“Altra Benevento”: Invaso di Campolattaro, poca acqua per l’agricoltura e acqua pessima a Benevento
Tutti esultano per l’appalto dei lavori all’invaso di Campolattaro che deve servire acqua piovana con reflui fognari non depurati, impossibile da potabilizzare, alla città di Benevento e alle province di Caserta e Napoli in sostituzione di quella del Biferno. Pochissima risorsa destinata alla irrigazione agricola ma le associazioni dei coltivatori continua ad alimentare strumentali speranze.
Domani ennesimo tour politico a Campolattaro per esaltare il progetto, da poco appaltato, per l’utilizzo dell’acqua raccolta nell’invaso che da diversi anni viene presentato come il più importante per lo sviluppo sociale, civile ed economico del Sannio.
Tutti gli amministratori e politici locali, però, abbagliati dal luccichio dei 700 milioni di finanziamenti regionali e ministeriali, non spiegano che cosa prevede il progetto.
Recentemente le associazioni degli agricoltori hanno espresso qualche perplessità ma solo per chiedere alla Provincia di sottoscrivere inutili protocolli di intesa per creare reti irrigue al fine di aumentare il quantitativo di acqua per irrigare i campi.
Sono promesse assolutamente irrealizzabili perché l’invaso, riempito fino alla quota massima,consentirà di utilizzare solamente 25 milioni di metri cubi di acqua all’anno per irrigare 15.000 ettari tra la valle telesina e la provincia di Caserta.
Non ce ne saranno altri, il progetto non prevede affatto, nonostante le promesse del presidente della provincia Nino Lombardi, di aumentare quel quantitativo e quindi è assolutamente inutile e fuorviante chiedere la realizzazione di altre reti per la piana di Benevento o altre zone del Sannio.
Anche gli agricoltori della valle Tammaro che ospita l’invaso, non utilizzeranno neppure una goccia di quell’acqua che attraverso una galleria sotterranea sarà convogliata a Ponte e poi nella valle telesina.
Se le associazioni dei coltivatori e i sindaci del Tammaro leggessero il progetto invece di limitarsi ad ascoltare estasiati le chiacchiere degli amministratori della provincia di Benevento e della Regione Campania, scoprirebbero che all’agricoltura è destinata poca acqua perché 29 milioni di metri cubi saranno utilizzati ogni anno, in estate, per servire la città di Benevento e le province di Caserta e Napoli.
Il progetto elaborato dalla società Acqua Campania spa per conto della Regione precisa che per consentire alla Regione Molise di tagliare nei mesi estivi la fornitura dal Biferno, sarà potabilizzata (dovrebbe) gran parte dell’acqua dell’invaso e servita al capoluogo del Sannio e alle popolazioni casertane e napoletane.
Si tratta di acqua di pessima qualità perché l’invaso raccoglie liquami da fogne senza depuratori, aree industriali, allevamenti zootecnici, impianti per il trattamento dei rifiuti, come quello puzzolente di Sassinoro, con una concentrazione “entro i limiti di potabilizzazione” secondo i progettisti, misurati, però, quando la diga conteneva 100 milioni di metri cubi di risorsa.
E’ evidente che nei mesi estivi, quando l’invaso conterrà 60 milioni di metri cubi di acqua, a causa della siccità, la necessità di fornire al fiume il “minimo vitale” e il prelievo per l’uso irriguo, la concentrazione degli inquinanti supererà i limiti e quindi non avrà i requisiti per la potabilizzazione.
Questo sarà il risultato dei 700 milioni da spendere per un appalto che al momento non tiene conto neppure della accertata frana in movimento sulla sponda destra, che fornirà poca acqua per le esigenze dell’agricoltura perché dovrà servire in estate alle province di Caserta e Napoli ed alla Benevento città, acqua di pessima qualità al posto di quella buonissima del Biferno.
Anche di questo si sarebbe potuto discutere nell’ultimo consiglio comunale ma le opposizioni consiliari si sono limitate a criticare, giustamente, la prevista privatizzazione della società che dovrebbe gestire l’acqua della diga, senza fare alcun cenno al disastroso progetto di Acqua Campania, appena appaltato, che secondo il sindaco Mastella risolverà i problemi idrici di Benevento.
Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”