CIVES IN DIALOGO – La Ministra Bonetti: “La cura non è fatto privato della famiglia”
Si è tenuto ieri, a conclusione di alcuni appuntamenti di riflessione svolti recentemente, la videoconferenza promossa da Cives – Laboratorio di formazione al bene comune e la Federazione Anziani e Pensionati delle Acli del Veneto con il Ministro della famiglia, Elena Bonetti. L’appuntamento digitale si inserisce nell’ambito del ciclo di iniziative “Cives in dialogo” e ha avuto come tema: “Il dialogo intergenerazionale e la famiglia. Cinque domande al ministro della famiglia Elena Bonetti”.
Gli intervenuti, introdotti da Pasquale Orlando di Sannio Social Factory che ha ricordato il percorso svolto in queste settimane dagli organizzatori sul tema degli anziani e delle famiglie, hanno dialogato con l’esponente governativo stimolandola su varie questioni. Ettore Rossi, coordinatore di Cives, ha evidenziato le difficoltà dei giovani millennials, cioè i trenta-quarantenni, nel costruire una propria famiglia in un contesto sociale e lavorativo complesso e per essi penalizzante.
Francesco Roncone, segretario regionale Fap Acli Veneto, ha invitato ad una riflessione sui modelli innovativi di lavoro e di vita adottati durante l’emergenza Covid 19 con particolare attenzione alle fasce deboli della popolazione come gli anziani.
Italo Sandrini, presidente delle Acli provinciali di Verona, ha posto l’attenzione sulla mancanza di pragmatismo di alcuni provvedimenti governativi mentre Antonella Pontillo, dell’Ufficio Diocesano per la pastorale familiare, ha esortato alla costruzione di un futuro migliore passando per una migliore condizione di vita delle fasce giovanili. Filiberto Parente, portavoce del Forum regionale del Terzo Settore della Campania, infine, ha invitato ad adottare politiche più incisive per le famiglie in particolare attraverso l’introduzione del quoziente familiare.
Il Ministro Bonetti ha risposto alle sollecitazioni dicendo: “Le vostre riflessioni colgono la progettualità integrata del nostro Ministero che si ritrova nel Family Act che vorrebbe essere quel progetto di riforma sostanziale delle politiche familiari del nostro Paese affrontato nella molteplicità delle dimensioni. Tutto questo partendo da un aspetto sostanziale, ovvero che le famiglie rappresentano nel nostro paese le forme embrionali di comunità su cui la comunità più grande, il nostro paese, si costituisce. Le famiglie, quindi, non sono solo somme di individui a cui vanno riconosciute erogazioni singole, in virtù dell’individualità delle persone, ma sono soggetti sociali che devono essere messe nelle condizioni di esprimere pienamente il valore che possono dare a livello sociale. Questo si è dimostrato, ad esempio, in questa pandemia: le famiglie sono state il luogo del lavoro, della cura, dell’educazione, delle relazioni fondamentali.
La famiglia è anche il luogo del divenire di una persona, delle alleanze generative, dove le dinamiche di condivisione trovano la prima forma di esistenza, rispetto alle quali deve esserci una struttura sociale che poi permette alle famiglie stesse di contribuire a quella società ampia che la nostra Costituzione ha messo anche alla base della Repubblica.
“Nel nostro paese – ha continuato la Ministra – c’è una fatica sostanziale delle fasce più giovani di proiettare se stesse nel futuro, ne è prova il calo demografico: questo è un sintomo di incapacità di speranza nel futuro perché la scelta della genitorialità è un scelta che proietta nel futuro e quando questa non c’è non si tratta di una scelta egoismo ma di avere un sistema-paese in grado di accompagnare lungo il cammino.
Vogliamo provare a dare degli strumenti per fare questo, a partire da misure stabili di politiche familiari come, ad esempio, l’assegno unico universale per i figli, che riconosce le famiglie come soggetti che creano valore sociale perché costruiscono cittadinanza. Ma c’è anche un tema educativo legato alla possibilità di defiscalizzare le spese che le famiglie sostengono per l’educazione dei figli. Accanto a questo c’è un rafforzamento dei congedi parentali per donne e uomini al fine di promuovere una nuova corresponsabilità nella cura dei figli e delle persone non autosufficienti, capace di accompagnare il divenire delle persone che diventa un dovere sociale di tutta la comunità e non un fatto privato della famiglia.
Fondamentale è anche il tema del lavoro femminile che non può essere antitetico a quello della famiglia. È necessaria un’armonizzazione tra i tempi della famiglia e quelli dell’attività lavorativa, realizzando un modello fortemente umanizzante. Il nuovo umanesimo della concretezza passa anche per quei strumenti attraverso i quali le persone, nel lavoro, trovano una dimensione di cooperazione. Un altro capitolo del Family act rivolto è alla promozione dell’autonomia e del protagonismo giovanile, attraverso la defiscalizzazione di attività formative, le iniziative di lavoro, la locazione abitativa per le giovani coppie. È stata istituita nell’ambito del Ministero della famiglia una task force, attraverso lo sguardo femminile, per la ripartenza del Paese, perché ci si è resi conto che soprattutto le donne di una certa età e in generale gli anziani hanno bisogno di un’alfabetizzazione digitale. Questo tema, per esempio, è un’opportunità per valorizzare un’alleanza con le nuove generazioni. “In questi mesi dell’emergenza Covid – ha spiegato ancora la Ministra Bonetti – abbiamo fatto partire un progetto insieme con il Ministero per le Politiche giovanili di 5 milioni di euro, attraverso il quale i giovani volontari si mettono a disposizione delle realtà del terzo settore per aiutare la popolazione anziana in tutte le attività di welfare leggero. Ci riferiamo in particolare ad attività come l’andare a fare la spesa, recarsi dal medico ed anche in prospettiva pensare a questo scambio di competenze tra le generazioni. In questo caso abbiamo realizzato un progetto con il Ministero dell’Università e della Ricerca grazie al quale abbiamo ottenuto che esso riconosca crediti formativi universitari agli studenti che offriranno tale sostegno agli anziani per la didattica digitale. In sintesi, con questo provvedimento vogliamo mettere in campo un cambio di paradigma e in questo senso vogliamo assumerci una responsabilità grande come Paese per far fare un balzo storico a tutta la società”.