Al Teatro San Marco la comicità di Paolantoni: novanta minuti di risate
Si, così, proprio così, ben 90 minuti di spettacolo, il tempo di una partita di calcio, quella Cagliari-Napoli, finita poi 0 a 1, alla quale Francesco Paolantoni ha rinunciato, non l’ha seguita, proprio per essere qui a Benevento, quale gradito ospite del regista Giambattista Assanti .
Nella sua presentazione, Assanti ci ha anticipato l’evento che si terrà presso lo stesso Cinema S. Marco, in occasione dell’attribuzione del David di Donatello, ossia la proiezione di una serie di film, che saranno valutati dalla giuria, composta dai giovani studenti beneventani.
Rappresenterà, quindi, un nuovo momento dell’asse Roma-Benevento, un nuovo tassello allo sviluppo culturale della nostra città, una città, ha continuato Assanti, che offre già tante occasioni culturali, con la veterana Benevento Città Spettacolo, il nuovo BCT Festival, Palcoscenico Duemila.
Ci ha anticipato che il prossimo 05 aprile 2020, sarà nostro ospite Enrico Montesano, che farà con noi l’eccezione di recitare al di fuori del Teatro Sistina. La sua presenza è stata possibile grazie anche alle insistenze di Assanti, che al figlio di Montesano, Michele Enrico, ha dato un ruolo importante nel film: ”Il giovane Pertini, combattente per la libertà”.
Paolantoni ha esordito complimentandosi con il Benevento, che ha definito “la Juventus della serie B”, per come sta giocando il suo campionato, divenuto ormai trampolino di lancio per la serie A.
Ci ha tranquillizzati sull’uso del cellulare, che avremmo potuto tenere regolarmente acceso, con piena facoltà di rispondere al telefono, un modo questo per socializzare, in quello che lui ha definito, il teatro S. Marco, “un salotto”. Ed è proprio il raccontarsi che ciascuno di noi fa di sé in varie occasioni. Per esempio, quando andiamo in terapia, in fondo noi raccontiamo le nostre vicende allo psicologo, pagandolo, per “fargli sentire i fatti nostri”. Dunque, il malato si racconta, parla, parla, lo psicologo ascolta e poi il malato lo paga. Ma non è meglio come faccio io?”- si è domandato Paolantoni -. Parlo con un pubblico numeroso come questo e mi faccio io”.
In questo suo raccontare, Paolantoni ha sviscerato, con la sua comicità, il nostro modo di vivere e il rapportarsi con gli altri. Tra i tanti problemi che ha affrontato, vi è stato quello dell’annoso rapporto tra i genitori ed i figli, una diatriba che si protrae nei secoli e che tale resterà.
Le differenze non sono solo nei metodi educativi: in passato il bambino veniva sgridato e picchiato sia in famiglia, sia a scuola. Vi era questa consonanza di interventi educativi, sia da parte della famiglia, sia della scuola.
Oggi, invece, i genitori sono diventati iperprotettivi e mal digeriscono i richiami che i maestri fanno ai loro figli, riducendosi a picchiare spesso l’insegnante, che con le nuove riforme susseguitesi nel tempo, hanno sempre un numero maggiore di allievi da seguire nelle classi, in barba all’individualizzazione dell’insegnamento, tanto sbandierato ed auspicato. Infine, il corpo docente è composto sempre più da persone anziane di età, che hanno conseguentemente meno energie da profondere nella loro missione.
Paolantoni ha proposto la frequentazione, da parte dei futuri genitori, di un corso ad hoc, per “insegnargli il suddetto mestiere”, proposta questa degna di ogni attenzione. Preparare dunque i coniugi al loro futuro impegno, quello cioè di “educare, istruire, mantenere la prole”, così come previsto anche dalla nostra Costituzione.
Abbiamo avuto modo di apprezzare anche le qualità canore del mattatore, che si è cimentato in una sua libera versione della celeberrima “My way”, cavallo di battaglia di Frank Sinatra.
Paolantoni si è poi ampiamente sbizzarrito nel raccontare, a suo modo, alcune favole: “Cappuccetto Rosso”, “La Bella Addormentata nel Bosco”, raccontate nella loro versione “non censurata”, e, non poteva mancare, la favola della “Principessa sul pisello”. Nella esposizione, Paolantoni è stato accompagnato dalla sua mimica e dalla intonazione di voce, che hanno suscitato, nel foltissimo pubblico, grandissima ilarità e tanto gradimento.
Non poteva mancare il momento di teatro ad alti livelli, quello cioè particolarmente impegnato, costituito dalla declamazione di “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare e da una sintesi molto succinta della “Divina Commedia”, con l’immancabile riferimento ai versi di Totò, nella sua “’A livella”, ricordando che, alla fine del viaggio, “Uscimmo a riveder le stelle”,” perché nuje simme serje… appartenimm ‘a morte!”.
A conclusione dello spettacolo, non sono mancate le due letterine per antonomasia: quella a Babbo Natale ed alla Befana, con le relative risposte dei due personaggi natalizi, i soli ormai, dice il comico: “degni di credibilità”.
L’artista ha salutato, infine, gli spettatori del teatro dicendo: ”Saluto e mi commuovo, saluto e mi commuovo, insomma una commozione cerebrale…”
Attendiamo ora il prossimo evento, il 1 marzo, che ci porterà, in un viaggio “Meraviglioso”, a ricordare un grandissimo cantautore, Domenico Modugno, a cui, Gianfranco Ricciotti e la sua band, tributeranno un omaggio indimenticabile.
Per chi volesse i biglietti si potranno acquistare presso il botteghino del S. Marco, al costo di 17,00 euro.
Per info e prenotazione possiamo chiamare i numeri: 3456679430 – 3343405841.
Maria Varricchio