Floriano Panza a sostegno dei viticoltori sanniti: “Investiamo maggiori energie nella produzione e nel mercato del vino”
Confermato Sindaco Revisore di ‘Città del Vino’, l’ambasciatore dell’Associazione, già sindaco di Guardia Sanframondi, rinnova il suo impegno per uno stabile rilancio del settore vitivinicolo
Ancora una volta Floriano Panza è stato riconfermato all’unanimità Sindaco Revisore dell’Associazione nazionale “Città del Vino”, in occasione del rinnovo del nuovo Consiglio Nazionale che si è attuato domenica 27 ottobre a Stresa, durante la convention d’autunno delle oltre 500 Città del Vino. Un evento al quale hanno preso parte oltre cento sindaci, amministratori, ambasciatori della rete che raccoglie territori caratterizzati da una forte identità agricola e vitivinicola. Una riconferma che va a sottolineare l’innato impegno che Panza persegue nella tutela e nella promozione territoriale.
“Ringrazio gli amministratori e il presidente Radica – il commento a caldo – e mi auguro di poter contribuire allo sviluppo delle Città del Vino e degli agricoltori impegnati in un settore economico bellissimo ma a volte trascurato”.
Città del Vino da decenni lavora alacremente per la valorizzazione e la tutela dei comuni italiani a maggior vocazione vitivinicola. In particolar modo, sostiene il valore della sostenibilità per i quasi 700mila ettari italiani e più di 540 vitigni censiti, punta su diversificati concept in materia di enoturismo, e tutela il Made in Italy, sempre più ricercato dai turisti stranieri.
“Il mio impegno con Città del Vino guarda verso la coesione e la condivisione, a livello nazionale ma anche europeo – continua Panza – Si stanno portando avanti ottimi risultati anche fuori Italia, riuscendo a creare una rete stabile anche con altre nazioni. Non è un caso se ogni anno la Città Europea del Vino, riconoscimento di cui il Sannio si è fregiato nel 2019, viene definita proprio a Bruxelles, nell’Assemblea dell’UE”.
Il mercato del vino sembra essere ancora in difficoltà, pur con qualche segnale positivo che arriva dall’export. Secondo i dati analizzati da WineNews, complici sono stati il fermo pandemico, il conflitto bellico, e il costo del denaro che frena non solo i consumi stessi, ma anche gli investimenti delle imprese. E ancora,l’impennata dei costi delle materie prime e la problematica dei cambiamenti climatici, a causa della quale si sta evidenziando una diminuzione della produzione mondiale del 10%.
“I viticoltori vanno supportati, affrontando tali problematiche in modo unitario e propendendo ogni energia necessaria al fine di tutelare questo fondamentale settore. Non possiamo ignorare – rimarca l’Ambasciatore di Città del Vino – che dietro alla produzione del vino ci sono migliaia di viticoltori che hanno necessità di credere in un progetto che guardi al futuro, sul quale bisogna lavorare meglio e investire maggiori energie”.
“Il Mezzogiorno – prosegue – è fortunatamente in grande rilancio, ma non basta. Sembra che negli ultimi anni il prezzo dell’uva sia in affanno e credo che ciò dipenda anche e soprattutto dalla difficoltà che si riscontra di far avanzare progetti territoriali, di saper creare una valida visione futura”.
Senza alcun dubbio, si sarebbero potuti creare degli accorgimenti per difendere al meglio la Falanghina e il brand che se ne era creato qualche anno fa. Altre zone d’Italia, ad esempio, hanno circoscritto la produzione di determinate uve e di alcune denominazioni a specifici territori interdicendone l’utilizzo ad altre zone. “Quando un vino viene prodotto al di fuori del suo territorio, non è detto che vada necessariamente incontro a determinate accortezze nella produzione e nella preservazione delle sue qualità organolettiche”.
“Ho amministrato Guardia Sanframondi per undici anni – prosegue l’ex primo cittadino sannita – e sono stato il primo a bandire l’uso dei diserbanti e a lanciare una valida proposta territoriale con Sannio Falanghina, puntando su una grande rete di comuni che avrebbero potuto creare massa critica e cooperare nello sviluppo di un progetto comune. Tanti paesi insieme che avrebbero potuto essere una sola città che avrebbe navigato verso un’unica direzione. Oggi, invece, sembra che i messaggi collettivi e le aggregazioni territoriali siano in crisi”.
Quello che più preoccupa è l’esodo giovanile dal Sud di milioni di ragazzi scolasticamente formati. “Una risposta governativa non si intravede – bacchetta Panza – Nel lungo percorso di amministratore, ho maturato la tesi che i nostri giovani vanno via per la mancanza di lavoro qualificato e retribuito e perché purtroppo nel tempo si è reciso un cordone ombelicale che ha legato tante generazioni ai contesti, ai territori, a valori condivisi che per secoli si sono sedimentati e che oggi rappresentano la nostra storia. Invece, interessate principalmente alla qualità del vivere insieme, al Nord e anche al Centro, le comunità hanno puntato su valori condivisi che sono riusciti a trattenere le giovanileve”.
Con rammarico si constata che i prodotti campani stentano a fare un vero salto di qualità sul mercato: riprova ne è la stabilità ovvero il regresso del prezzo delle uve che difficilmente remunera i fattori della produzione. Il progetto dei 23 comuni di Sannio Falanghina, lo Statuto del paesaggio rurale da condividere fra tutti i borghi agricoli, la Ciclovia della Falanghina, il brand che si era creato, lavoravano nella direzione giusta, ma nulla è perduto e possono ancora farlo.
Prevale comunque il sentiment di positività di Panza: “Resto ottimista perché le ottime caratteristiche qualitative del territorio e le resistenze dei produttori alla lunga la spunteranno. Il Sannio, poi, il vino lo ha scritto nel DNA. Non dimentichiamo che fu un progenitore dei Sanniti a importare per primo in Italia, tre millenni orsono, la pianta della vite. Viviamo in un territorio ancora sano, abbiamo solo bisogno di innovarci, promuoverci bene e sintonizzarci con un mercato in forte cambiamento. I leaders territoriali devono concentrarsi per sostenere chi vuole restare nei campi, e non incentivare chi vuole abbandonare”.
“Cogliamo le opportunità che il nostro territorio ci offre – conclude – La salubrità dell’aria, borghi a misura d’uomo, la vocazione agricola della nostra provincia, la diga di Campolattaro e l’impatto che può avere sulla viticoltura di qualità. Il mio impegno sarà sempre dalla parte di un territorio che può e deve guardare oltre e dei tanti viticoltori che con fatica continuano a farsi strada e a tenere testa alle più disparate vicissitudini”.