Al settimo festival del BCT, ricordata Anna Magnani mentre Marco Bellocchio parla dei suoi film impegnati
Con Micaela Ramazzotti ed il ricordo di Anna Magnani, in occasione dei cinquant’anni dalla morte, è iniziato l’atteso Festival, a cura del direttore artistico, Antonio Frascadore.
L’omaggio alla grande attrice è pienamente riuscito. Attraverso la presentazione della Ramazzotti e con la visione di alcuni brani dei film più belli dell’attrice, a cominciare da “Roma Città Aperta”, diretta nel 1945 dal regista Roberto Rossellini, con la drammatica uccisione della protagonista, al film “Bellissima”, del 1951, in cui Magnani interpreta il ruolo di un madre, in cerca di notorietà per la propria figlia.
Ramazzotti ci ha ricordato l’attrice nel film “La rosa tatuata” , con Burt Lancaster, diretto da Daniel Mann, che le valse l’Oscar, quale migliore attrice protagonista, nel 1956.
Nel 1960 interpretò insieme a Totò, “Risate di gioia”,
“Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini nel 1962 segnò il suo confronto con il grande regista e non dobbiamo trascurare l’attività teatrale, una per tutte, l’interpretazione ne ”La lupa” , scritto da Giovanni Verga e diretta da Zeffirelli, nel 1965 .
Con il passare degli anni non accettò però alcun copione se non le piacesse la trama e se non fosse stata adatta a lei, come quando rifiutò 100 milioni di lire, ma non volle recitare accanto a Jerry Lewis e Tony Curtis, nel film “Boeing, boeing”, del produttore Hal Wallis.
Tra le tante dediche, canzoni e riconoscimenti vi è anche una curiosità: le è stato dedicato un cratere su Venere, pianeta dell’amore, di 26 km, oltre al successo di critica e di pubblico. Si era sposata con Goffredo Alessandrini nel 1935, ma poi lo aveva lasciato per Massimo Serato, da cui ebbe il suo unico figlio Luca, che le fu vicino insieme a Roberto Rossellini, negli ultimi istanti di vita.
Ricordo l’annuncio che ne fu dato alla Televisione, il 26 settembre del 1973, quando Nicoletta Orsomando, la mezzobusto della TV di Stato (Rai), annunciò la proiezione del film, “Bellissima”, dicendo: “Con questo film Anna Magnani si congeda dal pubblico” . La grande Nannarella, si era spenta a soli 65 anni.
Sempre in Piazza Roma interessantissimo è stato l’incontro con il M. Marco Bellocchio, autore di grandissimi film. Egli è stato educato dai Salesiani e si definisce non credente, forse nel suo ultimo film, “Rapito”, un po’ vi è questo momento autobiografico, l’educazione ricevuta in un centro cattolico.
I suoi esordi si rifanno agli anni sessanta, con il suo primo film “I pugni in tasca”. Oggi, all’età di 83 anni, ci ha parlato dei suoi prossimi film, che vorrà girare, uno sulla vicenda di Enzo Tortora ed un altro sul radicale, Marco Pannella, con il quale aveva condiviso nel 2006 la candidatura nelle liste della Rosa nel Pugno.
Ha ottenuto tanti riconoscimenti, quali, nel 2011, l’Alabarda d’oro alla carriera per il cinema, il Leone d’Oro alla carriera, dalle mani di Bernardo Bertolucci.
Tra i film più recenti di grande interesse storico e politico nel 2019 gira “Il traditore”, incentrato sulla vicenda di un grande collaboratore dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Tommaso Buscetta, interpretato da Pierfrancesco Favino, con Luigi Lo Cascio. Per questo film ha ottenuto il riconoscimento quale Miglior Film, Miglior Regista, Migliore sceneggiatura.
Nel 2021 ha girato “Marx può aspettare” , definito Film dell’anno. Nel 2022 ha girato “Esterno notte”, dove ha raccontato il rapimento di Aldo Moro.
I suoi prossimi film saranno seguiti, sicuramente, come sempre, con grande interesse, come è accaduto per la storia di Edgardo Mortara, rapito all’età di meno sette anni, perché ebreo, battezzato di nascosto dai genitori, dall’allora serva della famiglia, la cattolica Anna Morisi, interpretata da Aurora Camatti.
Il bambino, come era d’uso, era stato rapito per convincere i genitori e di familiari a convertirsi al cristianesimo, ma così non fu, Edgardo si convertì invece al cristianesimo, tanto da diventare un missionario e morì a Liegi in Belgio, all’età di 91 anni.
Bellissimo e bravissimo il piccolo che ha interpretato Edgardo, Enea Sala, lineare e comprensibilissima l’evoluzione degli eventi che vanno dal 24 giugno 1858, giorno del rapimento, eventi che si sviluppano di pari passo con la storia dell’unità d’Italia. Quattro giorni più tardi il piccolo viene colpito dall’immagine del crocifisso, di quest’uomo inchiodato, morto sulla croce, che una notte immagina di liberare dalla stessa. Bologna nel 1859 insorge contro il Papa e l’anno dopo il 30.06.1860 inizia da parte del Regno d’Italia il processo contro Padre Feletti, (Fabrizio Gifuni), capo del Santo Uffizio dell’Inquisizione a Bologna, per il rapimento del bambino.
La difesa non riesce a far condannare il sacerdote e la sentenza di assoluzione viene emessa il 15 febbraio 1860. Dieci anni dopo, il 20.09.1870, con la breccia di Porta Pia, i bersaglieri del Regno d’Italia entrano a Roma, mettendo fine al potere temporale del papa Pio IX, interpretato da Paolo Pierbon.
Il fratello maggiore di Edgardo, facente parte della spedizione, lo invita a fuggire dal luogo in cui si trova, ma Edgardo, interpretato da giovane da Leonardo Maltese, rifiuta di seguirlo, perché profondamente convinto della fede cristiana da lui abbracciata.
Sarà chiamato al capezzale della madre morente, Barbara Ronchi, alla quale vuole impartire il battesimo, quale dono per ricambiarle quello della vita dato a lui, ma la madre sdegnosamente rifiuta dicendo: ” Sono nata ebrea e morirò ebrea”.
Un film di una profonda narrazione, capace di scavare a fondo nella vita di quei tempi e che ha ottenuto ampi riconoscimenti quali quello per miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura.
Maria Varricchio