Sindaco Mastella, chi sono i mostri della politica?!
Il sindaco di Benevento non smette mai di sorprendere. Sul Mattino di domenica ci è capitato di leggere che egli tiene alla salute dei bambini, soprattutto dopo aver letto sul Corriere della Sera uno studio dell’organizzazione mondiale della sanità, secondo cui “un terzo dei nostri bambini soffre di asma bronchiale causato da polveri sottili”, una malattia, in larga misura curabile con stressanti cure farmacologiche, che rischia di diventare cronica. Il quotidiano napoletano ha ripreso la notizia sulla pagina Facebook di Mastella, che noi non consultiamo più da quando il sindaco di Benevento ci ha inibita la possibilità di commentare le sue sortite, dal momento che non siamo funzionali al suo modo di fare propaganda per rilanciare la sua persona.
Perciò – avverte – “pensasse ai bambini chi alza la voce contro le mie misure, che sono, lo so, ancora dei palliativi”. Ma. nel mentre ammette che sono dei palliativi, annuncia che “ci saranno nuove chiusure al traffico, qualora, come purtroppo è probabile, dovessero determinarsi altri sforamenti”. Però, nel momento in cui egli pone in essere quello che chiama palliativi in un rione, nel resto della città avvengono gli sforamenti di Pm 10, delle polveri ultrasottili particolarmente rischiose per i bambini, derivanti dal Pm 2,5 e del biossido di azoto, cui si aggiunge, a dire dell’oms, l’ozono e il “black carbon”, un indicatore non ancora censito in Italia.
A parte il fatto, quindi, che occorra ben altro per rendere meno dannosa l’aria che respiriamo, il sindaco non pare abbia dedicato la stessa attenzione al fatto che i cittadini dei rioni Libertà, Ferrovia e centro storico siano costretti a bere l’acqua dei pozzi di Campo Mazzone e di Pezzapiana, in cui la presenza di tetracloetilene ha superato, come ricorda ogni giorno Altrabenevento, il limite di contaminazione, anche se la Gesesa, la Spa partecipata da Comune e Acea, si affanna a tranquillizzare, affermando che l’acqua è potabile, poiché la contaminazione non ha superato il limite oltre il quale l’acqua non è più potabile.
Tuttavia, il sindaco, piuttosto che trovare il modo per approvvigionare mezza città di acqua migliore, ha attivato invece le misure di controllo rispetto a chi inquinerebbe i pozzi. Evidentemente, abbandonate già da molto tempo le sue minacce di querela nei confronti di Altrabenevento, il sindaco si rende conto che la contaminazione di tetracloroetilene è qualcosa comunque da evitare perché dannosa. Ma chiudere il traffico, una volta in un rione, una volta in un altro, è per lui una misura di più facile attuazione rispetto alla necessità di far bere a tutta la città acqua priva di componenti dannosi.
Ora, infatti, sempre nell’intento di puntare alla qualità dell’aria, perché ha a cuore la salute dei bambini, come se i bambini non bevessero pure acqua al tetracloroetilene, ha dichiarato: “Fin dalle prossime settimane riprenderemo il discorso già avviato con provincia e Asea per il varo dei controlli sulle caldaie”. Sta di fatto, però, che l’Asea, l’Agenzia per l’energia, ha sollecitato il Comune a notiziare per iscritto le sue intenzioni, poiché questo ente strumentale della Provincia si occupa esclusivamente della parte tecnica, cioè della organizzazione e della implementazione del servizio sulla base di atti funzionali predisposti dal Comune e dalla Provincia, cui spetta la decisione politica.
I mostri della politica e il curriculum di Mastella
La settimana scorsa, il sindaco si è cimentato in un’altra sortita. In una intervista resa a Valentino Di Giacomo del Mattino ha impartito, infatti, una lezione di coerenza politica, dichiarando, in risposta ad una domanda sullo sviluppo di un dialogo tra il sindaco di Napoli e il Pd: “Se c’è stato l’inciucio, che alla fine di inciucio si è trattato, tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, mentre ora si vedono le manovre di mettere insieme Pd e M5S, non vedo perché non possano unirsi il sindaco di Napoli e il Pd. Ormai la politica genera mostri, crea rapporti incestuosi. Non ci si può meravigliare più di nulla”. Un non mastelliano che abbia letto quella intervista, certamente si sarà chiesto: da quale pulpito viene la predica!?
Se consultiamo Wikipedia, nella biografia di Clemente Mastella troviamo infatti scritto: “Viene considerato come uno dei politici italiani più trasformisti, essendo passato diverse volte da schieramenti di centrosinistra a coalizioni di centrodestra (e viceversa) nella sua lunga carriera politica”. Laureato in Filosofia, ottiene un periodo di insegnamento alla “Guacci”. Poi, “l’assunzione di Clemente Mastella alla Rai – hanno scritto nel libro La CastaGian Antonio Stella e Sergio Rizzo – sarebbe stata agevolata da una raccomandazione del democristiano Ciriaco De Mita (con cui l’attuale sindaco di Benevento aveva cominciato a muovere i primi passi in politica – ndr)”.
Contro questa assunzione, per nomina politica diretta, senza regolare concorso, determinò uno sciopero di tre giorni della redazione dove Mastella aveva preso servizio. Ma erano i tempi di Ettore Bernabei, direttore dal 1961 al 1974 di una Rai bacchettona e oscurantista. Si ricorda, infatti, che sotto la sua direzione, voluta evidentemente dalla Dc, l’azienda pubblica radiotelevisiva, produsse un originale televisivo, in cui, per non fare apparire l’esistenza dell’adulterio, denuncerà poi Giovanni Leone, abbiamo visto una “Luisa Sanfelice”, innamorata dell’ufficiale francese da vedova e non da moglie di un uomo fedele ai Borbone; impedì l’accesso in Rai di Mina dopo che la Callas della musica leggera italiana aveva avuto un figlio con Corrado Pani, senza essere sposata con il giovane attore, un impedimento, questo, cui porranno rimedio i socialisti, entrati nel governo di centro sinistra il 6 dicembre del 1963; impedì, inoltre, tra i fatti che ricordiamo, la messa in onda di una intervista resa a Lello Bersani da Carlo Ponti e Sophia Loren, ritenuti concubini, poiché, in assenza di una legge sul divorzio, il produttore cinematografico risultava soltanto separato dalla moglie.
Ma parlavamo del trasformismo di Mastella. Ebbene, l’attuale sindaco di Benevento, eletto deputato nel 1976 rimane al fianco di Ciriaco De Mita, che ne aveva sponsorizzato la candidatura, divenendone luogotenente per lungo tempo, fino a quando non diventa sottosegretario alla Difesa nel VI e VII governo Andreotti (22/7/89-28/6/92). Poi, con il dissolvimento della Dc in seguito alle inchieste di “mani pulite”, De Mita entra a far parte del Ppi, subendo il veto alla sua candidatura alle politiche del 1994 da Mario Segni, che lui definirà signor Nessuno; Mastella fonda, con Pierferdinando Casini, più per mania di protagonismo che per rimpianto della ex Dc mandata in soffitta, il Ccd (centro cristiano democratico), entrando a far parte, nelle politiche di quell’anno, del polo di centro destra, guidato da Silvio Berlusconi, che aveva fondato, su consiglio di Marcello Dell’Utri, Forza Italia, per scendere in politica, al fine di salvare le sue aziende, delle quali Franco Tatò stava portando i registri in Tribunale, avendo le stesse aziende accumulato cinquemila miliardi di lire di debiti.
Vinte le elezioni, il 27 marzo 1994, il polo di centro destra nomina Mastella, in quota al Ccd, quale ministro del Lavoro, ma nei 7 mesi in cui il governo rimane in carica, Mastella promette ai cittadini di Sant’Agata de’ Goti, che avevano dato a lui come candidato del Polo duemila voti, l’istituzione di una sede distaccata dell’Inail, dando così un segnale di riscatto delle aree interne della Campania, cui egli tiene tanto da quando è sindaco di Benevento (quella sede, aperta poi nel 2001, ridotta a lavorare, con una diecina di dipendenti, un infortunio al giorno, viene chiusa nel 2015, alla scadenza del contratto di locazione). Umberto Bossi, infatti, nel dicembre di quell’anno, ritira la partecipazione della Lega Nord al governo.
Successivamente, un anno di governo tecnico, presieduto da Lamberto Dini, fanno dimagrire il Polo e Forza Italia, cosa che accadrà anche alla Lega se Matteo Salvini sarà condannato all’opposizione. Si realizza così, nelle elezioni del 21 aprile 1996, la rivincita del centro sinistra. Mastella, battuto nel collegio uninominale di Sant’Agata de’ Goti da Michele Abbate (papà di Giulia), candidato nell’Ulivo in quota Ppi, se la cava nella quota proporzionale di Campania 1 e 2, prevista dal Mattarellum; ma è condannato all’opposizione insieme al Polo berlusconiano. E, siccome per lui stare all’opposizione è una posizione scomoda, due anni dopo lascia il Ccd, per aderire all’Udr (unione democratica per la Repubblica) fondata da Francesco Cossiga in funzione dell’appoggio assicurato dall’ex presidente della Repubblica al primo governo D’Alema, che deve fare a meno dei voti del partito di Bertinotti.Si busca l’accusa di acchiappa poltrone da Casini, che lui minaccia di querela, ma prepara il ribaltone in Campania, rovesciando la maggioranza di centrodestra, presieduta dall’aennino Antonio Rastrelli, della quale il suo ex Ccd aveva fatto parte. Viene conseguentemente eletto presidente Andrea Losco, un suo uomo costretto a firmare con la Impregilio il contratto per la gestione della emergenza rifiuti, preparato dal suo predecessore.
Si prepara così l’era del centrosinistra alla Regione, guidata da Antonio Bassolino, che vince, con l’apporto del partito di Mastella, divenuto Udeur nel frattempo, le elezioni del 2000. Conquistata poi una percentuale a due cifre (10%) in Campania nelle successive elezioni regionali del 2005, Mastella impone, alla presidenza del Consiglio regionale, sua moglie, eletta nel listino Bassolino, mentre, nel Sannio, l’Udeur riesce ad eleggere nella propria lista il suo segretario provinciale, nella persona di Fernando Errico.
Poiché Berlusconi aveva vinto le elezioni del 2001, a Mastella, eletto nella Circoscrizione di Campania 2, era rimasta solo la Regione Campania, quale unico luogo per continuare a tenere le mani in pasta. Ma, nel 2006, soffia il vento in poppa per l’Udeur, con la vittoria, il 9 aprile di quell’anno, dell’Unione di Romano Prodi, di cui Mastella fa parte. Riuscito ad avere nelle liste dell’Ulivo la elezione certa (questa volta, con il Porcellum) di cinque suoi candidati, nel timore che l’Udeur non superi lo sbarramento del 2% (eleggerà invece 9 deputati posizionandosi, col l’1,8%, come miglior perdente), ottiene la nomina da Prodi a Ministro della Giustizia, non senza, all’atto della elezione del presidente del Senato, aver fatto valere, in un modo unico, il peso del suo Udeur che aveva eletto 3 senatori, lui e il famoso Tommaso Barbato, in Campania, e Nuccio Cusumano, in Calabria (quest’ultimo si buscherà uno sputo in faccia da Barbato, per aver votato il 24 gennaio 2008 la fiducia a Prodi contro la mozione di sfiducia presentata da Mastella).
Con Mastella ministro della Giustizia, diventa facile per l’Udeur, nelle elezioni del 30 maggio 2006, fare eleggere, nella coalizione di centro sinistra un proprio sindaco, nella persona di Fausto Pepe, e 11 consiglieri comunali.
La signora Mastella non fa però in Regione un buon uso della sua funzione istituzionale, così come il marito si far prendere dalla mano, nella costituzione di clientele, in funzione del suo accresciuto potere. La famiglia Mastella e uomini dell’Udeur vengono attenzionati dalla Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere dopo che uno di loro aveva telefonato al sindaco di un comune del Casertano, intercettato dalla stessa Procura, per farsi togliere una contravvenzione al codice della strada rilevata da un autovelox.
Il 16 gennaio 2008, la signora Alessandrina Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale, viene raggiunta da provvedimento restrittivo, da scontare nel proprio domicilio, dalla Procura di S.Maria Capua Vetere. Il marito, corteggiato da un bel po’ dai berlusconiani che avevano percepito una sua difficile convivenza nella coalizione dell’Unione, è interessato a rendere ancora più difficile tale convivenza, pensando che, staccata la spina al governo, possa aver dall’altra parte, con lo scioglimento delle Camere, più di quanto non aveva avuto dall’Unione. Infatti, dopo ciò era capitato alla moglie, prende a pretesto il fatto di non aver avuto solidarietà da alcuni partiti dell’Unione (Rc e Pdci, pare) per dimettersi da ministro, presentando una mozione di sfiducia contro Prodi, che gli aveva espresso solidarietà a nome suo e del governo. A nulla però servono le rassicurazioni secondo cui Prodi, assunta la funzione di Guardasigilli ad interim, gli avrebbe restituito la guida del Ministero in caso di ripensamento.
Ciò che è successo poi nell’aula di Palazzo Madama il 24 gennaio 2008, appartiene alla storia. Caduto il governo e sciolte le Camere, Berlusconi tiene fuori Mastella e il suo Udeur dalle candidature, prendendo a pretesto (sembra strano da parte di un plurindagato e plurimputato) proprio ciò che era capitato alla signora Mastella. Il marito, dopo questa esclusione che lo indurrà a scrivere su You Tube di essere stato trattato come un cane rognoso, si affanna nel dire che il suo voto e quello di Barbato non erano stati sufficienti per far cadere il governo.
Ma Dini e Fisichella, eletti nelle liste de La Margherita, Turigliatto, eletto nelle liste di Rc, e Rossi, eletto nelle liste del Pdci, che contestavano Prodi ad ogni pie’ sospinto, senza presentare alcuna mozione di sfiducia, data la loro non omogenea collocazione politica e dato il possibile insuccesso di una loro eventuale iniziativa in tal senso, hanno invece avuto l’input nel votare contro il governo, dopo la presentazione della mozione da parte di Mastella, il quale sapeva che in Senato avrebbe potuto contare sul voto di quei quattro, poiché 6 persone che si sfilano da una maggioranza per unirsi all’opposizione creano uno svantaggio di 12 voti in danno della maggioranza, uno svantaggio che ha reso addirittura ininfluente il ripensamento di Cusumano.
Intanto, a Benevento, mentre la maggioranza di Palazzo Mosti, di cui fa parte l’Udeur, ha buoni motivi per andare avanti, alla Rocca dei Rettori, nella election day del 13 aprile 2008, Mastella, fatto fuori da Berlusconi, offre la disponibilità del suo partito per la formazione di una coalizione di centro sinistra guidata da Aniello Cimitile, in continuità con quella precedente che, per due mandati consecutivi, aveva eletto l’ex deputato Carmine Nardone quale presidente.
Un anno dopo, però, esattamente il 14 febbraio 2009, alla presenza del famoso Nicola Cosentino, allora segretario regionale di Forza Italia, avviene, dopo un decennio di appartenenza al centro sinistra, la svolta ciclica per Mastella. Rispetto alla promessa di una sua candidatura alle elezioni europee, nel costituendo Pdl (Popolo delle Libertà), da tenersi il successivo 6 giugno, Mastella passa nel centro destra, offrendo come contropartita la capitolazione della maggioranza di centro sinistra nei due maggiori enti della provincia di Benevento, operazione che non gli riesce, poiché, al Comune, il sindaco Fausto Pepe, che non lo segue, riesce a conservare alla sua maggioranza 7 consiglieri e tre assessori udeurrini, mentre alla Rocca dei Rettori, Cimitile, perduti assessori e consiglieri mastelliani, riesce a conservare la maggioranza attraverso la defezione di 2 consiglieri dallo schieramento di centro destra.
Ovviamente, anche alla Regione, dove la signora Mastella rimane presidente del Consiglio, l’ultimo anno di guida da parte di Bassolino diventa difficile. Ma Mastella stenta a risalire la china, anche se egli sarà eletto nel Consiglio di Strasburgo e la moglie, un anno dopo, nel 2010, quando l’Udeur si attesterà come primo partito a Casal di Principe, sarà riconfermata nel Consiglio regionale, sebbene nella coalizione di centro destra, quella che, vincendo le elezioni, metterà nelle mani del socialista berlusconiano Stefano Caldoro la guida della Regione.
Alla scadenza dei predetti mandati, lui e la moglie non saranno più rieletti. Il declino politico della famiglia Mastella diventa inesorabile, fino a quando lui non pensa, nel 2016, di candidarsi a sindaco di Benevento, per rilanciarsi politicamente. L’operazione gli riesce. E, mentre dice che la sua carriera politica si concluderà nel portare a compimento il primo mandato alla guida della città, subito dopo dice che si candiderà anche per il secondo mandato. Ma lui vuole andare più oltre. Il 16 dicembre 2017, per dimostrare la sua forza, ricostituisce per la seconda volta il suo Udeur, dopo averlo sciolto due volte, in funzione del passaggio a Forza Italia. Lo scioglie di nuovo quando, ottenuta la candidatura della moglie al Senato, passa insieme alla consorte a Forza Italia nella convention regionale del 2 febbraio 2018. Se lo ricostituisce di nuovo, dopo che l’europarlamentare forzista Fulvio Martusciello gli ha detto di amministrare bene la città e di non ambire a candidarsi alla Presidenza della Regione, pareggerà il conto: 3 a 3.
Ora, però, Mastella viene citato come esempio, da chi non conosce bene i fatti di 11 anni fa, per essersi dimesso da Ministro della Giustizia, prima di presentare la mozione di sfiducia contro Prodi, dal momento che Matteo Salvini, nell’intento di andare subito al voto per capitalizzare ciò che i sondaggi gli attribuiscono, ha presentato una mozione di sfiducia contro il suo governo, senza che egli e i ministri della Lega si fossero dimessi. Tuttavia, il capo della Lega e Ministro degli interni, ha accusato di essere incollati alla poltrona quelli che non vogliono andare al voto. Salvini, evidentemente, non sa che le Camere, secondo la Costituzione, si sciolgono ogni 5 anni, ovvero quando, venuta meno una maggiorana, è impossibile costituirne un’altra, e non quando il momento è favorevole per qualcuno, ammesso che si riveli veramente favorevole. Ma poi l’uomo forte, che ha dimostrato di essere privo di… attributi, ha fatto marcia indietro: dopo le dimissioni del presidente del Consiglio, vedendo profilarsi il rischio di essere condannato all’opposizione, quindi di perdere la poltrona di ministro, ha ritirato la mozione di sfiducia, invitando Di Maio e i 5 Stelle a riprendere la collaborazione governativa.
Certamente, anche Salvini è un mostro della politica. Ma Mastella, in considerazione del suo curriculum, non ha le carte in regola per individuare mostri politici.
Giuseppe Di Gioia
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