Pedicini sbaglia: Policastro non ha chiesto la collaborazione della stampa, bensì la sua distanza dalle istituzioni
Stante il resoconto fatto dal Vaglio, in relazione al seminario di aggiornamento professionale dei giornalisti tenutosi il 15 aprile scorso presso Futuridea, l’ex questore di Benevento, Giuseppe Bellassai avrebbe lamentato l’assenza di un giornalismo d’inchiesta, ovvero la presenza negli operatori d’informazione di un limite nel trovare notizie, senza attenderle dalle forze dell’ordine, che tuttavia si dolgono della non puntuale pubblicazione delle informazioni da esse fornite; mentre il Procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, avrebbe esternato la constatazione, da parte sua, della presenza, in provincia di Benevento, fatte poche eccezioni, di un giornalismo istituzionale, un giornalismo acritico, che non esercita alcuno stimolo, riducendosi anzi in più di un caso ad essere servile, a nostro avviso, verso il potere costituito.
Il Procuratore avrebbe auspicato uno scatto in avanti per rendere più ampia la compagnia a “qualche voce critica che pure c’è”, e, includendo anche il suo Ufficio tra i poteri costituiti, avrebbe lamentato la mancanza di stimoli e critiche che “possono servire a farci operare meglio”.
Quindi, Bellassai e Policastro non avrebbero chiesto la collaborazione dei giornalisti per rendere più efficiente il loro lavoro e quello del poteri costituiti, come invece Mario Pedicini, nel suo “fondo” sul numero 7-8 di Realtà Sannita, ha voluto far credere affermando: “Policastro e Bellassai rischiano di alimentare un fatale equivoco. Quello di chi pensa che la stampa debba aiutare, sostenere, appoggiare e mettersi al servizio dei poteri costituiti”.
Policastro e Bellassai, a leggere il resoconto del Vaglio, hanno detto l’esatto contrario, sicché è da ritenersi del tutto fuori luogo la rivendicazione, da parte di Pedicini, di “un giornalismo non al servizio di alcun organo statale, non tenuto a collaborare o a propagandare o a favorire carriere mediante l’enfatizzazione di brillanti operazioni”, operazioni che comunque vengono enfatizzate da parte di certo giornalismo nell’esercitare il suo ruolo istituzionale, giusto, in questo caso, anche se fin troppo.
Policastro, infatti, è giusto ripeterlo, ha additato, nella stampa acritica o che, a nostro avviso, fa da cassa di risonanza verso i poteri cui si ritiene assoggettata, l’esercizio di un ruolo istituzionale, un aggettivo che Pedicini non cita mai, nel rivendicare la libertà di stampa, che la Costituzione, come lui afferma, garantisce con l’art. 21, nel senso che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, fatta eccezione per i casi in cui la legge sulla stampa autorizzi espressamente l’autorità giudiziaria di procedere al sequestro.
La stampa non è libera nell’Ungheria di Orban, l’amico di Salvini, e non è libera neanche nella Russia di Putin, pure lui amico di Salvini, ma non è libera pure in Turchia e in molto altri Stati. In Italia, invece, risponde alle forze politiche cui è legato l’editore, sicché i giornalisti, quando cambiano “Testata”, sono costretti a cambiare, come ci è dato di constatare in molti casi, anche casacca e modo di pensare. Capita, infatti, in tutti i tg, di sentire giornalisti, ma anche politici, berlusconiani, sostenere, più degli stessi seguaci della Lega, tutte le iniziative di Salvini, convinti del fatto che Berlusconi, con l’8% in cui è quotato nei sondaggi, non può andare da nessuna parte, se non conserva l’alleanza politica con l’attuale ministro degli Interni, oltre a quella già acquisita della Meloni.
Cadute le ideologie nelle formazioni politiche, le persone alla ricerca e/o al consolidamento di posizioni di potere, si muovono come canne al vento
Nel nostro piccolo, a Benevento, la situazione non è diversa. Mastella, che tuttavia si sta dando un gran daffare per evitare che la Lega prenda più voti di Forza Italia nella nostra provincia, è morbido verso il partito di Salvini, partito che non è più quello cui, al suo esordio, alle politiche del 1987, diedero il voto “150 cretini” del Sannio, che l’attuale sindaco di Benevento avrebbe voluto conoscere, secondo quanto ebbe ad affermare in un discorso post elettorale nel teatro Comunale di Benevento. Mastella, infatti, nel giorno della venuta a Pietrelcina di Salvini ha lanciato un messaggio al capo della Lega, nel prendere atto che “le mie considerazioni sul dissesto dei Comuni Italiani trovano convergente il ministro degli Interni” e nell’augurarsi che possa crearsi con lui un rapporto, che peraltro, va rilevato, già esiste, in seno alla sua maggioranza consigliare, con il gruppo di leghisti, eletti purtroppo nelle liste mastelliane.
Infatti, in occasione della inaugurazione della sede della Lega in via Papiniani, da parte della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Giuseppina Castiello, vi è stata l’annessione alla Lega di altri consiglieri mastelliani, che si sono aggiunti all’antesignana Pina Pedà, al capogruppo de “ I moderati”, Antonio Puzio, e al vice sindaco, ma già sindaco nel precedente mandato, di Ceppaloni, nonché attuale consigliere provinciale eletto in una lista mastelliana, Claudio Cataudo.
I nuovi transfughi sarebbero altri consiglieri eletti nelle liste mastelliane: Adriano Reale, il collaudatore che avrebbe una qualche responsabilità nella vicenda della Galleria Malies, Angela Russo, del gruppo “I moderati”, e, udite, udite, il presidente del Consiglio comunale, Luigi De Minico, che, qualche mese fa, aveva richiamato un gruppo di consiglieri “ribelli” non riconoscenti a Mastella del fatto di essere stati eletti nelle liste del sindaco. In seguito a questo rinfaccio, De Minico si è buscata una protesta che, sedata dal primo cittadino, era finalizzata, con una petizione, a chiedere la sua rimozione da presidente del Consiglio. Ma De Minico non avrebbe abbandonato Mastella, avrebbe soltanto dichiarato di non votare Milly Chiusolo, la capogruppo della “lista Mastella”, candidata di Forza Italia alle “europee” sponsorizzata dal sindaco. Per contro, De Minico avrebbe dichiarato di votare per la Lega, esprimendo la preferenza in favore del Rettore dell’Università di Salerno, Aurelio Tommasetti.
Lo strano, però, è che a Benevento, un partito appena nato, qual è la Lega, quotato nei sondaggi e non ancora dalle urne al primo posto sul piano nazionale, sia rappresentato, nella contesa della leadership sul piano provinciale, da due campioni di trasformismo. Il primo è Claudio Mosè Principe, nato politicamente nel Psi, animatore di formazioni civiche; eletto, nel 2006, consigliere comunale di Benevento nella lista della Quercia, divenendo assessore ai Lavori Pubblici, prima, e presidente dell’Amts, poi; approdato infine nell’entourage di Mastella, sostenendone, tre anni fa, la sua elezione a sindaco, per poi girargli le spalle un anno dopo. Il secondo è Luca Ricciardi, figlio di un nostalgico del “Ventennio”, consigliere comunale aennino di Benevento nel 2001, consigliere provinciale del Pdl, in quota An, nel 2008; dopo una breve parentesi alla guida di Fratelli d’Italia, viene messo a capo della Lega, quando nel partito di Salvini, qualche anno fa, era già passato Claudio Principe.
Ovviamente, sono trasformisti, formatisi alla scuola di Mastella, anche tutti gli altri, pronti, come canne al vento, a direzionarsi in formazioni nuove che garantiscono spazi alla carriera politica e all’ottenimento di prebende. Se avremo un altro Guglielmo Giannini, che raccoglierà un altro tipo di malcontento, come Salvini ha raccolto un diffuso sentimento di razzismo, vedremo altre persone salire sul carro in cui vi saranno posti da occupare.
Nel corso dell’inaugurazione della sede, Claudio Principe, dichiarando di sostenere i candidati della Castiello (Lucia Vuolo e Giancarlo Cerrelli), ha inteso misurarsi, senza sentirsi in guerra, con Luca Ricciardi, impegnato invece a votare la candidata locale, Nadia Sgro, assente con il suo sostenitore al suddetto evento, sicché non si sa se quella inaugurata sabato 11 maggio è la sede di tutta la Lega o di una fazione di essa, e se gli intervenuti appartengano alla fazione di Claudio Principe o sono al di sopra delle due fazioni.
Mastella cerca di ammorbidire il malcontento suscitato dalle migliaia di sanzioni contestate per sosta non pagata negli stalli blu
Sempre a dimostrazione che la situazione a Benevento non è diversa, chi scrive, nel pezzo pubblicato il 25 aprile, ha citato qualche caso relativo alla funzione istituzionale di certa stampa. Qualche giornale, per caso si è domandato come mai il sindaco di Benevento, in piena campagna elettorale, in presenza di migliaia e migliaia di sanzioni contestate a chi non ha pagato o non ha esposto in modo visibile il ticket nella sosta a pagamento, sta invitando Trotta Bus e Vigili Urbani ad essere cortesi e comprensivi verso chi sfora il tempo di parcheggio negli stalli a pagamento? L’invito di Mastella sarebbe stato quello di apporre sul parabrezza un avviso di cortesia, consistente nel far pagare, a chi ha esposto il ticket, il maggior tempo sforato, quasi che il rilevatore della infrazione possa quantificare il tempo sforato prima che arrivi il proprietario dell’autovettura, e nel far pagare anche una piccola sanzione, pare di 5 euro, ignorando che la Corte di Cassazione, con sentenza del 2016, ha considerato sanzionabile lo sforamento dell’orario nella stessa misura in cui è sanzionabile il mancato pagamento del ticket. Perché, in tempi non sospetti, il sindaco non ha ritenuto di dire a Trotta Bus di non sanzionare l’automobilista prima che sia trascorso il tempo tecnico, necessario perché l’automobilista si munisca del ticket, considerato che in qualche caso deve cambiare banconote di grossa taglia?
L’indipendenza di giudizio della stampa
I giornalisti devono andare sempre controcorrente. L’Espresso, sempre schierato contro il centro destra, dopo le elezioni del 1996 addivenne ad una determinazione sulla posizione da assumere rispetto ad una coalizione, quella di centro sinistra, che, sostenuta anche dal settimanale, aveva vinto le elezioni. Ebbene, il comitato di redazione, contrario ad assumere il ruolo di fiancheggiatore del governo, riferì l’allora vice direttore Giampaolo Pansa, decise di mettersi di traverso.
Tuttavia, al giornalista non è chiesto di essere collaboratore di giustizia, sicché la rivendicazione di libertà di stampa da parte di Pedicini, quasi che Policastro e Ballassai si fossero lamentati della mancanza di questo tipo di collaborazione, è del tutto fuori luogo.
Una segnalazione per il Procuratore
Se la stampa volesse raccogliere l’invito di Policastro, quello cioè di svolgere una funzione di stimolo anche nei confronti del suo ufficio per fare operare meglio la macchina della Giustizia, probabilmente non sarebbe a corto di elementi.
Chi scrive, sanzionato dal Comune di Castelvenere per aver superato, di 13 km/h, il 17 ottobre 2016, alle ore 00,45, il limite di velocità sulla Telesina, che allora era di 60 km/h, si rivolse alla Prefettura di Benevento per conoscere il calendario dei turni degli autovelox, stabilito, il 14 dicembre 2015, tra i comuni interessati, la Polstrada e l’organo di governo sul territorio. Intanto, chi scrive provvide a pagare la misura ridotta nell’arco dei previsti 5 giorni, sapendo di avere a che fare con una Istituzione rispettosa, in quanto tale, di leggi e regolamenti. Ricevuta, però, nei primi di gennaio 2017, la nota con cui la Prefettura gli “trasmette copia del calendario dei servizi autovelox installati sulla S.S. 372 Telesina, in vigore dall’1/8/2016 al 30/10/2016”, lo scrivente rileva che nel calendario non è compreso l’autovelox installato dal Comune di Castelvenere al km 40+300. A questo punto, chiede alla Prefettura di sapere perché in quel calendario non è compreso l’autovelox del Comune di Castelvenere. La Prefettura, in data 27/2/2017, gli risponde: “In relazione alla sua richiesta del 14/2/2017 si comunica che il Comune di Castelvenere non è stato autorizzato a rilevare infrazioni al codice della strada per eccesso di velocità sulla S.S. 372 Telesina nel periodo 1/1/2016-30/10/2016”.
La cosa più ovvia che lo scrivente ritiene di fare è quella di chiedere il rimborso, il 9/3/2017, di quanto pagato. Però, la responsabile della Polizia Municipale, risponde: “Il pagamento in misura ridotta implica necessariamente l’accettazione della sanzione e, quindi, il riconoscimento della responsabilità”. Pertanto, “l’intervenuta acquiescenza da parte del contravventore preclude allo stesso l’esercizio di eventuali pretese civilistiche, ivi compresa la condicio indebiti”.
Ma, siccome il 17 ottobre 2016 l’autovelox del Comune di Castelvenere non doveva essere attivo, cosa che chi scrive ignorava, il caso, corredato di tutta la necessaria documentazione, venne denunciato da chi scrive alla Procura di Benevento il 5/4/2017. La Pm, Dott.ssa Maria Isabella Scamarcio, in data 4/5/2017, comunicò all’esponente l’archiviazione della denuncia con questa motivazione: “L’esame delle risultanze di causa (…) non ha sortito effetti favorevoli all’opzione dell’esercizio dell’azione penale, trattandosi di fatti involgenti profili di nulla rilevanza penale siccome specificatamente attinenti l’installazione di una postazione autovelox che il denunziante assume “illegittima” e per la quale ad ogni buon conto non sono neppure ravvisabili in astratto elementi sintomatici della ricorrenza del dolo richiesto dalla fattispecie incriminatrice contestata (né di altra ipotesi di reato) a carico di chicchessia, il che giustifica la presente richiesta di archiviazione”. Ovviamente, il denunziante, non chiedeva il riconoscimento del rimborso, che sarebbe stata ben poca cosa, bensì la punizione della condotta illegittima di cui, ad avviso del denunziante, si era reso responsabile il Comune di Castelvenere.
Rispetto al provvedimento adottato dalla Dott.ssa Scamarcio, chi scrive, assistito questa volta, dal figlio, l’avv. Francesco, sporge ricorso al Gip, in cui, rilevato che la predetta condotta aveva consentito al Comune di Castelvenere di poter elevare numerosi verbali in danno degli utenti della strada procurando un ingiusto profitto, chiede di: “rigettare la richiesta di archiviazione (…) e conseguentemente provvedere ai sensi dell’art. 409 n.5; provvedere, in subordine, ai sensi dell’art. 409 n. 4 c.p.p., essendo necessarie ulteriori indagini sugli elementi emersi (…) a carico del Comune di Castelvenere”.
Ad oggi, dopo quasi due anni, non è pervenuta ancora alcuna determinazione dal parte del Gip. Ma chi scrive non ha ricevuto alcuna determinazione, da parte della Procura, neanche in ordine alla denuncia, sporta in data 19 maggio 2016, secondo cui il Comune di Paupisi aveva attivato, in data 10 agosto 2015, l’autovelox installato al km. 52+690, mentre il certificato della taratura, misurata il predetto 10 agosto, era pervenuto all’Ente il 12 agosto 2015, giorno in cui, stante anche l’informazione pubblicata dal quotidiano Il Mattino lo stesso 12 agosto, sarebbe dovuto essere attivato l’impianto.
Giuseppe Di Gioia
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