A ”La Fagianella” presentato ”L’Inaffondabile”, il libro di Attilio D’Arielli e Giuseppe Tecce edito da P. Graus
Un momento culturale molto ricco è stato realizzato grazie alla sinergia tra l’Associazione “Sabba de Nuce” e “Ver Sacrum, Arte, Cultura e Società” dal titolo “Iside e l’acqua” ed ha toccato argomenti di grande importanza, che ci hanno letteralmente appassionati, nella loro presentazione.
Innanzitutto, è stato esaminato il culto della dea Iside ed il suo rapporto con l’acqua. A spiegare in maniera ampia e dettagliata è stato Marcello Aversano, esperto e studioso di Iside, che ci ha fatto appassionare all’ascolto e ci ha aiutati a capire con tantissime foto che hanno presentato i vari reperti di Iside. SI è a lungo intrattenuto sul Museo Arcos che ha sede a Benevento nel piano inferiore del Palazzo della Prefettura di Benevento ed è, dopo quello di Torino, il secondo museo egizio, per grandezza ed importanza. Ci ha ricordato i vari momenti della nascita e dello sviluppo del culto di Iside, che iniziò ad Alessandria d’Egitto e viene venerata come “Regina del Mare”, che solca il Mediterraneo.
I templi venivano eretti nei luoghi vicino all’acqua, pensiamo a Pozzuoli, Ostia, Pompei, Roma e Benevento. La nostra città si prestava molto bene per il culto della dea perché ci sono ben tre fiumi: Calore, Sabato e Tammaro. Si discute ancora oggi sul luogo in cui fu eretto il tempio e, secondo Aversano, esso era situato, molto probabilmente vicino all’Arco di Traiano, precisamente dove si trova l’auditorium S. Agostino, tesi, questa, surrogata dal ritrovamento, nel già menzionato luogo di ben 50 reperti. Ci sono diverse ipotesi, ha continuato Aversano, ma non abbiamo una prova certa. Il tempio doveva essere imponente, grandissimo perché conteneva i due gemelli obelischi, che si trova oggi uno in Piazza Papiano, sul Corso Garibaldi e l’altro vicino Piazzetta Vari. Nell’88-89 d.c. Rotili Rubo dedica ad Iside questo tempio per celebrare il ritorno vittorioso di Domiziano dalla Dacia.
Questi, ultimo della dinastia Flavia nel 69 d.c., riesce a scampare all’eccidio travestito, sfugge così alla morte, e per l’acquisita momentanea immortalità, si farà raffigurare come un faraone, Signore e dio.
Ricordiamo che con Augusto erano stati chiusi i templi di Iside, ripristinati poi da Caligola e dai Flavi.
Il tempio a Benevento, dedicato a Iside Pelagia, venne costruito con materiale pregiatissimo e costosissimo, proveniente dall’Egitto e nel 1826 sarà accertato che gli obelischi sono due, e ad uno di esso è stata sottratta una delle pietre, che fu utilizzata nella costruzione della Basilica di S. Bartolomeo. Nel tempio si trovava anche un sacerdote con un vaso cenobio, restaurato poi da Adriano. Con Teodoro, nel 380 dc, la religione cristiana viene proclamata prima religione di stato e molte statue vengono
decapitate Ha fato poi seguito il monologo di A. D’Arielli, scrittore di “Quel che resta del mare”, e l’intervento degli autori del libro presentato, cioè “L’inaffondabile” , edito da Graus Edizioni, da parte di uno degli autori, G. Tecce, il quale ha confessato di essere un “montanaro” e per preparare il libro ha dovuto compiere un vero e proprio studio, adeguato a questo nuovo argomento che andava a trattare.
Ci ha dunque illustrato il difficile rapporto tra l’uomo ed il mare, in un continuo dualismo: da una parte la grande distesa d’acqua, dall’altra l’uomo che cerca sempre di dominare il mare, ma in fin dei conti ne esce sempre sconfitto. La supremazia viene per un po’ affermata, ma il mare riesce sempre ad avere l’ultima parola.
A questo proposito ci ha citato alcuni episodi accaduti in passato, in New Jersey nel settembre del 1916, anno in cui alcune persone furono attaccate da un grande squalo, quindi una serie di fatti realmente accaduti. Da qui il libro di Peter Benchley, dal titolo ”Lo squalo”, dal quale è stato tratto il famoso film, di Steven Spielberg.
Siamo andati più indietro nel tempo fino al 1956, anno in cui fu scritto il romanzo di Moby-Dick, grande balena bianca, perseguitata per la sua diversità. In questo romanzo viene espressa la tentazione ancestrale dell’uomo di superare la propria condizione limitata, per divenire un dio, con un dominio completo e totale su ogni cosa.
Anche questo romanzo, scritto da Herman Melville, prende spunto da un fatto di cronaca realmente avvenuto al largo delle isole Galapagos, in mezzo all’Oceano Pacifico.
L’esemplare era particolarmente grande ed il suo comportamento consistette nell’attaccare la baleniera Essex, in pieno giorno, a differenza di quanto in genere era accaduto in altri casi, in cui la collisione era accidentale, favorita dall’oscurità della notte… In realtà la balena la caricò per ben due volte, riuscendo così ad affondarla.
Tecce ha ricordato un altro episodio che si verificò nel 1960, quando una balena dalle dimensioni enormi per quel tempo, si arenò tra gli scogli di S. Vito e Fossacesia e fu lasciata lì, in un primo momento, pensando che il mare ne avrebbe dissolto il corpo.
Invece, così non fu e la balena fu portata in secca e seppellita nel valloncello di Punta Aderci, in una grande fossa. Ora vi è l’idea di un imprenditore Remo Salvatorelli, il quale vorrebbe disseppellire la balena e creare un museo del mare, all’interno della riserva, in modo da rendere ancora più attrattiva la zona di Vasto. Di opposto avviso è il referente della Cogecstre, cooperativa di Penne (Pescara), che gestisce il parco costiero, il quale non ritiene idonea l’operazione proposta.
È importante salvaguardare le balene soprattutto nella fase della migrazione poiché ricordiamo che essa è l’unico pesce mammifero, cioè che allatta il suo piccolo e nella migrazione non può permettersi di sbagliare, perché come tutti gli animali ama tantissimo il suo cucciolo.
Nel 1930 fu presa a cannonate a Tokyo, un oceano pieno di sangue e fino all’ultimo la balena ha sperato che il suo cucciolo si salvasse. Ancora ci ha fornito un altro dato allarmante: quello della pesca; infatti, vengono pescati tre trilioni di pesce al giorno, un vero e proprio sterminio a ciclo continuo.
Ci ha parlato del pesce specchio rosso, una specie che si stava estinguendo. Esso può vivere fino a cent’anni ed inizia a riprodursi a trenta, era ormai sparita la specie, perché venivano pescati i giovani.
Un momento molto toccante e significativo della crudeltà umana è stato quello in cui ci ha parlato di un pesce che, nella portata principale d’un pranzo, veniva tagliato a pezzi un po’ alla volta e mangiato crudo… Abbiamo così potuto immaginare lo strazio di quel povero animale, che si scuoteva ogni volta che gli veniva tagliato un pezzo. Da qui è stato facile parlare dell’infinita capacità di distruzione dell’uomo, il quale è riuscito perfino a realizzare un cambiamento climatico, irreversibile e peggiorativo, pensiamo ai violenti nubifragi, improvvisi, come non si erano mai verificati prima.
Alcuni scienziati pensano proprio che la Terra, aumentata enormemente di temperatura, esploderà uccidendo così tutti gli esseri viventi, compresi gli uomini. All’inizio estate del 1960 fu attaccato.
Un altro episodio si è verificato nel 1961- 1962 a Terracina dove ad un palombaro furono maciullate le gambe. Quando è stato scelto di scrivere “L’inaffondabile”, si è voluta raccontare una storia di mare, un libro anche questo che nasce da una grande idea editoriale.
L’ultimo episodio si è verificato il 19 agosto 2024 al largo della Sicilia, e da qui l’idea di scrivere questo romanzo, e soprattutto del grande interesse di raccontare quanto fosse accaduto in soli 16 minuti… Il romanzo, la letteratura è anche più stimolante, magari dà anche la possibilità di capire meglio, come e perché il veliero va giù.
Nel romanzo “l’inaffondabile” troviamo i due protagonisti: l’uomo da una parte ed il mare Mediterraneo dall’altra e per romanzare la storia. Gli autori hanno cambiato i nomi di tutti i personaggi.
Nel libro, la cosa che si capisce subito è la tempesta di mare, di terra, di sentimenti. La ragazza, protagonista del romanzo, si chiama Helen, che suo malgrado ad un certo punto si ritrova in un naufragio, in un libro che narra in maniera assolutamente scorrevole la sua vicenda umana. Il titolo prende idea dal soprannome dato al famoso Titanic, l’inaffondabile, che però dovette fare i conti con un iceberg e ne usci, sebbene ”inaffondabile”, sconfitto. La speranza è quella che in futuro si possa navigare in sicurezza, con strutture navali, in cui l’uso del materiale e della tecnologia, fanno da padroni. Anche a questo proposito però ricordiamo che ha una grande importanza il ruolo dell’uomo. Pensiamo a quanto è accaduto il 13 gennaio 2012 al capitano Francesco Schettino, che comandava la nave di crociera Costa Concordia. Quest’ultima, per eseguire il cosiddetto inchino, si avvicinò troppo alla costa dell’isola del Giglio, colpì una roccia sottomarina, si capovolse e morirono 32 persone, tra passeggeri ed equipaggio.
E’ stato poi aperto il dibattito con gli autori del“l’inaffondabile”.A. D’Arielli e G, Tecce, insieme all’editore, moderato dal giornalista, GiancristianoDesiderio, hanno parlato del libro. Esso prende lo spunto dal disastro dello yacht Bayesian affondato con a bordo 22 persone a causa del forte maltempo. Una tromba d’ aria ha travolto la barca, intorno alle ore 5 del mattino al largo di Porticello (Pa). Si trattava de lo sloop PeriniNavi di ben 56 metri, con l’albero in alluminio più grande del mondo. Al primo momento, sembra che si sia spezzato l’albero maestro e sull’incidente sono in corso le indagini della Procura di Termini Imerese. La serata è stata presentata da Grazia Caruso ed è stata allietata dai violinisti: Sara Cantone e Dario Saetta, i quali hanno suonato con il violino gli intermezzi musicali: ”il primo tempo” di 5 piccoli studi di Shostakovich, un secondo brano, “Voilà” di Barbara Pravi; il terzo brano, la “Sarabanda “di Handel, ed il quarto brano, l’immancabile tema del“Titanic”.
Assistere alle manifestazioni presentate in un ambiente accogliente come quello de “La Fagianella” è di per sé, sempre una bellissima esperienza. L’atmosfera natalizia ha donato, anche questa volta, un tocco di magia alla manifestazione,
Ringraziamo sempre gli organizzatori per averci dato un’ennesima opportunità di conoscenza ed approfondimento del grande patrimonio storico e culturale, presente nella nostra città, che speriamo sia sempre più conosciuto e valorizzato.
Maria Varricchio