Amedeo Ceniccola :”Matteotti era  un socialista (craxiano ante litteram)  antifascista e anticomunista”

    Giacomo Matteotti, ad un secolo esatto dal suo assassinio, dopo essere stato eletto “uomo dell’anno” da uno dei più importanti quotidiani nazionali, nei giorni scorsi è stato ricordato a Guardia Sanframondi e presentato come il “primo e più convinto antifascista”. Una verità inoppugnabile che lascia, però, un senso di“sconforto” perché nel parlare della “vita del coraggioso politico, ucciso il 10 giugno 1924” ci si è dimenticato di dire che Giacomo Matteotti fu un nemico acerrimo dei fascisti ma anche dei comunisti. 

    E ne fu da costoro ampiamente ripagato. A tal proposito, peramore di verità e dare a ciascuno il suo è doveroso ricordare che Giacomo Matteotti si formò politicamente agli inizi del secolo scorso, eleggendo a proprio maestro Filippo Turati, il padre del riformismo italiano. Come Turati, egli aveva un’idea morale ed umanitaria del socialismo, interessato all’emancipazione concreta dei lavoratori. Un’emancipazione non solo economica, ma anche culturale: il problema dell’educazione e dell’alfabetizzazione della classe operaia fu in lui sempre centrale, come dimostra l’idea di aggiungere un libro al tradizionale simbolo del partito (la falce e il martello). Il libero associazionismo e l’azione sindacale costituivano per lui la strada maestra da seguire per raggiungere i risultati sperati, all’interno del rispetto di quelle regole parlamentari che i comunisti avrebbero voluto sovvertire con la violenza. Per farla breve, a coloro che scendevano in piazza per inneggiare ai “gulag” sovieticiMatteotti rispondeva che era meglio il Parlamento e, per questo motivo, veniva insultato ed isolato.

    Contrario ad ogni “dittatura”, rifiutava quella del proletariato messa in pratica a Mosca da Lenin e propugnata da Palmiro Togliatti in Italia. Credeva nella libertà e pluralità delle idee ed anche nella libertà del commercio. La visione politica di Matteotti era in sostanza antitetica a quella emersa anche in Italia dopo la rivoluzione sovietica e che avrebbe portato alla scissione da coloro che Matteotti definiva sprezzantemente i “seguaci del verbo di Mosca”. E per questo motivo, alla vigilia della marcia su Roma, i socialisti riformisti come Turati, Treves, Modigliani e Matteotti vennero espulsi dal Partito Socialista e messi al bando da Togliatti con la definizione di “SOCIALFASCISTI o SOCIALTRADITORI”perché nella loro visione politica se non sei dei loro o non ti fai comandare da loro sei sempre un nemico da … abbattere ad ogni costo e con ogni mezzo.

    Infine, non possiamo non ricordare che Antonio Gramsci, padre spirituale del Partito Comunista Italiano,  dopo il barbaro assassinio avvenuto ad opera dei fascisti, nel ricordarlo non esitò a definirlo come uno che, “pellegrino del nulla”, quella morte se la era in fondo cercata. 

     Da tutto ciò, da tutti questi elementi nasce la necessità di ribadire, in modo chiaro e forte, che:

“Matteotti era un socialista riformista, anticomunista e  antifascista.

Benevento 11 agosto 2024                      

                                                                 Amedeo Ceniccola

                                                                 Presidente circolo Bettino Craxi  Benevento

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