Al Modernissimo di Telese “Così parlò Bellavista”, un omaggio ai 90 anni di Luciano De Crescenzo
Tra il 628 ed il 551 a.c. visse il famoso profeta e mistico iranico, Zarathustra, detto anche Zoroastro, vissuto tra l’Afghanistan ed il Turkmenistan, fondatore dello zoroastrismo, teoria monoteista. Secondo la tradizione, ebbe ben sette incontri con il suo Dio, che gli consegnò la rivelazione, ordinandogli di diffonderla nel mondo. In fondo, è Dio stesso che ha creato i due spiriti, quello del bene e del male; della verità e della menzogna, con la conseguente necessità della vittoria del primo.
Il suo pensiero è giunto fino ai giorni nostri, trovando in Friedrich Nietzsche un suo allievo che ne studiò il pensiero, trasportandolo nel suo ”Così parlò Zarathustra”, un libro, scritto nell’agosto del 1881, in Engadina e definito dall’autore: ”per tutti e per nessuno”, sicché ”la possibilità che potrà essere compreso da tutti o da nessuno, dipenderà dallo stato d’animo del lettore”. Il concetto di superuomo serpeggia in tutta la sua grandezza, tanto che Nietzsche, sarà costretto a trovare dei discepoli a cui indirizzare i suoi discorsi. Dalla critica è unanimemente “riconosciuto il tema centrale nella ribellione alla cultura e alla morale dominante, come qualcosa di decisamente rivoluzionario. Ci trasmette dunque la sua visione della vita, quale forza indomabile e parimenti la volontà quale strumento di affermazione”.
Anche nel nostro mondo contemporaneo, in particolare nell’Ing. Luciano De Crescenzo, c’è questo bisogno di comunicare agli altri le risultanze del suo pensiero, della sua ricerca personale, e di qui il libro dal titolo ”Così parlò Bellavista – Napoli, amore e libertà”. L’ingegnere idraulico, nato a Napoli nel 1928 ed ivi laureatosi preso al Federico II, capì che la sua vera vocazione era quella di “scrittore divulgatore”, ateo cristiano, come egli ama definirsi.
Abbiamo conosciuto il suo lavoro di scrittore, con la partecipazione allo spettacolo : ”Bontà loro” di Maurizio Costanzo, padrino di questa sua prima opera. Egli racconta di aver ricevuto l’ispirazione a scrivere quando si recò , in visita al Nord ad alcuni suoi amici. Il professore Bellavista ama impartire lezioni ai suoi discepoli, e divide gli uomini in due categorie: quelli che tendono all’amore, quelli che cercano la libertà, suggerendo i vari criteri, che di volta in volta ci fanno distinguere i due tipi di uomini. E così l’Ing. De Crescenzo diventa allievo del Prof. Bellavista.
Il successo del libro è stato enorme, ne fu tratto anche un film, diretto ed interpretato nel 1984 dallo steso De Crescenzo. Ora in occasione del compimento del suo 90° anno, è stato il teatro a volergli tributare uno spettacolo, con una compagnia composta da Geppy Gleijeses, che ha anche interpretato Bellavista ed ha curato sia l’adattamento teatrale che la regia; Marisa Laurito, napoletana doc, bella e brava come sempre, moglie del Prof. Bellavista; Benedetto Casillo, nel ruolo di Salvatore, ruolo che interpretò anche nel film. Abbiamo visto raggruppati scene dal film, quali ”Il cavalluccio rosso”, “la lavastoviglie” ,”Il banco lotto”, la “500 tappezzata di giornali” ed infine il mitico contrasto iniziale tra il Prof. Bellavista e il direttore dell’Alfasud, Cazzaniga, interpretato a Gianluca Ferrato. Le scene, realizzate da Roberto Crea, hanno riprodotto fedelmente la facciata del grande palazzo di Via Foria, dove fu girato il film. Belle le musiche originali di Claudio Mattone, così come i costumi creati da Gabriella Campagna, illuminati dalle luci di Luigi Ascione. Non ultimi i cabarettisti: Nunzia Schiano, Salvatore Misticone, Vittorio Ciorcalo e Patrizia Capuano.
Un team vincente, per omaggiare un grande autodidatta studioso della sapienza umana, interiorizzata e raccontata agli altri. Un esempio di grande spessore da presentare anche ai nostri ragazzi. Infatti, sarebbe stato un ottimo ospite per il 5° Festival Filosofico del Sannio, che si tiene in questi mesi a Benevento, ma purtroppo non potrà parteciparvi, a causa della sua malattia, la prosopagnosia, che gli impedisce di riconoscere i volti delle persone note.
A lui va il nostro grazie, per aver dimostrato come ognuno di noi può diventare amante della saggezza, accostarsi al pensiero umano, anche con la semplice lettura personale.
Ai nostri giovani l’invito a conservarne la memoria e a non disperderne, il bagaglio culturale acquisito.
Grazie alla compagnia teatrale di Geppy Gleijeses, per questo bellissimo regalo tributato ad un grande della nostra cultura italiana.
Auguri Luciano!
Maria Varricchio
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