Mondo post-Covid e competenze: se un uomo viene chiamato a fare lo spazzino
Scrivere, in questo preciso momento storico, richiede cautela.
La ridda di parole, voci, commenti, articoli, post, hashtag da una parte e dall’altra il silenzio che cala su tante vite dà le vertigini.
Farsi un’opinione – una che non sia completamente campata in aria, frutto di convulso arbitrio – non è tra le cose più agevoli per chi non voglia ritrovarsi a cambiare parere alla stessa velocità con cui cambia il meteo nelle giornate di una primavera da manuale.
Le piroette di tanti politici italiani ed europei sono in breve diventate una testimonianza piuttosto eloquente di come una più attenta profilassi, prima di parlare o, meglio, pensare, debba ormai essere parte integrante del bagaglio personale di tutti e di ognuno – politici, medici, ricercatori, personaggi pubblici e leoni da tastiera in egual misura.
Districarsi nel caleidoscopio di opinioni che i differenti media mettono a disposizione, insomma, richiede tempo.
Ed una robusta renitenza ad aggiungere, al già nutrito coro, la propria voce.
A maggior ragione se il proposito è immaginare come potrebbe (o non potrebbe) essere il mondo del dopo Covid.
È un dato di fatto che, a dispetto della sicumera con cui le opposte opinioni vengono esposte, è piuttosto difficile scorgere i tratti della vita che verrà dal crinale sul quale il mondo si trova attualmente.
Sia che ci si senta vicini alla schiera di quanti, per dirla in maniera semplice, sono convinti che “nulla sarà mai più come prima”, sia che si appartenga alla compagine di quanti mordono il freno in attesa che tutto ritorni esattamente come era prima della terribile pandemia, avere davvero un quadro chiaro dei giorni che ci aspettano è piuttosto difficile.
Quello che tutti ed ognuno dovremmo tenere ben presente, sia che si voglia “inventare” il nuovo mondo di domani sia che si voglia riportare indietro le lancette al mondo pre-Covid è che lo spazio per i dilettanti, gli acciarponi, gli improvvisati andrebbe ridotto il più possibile.
Tutti, forse, anche prima della recente pandemia comprendevano intuitivamente l’importanza, in caso di necessità, di trovarsi davanti del personale medico preparato, professionale e dotato degli strumenti necessari per svolgere al meglio il proprio lavoro.
Sempre più, si spera, vorranno ora comprendere quanto sia imprescindibile affrontare la normalità e, a maggior ragione, l’eccezionalità, guidati da una classe politica preparata, efficiente ed efficace.
Se un uomo viene chiamato a fare lo spazzino – disse Martin Luther King Jr –, dovrebbe spazzare le strade come Michelangelo dipingeva, o come Beethoven componeva, o Shakespeare scriveva poesie. Dovrebbe spazzare le strade così bene che tutti gli ospiti del cielo e della terra si fermerebbero a dire che qui ha vissuto un grande spazzino che faceva bene il suo lavoro.
Massimo Iazzetti