E’ la corruzione il vero cancro che condiziona la democrazia, l’economia e mortifica la vita della comunità
Nel Sannio i clan camorristici sono un grosso problema ma è la corruzione il vero cancro che condiziona la democrazia, l’economia e mortifica la vita della comunità.
Il 12 dicembre l’associazione Libera, l’Azione Cattolica e il Comitato Don Peppe Diana hanno organizzato nella Parrocchia Addolorata del rione Libertà un interessante incontro con autorità, studenti, insegnati e cittadini per ribadire la necessità di un fronte comune per la lotta alle Mafie, attive anche nel Sannio.
Si è parlato, ovviamente, anche di alcuni recenti provvedimenti giudiziari che hanno confermato la presenza attiva e pericolosa del clan Pagnozzi in valle Caudina con traffico di droga, estorsioni e riciclaggio di denaro sporco ma dalle indagini finora note non emergono connivenze con amministratori pubblici e politici.
Eppure, come ci insegnano gli studiosi della materia, i gruppi criminali hanno sempre bisogno di “cattiva politica” per aggiudicarsi gli appalti ed avere le autorizzazioni per attività imprenditoriali che consentono il riciclaggio di denaro sporco.
Scrive Isaia Sales nel libro “Storia dell’Italia Mafiosa”, presentato a Benevento l’anno scorso in una manifestazione organizzata dalla Procura della Repubblica, che “La corruzione e la mafia sono due cose distinte ma non diverse. Ci può essere corruzione senza mafia (e in molti Paesi, e i diversi momenti della storia, ciò si è verificato) ma non ci sarà mai la mafia senza corruzione. La mafia presuppone la corruzione pubblica e privata. […..] Ci sono, dunque, affinità forti tra una certa politica e la mafia, cambiano solo le modalità di operare (con la violenza i mafiosi, con il voto i politici). Due forme di potere che si intrecciano e non si respingono perché basate sulla stessa concezione della cosa pubblica: un bene a disposizione di chi se ne impossessa, la violenza come una delle forme possibili di questo obiettivo. C’è evidente, una vicinanza, una sintonia, una mescolanza tra sistema clientelare nell’uso delle risorse pubbliche e il sistema mafioso”
In provincia di Caserta per i rapporti tra il clan dei Casalesi (Schiavone, Iodice, Bidognetti, Zagaria) e vari amministratori pubblici, non solo quelli condannati per connivenze con la camorra, sono stati sciolti molti comuni per infiltrazioni malavitose, ma non succede nel Sannio.
Come mai in provincia di Benevento, con almeno sei clan attivi, non risultano collusioni tra camorra e politici?
Perché i clan attivi in provincia di Benevento sono molto deboli e non sono in grado di condizionare la vita amministrativa neppure dei piccoli comuni dove sono “egemoni”?
Perché i nostri politici sono tutti coraggiosi e non cedono alle minacce? Oppure perché sono tutti profondamente onesti e non si sporcano con i camorristi ?
Perché nel Sannio non esiste il sistema clientelare e non c’è corruzione?
Perché la divisione delle competenze sulle indagini tra Procura della Repubblica e Direzione Distrettuale Antimafia non consente di comprendere fino in fondo le connivenze tra politica. Affari e malavita?
Altra Benevento, nata come associazione per la “città sostenibile contro il malaffare” insiste nel ribadire che bisogna superare la retorica del “tutti uniti contro la camorra” e costituire l’Osservatorio contro la Corruzione nel Sannio, il cancro che opprime questa terra sfortunata.
Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”