Vincenzo De Luca, intervenendo alla festa dell’Unità, ha attaccato Hamas, il Partito Democratico, che è il suo partito, il numero chiuso alla facoltà di medicina e il centralismo clientelare della Meloni, che ha bloccato i fondi di sviluppo e coesione, buona parte dei quali destinati a Benevento e Provincia
Molto puntuale, rispetto all’ora fissata per il suo intervento, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, aveva iniziato a parlare da meno di un minuto, quando siamo arrivati noi. Così, ci siamo perdute le battute iniziali, quando ha cominciato ad attaccare Hamas.
“Non possiamo accettare che si possa morire perché mancano il pane, l’acqua, la luce e i medicinali negli ospedali, ha poi affermato De Luca proseguendo il suo discorso durato 50 minuti. “Sarebbe un ennesimo atto di disumanità. Quindi, dobbiamo chiedere, pretendere che si aprano corridoi umanitari per salvare la popolazione civile di Hamas. Poi, si apre un problema di urgenza, che riguarda la liberazione di 150 ostaggi. Ed è, questa, la seconda preoccupazione che dobbiamo aver dal punto di vista della difesa dei fondamentali valori umani. Non possiamo fare la guerra, dando per scontato che possano morire 150 ostaggi, tra i quali vi sono donne, mamme, bambini e quant’altro”.
Presidente De Luca, a proposito degli ostaggi, Elena Basile, ex ambasciatrice italiana in Svezia e in Belgio, in pensione dallo scorso mese di giugno, nella trasmissione “Otto e mezzo “ de La7 dell’11 ottobre, ha detto che se gli ostaggi fossero un po’ di più, gli Stati Uniti piuttosto che inviare armi in Israele, “potrebbero aver un ruolo di mediazione”. Questa affermazione, che chi scrive condivide, ha infuriato il filoamericano Aldo Cazzullo: “Non è una buona notizia che ci siano pochi ostaggi americani? Ma cosa sta dicendo? Si vergogni della sua erudizione”. Un altro talk show de La7 ha però reso noto un sondaggio secondo cui il 37% degli italiani mette sullo stesso piano sia Hamas che il governo Israeliano (Hamas non riconosce lo Stato di Israele, i Netanyahu, sostenitori dell’attuale governo israeliano, non riconoscono i palestinesi e le loro ragioni). I pro-Hamas e i pro-Israele hanno invece, in tale sondaggio, una percentuale molto inferiore.
A tale proposito, rispetto al fatto che gli uomini di Hamas vengono considerati terroristi, la Basile, in quella trasmissione, ha riferito una dichiarazione illuminante di Andreotti del 2006: “Se ognuno di noi nascesse in un campo di concentramento (e la striscia di Gaza, costretta alle restrizioni, alle minacce e alle incursioni israeliane, lo è – ndr) ,e non avesse la possibilità di assicurare un futuro diverso ai suoi figli, diventerebbe un terrorista”. La filoamericana Lilly Gruber ha però subito osservato: “Ma questo Andreotti lo diceva nel 2006”, come se oggi la situazione tra palestinesi e Israeliani fosse diversa. Dopo quella trasmissione, è intervenuto anche il sindacato dei diplomatici, sostenendo che Elena Basile non è mai stata ambasciatrice, cosa che ci rifiutiamo di credere, perché, se fosse vero quello che dice il predetto sindacato, Elena Basile potrebbe essere denunciata.
In Italia, però, rispetto all’attuale vicenda mediorientale e alla strage posta in essere da Hamas, c’è un coro di filoamericani, non al livello di semplici cittadini, ma di persone impegnate in politica, nel giornalismo e in quegli organismi la cui funzione è quella di orientare l’opinione pubblica, un coro, dicevamo, che non rispecchia quel 37%. Chissà se, così come è successo in passato, non ci capiterà di scoprire, nei prossimi anni, chi è stato a soldo degli americani?!
Ma, presidente De Luca, ricorda che Ariel Sharon, nel 1982, allora presidente di Israele, eletto dal partito di Benjamin Netanyahu, si rese responsabile di una strage di più di un migliaio di palestinesi in un campo profughi in Libano, laddove i palestinesi, inermi, erano donne, bambini, e persone anziane? La strage posta in essere da Hamas ha commosso tutto il mondo, ma è stato un avvertimento per Israele a dover ritenere di non doversi sentire al sicuro nella misura in cui non riconosce uno Stato ai palestinesi, dopo aver sottratto loro molti territori. Il governatore di Israele, Yitzhak Rabin, venne ucciso, venti anni fa, perché, dopo una lunga mediazione condotta dall’allora presidente americano, Clinton, voleva fare la pace con i palestinesi.
Presidente De Luca, lei crede che il Presidente americano Truman non sapeva che facendo esplodere la bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki avrebbe provocato centinaia di migliaia di morti, tra donne, bambini e persone di ogni età, oltre a sfregiare i sopravvissuti?. Ma il fine di Truman, indipendentemente dall’eccidio procurato dalla esplosione delle 2 bombe atomiche,era quello, riuscendovi, di costringere il Giappone alla resa.
“Dobbiamo sapere che oggi non c’è una soluzione di pace”, ha proseguito De Luca. “Qual è la considerazione che mi sento di fare io di fronte alla nuova guerra mediorientale? La prima è questa: l’Europa, gli Stati Uniti d’America, l’occidente arrivano sempre in ritardo. Noi sapevamo che c’era una situazione drammatica in medio oriente, almeno da 15 anni. Lo sapevano tutti quanti. Ma nessuno ha fatto un fronte. Poi interveniamo quando le tragedie esplodono in tutta la loro violenza. Questo è accaduto in Ucraina, questo è accaduto per il popolo armeno, che in queste ore subisce un altro genocidio, nell’indifferenza dell’occidente, sta succedendo in Israele, rischia di succedere domani a Taiwan. Perché arriviamo sempre in ritardo? Un po’ per ragioni di opportunismo, che abbiamo in occidente, che piuttosto fa finta di non vedere i problemi e impegnarsi a risolverli”.
“Ma poi, in occidente, non si trovano più grandi leader politici, che abbiano insieme capacità politica ma anche prestigio morale. In Europa, non c’è più nessuno che si chiama Willy Brand , Francois Mitterand, Olof Palme (il premier socialdemocratico svedese, che venne ucciso il 28 febbraio del 1986 – si disse allora per mano della P2 – mentre si recava a cinema, senza scorta, con la moglie – ndr), ma anche Helmut Kohl. Non ci sono più grandi leader politici, non ci sono più grandi diplomatici che abbiano il senso del futuro, come Henry Kissinger, in America, purtroppo. Non c’è Kissinger sulla scena”.
Meno male che non c’è più Kissinger, in politica, ovviamente. Infatti, ha compiuto da poco 100 anni. Non è più operativo il segretario di Stato del repubblicano Richard Nixon, il capo della Casa Bianca che dispose, nel 1972, un’azione di spionaggio in un Hotel dove aveva sede il quartier generale del Partito Democratico, uno scandalo, questo, che costrinse Nixon a dimettersi qualche anno dopo.
Kissinger, presidente De Luca, era uno specialista nell’organizzare colpi di Stato in paese ostili agli Stati Uniti. Emblematici sono il colpo di Stato in Cile e quello in Cambogia.In quest’ultimo Paese del sud est asiatico, gli americani, dopo aver scoperto che Ho Chi Minh, alla guida del Vietnam del Nord, faceva pervenire i rifornimenti ai Viet Cong – impegnati a sconfiggere gli americani che avevano occupato il Vietnam del Sud per difendere il loro governo fantoccio –, attraverso il fiumeMekong, che in Cambogia fa una grossa ansa, all’altezza della linea di confine tra i due Vietnam, vigilata dai soldati americani, detronizzarono il principe Sihanouk, che dovette riparare in Francia, per assumere il controllo della Cambogia. Dopo tutto questo, come premio, a Kissinger hanno dato anche il Nobel per la Pace. Ma continuiamo a sentire il presidente De Luca. “Dunque, la prima ragione è che non abbiamo leadership politiche, non abbiamo governi che si assumano la responsabilità di affrontare i problemi. Sull’Ucraina, la guerra era nata da otto anni, prima che ci fosse l’invasione russa. L‘Europa non ha fatto nulla. Oggi, si è creata una situazione per la quale diventa difficile parlare di pace, o fare un accordo di pace. Il secondo nodo politico che c’è dietro queste tragedie è questo: noi non abbiamo ancora deciso qual è l’equilibrio dei popoli nel mondo. Cioè, dopo il dopo guerra, dopo la guerra fredda, non abbiamo deciso quale può essere il nuovo equilibrio mondiale”.“Qui ci sono due opinioni profondamente diverse, che si confrontano, in America, in Europa, in occidente. Cioè, dobbiamo immaginare un mondo unipolare o un mondo multipolare. Il mondo unipolare è quello a egemonia americana. C’è chi pensa che l’equilibrio debba essere questo. Io non penso che possa essere questo. Io credo che dobbiamo trovare un equilibrio multipolare, perché è cambiato il mondo. Sono venuti sulla scena interi popoli. La stupidaggine che abbiamo raccontato dopo la guerra in Ucraina, è che lì era in atto un conflitto tra le democrazie e le dittature. Questa è una grande, immensa, ignobile mistificazione propagandistica. Ma quale confronto tra democrazia e dittatura? Noi abbiamo decine di paesi che vivono in regime dittatoriale. Noi abbiamo fatto l’accordo per il gas con l’Algeria, che è una dittatura, parliamo con la Libia, che è una dittatura, con l’Egitto, che è una dittatura, parliamo con gli Emirati Arabi Uniti, che sono dittature, col l’Arabia, che è una dittatura, parliamo con la Cina popolare,che non è una democrazia!”. “Allora, il problema è un altro. Dobbiamo capire che è cambiato il mondo, e dobbiamo lavorare per un equilibrio multipolare, nel quale non c’è solo uno che comanda e gli altri che sono subalterni. C’è una sola personalità sulla faccia della Terra, che ha compreso questo dato, che ha compreso che se immaginiamo un mondo con un solo centro di comando, arriveremo prima o poi alla guerra nucleare. Ed è, come dico io, un vecchio signore vestito di bianco, che vive a Roma e che ogni domenica si affaccia da quel balcone per spiegare a tutti che non c’è soluzione senza ricostruire un rapporto di rispetto tra i popoli. Poi, ovviamente, dobbiamo operare su di un piano di reciprocità. Prendiamo la Cina popolare. Grande rispetto. Ma è possibile avere una competizione di mercato quando la Cina ha costi di produzione che sono, per i due terzi, inferiori a quelli dell’Europa? Allora, lì dobbiamo aprire una competizione, ma sapendo che sono popoli che vanno rispettati, perché l’equilibrio del mondo non è l’equilibrio della guerra fredda o del dopo guerra fredda. Una ultima osservazione, che non è mia ma di Henry Kissinger. Dopo la caduta del muro di Berlino, Kissinger aveva detto, dal momento che si era sciolto il Patto di Varsavia: “Attenzione, cerchiamo di creare un equilibrio in Europa, che tenga conto degli interessi nazionali della Russia”. Kissinger proponeva una fascia di neutralità che riguardava i paesi dell’ex Patto di Varsavia. Abbiamo fatto un’altra scelta: abbiamo portato la Nato lungo tutto il confine occidentale della Russia. Lo aveva detto Kissinger: “Questo, prima o poi, provocherà problemi”. Ma, ripeto, non abbiamo, purtroppo, più sulla scena del mondo cervelli, personalità che abbiano il senso della storia e che cercano di lasciare alle generazioni future un mondo di pace, non un mondo di devastazioni”. “Ma davvero questo governo è contro il Sud”, ha domandatol’intervistatore Pierluigi Melillo, se si pensa alla battaglia che lei sta conducendo sui fondi di sviluppo e coesione?”. “Sono dei malviventi”, ha risposto De Luca. “Gli amici del centro destra hanno la cattiva abitudine di fare a Roma le persone responsabili e poi di fare i manifesti nei comuni delle aree interne raccontando balle. E’ una cattiva abitudine, ma noi gliela toglieremo un po’ alla volta. Faccio un passo indietro: che rapporto c’è tra l’opposizione e questo governo? Per essere ancora più chiari: che rapporto c’è tra il Pd e questo governo? Il centro sinistra ha regalato il governo dell’Italia al centro destra (Presidente De Luca, perché non diciamo che Enrico Letta, allora segretario del Pd, ha regalato al centro destra il governo dell’Italia. Infatti, invece che marcare le distanze con Conte, ritenuto responsabile di aver fatto cadere il governo Draghi e di aver fatto sciogliere anticipatamente le Camere, Letta avrebbe dovuto andare in ginocchio da Conte per costituire una alleanza capace di arrestare la vittoria del centro destra. Allearsi con cric, croc e manc’ancina, per dirla in napoletano, presidente De Luca, si andava incontro, così come è poi accaduto, a una sconfitta certa. I sondaggi si sono poi incaricati di dimostrare, presidente De Luca, che una alleanza del Pd con il M5S e anche con cric, croc e manic’ancina, avrebbe fatto vincere molti collegi uninominali nel centro sud – ndr). Il centro sinistra è stato incapace di proporre, un anno fa, un’alternativa di governo credibile. Ci siamo presentati come una coalizione sgangherata, in cui ognuno andava per i fatti suoi. Una forza politica, potrei dire una coalizione, è credibile ed è vincente se i cittadini, le imprese, i giovani si aspettano da quella forza politica un miglioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro”. “Oggi, noi possiamo dire che siamo in grado, come opposizione e come Pd, di offrire un’alternativa al governo di destra? Io credo di no. Ma è importante, soprattutto, un tipo di forza politica, come il Partito Democratico. Il Partito Democratico non è la sinistra. Il partito di sinistra, rappresentato dai Democratici di Sinistra, già c’era. Perché abbiamo pensato di andare oltre i DS? Perché era cambiato il mondo, perché sono crollate le ideologie, perché non ci sono più i blocchi di consenso, perché la stessa classe operaia non è un blocco sociale compatto. D’altra parte, gli operai, al nord, votano per la lega, non per il Pd. Ci sarà qualche problema, qualche motivo, c’è qualcosa da capire. Non vi sono più le aree di consenso garantite. Non c’è più l’effetto trascinante delle grandi ideologie. Noi avevamo l’esigenza di costruire un partito in grado di governare questo mondo, questa società, così profondamente cambiata”. “Allora, si decise di dare avvio a una grande avventura, di avviare una grande sfida, nel senso di unire, in un partito democratico, adeguato al nuovo mondo, che fosse capace, con una grande operazione culturale, prima che politica, di unificare la grande tradizione del riformismo storico, della sinistra storica, la tradizione politica del cattolicesimo democratico, il mondo laico e liberale. Cioè, si è fatto un tentativo per costruire una forza politica, in grado di parlare non solo a quella che era la sinistra, ma a una parte maggioritaria del popolo italiano. E una forza del genere rimane indispensabile, perché l’Italia è un paese che ha un groviglio di problemi, che può essere affrontato e risolto solo da una forza politica come un partito democratico, avanzato, moderno. Noi, invece, abbiamo costruito un partito democratico che ha ereditato il peggio delle tradizioni, il peggio della tradizione comunista, con il centralismo burocratico, il peggio della tradizione democristiana, con il correntismo volgare”. “Non va bene così. Noi dobbiamo costruire un partito vero, fatto da donne e uomini liberi, che non sia una aggregazione di correnti e di capi corrente, che se ne infischiano del partito e dell’Italia, ma che hanno bisogno solo di garantirsi la rielezione nella successiva campagna elettorale. Questa è la realtà, amara, ma è la verità. Un partito del genere non è partito che possa garantire il miglioramento delle condizioni di vita degli italiani. Allora, dobbiamo ripartire dalla radice, dalla ispirazione fondamentale del Partito Democratico, per tentare di creare una grande forza politica, in grado di parlare alla maggioranza del popolo italiano. Oggi non è così. Voi ritenere che noi siamo portatori di un programma maggioritario di governo? Io credo di no. Parlo per il Pd. Ma può essere una forza di governo di questo Paese un partito che non dice una parola sull’impresa, sull’artigianato, sul commercio, sui ceti professionali, sulle partite Iva, sulla giustizia, sul tema della sicurezza, sulle questioni che riguardano il sud?”. “Oggi il sud viene strangolato e il Pd non fa nulla. Questo non è un partito che possa candidarsi a governare l’Italia. Possiamo fare un po’ di cortei in piazza, ma alla fine governano gli altri. E a me questa prospettiva non va bene. Quindi, dobbiamo costruire un partito di donne e uomini liberi, che abbia cultura, che abbia dignità, nella quale la rielezione dei gruppi dirigenti non è fatta sulla base dell’appartenenza alla corrente, ma sulla base della militanza, del sacrificio, dei risultati prodotti nel territorio. Il 90% di questo gruppo dirigente è fatto di nullità politiche, che non contano nulla, né sul piano territoriale, né sul piano sociale, né sul piano culturale”. “Allora, io credo che dobbiamo ricominciare il cammino per costruire una grande forza politica. Perché mi interessa una grande forza politica, autorevole, in grado di parlare alla maggioranza del popolo italiano, non ad una piccola minoranza, tipo lotta continua. Avevamo già Lotta Continua, poi è finita come è finita. Noi abbiamo bisogno di una grande forza di governo in questo Paese. Perché? Perché questo centro destra è la negazione, intanto, della dignità della politica ed è ovviamente nemico del sud e della povera gente. Vediamo di capirci bene: l’Italia è un Paese in declino. Poi ci possiamo raccontare tutte le favole che vogliamo. Abbiamo alcuni nodi che strozzano l’Italia. Il primo è il debito pubblico: ogni anno noi dobbiamo pagare 85 miliardi di euro per interessi sul deficit pubblico. Cioè, ogni anno il governo italiano deve prendere 85 miliardi e li deve buttare a mare, per pagare gli interessi sui titoli di Stato, buoni del tesoro e quant’altro. Secondo peso, e qui c’entra il mezzogiorno, la quantità di disoccupazione che ha l’Italia è tale da non consentire la crescita economica”. “Vi faccio un esempio: in Germania lavora il 70% delle forze lavorative attive, dai 18 ai 70 anni. In Italia arriviamo al 58% di occupati sul piano nazionale, perché pesa il dato del sud, dove lavora, sì e no, il 42%. Allora, un Paese nel quale sono impegnati a lavorare, cioè a creare ricchezza, 20 persone in meno su 100 rispetto alla Germania, è un Paese in declino. Non a caso, noi abbiamo perso 20 punti percentuali, di prodotto interno lordo, rispetto a Francia e Germania, e, rispetto alla Spagna, anche di più. Negli ultimi 20 anni, l’Italia è passata, dal rappresentare il 18% del prodotto interno lordo dell’Europa, al 14%. Siamo un paese in declino”. “Allora, governare l’Italia significa fare i conti con questi due nodi. Per questo è decisivo il sud, non per ragioni di solidarietà (abbiamo dirigenti che non hanno il senso della storia e non hanno idealità), ma, perlomeno, per interessi economici. Perché, se non cresce l’occupazione nel sud, noi non avremo tanta gente a produrre tanta ricchezza quanta è necessaria per mantenere i grandi servizi di civiltà”. “Abbiamo un terzo nodo, di cui non parla nessuno e, meno che mai, il Partito Democratico. Noi siamo un Paese, nel quale qualunque stimolo positivo, qualunque energia creativa, qualunque giovane che abbia voglia di creare una piccola impresa, qualunque imprenditore che voglia innovare prodotti, deve fare un calvario per arrivare a concludere la propria impresa. Senza la eliminazione di questo groviglio burocratico, l’Italia è un Paese morto. Stamattina a Firenze ho fatto un po’ divertire. Ho raccontato quanti pareri dobbiamo mandare per ogni progetto che noi candidiamo per i fondi di sviluppo e coesione. E’ una cosa ridicola. Sembrano quasi i quiz per la facoltà di medicina”. “Allora, per farvi capire in maniera tale che abbiate qualcosa da dire a quelli della destra, non abbiamo candidato, come Regione Campania, nei programmi del fondo sviluppo e coesione, progetti che riguardano Benevento per 130 milioni di euro. La realizzazione dell’area logistica a Ponte Valentino richiede una erogazione di 30 milioni di euro, perché bisogna realizzare anche un scalo merci. La realizzazione dell’asse interquartiere rione Libertà-viale Mellusi, che richiede parcheggi e il completamento di tre gallerie, impegna altri 30 milioni di euro. L’opera è chiusa da quasi 20 anni (diremmo quasi 40, Presidente De Luca – ndr). Lavori di pubblica illuminazione, lavori di rete fognaria. Tutto bloccato. Poi, abbiamo ancora, sempre nelle opere FSC (fondo sviluppo e coesione – ndr), terzo e quarto lotto dell’alta capacità NA-BA, altri 70 milioni di euro. Dobbiamo fare tutta una serie di interventi che riguardano comuni delle aree interne”. “Bene. Da un anno e due mesi, i fondi sviluppo e coesione sono bloccati. Sono fondi destinati al sud per legge, per l’80%. La Regione dovrebbe avere 5 miliardi e 600 milioni di euro per fondi di sviluppo e coesione. Il governo Meloni sta bloccando tutto. Fossi stato io, leader dell’opposizione, avrei paralizzato il Parlamento fino a quando non avesse deciso lo sblocco dei fondi per il sud. Questo significa fare una battaglia per il Mezzogiorno. Non solo stanno bloccando questi fondi, ma stanno burocratizzando l’Italia. Uno potrebbe immaginare: arriva al governo la destra, ah!, finalmente abbiamo una sburocratizzazione dell’Italia. Abbiamo fatto l’esatto contrario. Abbiamo centralizzato tutto a Roma, ma non nel governo, bensì nella Presidenza del Consiglio, perché i nostri amici bontemponi di Fratelli d’Italia pensano di accaparrarsi tutto, perché pensano di poter fare clientele politiche da Roma. Hanno sciolto l’agenzia per la coesione e l’hanno portata nella Presidenza del Consiglio. I fondi del PNRR sono governati dalla Presidenza del Consiglio, tramite il ministro Fitto. I fondi di sviluppo e coesione sono governati dal ministro Fitto, cioè dal governo Meloni. Un anno e mezzo quasi di tempo perso. Stanno cercando di ricattarci. Questo è tutto”.
“Abbiamo dovuto mandare una vagonata di carte, perché vogliono fare gli accordi a due: Regione-Ministero. Bene. Le carte le abbiamo mandate e, dal giorno 12, aspettiamo quando si decidono a rendere operative queste risorse. Pensano di creare una Zes (zone economiche speciali – ndr) unica per il Mezzogiorno. La Campania è la prima regione che ha proposto le Zes ed ha realizzato una guerra. Ha funzionato benissimo. Abbiamo fatto insediamenti per quasi un miliardo e mezzo di euro. Che cosa hanno deciso questi squinternati del centro destra?”.
“Portiamo tutto a Roma. A Roma creiamo una struttura di 60 persone, che dovrebbero decidere, da Roma, le istruttorie che riguardano le imprese di tutto il Mezzogiorno d’Italia. Questi sono pazzi da legare. Moriranno di burocrazia, non concluderanno niente. Provate a immaginare. Arriva a Roma, in un Ministero, un progetto, sul quale bisogna fare un’istruttoria. Qui facciamo fatica, a livello regionale, a conoscere i territori, a seguire i problemi, a seguire i contenziosi fra le imprese, i Comuni, le Province, i ricorsi che vengono proposti al Tar, i pareri delle Sovrintendenze, che a volte avvengono e a volte no, perché anche le Sovrintendenze sono state sguarnite di personale. Da noi, che stiamo sul territorio, diventa difficile governare i progetti. Figuratevi da Roma”.
“Voi avete presenti i Ministeri romani? Voi troverete, se andate lì, in una stanza buia, al Ministero per il sud, seduto su una poltrona di finta pelle, con i braccioli consumati, un signore. Questo burocrate, che sta lì, se ne infischia di Benevento, di Napoli, di Salerno. Se c’è un pelo che non va, una responsabilità personale che deve assumere, tempo perso. Nessuno decide niente. Mettere a posto le carte: questa è la filosofia che hanno a Roma. A Roma, i burocrati non hanno, come unità di misura del tempo, le ore, i mesi, gli anni, ma hanno, come unità di misura, le epoche geologiche”.
“Noi dovremmo decidere, con la struttura ministeriale, di aprire i cantieri a Benevento, in Irpinia, nel Sannio. Ma sono cose da pazzi. Però loro contano, in questo modo, di poter decidere da Roma quali sono le imprese da finanziare e quelle da non finanziare. Non hanno, neanche lontanamente, il senso delle istituzioni, che, con tutti i limiti, avevano le grandi forze politiche del nostro Paese. Questo, per quanto riguarda il sud. Dunque, dobbiamo fare una battaglia per sbloccare queste risorse. Quando viene qualche confratello di Fratelli d’Italia ditegli: dammi una data per sapere quando arrivano questi diavoli di soldi? La motivazione è che noi dobbiamo trovare le coerenze tra gli interventi PNRR, quelli di sviluppo e coesione e quelli dei ministeri”.
“Un altro grande capitolo è quello che riguarda la sanità pubblica. Questi hanno deciso di smantellare la sanità pubblica. Questa è la verità. Le ultime notizie che leggevo in viaggio per Firenze facevano riferimento a un finanziamento di 3 miliardi di euro. Con tre miliardi di euro, noi non copriamo neanche i rinnovi contrattuali del personale medico, infermieristico, tecnico, di laboratorio e amministrativo. Vi ricordo che non hanno ancora restituito alle Regioni quanto ad esse dovuto. Alla RegioneCampania non hanno restituito i 200 milioni di euro, che abbiamo anticipato con i fondi di bilancio nell’epoca Covid. La presidente del Consiglio ha detto che noi dobbiamo risparmiare e che ci vuole rigore. Ditelo ai vostri amici di Fratelli d’Italia quando chiedono al governo l’apertura, nei territori, dei Pronto Soccorso, degli ospedali. Amici di Fratelli d’Italia andate a dirlo al ministro della Salute, che è del vostro partito. E’ chiaro che oggi chi dirige una struttura sanitaria fa fatica a organizzare i turni nei Pronto Soccorso. Facciamo i concorsi per assumere personale nell’emergenza-urgenza e non partecipa nessuno. E’ chiaro!? Perché occorre un adeguamento salariale, perché non puoi pagare, nel Pronto Soccorso, nello stesso modo, quello che è esposto a rischi personali e chi magari sta in un ufficio in una posizione sicuramente non rischiosa”.
“Allora, qui noi dobbiamo fare una battaglia a fondo. Sanità pubblica significa eliminare le liste di attesa, significa non creare difficoltà alla povera gente, significa salvaguardare la vita delle persone. Questa è la priorità assoluta. Più della vita non c’è nulla che abbia maggiore priorità. Allora, qui dobbiamo fare una battaglia, e qui dobbiamo sapere che c’è uno degli squilibri più vergognosi tra nord e sud. Sapete qual è la percentuale di dipendenti pubblici ogni mille abitanti? Vi do i dati di alcune regioni principali. In Campania, siccome la fase del commissariamento della nostra Regione ha determinato un blocco del turnover per 10 anni, ma poi anche dopo ci hanno rotto le scatole, abbiano 10,9 dipendenti per ogni mille abitanti. In Emilia Romagna vi sono 18,2 dipendenti per ogni mille abitanti. Quasi il doppio della Campania, in una regione che ha un milione e mezzo di abitanti meno di noi. In Lombardia, vi sono 15 dipendenti ogni mille abitanti”.
“Siamo la Regione d’Italia che ha la percentuale più bassa di personale, così come siamo la Regione d’Italia che ha la quota più bassa nel riparto del fondo sanitario nazionale. E qui hanno fatto finta di non vedere il problema tutti quanti: centro, destra e sinistra, per anni, compreso Speranza, con cui ho combattuto tre anni, e non ha mosso un dito. Dobbiamo avere l’onestà intellettuale anche di dire quanti fallimenti abbiamo prodotto noi, dopo dieci anni di governo”.
“Bene. Allora, questa è un’altra emergenza. Tra poco, dovremo fare il riparto del fondo sanitario nazionale. Vediamo se i vostri confratelli di Fratelli d’Italia ci aiutano a fare questa battaglia. Io, a un sottosegretario della Lega, Claudio Durigon, che ho incontrato a Napoli a un dibattito, ho detto: Durigon, guarda, se tu mi fai arrivare i fondi di sviluppo e coesione, noi ti facciamo un monumento a piazza del Plebiscito, indipendentemente dal fatto che sei della Lega. Vogliamo vedere quando diavolo si decideranno a sbloccare questi fondi. L’agenzia per la coesione, sciolta; PNRR, centralizzato a Palazzo Chigi; fondi per lo svliuppo e coesione, centralizzato a Palazzo Chigi; Zes unica per il Sud, centralizzata a Palazzo Chigi. Questo è il governo che avrebbe dovuto essere un governo in grado di sburocratizzare l’Italia, di asseverare la spesa, di aprire i cantieri, di creare economia, di creare lavoro. Non ci siamo”.
“Quello che a me fa male, è dover ascoltare, ogni volta, quando racconto questi dati, che sono incontestabili, la domanda che mi fanno anche persone amiche: “Tu ha ragione, ma l’alternativa qual è? (allusione al Pd? – ndr)”. Non voglio fare nomi”.
“Il presidente mette sempre passione nelle sue analisi, ed è particolarmente significativo il monito che arriva anche al Pd da una piazza del Sud”, ha osservato l’intervistatore, il quale,introdotto il problema del numero chiuso per accedere alla Facoltà di Medicina, ha raccontato l’esperienza cui è andata incontro sua figlia. Infatti, l’intervistatore, nell’invitare De Luca a rispondere, avrebbe chiesto a sua figlia: “Ma è vero che tra le domande dei quiz vi era quella su come coltivavano i pomodori gli Atzechi?”.
De Luca, a questo proposito è andato su tutti le furie, sostenendo che di fronte a una carenza di medici sul piano nazionale non vi dovrebbe essere alcuna selezione per accedere alla Facoltà di Medicina, anche perché, chi si iscrive oggi a Medicina, sarà medico fra 6 anni, mentre i medici in servizio vanno in pensione.
De Luca ha poi raccontato che le risposte positive ad alcuni quiz hanno un punteggio maggiore rispetto ad altri, per cui, se si dà una risposta sbagliata a quiz di minore importanza, il candidato riesce comunque a superare la prova. “Questa selezione è il simbolo dell’Italia del camorrismo in doppio petto (quello del “baroni” della medicina? – ndr) e dell’Italia delle corporazioni. Io ho cominciato ad affrontare questo problema, partendo non dalla Facoltà di Medicina, ma partendo dagli psicologi. Voi sapete che abbiamo approvato, come Regione Campania, unica Regione d’Italia, una legge per inserire psicologi nei distretti delle nostre aree. Così abbiamo scoperto, un po’ alla volta, che ogni psicologoaveva in cura un ragazzo o una ragazza, impegnato nella preparazione dei test. Abbiamo, così, verificato che stiamo mandando in depressione, ogni anno, 40-50mila giovani. Ora qual è la situazione? Arrivano i ragazzi all’ultimo anno di un Istituto superiore. Sono costretti a chiudersi in casa per prepararsi all’esame di Stato. E devono poi preparasi per il primo test di quiz, che si svolge a febbraio-marzo, e per il secondo, che si svolge a luglio. Cioè, abbiamo decine di migliaia di ragazzi che vanno in depressione, che perdono i rapporti sociali, e che, poi, quando non superano l’esame dei quiz, vanno in crisi, vinti da un complesso di inferiorità”.
De Luca si è intrattenuto abbastanza sull’argomento, sostenendo che vi sono migliaia di famiglie italiane che mandano i propri figli a studiare Medicina all’estero, e particolarmente in Bulgaria, in Romania, in Albania, dove pagano, per ogni corso di formazione, 5000 euro per ogni figlio, mentre la Calabria ha reclutato medici da Cuba. Ha riferito poi che, mentre era a Firenze in mattinata, gli hanno inviato un post del 2019 della Meloni, la quale dice che una ragazza è venuta dall’Albania, dove studia Medicina, per votare per lei. “Il primo impegno che prendiamo”, avrebbe detto Meloni, “è quello di aprire la Facoltà di Medicina”. Meloni, ti vogliamo bene”, ha esclamato De Luca, “ti prendiamo sul serio. Togli i test. Ma il soggetto non brilla, per coerenza personale. E’ la stessa che diceva che l’Europa era una banda di criminali (ma alla Camera, quando era all’opposizione, la Meloni ha detto pure che “sono strozzini” in Europa, quell’Europa, dalla quale sul finir del 2019, l’allora premier Giuseppe Conte è riuscito ad ottenere 209 miliardi, che rischiamo di non spendere tutti con il PNRR, dei quali più dei due terzi a fondo perduto e l’altro terzo da pagare comodamente nel corso di decenni ad un tasso di interessi poco superiore allo zero – ndr) e poi l’avete vista a passeggio con lapresidente Ursula von der Leyen, sotto braccio, come due compagne di merenda”.
De Luca ha detto molto altro in merito. Ma noi, anche per non tediare i nostri lettori, vogliamo pubblicare quello che ha detto De Luca su altri temi.
L’intervistatore, posto in evidenza il rapporto di De Luca con il suo territorio, ha chiesto “come il Sannio può recuperare i ritardi su infrastrutture e servizi?”, aggiungendo: “Qual è l’impegno della Regione?”.
“Premesso che, ovviamente, questo è l’unico governo, quello nostro, che ha garantito attenzione alle aree interne, delle quali se ne sono infischiati tutti quanti. Sono stato all’assemblea della Confindustria di Benevento. Ho ascoltato la relazione di Vigorito(a proposito voglio fare un in bocca al lupo al Benevento), che al Vomero ha realizzato l’impianto più bello che ci sia in Campania. Decine di campi sportivi, piscine, palestre, una cosa incredibile, è una qualità anche architettonica. Ovviamente, il presidente Vigorito ci guadagna. Credo chi ci siano 5.000 iscritti. Ci sono stati problemi, ovviamente, nel periodo Covid. Ma devo fare i complimenti: è la più bella struttura polisportiva che abbiamo in tutta la regione Campania”.
“Chiusa la parentesi. Siamo andati all’assemblea per raccogliere, ovviamente le sollecitazioni. Allora, rispetto alla cose di cui ho parlato prima, aspettiamo i finanziamenti di sviluppo e coesione per avviare i cantieri. Ci sono poi tutta una serie di cantieri, che sono aperti, per un importo, sulla viabilità, per mezzo miliardo di euro. Fondo valle Avellino-Cervinara; tangenziali interne, terzo lotto, 119 milioni di euro; strada statale a scorrimento veloce Caserta-Benevento, primo tratto, 148 milioni di euro, soggetto attuatore l’Anas, ma la Regione fa la programmazione. La realizzazione della Caserta-Benevento ha due tratti: Caserta-Paolisi e Paolisi-Benevento. E’ stata fatta la gara, per un valore di 9,300 milioni, per realizzare gli ultimi 2.600 metri, per collegare la fondo Valle Isclero alla statale Appia. Per la Fondo Valle Vitulanese, 45 milioni di euro, è stata fatta la gara, ma pende un ricorso al Tar. Per la Fondo Valle Tammaro, 44 milioni di euro, è in corso la gara, soggetto attuatore Comunità Montana Titerno-Alto Tammaro. Consorzio Asi Benevento, 3,800 milioni di euro, soggetto attuatore Consorzio Asi. Interventi ferroviari, 150 milioni, più 45 per il materiale rotabile. L’ammodernamento dell’infrastruttura EAV sulla linea ferroviaria Cancello-Beneventoè interrotto. Abbiamo discusso sul trasferimento di questa linea alle Ferrovie dello Stato. Ma le ferrovie delle Stato hanno detto: “Non se ne parla proprio, finché non fate i lavori di consolidamento e di ammodernamento degli impianti per la messa in sicurezza. Dopo possiamo ragionare”. Quindi, noi dobbiamo prima eseguire questi interventi per ammodernare la linea”.
“Allora, gli interventi che riguardano l’EAV: adeguamento della linea Benevento-Cancello. 30 milioni di euro, trazione elettrice stazione Benevento Appia, 3 milioni di euro. Nel PNRR, è stato richiesto e finanziato, questa volta, per 109 milioni di euro, la linea Benevento-Cancello che prevede l’adeguamento agli standard delle Ferrovie dello Stato e la soppressione di molti passaggi a livello. Inoltre noi investiamo, come Regione, 45 milioni per l’acquisto di 9 treni nuovi sulla linea, che abbiamo già consegnato qualche anno fa. L’ultimo lo abbiamo consegnato nel 2020”.
“ Per le risorse idriche, abbiamo fatto un miracolo. Siamo riusciti a fare la gara nei tempi previsti dal PNRR. Questo è il più grande investimento che c’è in Regione Campania. 700 milioni di euro. Le risorse sono divise a metà, tra il Ministero delle Infrastrutture e la Regione Campania. Ovviamente, noi attribuiamo all’intervento sull’utilizzo delle acque della diga di Campolattaro un valore strategico. Come sapete, abbiamo varato il piano per l’autonomia idrica della regione Campania. Cioè vogliamo, nell’arco di 3-5 anni, rendere autonoma la Campania, per quanto riguarda la fornitura di acqua potabile, di acqua per uso agricolo, di acqua per uso industriale e per i servizi”.
Che l’acqua della diga sia destinata all’uso agricolo, industriale e per i servizi, indubbiamente è ciò che si attendeva il Sannio e parte del territorio campano. Ma la sua destinazione all’uso potabile è qualcosa che i cittadini, costretti a bere acqua di fiume, non possono accettare. E vero, che con la diffusione dell’uso dell’acqua minerale nello stomaco entra acquabatteriologicamente pura, non trattata con cloro, ma c’è ancora chi non si può permettere di bere acqua minerale. Chi scrive, nel 1975, ha bevuto, in un ristorante di Firenze, acqua dell’Arno, potabilizzata con la stessa proceduta con cui si vuole potabilizzare l’acqua della diga di Campolattaro. Quell’acqua, che sapeva più di cloro che di acqua, Presidente De Luca, era una schifezza, come schifezza era l’acqua che, sempre chi scrive, ha dovuto bere nel Metapontino, nei primi anni ’90. L’acqua di sorgente era miscelata con quella, potabilizzata, della diga di Senise, che approvvigionava, e approvvigiona ancora il Tarantino, in quanto la conduttura esiste ancora. Eppure la Basilicata è una delle prime regioni d’Italia ad avere acqua potabile in grande quantità. Poi c’è chi dice che i rifiuti fognari, e il Tammaro, a monte della diga, raccoglie rifiuti fognari, non scompaiono del tutto dal processo di potabilizzazione.
“Comunque state bene come investimenti”, ha proseguito De Luca.
Poi, l’intervistatore ha domandato: Tra due anni si vota per le regionali. Non le chiedo la stucchevole polemica sul terzo mandato. Purtroppo le dico che il centro destra potrebbe mettere in campo il ministro Sangiuliano. Ecco, lei sarebbe pronto a sfidarlo?
“In bellezza con Sangiuliano? Noi siamo pienamente in campo. Io ho detto che questa è una imbecillità, che hanno inventato alcuni esponenti del Pd di Napoli. La cosa è incredibile, perche c’è il mio collega, presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che è al terzo mandato, senza che nessuno abbia mosso una eccezione. Ovviamente, ogni persona ragionevole capisce che può essere troppo anche un solo mandato, se, chi mandiamo a governare, si rivela poi un imbecille, che non decide niente, così come può essere utile prolungare il mandato, se hai un programma che prevede la realizzazione di 15 ospedali nuovi, il rinnovo di tutto il parco dei mezzi di trasporto. Non abbiamo ereditato, né un pullman, né un treno quando ci siamo insediati. Abbiamo realizzato 15 invasi collinari e il completamento della diga di Campolattaro. Noi dobbiamo fare ancora il piano paesaggistico della fascia costiera. Abbiamo perso 7 anni di tempo con il Ministero dei beni culturali. Allora, io credo che sia opportuno partire dai problemi per decidere quello che dobbiamo fare. E’ chiaro. In ogni caso, l’ho già detto: io, per decidere quello che debbo fare, non chiedo il permesso a nessuno. Va Bene? Solo ai cittadini della Campania, che hanno nelle mani la possibilità di decidere da chi diavolo essere governati. Vi ringrazio ancora. Mettetevi a lavorare. E dobbiamo prepararci, al di là della Campania, a fare in modo che in Italia ci sia un governo in grado di garantire alle giovani generazioni un futuro di lavoro e non un futuro di emigrazione, come avviene ancora oggi”.
Giuseppe Di Gioia