Ciento niente accerèttero ‘o ciuccio!

C’era una volta a Benevento, tanto.. ma tanto tempo fa, un tizio che aveva un asino. A quei tempi possedere un animale da soma non era da tutti. Infatti, la maggior parte delle persone trasportava in spalla o in testa il proprio fagotto, grande o piccolo che fosse!

L’uomo, con il suo asino, spesso si recava fuori città per affari e precisamente nella Valle Caudina.

Lungo la via Appia, all’inizio della salita di “sferracavallo”, molte persone che incrociava durante il tragitto gli chiedevano di farsi carico del proprio peso. Lui, che era molto generoso, acconsentiva e caricava ogni cosa sulla schiena del povero asino.

Un giorno, proprio d’estate, complice il terribile caldo e il peso eccessivo dei fagotti che aveva in groppa, l’asino stramazzò al suolo.

Tutti accorsero. Uno soltanto di loro fece notare che forse i pesi erano troppi, ma tutti gli altri in coro subito precisarono: “Ma il mio non era niente!” Allora il padrone dell’asino, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, intervenne e disse: 

Ciento niente accerèttero ‘o ciuccio!”

L’altro giorno ho letto sul giornale che il governo Meloni ha deciso di dire addio al redditometro e concentrare i controlli sui grandi evasori. Con il decreto correttivo al concordato cambiano i controlli sulle spese. 

Da un lato viene confermato che lo scostamento tra reddito ricostruito attraverso le spese sostenute e reddito effettivamente dichiarato deve essere almeno del 20%; dall’altro c’è un ulteriore limitazione: lo scarto deve essere superiore almeno a dieci volte l’assegno sociale annuo (attualmente pari a 6.947,33 euro), ossia circa 70mila euro.

Facciamo un esempio per chiarire: Con le vecchie regole in presenza di un reddito dichiarato di 10mila euro sarebbe bastato al Fisco ricostruire un reddito di 12.500, attraverso le spese del contribuente, per muovere il primo passo verso la contestazione di un’evasione.

Ora invece l’allarme scatterà solo in presenza di un reddito ricostruito di circa 80mila euro (?) 

L’intento del Governo è quello di ridurre al massimo il numero dei cosiddetti “falsi positivi” e di indirizzare i controlli sui casi in cui c’è effettivamente un’evasione elevata.

In ogni caso anche il nuovo evasometro prevede un ampio margine al contribuente (e ai suoi difensori) per giustificare gli scostamenti tra redditi dichiarati e spese sostenute.

Il contribuente infatti potrà sempre dimostrare che il finanziamento delle spese è avvenuto con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta, oppure con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte (redditi quest’ultimi legalmente esclusi dalla base imponibile).

In altre parole, sarà sempre possibile spiegare che le spese attribuite hanno in realtà un diverso ammontare e che la quota di risparmio utilizzata per consumi ed investimenti si sia formata nel corso degli anni precedenti.

L’Italia è un paese caratterizzato dalla presenza di tantissime ditte individuali e da micro e piccole imprese.

Secondo i dati forniti dal MEF – Dipartimento delle finanze e relativi all’anno d’imposta 2022, i contribuenti Irpef sono stati circa 42 milioni e hanno assolto l’obbligo dichiarativo direttamente attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche” e “730” o, indirettamente, attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta (Certificazione Unica – CU). 

I redditi da lavoro dipendente e da pensione sono circa l’83% del reddito complessivo dichiarato.

Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 22.280 euro, quello dei pensionati a 19.750 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è appena pari a 27.420 euro (?) 

Come si fa, considerando questi dati, a concentrare i controlli solo ed esclusivamente sui grandi evasori?

È vero che bisogna rendere più efficiente l’azione del Fisco, in termini di maggior recupero d’imposta, però neanche si può esagerare ed allargare troppo le maglie dello scostamento tra reddito dichiarato e quello ricostruito.

Altrimenti, avanti di questo passo, i migliori controlli.. saranno quelli che non si fanno!

Chiunque in maniera fraudolenta non contribuisca con il proprio reddito (reale) alle spese dello Stato, necessarie per soddisfare i bisogni dell’intera collettività (scuola, sanità, welfare, etc), è a mio avviso da ricercare e in qualche modo punire.

Non commettiamo l’errore di sottovalutare i piccoli e piccolissimi evasori. Mi riferisco a tutti quei contribuenti che sottraggono (attraverso false attestazioni reddituali) risorse preziose anche agli Enti locali, usufruendo di servizi assistenziali per sé e i propri familiari a discapito di chi ne avrebbe più diritto e bisogno.

Non deve passare l’idea che in fondo il peso che questi furbetti scaricano sulle spalle dello Stato (e del proprio Comune di residenza).. è niente!

Ricordiamoci sempre che: Ciento niente accerèttero ‘o ciuccio!

Beniamino Furno

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