Caso De Masi, Lonardo: “l’etica è andata in pensione”, ma ignora ciò che ha fatto lei. Si accoda Maglione, deputato del movimento che voleva occupare massicciamente la sanità in Campania
Nei giorni scorsi, abbiamo letto di rilievi mossi dalla senatrice berlusconiana Alessandrina Lonardo e dal deputato pentastellato Pasquale Maglione, rispetto alla possibile nomina del dott. Giovanni De Masi, attualmente dirigente del dipartimento di Prevenzione dell’Asl Benevento, quale direttore amministrativo dell’Ospedale “Rummo” di Benevento, il nosocomio che, assieme al “Sant’Alfonso Maria De’ Liguori”, costituisce l’Azienda Ospedaliera “S.Pio”, alla cui guida vi è ancora il tanto discusso, dai suoi detrattori, Renato Pizzuti.
Secondo la Lonardo, leggiamo sul Mattino del 12 giugno, “L’etica nel Sannio è andata in pensione, e parlo solo di morale riguardo al nome su cui sono trapelate indiscrezioni”. La Lonardo dice di non aver nulla da eccepire rispetto a tale possibile nomina, se non per il fatto che De Masi è marito dell’Avv. Giovannina Piccoli, di recente eletta sindaco di Sant’Agata dei Goti, il Comune dove ha sede il nominato ospedale intitolato al santo che fu vescovo del centro saticulano.
Insomma, a De Masi, un funzionario di una struttura sanitaria, non un politico, dovrebbe essere impedito di fare carriera, soltanto perché è marito di una donna che, da poco, i cittadini di Sant’Agata, hanno eletto a prima cittadina, facendo giustizia di tutta la demagogia imbastita dalla Lonardo e dal M5S, nel paventare il pericolo di chiusura del locale nosocomio.
Rispetto al richiamo all’etica da parte della Lonardo, viene da domandarsi: da quale pulpito viene la predica? Anche se sono passati più di 10 anni, nessuna legge ci impedisce di ricordare, ammesso che i cittadini non ne abbiano più memoria, la circostanza secondo cui l’attuale senatrice berlusconiana, riferendosi al dott. Luigi Annunziata, direttore dell’Ospedale di Caserta, avrebbe detto “quello per me è un uomo morto”, poiché il dirigente di quel nosocomio, si sarebbe rifiutato di assumere qualche medico segnalato dalla presidente del Consiglio regionale della Campania, la signora Lonardo-Mastella appunto, tenuto conto che il dott. Annunziata, ormai passato a miglior vita, sarebbe stato nominato a tale carica proprio dall’Udeur, il partito di Mastella presente allora organicamente nella maggioranza bassoliniana in Regione Campania.
Del processo, intentato su questa vicenda presso la quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, il 9 febbraio 2017, la pm Ida Frongillo, chiese la prescrizione per decorrenza dei termini. Il marito, invece, accusato di altri reati, venne assolto, perché il fatto non costituisce reato, insieme ad altri uomini dell’Udeur coinvolti a vario titolo nel processo, anche se la stessa pm, nella stessa udienza, aveva chiesto per il sindaco di Benevento una condanna a 2 anni e 8 mesi.
Ma anche se sono passati più di 13 anni, ci permettiamo anche di ricordare, ai cittadini di Benevento, che nel gennaio 2006, meno di un anno dopo la riconferma di Bassolino alla guida della Regione, su designazione dell’Udeur, fu importato dalla fascia costiera del Napoletano, per assumere la direzione dell’Asl di Benevento su indicazione di Mastella, il dott. Bruno Di Stefano, che andava premiato per aver portato, con la sua candidatura, voti all’Udeur.
Sotto la direzione di Di Stefano, l’Asl, abbandonata l’idea di acquistare gran parte del complesso edilizio, denominato “Spina Commerciale”, cosa che spinse, pare, tra l’altro, la Castaldo Costruzioni di sospenderne la realizzazione dove ora, al rione Libertà, è nata la “Spina Verde”, fu preso in fitto, da un costruttore vicino a Mastella, un immobile in via Valfortore, per allogarvi il settore Riabilitazione, al costo mensile di 25.000 euro, immobile che da più di un anno è sfitto, da quando cioè è stata trasferita altrove la predetta branca sanitaria.
Ma molto di più si potrebbe dire sulle clientele che Mastella ha costituito, nel corso dei suoi oltre 40, se si comprende anche l’attuale carica di sindaco di Benevento, per creare consenso. Vediamo invece qual è la questione morale che solleva Pasquale Maglione, dichiarato eletto deputato, per lo scarto forse di decimali, tre giorni dopo il 4 marzo 2018. Maglione, infatti, non ritiene giusta la nomina, peraltro infondata a dire del management del “Rummo”, solo perché De Masi è marito della sindaca di S.Agata dei Goti.
Più dura è invece la senatrice pentastellata, Danila De Lucia, la quale, pur riconoscendo a De Masi le qualità e la professionalità per ricoprire quella carica, ritiene la nomina contraria all’idea che il Movimento ha sulla gestione della Sanità, una idea secondo cui la Sanità va sottratta “dalle grinfie della politica”, anche se il 30 aprile scorso, in occasione della inaugurazione del nuovo Pronto Soccorso del “Rummo”, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, denunciò che la mattina di quello stesso giorno un gruppo di pentastellati di Avellino, in piena campagna elettorale, erano andati, con il loro candidato sindaco, a fare una “visita” al locale ospedale “Moscati”.
Basti ricordare ai cittadini il modo come questi due parlamentari abbiano premuto, insieme agli altri due del Movimento, perché il nominato De Luca, attuale commissario ad acta della Sanità in Campania, venisse avvicendato, con un provvedimento di revoca, da altre due persone, che la “loro” ministra Grillo avrebbe dovuto nominare commissario capo e vice commissario. E furono individuati, nei primi del mese di aprile, anche i papabili, individuati in persone provenienti anche da altre regioni. Fulvio Moirano, che avrebbe avuto l’ok anche dalla Lega, con alle spalle una esperienza di manager in Sardegna, avrebbe dovuto essere il commissario. Per la scelta del vice, si erano fatti i nomi di Enrico Desideri, proveniente dall’Asl di Arezzo, e di Mario Balzanelli, uno che ha maturato esperienze nel 118. E infine, come outsider, era stato indicato Rocco Granata, ex manager del Cardarelli. Insomma, con un collegio di commissari, avevano programmato di occupare massicciamente la Sanità in Campania, se Vincenzo De Luca non avesse minacciato querele, dal momento che, essendo la Regione rientrata dal debito accumulatosi negli anni passati nella Sanità, non vi era ragione di nominare altri commissari.
Giuseppe Di Gioia
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