nello schieramento di centro destra, viene a trovarsi nuovamente in una maggioranza, anche se di segno opposto, poiché Stefano Caldoro, candidato presidente, batte Vincenzo De Luca, che, nel 2015, si prende la rivincita.
Nel 2014, Mastella non viene rieletto a Strasburgo ma diventa opinionista, regolarmente retribuito, di Mediaset, e, nel 2015, neanche la moglie viene rieletta al Consiglio regionale. Finiscono entrambi in ombra per un anno continuando a perdere…terreno. Ma la debacle dura soltanto un anno.
Nel 2016, infatti, arriva la riscossa. Mastella, per rilanciarsi politicamente, si candida a sindaco di Benevento e vince le elezioni nel ballottaggio del 19 di giugno, ricevendo il sostegno consistente di elettori del M5S, poiché la loro candidata non era finita in ballottaggio. Lo schieramento era costituito da cocci, tuttavia contenitori di voti, di disciolte formazioni politiche, da pezzi della società civile valorizzati da lui, nonché dall’alleanza di Forza Italia, dalla quale era praticamente uscito dopo la non elezione della moglie al Consiglio regionale, e dell’Udc. Oberdan Picucci, rappresentante dell’Udc, si defila dalla coalizione di centro sinistra, in quanto, non intende stare nello stesso schieramento che comprende anche una lista composta con il concorso di Gennaro Santamaria. Ma entrambi sono finiti poi alla corte di Mastella: Il primo, come assessore, e il secondo, una volta perduta la veste di segretario particolare del ministro dell’Ambiente nel governo Gentiloni, come dirigente di un Settore della macchina comunale. In merito a questo incarico e a quello con il quale Fioravante Bosco è stato posto al comando della Polizia Municipale, sotto il controllo di Santamaria, Altrabenevento ha chiesto il 14 giugno, alla segretaria generale del Comune, di relazionare su tali nomine, stante la sollecitazione a lei pervenuta, in tal senso, dal dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il 16 dicembre 2017, nella stazione marittima di Napoli, Mastella ricostituisce per la terza volta, pare, il suo Udeur, per poi discioglierlo il 3 febbraio 2018 nella convention regionale di Forza Italia, una volta ottenuta la candidatura, con elezione certa, della moglie al Senato. Contemporaneamente, avvia anche la battaglia contro il piano sanitario regionale predisposto da De Luca, che è anche commissario per la Sanità, un incarico governativo finalizzato a far rientrare il debito di 9 miliardi accumulato in passato dalla gestione della Sanità in Campania, impegno, questo, che De Luca, porta a compimento con successo l’anno scorso.
Conseguentemente, Mastella attacca anche il piano aziendale della “S.Pio”, che del piano regionale è una emanazione. Insieme alla moglie, a Forza Italia, al M5S, e a “Io per Benevento”, un’associazione di cui si sono perdute le tracce, predica contro la chiusura del “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori” di Sant’Agata de’ Goti e del ridimensionamento del “Rummo” di Benevento (i due nosocomi che, conservato e migliorato il loro dimensionamento, fanno parte dell’Azienda “S.Pio”), non senza accusare De Luca di dirottare finanziamenti solo in provincia di Salerno.
La campagna dura fino a quando, sul finir dell’anno scorso, Mastella non diventa alleato di De Luca, esaltandone le qualità di governatore, una volta svanita la possibilità per il sindaco di Benevento di ottenere l’indizione delle Primarie nello schieramento del centro destra, per la scelta del candidato presidente della Regione, essendo egli intenzionato a concorrere per questa candidatura.
Rispolverato il vecchio campanile come simbolo, Mastella presenterà, in tutte le cinque province campane,liste collegate alla ricandidatura di De Luca, con la scritta MASTELLA, nella parte superiore del simbolo, e NOI CAMPANI con DE LUCA, nella parte inferiore. A chi scrive, quale militante del Pd, non può che fare piacere questo sostegno a De Luca, considerato che in Campania si vince con lo scarto di poche decine di migliaia di voti, anche se Mastella dovrà sciogliere il nodo della moglie che è ancora senatrice di Forza Italia, come da sollecitazione a lui rivolta dal deputato dem Del Basso De Caro in una intervista resa a Il Sannio, di cui chi scrive ha pubblicato ampi stralci nell’ultimo “pezzo”. NOI CAMPANI, soppiantato il vecchio Udeur, sarà il nuovo soggetto politico di Mastella, del quale Molly Chiusolo, attuale capogruppo di Noi Sanniti, e Domenico Parisi, attuale sindaco di Limatola, sono rispettivamente segretaria e presidente in pectore. Bisognerà, però, vedere come Mastella si farà compensare sul piano politico i voti che avrà portato al rieletto Presidente, se De Luca, come appare molto probabile, vincerà le elezioni. Ma De Luca ha detto che non si farà ricattare da nessuno. Questa sarebbe una garanzia. Sul piano locale, poi, ci asteniamo dall’azzardare previsioni su come decanterà la situazione politica.
La politica è l’arte del possibile, quando è al riparo da trasformismi
Abbiamo parlato del trasformismo di Mastella, per dimostrare come sia fuori luogo il trasformismo da lui attribuito ai 5 stelle che, sul piano nazionale, mentre hanno dato vita, il primo giugno del 2018 a un governo giallo-verde, il 5 settembre 2019 hanno dato vita invece ad un governo giallo-rosso o rosso-giallo, che dir si voglia, con il Pd e con Leu (Italia Viva, arriverà dopo, quando avrà consumato la scissione, per fortuna irrilevante, dal Pd).
L’accusa maggiore, però, da parte forze ostili e da certa stampa, ricade su Giuseppe Conte che si è trovato a presiedere entrambi i governi. Costoro, probabilmente, non sanno o fingono di non sapere che il 26 giugno del 1972, dopo il successo elettorale del Msi, che si era annessi i monarchici, Andreotti ha presieduto un governo con il liberale Malagodi, un governo che evocava il periodo centrista degli anni 50, opportunamente rovesciato da Fanfani il 12 giugno del 1973, in seguito alla celebrazione, pochi giorni prima, del XII Congresso della Dc. Lo stesso Andreotti, uomo per tutte le stagioni, presenterà, alla Camera dei Deputati, il governo di solidarietà nazionale, appoggiato dall’esterno da Pci, il 16 marzo 1978, lo stesso giorno in cui, in via Fani, verrà rapito Aldo Moro dalle Brigate Rosse.
Ma l’attacco ai 5 stelle locali mosso da Mastella non regge per difendere la presenza in giunta di Maria Carmela Mignone, anche se è vero che il M5S nazionale, quando era all’opposizione ha presentato mozioni di sfiducia anche contro persone che avevano ricevuto, soltanto come atto dovuto delle Procure, l’avviso di garanzia, mentre, quando nella gestione del potere, vengono indagate, ed anche rinviate a giudizio, persone del Movimento, dice invece che non bisogna porsi davanti al lavoro dei magistrati.
Tuttavia, ci sono casi in cui, anche quando una persona non ha ricevuto l’avviso di garanzia, le intercettazioni a suo carico denotano una situazione che stride con la carica ricoperta. La Ministra Cancellieri, contro la quale i 5 Stelle avevano presentato una mozione di sfiducia, in quanto, anche se non indagata, aveva manifestato solidarietà alla famiglia Ligresti, venne salvata dal Pd, quel partito che non ritenne ripetere il suo gesto, in occasione della mozione di sfiducia presentata, sempre dai 5 Stelle, contro la ministra De Girolamo, che, “Intercettata” da Pisapia, senza essere indagata, fu costretta a dimettersi, per evitare la sfiducia.
Anche il ministro alle infrastrutture, Maurizio Lupi, non indagato, fu costretto a dimettersi, perché, dalle intercettazioni, era venuto fuori che aveva ricevuto un abito sartoriale dall’imprenditore Stefano Perotti, mentre il figlio del ministro, appena laureato con 110 e lode in Architettura, aveva avuto, da tale imprenditore, impegnato il lavori sulla Salerno-Reggio Calabria, un Rolex e il posto di lavoro.
Anche una figlia di chi scrive, laureata nel 2006 alla Federico II in Architettura, pure con 110 e lode, soltanto da qualche anno lavora nel settore del fotovoltaico, con una retribuzione inferiore ai 1.000 euro al mese. Questo perché il padre non è un ministro. Idem per il figlio avvocato di chi scrive, che non ha ottenuto una consulenza in diritto comparato presso qualche ministero, soltanto perché il padre non è un influente uomo politico.
Allora, se, come denuncia l’europarlamentare Fulvio Martusciello, il consigliere comunale Nanni Russo, eletto nella lista di Forza Italia e attualmente “difeso” da Mastella in quanto è utile il suo voto per la maggioranza consiliare, ha intrattenuto, come risulterebbe dalla intercettazioni, conversazioni molto confidenziali con Corrado Sparandeo, che gli avrebbe promesso 200 voti, deve farsi da parte. Il fatto di non essere indagato non è un motivo di inamovibilità dal Consiglio, che deve apparire candido dinanzi ai cittadini. Infatti, ottenere voti da un criminale non è reato, se non c’è lo scambio di qualcosa, è immorale. Lo stesso vale per Maria Carmela Mignone, la quale, anche se non è indagata, è socia del laboratorio di analisi Tecnobios, gestito dal marito Piero Porcaro, indagato nella vicenda dei 12 depuratori sequestrati dalla Procura, in quanto, secondo l’accusa, operava in complicità con la Gesesa, per far sì che acque analizzate risultassero depurate. Di questa SpA, il Comune è azionista per il 38% ed esprime anche il presidente. Quindi, oltre a porsi un problema di natura morale in relazione alla presenza in giunta dell’Avv. Mignone, si configurerebbe anche un conflitto di interesse tra lei e il Comune.
Altrabenevento, anche sull’assessore Mignone, che ha incarichi in enti e società pubbliche e/o private, chiede chiarimenti alla segretaria generale del Comune
Sul versante del conflitto di interessi, Altrabenevento ha inviato in data 16 giugno, una nota alla segretaria generale del Comune e al sindaco Mastella “per chiedere che sia valutata la condizione di eventuale incompatibilità dell’assessore Maria Carmela Mignone, per le deleghe assegnate, con gli incarichi in diverse società”. L’assessore, stante il suo atto di notorietà, pubblicato sul sito del Comune, in merito al suo stato patrimoniale e agli incarichi che lei ricopre in enti o società pubbliche e/o private, “dichiara di possedere quote in tre diverse società, tra le quali la Tecno Bios srl incaricata dalla Gesesa, (…) di effettuare le analisi sulla qualità dell’acqua servita ai cittadini e sui reflui fognari”.Ma prima di rendere tale atto di notorietà e prima che Altrabenevento effettuasse una visura presso la Camera di Commercio, scoprendo che “l’assessore Mignone possiede quote di partecipazione nelle società Tecno Bios, Tecno Ambiente, Tecno Project e Delta Biotech, ed è anche consigliere di amministrazione dal 19 febbraio 2020 del Consorzio Sannio Tech, costituito da otto società, tra le quale almeno una ha incarichi da parte del Comune di Benevento, e diversi ‘soci aggregati’ tra i quali la Tecno Bios”, la predetta assessore, a commento delle notizie relative alla indagini sui 12 depuratori, aveva dichiarato a NTR24: “Ho sempre svolto unicamente l’attività di avvocato e non ho mai ricoperto alcun ruolo nell’Amministrazione della Società Tecno Bios srl che del resto sarebbe per norma deontologicamente incompatibile. L’unico legame è che sono coniugata con il dott. Piero Porcaro da 28 anni e che, nell’eminenza, avrà la possibilità di fornire, una volta avuta piena conoscenza degli atti a sostegno della provvisoria contestazione, i dovuti chiarimenti (…) Mi pare evidente che se qualche atto della Gesesa dovesse essere in discussione nella giunta comunale, mi asterrei per una mia dignità personale e per rispetto delle istituzioni comunali”.Quindi, anche Mastella dovrà far montare porte girevoli all’ingresso della sala giunta, cosi come idealmente erano state montate all’ingresso della sala del Consiglio dei Ministri, per consentire a Berlusconi di uscire quando erano in discussione provvedimenti riguardanti le aziende dell’allora Presidente del Consiglio. Una presa per i fondelli, questo accorgimento, poiché chi rimane in sala non assumerà mai provvedimenti contro la persona che si è momentaneamente assentata.
Giuseppe Di Gioia