Comunicato di alcuni ex dipendenti di una bellissima realtà beneventana, Contrader
Contrader: storia di un amore interrotto
Con grande rammarico, un gruppo di ex dipendenti desidera condividere la propria esperienza all’interno di un’azienda che, per anni, è stata un faro di eccellenza e innovazione nel panorama tecnologico del Sud Italia con circa 400 dipendenti al suo attivo. L’ingresso di nuovi proprietari, capeggiati dal fondo Orienta e Invitalia, ha portato a una radicale trasformazione della filosofia aziendale, con conseguenze, a nostro parere, non più sostenibili per il clima lavorativo e il futuro professionale nostro e di molti altri dipendenti. L’azienda rappresentava un’eccezione straordinaria in un contesto spesso segnato da poche opportunità per i giovani talenti. L’ambiente era unico, stimolante e inclusivo, dove i giovani profili informatici potevano crescere professionalmente e umanamente, coinvolti in progetti di alta qualità. Lavorare in questa realtà significava essere parte di una comunità unita, dove l’innovazione era incentivata, il merito riconosciuto e l’armonia tra colleghi costituiva la base del successo.
Con l’ acquisizione la gestione aziendale è cambiata drasticamente. Quello che era un luogo di crescita personale e professionale è diventato ai nostri occhi un ambiente dominato a prima vista dal rendiconto economico, in cui gli stimoli a fare bene, almeno in noi, sono stati piano piano soppressi e l’attenzione alla valorizzazione del capitale umano ha lasciato il posto a una gestione, a nostro avviso, più fredda e meccanicistica. Alcuni dei giovani, che un tempo erano il cuore pulsante dell’azienda, si sono ritrovati privati di opportunità e prospettive. Il clima aziendale è diventato sempre più pesante e demotivante, costringendo molti a cercare altrove un contesto più in linea con le proprie ambizioni e aspirazioni.
Particolarmente doloroso è assistere alla possibile chiusura della sede di Benevento, un luogo che, per chi vi ha lavorato, rappresentava molto più di un ufficio. “Vedere quel luogo in procinto di chiudere, dopo tutte le emozioni fantastiche che abbiamo vissuto lì dentro, è come perdere un amore. Era un ambiente in cui ogni giovane si sentiva valorizzato e parte di qualcosa di speciale. Ora, resta solo il vuoto”, raccontano gli ex dipendenti con amarezza.
Il motivo che ci spinge a raccontare questa storia non è giudicare o puntare il dito, ma lasciare segnate nel tempo le emozioni, le conquiste e le bellezze che abbiamo avuto la fortuna di vivere. È un modo per ringraziare chi ci ha permesso di far parte di un ambiente così unico, che ci ha arricchito sia professionalmente che umanamente. Nonostante il dolore per ciò che è stato perso, rimane viva in noi la gratitudine per aver avuto l’opportunità di vivere un’esperienza così speciale.
Gli ex dipendenti auspicano che questo racconto possa servire da indicazione per altre realtà e che tutti i fondi e le istituzioni che operano nel panorama economico italiano, nel perseguire i loro interessi riflettano ove possibile anche sull’importanza di una gestione che metta al centro le persone, la loro crescita e il loro benessere. Solo così si può costruire un futuro sostenibile e realmente innovativo, in grado di valorizzare i talenti e le opportunità, soprattutto in territori come il Sud Italia.
Francesca Cimino per conto degli ex dipendenti Contrader