Videoconferenza CIVES: proposte per non tornare alla normalità ma per introdurre novità
Nei giorni scorsi si è tenuto in forma digitale il confronto di Cives sul documento “Idee oltre l’emergenza”. L’iniziativa si è aperta con le parole di Ettore Rossi, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro dell’Arcidiocesi di Benevento: “Questo è un confronto promosso per riflettere sul post coronavirus che sarà contraddistinto da una emergenza economica e sociale. Rispetto a ciò un aspetto interessante è il fatto che le tecnologie ci consentono di mantenere i contatti e continuare a fare comunità. Tale aspetto resterà anche dopo l’emergenza sanitaria e, se pensiamo alle aree interne, ad esempio, permetterà anche ai piccoli comuni di essere parte della ripresa. C’è, poi, il tema delle persone più fragili a cui abbiamo inteso dare risposta, inserendo nel documento una proposta di lavori di dignità anche per immaginare un contributo da parte dei comuni. Allo stesso modo, nel documento, abbiamo messo in luce l’infiltrazione criminale che è già all’opera per infestare il mercato economico che verrà”.
Paolo Rizzi, professore dell’Università Cattolica e direttore scientifico di Cives si è augurato, con una battuta “di non tornare alla normalità se per normalità intendiamo lo stato di cose identiche a come erano prima. La Pasqua è il periodo del cambiamento, del passaggio. Le proposte di Cives sono preziose perché non sono per la normalità: ma per una novità. Innanzitutto contengono il rispetto delle Istituzioni ma anche uno sguardo agli ultimi, dopo l’emergenza sanitaria c’è quella sociale. Il contributo del Terzo settore, in questo, è essenziale. I nuovi modelli di consumo sono fondamentali per non tornare alla normalità. Poi sarà fondamentale una città per le persone, con esperienze innovative. C’è anche il tema del piccolo e del grande: in molti saggi emerge il discorso per cui alle origini di questi virus ci sarebbe anche l’eccesso di produzione, degli allevamenti, delle fattorie. Noi, invece, crediamo alla comunità piccola e a volte l’eccesso dimensionale crea problemi”.
Filiberto Parente, presidente regionale delle Acli, ha sottolineato come “nulla sarà come prima, abbiamo iniziato a credere nel preconcetto che l’altro sia un elemento pericoloso delle nostre vite. Abbiamo scoperto la dimensione politica della sanità. Come Terzo settore abbiamo voluto salvaguardare i posti di lavoro, essere prossimi rispetto agli adempimenti che vengono dallo Stato, praticando giustizia civile e sociale. Le attività di prossimità possono aiutare, ma noi dobbiamo declinare l’attività come senso di responsabilità in cui i cristiani si sentano cittadini credibili con un messaggio di sensibilità e di impegno”.
Pasquale Orlando, fondatore di Sannio Social Factory, ha invitato a “pensare al senso delle cose e anche in questa chiave pensare al nostro documento. In questi giorni è evidente che è importante prendere la direzione giusta. Gli ultimi devono essere un punto importante del nostro discernimento.
Il nostro mondo deve fare i conti con l’innovazione anche perché in questi tempi l’immagine è che il terzo settore, e il sociale in generale, sia un po’ legato a vecchi riti. Innovazione naturalmente non vuol dire solo distanziarsi ma migliorare i nostri rapporti sociali attraverso il mezzo tecnologico. Molte realtà rischiano di non incontrarsi più se non sfruttano i nuovi strumenti di tecnologia.
Utilizziamo i nuovi strumenti e raccogliamoli”.
“L’agricoltura fino ad oggi è stata immaginata per essere a disposizione del consumatore” ha detto Nicola De Leonardis di Confcooperative. “Ma il virus ha creato scompiglio nelle abitudini del consumatore. Per alcuni prodotti il cambiamento è in positivo, ma il dramma lo vivono gli imprenditori ovini e quelli che si occupano del mercato del fresco. Inoltre è presente un forte effetto di speculazione anche rispetto al commercio dei prodotti agricoli, utilizzando questo momento per approfittarne. Spero che questo problema migliori, anche grazie ad un forte incoraggiamento nei confronti di chi produce in maniera sostenibile”.
Antonio Follo sindacalista ha detto: “La speranza non può prescindere dal realismo con il quale dobbiamo alimentarla. Questo mi porta a pensare che è importante non tornare alla normalità. Per fare ciò è indispensabile mettere in campo azioni di sistema complessive che comprendano anche nuovi modelli di sviluppo capaci di valorizzare quei fattori di apparente debolezza che invece oggi potrebbero essere una risorsa. I gesti individuali sono importanti per far comprendere che i nostri consumi debbano essere orientati a stili nuovi. Se vogliamo aumentare la reputazione del Terzo settore dobbiamo renderlo credibile e poiché nessun comparto economico è immune da distorsioni è importante che noi stessi esercitiamo un filtro”.
Angelo Bosco docente ha orientato la sua riflessione sull’ambiente delle città e della città di Benevento dicendo che esiste “la necessità di vivere le città tenendo conto di una vera appartenenza ai luoghi in cui si vive, rimodernando non solo il rapporto urbano ma ricucendo le parti che la compongono. È necessario parlare di rigenerazione, fare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente facendo anche ragionamenti su numeri più contenuti ma con attenzione verso la sostenibilità. Vanno promosse azioni di forte iniziativa pubblica anche con la partecipazione dei privati. Ma quest’ultima deve partire dal basso con decisioni preventive delle funzioni d’uso degli immobili cittadini. Troppi soldi pubblici sono andati persi e con essi altrettante occasioni. La nostra città deve recuperare centralità rispetto alle nuove linee di sviluppo: Benevento deve candidarsi come la città del buon vivere dove la qualità della vita deve diventare un elemento politico da promuovere”.
“Le Acli monitorano la necessità di strumenti per provare ad arginare l’emorragia di posti di lavoro che sarà molto forte” ha detto Danilo Parente, presidente provinciale delle Acli. “Al termine di questo periodo saremo costretti a fare i conti con una situazione da ripensare. Il Terzo settore si sta adoperando per garantire una continuità di azione, anche per mezzo del servizio civile universale provando a convertire l’impegno dei volontari in forma diversa, mettendo in campo azioni che provano a dare sollievo anche psicologico oltre che materiale.
L’importanza della tecnologia emerge con forza poiché ci permette di ripensare il mondo del lavoro provando, ad esempio, ad infrastrutturare le reti che ci consentano di competere su uno scenario più ampio. Per la ripresa bisogna puntare sulla nostra forte identità territoriale”.
Si sono susseguiti poi gli interventi di Maria Fanzo impegnata nella cooperazione sociale sul tema dell’innovazione sociale, di Sonia Caputo docente sul ruolo che lo smart working e lo smart studyng assumerà anche nel post emergenza e di Annamaria D’Alessandro imprenditrice riguardo la sofferenza delle imprese in questo difficile momento, di Antonella Pontillo della pastorale familiare per quanto riguarda l’impatto pesante sulle famiglie di questa emergenza e l’urgenza di immaginare soluzioni solidali per aiutarle.
Preziosi anche i contributi, Antonio Assante, Simone Razzano ed Ennio Graziano.
In conclusione il professor Paolo Rizzi ha invitato ad investire sulla divulgazione del documento di Cives affinché possa essere una piattaforma importante per tentare di offrire un contributo di speranza ad un territorio che avrà il compito di riprendersi da una crisi ormai di portata storica.