Ma il cielo è sempre più blu
“Chi muore al lavoro.. ma il cielo è sempre più blu!”
Così cantava Rino Gaetano nel 1975.
Purtroppo nel 2024 c’è ancora.. chi muore al lavoro!
In Campania in poco più di quattro mesi siamo già a quota 16, in attesa della conferma dei dati ufficiali da parte della Direzione regionale Inail.
Solo pochi giorni fa ci sono stati altri due morti nel Napoletano, a Lettere e Casalnuovo.
Lo scorso fine settimana una tragedia sul lavoro è avvenuta a Brindisi: un operaio di 47 anni, addetto alla manutenzione di un nastro trasportatore all’interno di uno zuccherificio, è morto!
L’ultima tragedia, in ordine di tempo, è accaduta a Casteldaccia (provincia di Palermo): Cinque operai sono rimasti uccisi durante un intervento di manutenzione in un impianto di sollevamento di acque reflue!
In tutt’Italia, nel solo primo trimestre 2024, le denuncie di infortunio sul lavoro con esito mortale sono state ben 191! Questo dato è in linea con quanto registrato nel primo trimestre del 2023: 196.
I maggiori rischi per i lavoratori sono: le cadute dall’alto, il seppellimento nei pressi degli scavi e le folgorazioni elettriche.
Per il nostro Presidente, Sergio Mattarella, le morti sul lavoro sono provocate da incurie, imprudenze e negligenze. Tutti rischi che non si devono più correre, ma che si possono evitare!
Nessun settore lavorativo viene risparmiato da questo stillicidio: manifattura, filiera delle costruzioni, agricoltura e servizi.
Le morti sul lavoro riguardano entrambi i sessi e non hanno età: dal giovane studente inserito nel programma “scuola-lavoro”, al già pensionato richiamato in servizio per la sua grande esperienza.
Gli strumenti messi in campo dal Governo italiano, con le disposizioni introdotte dal Dl 19/2024 appena convertito in legge, sono di natura diversa: l’aumento del numero degli ispettori del lavoro,che evidentemente sono sempre in sotto organico se almeno 8 aziende controllate su 10 presentano delle irregolarità ! Ancora: il riconoscimento di benefici normativi e contributivi, condizionato all’assenza di violazioni in materia di tutela della salute nei luoghi di lavoro; l’inasprimento delle sanzioni, con l’arresto per un mese o in alternativa ammenda pari a 60 euro al giorno per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata in cui è avvenuta la prestazione; per le retribuzioni, poi, sarà obbligatorio un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale e territoriale maggiormente applicato nel settore e nel territorio (zona) in cui operano le singole aziende.
Ma forse la principale novità è l’introduzione della “patente a punti”, a partire dal mese di ottobre2024.
Questo provvedimento dovrebbe imprimere una maggiore stretta alle imprese e far emergere (lavorare) solo le aziende più qualificate e sensibili al tema della sicurezza sui luoghi di lavoro.
La patente è rilasciata con un punteggio. Se all’esito di accertamenti ispettivi non emergeranno violazioni o irregolarità, l’Ispettorato nazionale del lavoro rilascerà un attestato e iscriverà l’impresa , previo assenso, in un elenco informatico.
Successivamente, nella partecipazione di queste aziende alle gare d’appalto, il responsabile del progetto (negli appalti pubblici) e il committente (negli appalti privati) verificheranno la congruità dell’incidenza del costo della manodopera impiegata, rispetto al lavoro da realizzare (?)
Per i sindacati tutte queste misure richiederanno del tempo, prima di raccoglierne i frutti.. in termini di minori incidenti. Non credono, i sindacati, che tali provvedimenti da soli possano bastare. Il problema vero è la scarsa cultura della legalità e della sicurezza qui in Italia, non solo al Sud!
Prendiamo ad esempio la figura del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione all’interno delle aziende (RSPP). Sulla carta, come indicato anche dal D. Lgs. 81/08, il RSPP è la persona in possesso della capacità e dei requisiti professionali previsti dall’art. 32, designata dal datore di lavoro nei cui confronti risponde personalmente, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi.
Ma in cosa consistono le suddette “capacità e i requisiti professionali”, previsti dalla normativavigente e necessari per ricoprire tale incarico?
Ebbene: basterà possedere almeno un diploma di istruzione secondaria superiore, nonché avere un attestato di frequenza a specifici corsi di formazione (?)
Il RSPP è colui che dovrà coordinare un insieme di persone, sistemi, mezzi esterni ed interni all’azienda e finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori. Potremmo dire che il RSPP è il “braccio armato” del datore di lavoro. Questi, assieme alle persone che entreranno a far parte della sua “squadra della sicurezza”: dedicherà spazio alla individuazione dei fattori di rischio, alla valutazione ed individuazione delle misure per la sicurezza degli ambienti di lavoro; provvederà ad elaborare le misure preventive e protettive; pianificherà le procedure di sicurezza per la varie attività aziendali; proporrà programmi di informazione e formazione per i lavoratori e.. e.. bla, bla, bla!
In realtà noi sappiamo bene che in tantissime aziende il RSPP non è dotato di nessun “portafoglio”: egli non è autorizzato all’acquisto neanche di una mascherina per gli operai!
Forse però la chiave di volta potrebbe essere proprio questa: conferire una maggior autonomia decisionale ed economica ai RSPP, nello svolgimento delle loro funzioni.
Innanzitutto, tenuto conto della delicatezza del ruolo, fa riflettere il fatto che ad oggi non sia richiesta né una laurea, né soprattutto sia previsto un albo specifico per i RSPP. Fra non molto, sarà necessario che queste figure non abbiano più nessuna forma di reverenza nei confronti dei datori di lavoro, ma siano dei veri e propri professionisti.. terzi e indipendenti: al pari dei revisori legali!
Per ogni settore produttivo e in base alle dimensioni delle imprese, poi, bisognerebbe stabilire annualmente una voce di spesa da destinare agli oneri per la sicurezza. Questo budget annuale dovrebbe essere messo a disposizione del solo RSPP, figura esterna e indipendente, che potrà utilizzarlo come meglio crede per giungere al risultato finale: la tutela della salute dei lavoratori!
L’azienda dal canto suo, solo se virtuosa, potrà recuperare una parte anche consistente dei suddetti oneri per la sicurezza, sotto forma di credito d’imposta!
Insomma, a livello educativo, formativo e normativo c’è tanto da fare e chissà domani cosa accadrà.
Ma per adesso, come cantava Rino Gaetano: “Il cielo è sempre più blu!”
In fede
Beniamino Furno