Il Coronavirus e i gravi danni dell’uso delle mascherine
Caro Direttore,
vorrei esaminare in questo mio articolo la questione delicata dell’uso delle mascherine, tematica strettamente legata all’emergenza sanitaria del Coronavirus, in particolare in questa fase di ripresa di tante attività, ad esclusione delle scuole, come ho già citato nel precedente contributo.
L’ottimo giornalista Maurice Blondet ha cosi analizzato in un interessante articolo pubblicato lo scorso 16 maggio questa problematica, che sta condizionando, e non poco, le nostre vite in questo periodo.
Riporto un articolo del dottor Russell Blaylock, un neurochirurgo e nutrizionista che opera da 26 anni in Louisiana. E’ autore di vari saggi di argomento medico. Per scrivere l’articolo sui danni delle mascherine, ha scorso la letteratura scientifica sull’argomento: 17 studi precedenti, di cui “nessuno degli studi ha stabilito una relazione conclusiva tra l’uso di maschera e la protezione contro infezione da influenza.” (naturalmente gli studi non riguardavano ancora il Covid-19).
Il dottor Russell Blaylock conclude che non solo le maschere per il viso non riescono a proteggere i sani dall’ammalarsi, ma creano gravi rischi ai sani che le usano… La linea di fondo è che chi non è malato, non dovrebbe indossare una maschera. La maschera causa ipossia in circa un terzo dei pazienti. È noto che la maschera N95, se indossata per ore, può ridurre l’ossigenazione del sangue fino al 20%, il che può portare a perdita di conoscenza; ci sono stati casi di incidenti stradali provocati dallo svenimento del guidatore che portava la maschera. Causa anche ipercapnia, ossia aumento nel sangue di anidride carbonica (CO2), che è una intossicazione (come da fumo, come suggerisce il greco “kapnos”). I due effetti – che non era difficile ipotizzare, anche senza una laurea in medicina – si rinforzano ovviamente l’un l’altro, fino a far concludere che persone anziane o anche giovani con cattiva funzionalità polmonare devono evitare di portarle, per scongiurare svenimenti e cadute.“
Una ricerca su 212 operatori sanitari (47 maschi e 165 femmine) che dovevano portare la maschera N95 sul lavoro, ha appurato che un terzo di essi accusava mal di testa persistente e doveva ricorrere agli antidolorifici. Uno studio più recente condotto su 159 operatori sanitari di età compresa tra 21 e 35 anni ha rilevato che l’81% ha sviluppato mal di testa indossando una maschera. E tutti sentivano che il mal di testa influiva sulle loro prestazioni lavorative.
“Un altro studio sulle maschere chirurgiche ha riscontrato anche riduzioni significative dell’ossigeno nel sangue. In questo studio, i ricercatori hanno esaminato i livelli di ossigeno nel sangue in 53 chirurghi utilizzando un ossimetro. Hanno misurato l’ossigenazione del sangue prima dell’intervento e alla fine degli interventi chirurgici.4 I ricercatori hanno scoperto che la maschera ha ridotto significativamente i livelli di ossigeno nel sangue. Maggiore è la durata in cui si indossa la maschera, maggiore è la caduta dei livelli di ossigeno nel sangue. L’importanza di questi risultati è che un calo dei livelli di ossigeno (ipossia) è associato a una compromissione dell’immunità. Gli studi hanno dimostrato che l’ipossia può inibire i linfociti T CD4 + ossia il tipo di principali cellule immunitarie combattere le infezioni! .”Ciò si verifica perché l’ipossia aumenta la concentrazione di un composto chiamato “fattore 1” inducibile dall’ipossia (HIF-1), che inibisce i linfociti T e stimola una potente cellula immunitaria inibitrice chiamata Tregs… Questo pone le basi per contrarre qualsiasi infezione, compreso ovviamente il COVID-19 e rende le conseguenze delle infezioni virali molto più gravi. In sostanza, la maschera obbligatoria porta un aumentato rischio di infezioni e, in tal caso, l’aumento della loro gravità.
“Le persone con cancro, specialmente se il cancro si è diffuso, saranno ulteriormente a rischio di ipossia prolungata poiché il tumore prolifera notoriamente meglio in un microambiente a basso contenuto di ossigeno. L’ossigeno basso promuove anche l’infiammazione che può favorire la crescita, l’invasione e la diffusione dei tumori. Ripetuti episodi di ipossia sono stati proposti come un fattore significativo nell’aterosclerosi e quindi aumentano tutte le malattie cardiovascolari (attacchi di cuore) e cerebrovascolari (ictus). Prove più recenti suggeriscono che in alcuni casi il virus può entrare nel cervello. Nella maggior parte dei casi entra nel cervello attraverso i nervi olfattivi (odori nervosi), che si collegano direttamente con l’area del cervello occupandosi della memoria recente e del consolidamento della memoria. Indossando una maschera, i virus espirati non saranno in grado di fuggire e si concentreranno nelle vie e cavità nasali, entreranno nei nervi olfattivi e viaggeranno nel cervello.
“È evidente dagli studi esaminati che non ci sono prove sufficienti che indossare una maschera di qualsiasi tipo possa avere un impatto significativo nel prevenire la diffusione di questo virus.“ Con l’avvento della cosiddetta pandemia COVID-19, abbiamo visto una serie di pratiche mediche che hanno poco o nessun supporto scientifico [ne sappiamo qualcosa noi!] per quanto riguarda la riduzione della diffusione di questa infezione. Una di queste misure è l’uso di maschere facciali, una maschera di tipo chirurgico, maschera a bandana o N95. “È istruttivo sapere che fino a poco tempo fa, il CDC (il centro delle malattie infettive di Atlanta) non raccomandava di indossare una maschera o una protezione di alcun tipo, a meno che una persona non fosse nota per essere infetta, cioè fino a poco tempo fa. Le persone non infette non devono indossare una maschera. Quando una persona ha la tubercolosi, facciamo indossare una maschera a lei, non all’intera comunità di non infetti. Le raccomandazioni del CDC e dell’OMS non si basano su studi di questo virus e non sono mai state utilizzate per contenere qualsiasi altra pandemia o epidemia di virus nella storia”.
Anche l’epidemiologo Paolo Gulisano ha confermato questa significativa analisi del dott. Blavlock in un articolo pubblicato sulla Nuova Bussola Quotidiana pochi giorni fa: ”Tra i provvedimenti di cui si parla in questi giorni per la Fase 3, quella che prenderà il via a settembre, uno sta facendo molto discutere e sta suscitando forti preoccupazioni tra le famiglie: l’obbligo delle mascherine per i bambini e per tutti gli alunni delle scuole: mascherine che andrebbero portate per diverse ore al giorno. La scelta è sostenuta anche dalla F.I.M.P., la federazione italiana dei medici pediatri. Una presa di posizione che lascia molto perplessi, a fronte di numerosi studi che la sconsigliano o la ritengono controproducente. Studi che evidentemente sono stati ben recepiti dal governo liberale del Belgio, che ha annunciato che dopo una parziale riapertura di alcune classi lo scorso 18 maggio, dal due giugno le materne torneranno a funzionare regolarmente e dall’otto anche le elementari. Ritenendo basso il rischio per i più piccoli, così come la probabilità di contagio, l’esecutivo federale di Bruxelles ha inviato una circolare a tutte le scuole e ha stabilito che per i bambini non saranno necessarie né maschere né tanto meno alcun tipo di distanziamento sociale. Solo alle elementari viene consigliata la mascherina agli insegnanti nel caso in cui non riescano a rispettare la distanza di sicurezza dai bambini. Mascherine e social distancing vengono invece consigliati tra i membri del personale della scuola e tra questi e i genitori. La scelta di questo ritorno alla normalità senza pesanti misure di sicurezza è dovuta, ha spiegato l’esecutivo, al fatto che gli esperti del governo “indicano che gli studi e l’esperienza acquisita in diversi Paesi dimostrano che i bambini sono da un lato meno colpiti dal virus e, dall’altro, meno contagiosi”, di conseguenza “la riapertura delle scuole non porterà a una significativa impennata dell’epidemia, a condizione che alcuni protocolli continuino a essere scrupolosamente seguiti”. In più, sottolinea la circolare, “la non scolarizzazione ha un impatto importante sullo sviluppo generale, mentale e sociale dei bambini e delle loro famiglie”. Quello che viene richiesto è di aerare spesso le classi e far lavare con regolarità le mani ai bambini: le misure di base dell’igiene personale e ambientale. Le scuole dovranno poi avere pronti dei piani di emergenza in caso una scuola diventi un focolaio del contagio, cosa ritenuta però difficile. Il Belgio, con una popolazione di 11 milioni e mezzo di abitanti, il 10% in più della Lombardia, ha avuto un totale di decessi di circa 9.500. Si tratta dunque di uno dei Paesi europei più colpiti, ma i belgi non hanno dubbi: si deve ripartire e i bambini possono andare a scuola senza mascherina. In Italia a dare voce alla protesta di molti genitori che temono che ai propri figli debba invece essere imposta la mascherina scolastica ci ha pensato il C.I.A.T.D.M. (Coordinamento internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori), che insieme ad Associazioni, Comitati e esponenti del mondo della cultura e della scienza ha scritto al presidente della F.I.M.P. chiedendo di giustificare la posizione della Federazione in merito all’obbligo di mascherina per la popolazione pediatrica, e chiedendo inoltre ai Ministri Speranza e Azzolina che, nelle more, sospendano qualunque imposizione in tal senso. Perché imporre ai bambini la mascherina? Gli studi epidemiologici attestano che i bambini sono la categoria di soggetti a minor rischio per COVID-19. In Italia i dati ufficiali resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità (ed aggiornati al 20 maggio) dicono che su 227.204 casi totali ci sono 1.851 casi di bambini (0-9 anni) pari all’0,8% e 3.312 casi di ragazzi (10-19) pari all’1,5%. Quanto all’uso di mascherine, la stessa O.M.S. segnala alcuni rischi potenziali relativi al loro uso, come il rischio di autocontaminazione, che può avvenire toccando e riutilizzando mascherine contaminate, potenziali difficoltà respiratorie e falso senso di sicurezza, che induce a una potenziale riduzione dell’osservanza di altre misure preventive. L’uso corretto delle mascherine inoltre prevede una serie di manovre nell’indossarle e nel rimuoverle che ben difficilmente potrebbero essere perfettamente attuate da dei bambini. Né si può pensare che gli insegnanti debbano costantemente vigilare sul corretto utilizzo delle mascherine ed impedire che i bambini tocchino inavvertitamente la propria o la mascherina di un compagno di banco. C’è il rischio concreto, quindi, che la mascherina, da presidio di sicurezza, si trasformi in pericoloso veicolo di contagio. Quando si espira si emettete anidride carbonica, si emette del vapore che bagna la mascherina, con la possibilità che diventi ricettacolo di virus, batteri, funghi, parassiti, lì concentrati a diretto contatto con le vie aeree.Un recente studio del dottor Alberto Donzelli, specialista in igiene e medicina preventiva, in uno studio pubblicato su Repository di Epidemiologia e Prevenzione, Rivista destinata a medici epidemiologi, evidenzia che “….in soggetti infetti inconsapevoli, in cui l’emissione di virus è massima nei due giorni precedenti i sintomi, la mascherina obbliga a un continuo ricircolo respiratorio dei propri virus, aggiungendo la resistenza all’esalazione, con concreto rischio di spingere in profondità negli alveoli una carica virale elevata, che poteva essere sconfitta dalle difese innate se avesse impattato solo con le vie respiratorie superiori”. Se uniamo la quasi certa errata gestione della mascherina da parte dei bambini con questi rischi potenziali appare evidente che il bilanciamento rischio-beneficio penda decisamente verso il rischio, piuttosto che il beneficio, nell’imposizione di questi dispositivi alla popolazione pediatrica. E non solo pediatrica : è impressionante vedere molte persone che indossano la mascherina anche quando sono sole, ben a distanza le une dalle altre, in luoghi aperti. La indossano persino quando sono da sole in automobile. Hanno paura di infettare il cruscotto? La mascherina insistentemente imposta a grandi e piccoli ha un valore anche fortemente simbolico: è un oggetto-totemico del Nuovo Ordine Pandemico. Come ha scritto Aldo Maria Valli, “ Chi la indossa è accettato e può far parte del sistema, chi non la indossa, o la indossa di meno, è il controrivoluzionario, il reazionario, dunque il nemico. La mascherina è diventata il contrassegno del conformismo rivoluzionario. Viene indossata non tanto e non solo per la sua funzione (che resta comunque dubbia), ma in quanto simbolo di appartenenza”. Si potrebbe aggiungere che la mascherina rappresenta anche un bavaglio, che ci chiude la bocca, un mezzo per nasconderci il volto, per renderci tutti uguali, omologati. Una mascherina che ricorda molto una museruola”. Anche il prof. Pasquale Mario Bacco si è espresso negativamente sull’uso prolungato delle mascherine:” “Il virus passa attraverso le mascherine, è infinitamente più piccolo dei filtri che si possono creare. Certamente in ambiente sanitario, soprattutto quando certe cose non si conoscevano, è stato anche utile, ma oggi ha un effetto paradossale. Ci impedisce l’immunità di gregge che invece in questo momento andrebbe assolutamente favorita. E poi andrebbe cambiata continuamente!All’interno si fanno dei terreni di coltura che sono più belli di quelli che abbiamo noi in laboratorio. Cioè quando si tiene la mascherina, soprattutto per parecchie ore, si formano tanti di quei microrganismi, virus, batteri, protozoi, che quando respirate entrano tutti nel vostro corpo.Cerchiamo di essere seri: mascherina in questo momento assolutamente no, tranne quando siamo in contatto con soggetti malati gravi o particolarmente anziani, e neanche tutte le mascherine perché quella chirurgica non serve a niente.Fermo restando che bisogna seguire le regole, io dico che in questo momento, in queste condizioni e con questo virus oggettivamente le mascherine sono diventate soltanto il simbolo di chi si è arricchito, e si è arricchito molto. Col tempo scopriremo tante situazioni”. Tutto cio’ fu drammaticamente profetizzato dallo scrittore Gunther Anders nel suo libro “L’uomo e’ antiquato”, scritto nel 1956:” Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini. L’ ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate. In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi. Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile e elitario. Niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massivamente, attraverso la televisione, divertimenti che lusinghino sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È cosa buona, con chiacchiere e musica incessante, l’impedire lo spirito di pensare. Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio. In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana E il modello della libertà. Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, che l’unica paura – che dovrà essere mantenuta – sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità. L’ uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve esserlo un gregge. Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali”.
Con stima
Gianluca Martone
Una precisazione: la credibilità scientifica del citato Dr. Russel L Blaylock è a dir poco nulla… Una rapida ricerca su PubMed.ncbi.nlm.nih.gov mostra 28 pubblicazioni in tutto, delle quali 14 in una rivista (Surgical Neurological International) di valore scientifico quasi nullo (impact factor 0.97; a comparazione, la prestigiosissima rivista Nature ha impact factor 43). E le altre 14 vanno pure peggio. Io che sono un ricercatore biomedico di medio cabotaggio e ho 19 anni meno del Dr Blaylock ho al mio attivo 55 pubblicazioni, su riviste con impact factor medio superiore a 5.
In breve, come in tutte le situazioni della vita, anche tra i possessori di lauree in medicina ci sono persone che possono dire fesserie. D’altra parte, se anche premi Nobel dal curriculum stellare ad un certo punto della loro vita iniziano a dire fesserie, scientificamente parlando e non solo, non deve sorprendere che accada anche a chi premio Nobel non è. Mi sorprende invece che chi scriva, o cerchi di scrivere, un articolo serio in un giornale rispettabile non si prenda la briga di controllare la affidabilità delle sue fonti.
Libero Vitiello, Università di Padova
SIGNOR VITIELLO, E’ MAI POSSIBILE CHE, SECONDO LEI, UN ARTICOLO PUBBLICATO SU TRE GIORNALI E RIPRESO DA ALTRI, CITI FONTI DISCUTIBILI, SOLO PERCHE’ LEI NON E’ D’ACCORDO? E DELLE ALTRE FONTI CHE MI DICE? LE SUE SONO OSSERVAZIONI DI REGIME, IN QUANTO L’USO DELLE MASCHERINE PROLUNGATO E’ CAUSA DI GRAVISSIMI PROBLEMI. LA SALUTO. CORDIALMENTE. DOTTOR. GIANLUCA MARTONE
Non ci vogliono né lauree né Nobel, ma solo onestà intellettuale, per capire che un dispositivo di ostruzione delle vie respiratorie non può essere che nocivo. C’è solo da osservare che le facoltà di medicina improntate ai desiderata dei Rockefeller hanno e stanno formando medici inutili quando non dannosi.