Il coronavirus e il dramma dei bambini
Caro Direttore,
vorrei tornare nuovamente sulla delicata questione del dramma dei bambini in questi tempi difficili caratterizzati dall’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, costretti a stare a casa senza la scuola, senza il contatto con i propri coetanei e con gli insegnanti indispensabile per la loro maturazione umana e personale, con una didattica a distanza che li ha completamente alienati dalla realtà.
L’assurdità di aver riaperto tutte le attività in Italia e, dal prossimo 3 giugno, anche gli spostamenti extra regionali e l’aver mantenuto chiuse le scuole è stata analizzata in modo esaustivo da Sara Gandini, direttore di ricerca presso Semm (School of Molecular Medicine) e Ieo (Istituto europeo di oncologia) di Milano, la quale ha affermato: “I bambini rappresentano una percentuale molto bassa dei casi documentati di Covid-19» e «questa è una certezza». Ma qual è il loro ruolo nella trasmissione di Sars-CoV-2? Scarso. Non solo secondo i dati raccolti finora «raramente il contagio parte dai bambini», sia nei confronti dei coetanei che degli adulti. Ma quel che è più importante, per i possibili effetti sulle decisioni politiche future, è che «sembra improbabile che l’apertura delle scuole e degli asili possa portare a un incremento significativo della mortalità». Di più: «La chiusura delle scuole da sola» sarebbe «in grado di impedire al massimo il 2-4% dei decessi, molto meno di altri interventi di distanziamento sociale». Tra i lavori esaminati dalla scienziata c’è per esempio una revisione sistematica della letteratura disponibile sull’argomento bimbi e Covid, pubblicata recentemente da Jonas F. Ludvigsson su ‘Acta Paediatrica’. La review include oltre 500 articoli e lettere scientifiche pubblicati nelle banche dati, server di pre-stampa compresi. La conclusione dell’autore è appunto che «sembra improbabile che l’apertura delle scuole e degli asili possa portare a un incremento significativo della mortalità». «Anche i report degli studi ‘reale life’ descrivono una diffusione molto limitata di Covid-19 tra bambini e da bambini ad adulti. Un bambino di 9 anni ha frequentato 3 scuole in Francia mentre era sintomatico con Covid, ma non ci sono evidenze che nessuno dei suoi 112 contatti scolastici abbia contratto il virus». Ancora: «Il Centro nazionale australiano per la ricerca sull’immunizzazione nel Nuovo Galles del Sud ha descritto il caso di 9 studenti delle scuole primarie e superiori e 9 membri del personale con confermato Covid-19. Queste 18 persone hanno avuto contatti con 735 studenti e 128 dipendenti, e solo 2 bambini hanno contratto il Covid-19 da questi casi scolastici iniziali e nessuno del personale». Infine, «finora non ci sono notizie di focolai di Covid-19 nelle scuole svedesi». Tutte evidenze a sostegno della tesi che, «anche se ci sono bambini asintomatici che frequentano le scuole, è improbabile che diffondano il contagio».
E poi le scuole. In un articolo sul periodico Usa ‘Mother Jones’, pubblicato il 23 maggio, riporta ancora Gandini, «viene messa in discussione l’efficacia della chiusura delle scuole nel ridurre la mortalità da Covid-19». Chi lo firma «descrive una serie di articoli tra cui un’altra importante revisione sistematica degli studi pubblicata il 6 aprile su ‘The Lancet. Child & Adolescent Health’. Gli autori avevano analizzato tutti gli studi sull’efficacia delle chiusure scolastiche e altre pratiche di allontanamento sociale della scuola nella Cina continentale e Hong Kong . I 16 studi inclusi, che descrivevano gli effetti della chiusura delle scuole rapidamente implementata, suggeriscono che questa misura non ha contribuito al controllo dell’epidemia. Secondo i modelli predittivi inclusi nella revisione, la chiusura delle scuole da sola è in grado di impedire al massimo il 2-4% dei decessi, molto meno di altri interventi di distanziamento sociale». «Uno studio pubblicato invece il 1 maggio su ‘The Lancet Public Health’ – continua la ricercatrice – ha evidenziato la necessità di tenere in considerazione rischi e benefici della chiusura delle scuole, compreso il fatto che, senza adeguate misure di sostegno, questa misura aumenta il bisogno di assistenza all’infanzia anche da parte di genitori impegnati a gestire l’emergenza Covid-19 come operatori sanitari, annullando di fatto i benefici che la chiusura delle scuole potrebbe avere nel ridurre il numero di morti».
Gandini ricorda come «i dati provenienti da Corea del Sud e Islanda, che hanno effettuato test su vasta scala nella popolazione», abbiano confermato «un numero significativamente ridotto di positivi a Covid-19 nei bimbi. Questo stesso risultato è stato rilevato anche nella città italiana di Vò Euganeo, nel Padovano, «dove si è effettuato uno screening del 70% della popolazione, non trovando nessun bambino con età inferiore a 10 anni positivo, nonostante un tasso positivo del 2,6% nella popolazione generale. Nella stessa direzione vanno i risultati presentati in una Research letter pubblicata su ‘Jamà il 20 maggio, che stima che i bambini esprimono significativamente meno il recettore Ace2 – quello che il Sars-CoV-2 usa per infettare le cellule – rispetto agli adulti, e questo supporta l’ipotesi della minore suscettibilità dei bambini all’infezione. Il campione non è piccolo e gli autori sono riusciti a includere un’analisi multivariata aggiustando le stime anche per asma e sesso. Anche gli autori di questo studio concludono quindi che i bambini, oltre ad ammalarsi di meno, si infetterebbero anche di meno e sarebbero meno contagiosi».
Leggendo questa interessante analisi, che certamente non potrete mai ascoltare sulle televisioni e sui giornali di regime dominati dalla presenza dei soliti virologi Burioni e Galli, senza possibilità di alcun contradditorio, sorge una domanda spontanea: se non vi è alcun pericolo di contagio per i bambini, per quale motivo si tengono ancora chiuse le scuole e, soprattutto, per quali interessi e per quali macabri obiettivi? La risposta la si puo’ iniziare a desumere da un articolo molto importante pubblicato alcune settimane fa sul quotidiano on line “Imola Oggi” sulla scuola del futuro post covid, che disgraziatamente non sarà un film di fantascienza, ma la tragica realtà per i nostri bambini: ”Bambini tra i 4 e i 6 anni con un braccialetto hi-tech ai polsi per tornare in sicurezza all’asilo rispettando le giuste distanze. E’ il futuro che si annuncia in una scuola dell’infanzia paritaria nel Varesotto, a Castellanza, dove direttore e docenti si dicono “pronti a ripartire con tutte le cautele”.
E in attesa della riapertura sono stati acquistati, da una ditta italiana, duecento braccialetti smart per alunni e personale della scuola. I cerchietti vengono infilati al polso dei piccoli all’interno dell’istituto come se fossero degli orologi: una volta impostata la misura di un metro minimo di distanza tra loro, gli aggeggi vibrano e si illuminano se si supera il limite consentito di vicinanza fisica.“L’iniziativa sarà sviluppata e spiegata come se fosse un gioco, evitando qualsiasi rischio di ansie per le misure anti-contagio, attraverso le nostre psicologhe e le pedagogiste – sottolinea Fabio Morandi, presidente della scuola ‘Eugenio Cantoni’ di Castellanza – e lo scopo per i bimbi sarà appunto quello di non far illuminare i propri braccialetti”. Il sistema si serve anche di una app che a distanza permette di monitorare i contatti tra i piccoli nell’istituto scolastico, utile anche se dovessero manifestarsi verifiche su eventuali casi di positività, compreso il personale. “I bracciali, che potrebbero essere utilizzati anche per i campo scuola estivi, saranno indossati da tutti i lavoratori all’interno della scuola, che conta 150 alunni e meno di una cinquantina di dipendenti – prosegue Morandi – alle famiglie toccherà pagare solo un sovrapprezzo di qualche decina di euro sulla quota mensile. Abbiamo deciso che devolveremo questo contributo ad associazioni di volontariato. Insomma, noi siamo pronti a partire e ad attivare tutti i protocolli sanitari necessari”. La stessa iniziativa potrebbe essere replicata in altri istituti scolastici italiani e in Francia l’asilo nido aziendale di un grosso marchio automobilistico ne ha già ordinati altre centinaia, fanno sapere dalla società barese che ha ideato e distribuisce i braccialetti, chiamati ‘Labbi Light’. “Abbiamo ricevuto ordini da una catena di alberghi a Brescia, alcuni stabilimenti balneari e grosse aziende sanitarie – spiega Antonello Barracane, titolare della società – E pensare che l’idea era nata solo un anno fa come sistema di telemetria di gruppo in acqua, in pratica per i distanziamenti durante gli allenamenti in piscina. Ora, viste le esigenze, abbiamo riconvertito il prodotto in funzione anti-Covid”.
Questo articolo drammatico fa sorgere un altro agghiacciante interrogativo: nel caso in cui i genitori si rifiutassero di seguire le disposizioni autoritarie del regime sui figli cosa accadrebbe a loro e soprattutto ai loro bambini? A questa domanda, ha risposto in modo magistrale il collega Cesare Sacchetti sul suo blog, facendo l’esempio di cosa accadrà in Germania nei prossimi mesi: ”Lo scorso 16 maggio è stata firmata da Christian Piwarz, il ministro della Cultura della regione tedesca della Sassonia, una lettera ufficiale dove si annunciano le linee guida per il ritorno a scuola dei bambini. Nella missiva di tre pagine si prevede che lo Stato tedesco possa sottrarre i bambini ai loro genitori, se questi non compileranno un modulo nel quale attestano l’assenza di positività al Covid dei loro figli o di altri membri della loro famiglia. E’ uno scenario agghiacciante al quale si fa fatica a credere ma è esattamente quanto scritto sulla carta intestata del governo della Sassonia. Il ministro annuncia sin da subito che la situazione post-Covid impedirà un ritorno alla normalità e che la cosiddetta pandemia terrà le autorità impegnate per molti mesi. All’inizio il governo cerca di rassicurare le famiglie mostrando l’intenzione di riaprire le scuole e di lasciare ai genitori la facoltà di continuare con la scuola a distanza oppure di riprendere con le lezioni negli istituti scolastici. “Restiamo fedeli alla decisione di aprire le scuole. Ad ogni modo, fino al 5 giugno lasceremo ai genitori degli alunni delle scuole elementi la facoltà di decidere se i loro bambini dovranno partecipare alle lezioni a scuola oppure continuare a studiare a casa.” Dopo aver fatto questa precisazione, si aggiunge però che la vita scolastica non sarà più quella di prima. I bambini che torneranno a scuola non avranno più la libertà di stare insieme come prima e la loro socialità, così indispensabile nell’infanzia, verrà inevitabilmente limitata. Ma il governo della Sassonia non si limiterà a separare i bambini durante le lezioni o nei loro momenti di gioco e interazione sociale. Ai genitori infatti che vorranno far tornare i loro figli nelle scuole sarà richiesto di compilare un modulo nel quale si autocertifica l’assenza di contagio dal Covid-19.
“Un altro requisito è la certificazione di salute. Ai bambini sarà consentito partecipare alle lezioni solamente se non hanno sintomi da Covid-19 così come per i membri della loro famiglia. Siamo consapevoli che misure molto rigide devono essere applicate.” La previsione che si possa chiedere tutto questo alle famiglie è quantomeno anomalo perchè di fatto si chiede ai genitori di sostituirsi ad un medico. Come può infatti il padre o la madre di un bambino dichiarare che il loro figlio sia privo di sintomi se nessuno dei due ha le competenze per farlo? In Germania, le autorità governative potrebbero costringere così le famiglie a dichiarare potenzialmente il falso facendo una dichiarazione del genere. Ma è nella seconda parte della lettera che si descrivono le conseguenze peggiori per chi non si conforma a queste nuove disposizioni.
Si precisa che il modulo nel quale si dichiara che nè i bambini nè i genitori hanno sintomi da Covid deve essere compilato quotidianamente. “Vorremmo mettere in rilievo che la vostra dichiarazione quotidiana firmata è un prerequisito per la partecipazione di vostro figlio alle lezioni. Si chiede cortesemente che la firma di questa dichiarazione diventi parte della vostra routine quotidiana prima di mandare vostro figlio a scuola.” Se i genitori quindi vorranno mandare a scuola i loro figli senza problemi, dovranno giorno per giorno dichiarare che nessuno in famiglia mostra sintomi da Covid. Le autorità si riservano persino la facoltà di rifiutare l’ingresso a scuola di un bambino qualora si presenti con un modulo sprovvisto di firma della famiglia. E cosa accade se un genitore non firma questo modulo? Lo spiega il ministro Piwarz. “Come genitori, siete obbligati a prendere vostro figlio dalla scuola immediatamente se la vostra firma è mancante per quel giorno specifico. Se non eseguirete queste istruzioni, la scuola è definitivamente obbligata a rivolgersi all’ufficio competente per prendere vostro figlio in custodia.” In altre parole, se il padre o la madre di un bambino si dimentica solo di firmare questa dichiarazione e se non è in grado di presentarsi subito a scuola per impegni di lavoro, la scuola prende il bambino e lo manda in un istituto per i bambini abbandonati. Per una semplice dimenticanza o un’impossibilità ad andare a prendere prontamente il proprio figlio a scuola, i genitori rischiano quindi di vedere i loro bambini finire dentro un orfanotrofio . La lettera non menziona minimamente per quanto tempo il bambino dovrebbe restare lì e soprattutto non menziona nemmeno cosa dovrebbe fare un genitore per riprendersi il proprio figlio.
Si chiede inoltre nuovamente ai genitori di confermare obbligatoriamente l’assenza di sintomi da Covid-19. “Siete obbligati a confermare in maniera veritiera che non avete avuto nessuno sintomo così come vostro figlio o gli altri membri della famiglia. Non è richiesto un certificato medico per questo. Sono sufficienti le vostre sensazioni fisiche.” Non solo quindi le autorità costringono le famiglie a dichiarare il falso ma arrivano incredibilmente a scrivere in via ufficiale che i sintomi del Covid si possono autocertificare senza consulenza medica in base alle proprie sensazioni. La scuola inoltre si riserva il diritto di escludere i bambini che manifestano sintomi del virus, ma anche in questo caso la valutazione è rimessa al personale scolastico e non ad un professionista sanitario”.
Dinanzi a queste riflessioni da romanzo orwelliano e da evidente totalitarismo sanitario, restano profetiche le parole pronunciate dal grande Mons. Marcel Lefebvre il 23 settembre 1979 sull’educazione scolastica: “Se è necessario insegnerete voi stessi ai vostri figli! Se le scuole li corrompono voi cosa farete? Li affiderete ai corruttori? A quelli che insegnano abominevoli pratiche sessuali nelle scuole? Scuole cattoliche di religiosi e di suore dove si insegna il peccato né più né meno. Nella pratica si insegnano queste cose ai ragazzi, si corrompono dalla loro più tenera età. E voi lo sopportate? È impossibile. Meglio che i vostri figli siano poveri; meglio che i vostri figli siano allontanati da tutta la scienza apparente che il mondo possiede ma che siano dei bravi ragazzi, ragazzi cristiani e cattolici, ragazzi che amano la loro santa religione, che amano pregare e lavorare, che amano la natura fatta dal buon Dio”. Oggi queste parole sono attualissime e ci invitano alla riflessione e ad assumere decisioni coraggiose per il bene dei nostri figli e del loro e nostro futuro, il bene piu’ prezioso che abbiamo, con la consapevolezza che Gesu’ e Maria non ci abbandoneranno in questa battaglia epocale per la salvezza di questa povera umanità in balia di Satana e delle potenze infernali e massoniche.
Con stima
Gianluca Martone