La presentazione dei 12 finalisti del Premio Strega e la proclamazione della cinquina hanno sconfitto il pericolo di pioggia
Per il terzo anno consecutivo sono stati presentati a Benevento i dodici libri finalisti del premio Strega e raccolti i voti per la scelta dei cinque finalisti, tra i quali sarà poi scelto il vincitore di questa edizione, il prossimo 6 luglio presso Villa Giulia a Roma.
L’emozione è stata tanta, prima per la location scelta, cioè il Teatro Romano, che ha ricevuto i complimenti di tutti gli autori partecipanti, addobbato a meraviglia con bellissimi fiori, tra cui anche la ginestra, diventata un po’ il simbolo della location, mentre il logo di quest’anno è stato realizzato da Elisa Seitzinger, “illustratrice e artista visiva, che vive a Torino, dove lavora. Ha studiato disegno e storia dell’arte in varie città: Firenze, Atlanta, Nizza e Londra. Recentemente dal 2015 al 2020 è stata docente di morfologia e dinamica della forma e iconografia all’Istituto Europeo di Design di Torino. Il suo percorso, ispirato ai codici stilistici dell’arte classica, dell’arte medievale sacra e cortese, della pittura primitiva, delle icone russe e dei mosaici bizantini, parte sempre dal disegno manuale a china, inseguendo una bidimensionalità e una staticità dalla forte carica simbolica”. E’ così che ce la presenta la critica.
Ed infatti il risultato è stato eccellente, la figura della Strega è quasi materna, leggiadra, circondata dai tanti libri, che le occorrono per realizzare i suoi incantesimi, il sole, la luna, le stelle, i segni della vita, che si contrappongono a quello della morte: il teschio.
Il programma è stato presentato da Stefano Coletta, che ha ufficialmente dichiarato di voler lottare contro il cattivo tempo e la pioggia che minacciava di cadere copiosa. Sembra però che abbia portato fortuna il rito scaramantico recitato da Mario Desiato: ”Unguento , unguento portami sul noce di Benevento, supra acqua e supra vento et supre omne maltempo.. “, formula magica che Bellezza Orsini, confessò al giudice della Santa Inquisizione, perché alla fine, in realtà, ci sono state solo pochissime gocce di pioggia e siamo riusciti ad assistere alla manifestazione, senza interruzioni.
La giuria era composta da Desiato, che ha raccolto i voti e proclamato così i finalisti, da Stefano Petrocci, Gabriella Castellati e dal presidente Alberto Foschini.
I testi vincitori sono stati:
“Mi limitavo ad amare te”, di Rossella Pastorino, edito dalla Feltrinelli. Una storia scritta sui bambini di Sarjevo, che non sono riusciti a ritrovare subito i propri genitori e l’autrice si è detta grata al Premio Strega, perché scrivere i romanzi serve a capire le cose.
“Come d’aria” di Ada D’Adona, deceduta ad aprile, a soli 55 anni, edito da Elliot, racconta la storia di una ragazza disabile e di sua madre. Loretta Santini, che ha presentato il libro, ha spiegato che per lo scrittore non basta parlare, ma deve trovare le parole giuste, per metterle a nostra disposizione. Ed in questo è riuscita perfettamente l’autrice, “ha trovato le parole, per metterle a nostra disposizione. L’autrice, D’Adona, quando ha scoperto la sua malattia, ha dichiarato: ”Questo libro lo abbiamo scritto io ed il cortisone”.
E’ stato definito durante la presentazione un libro potente, senza retorica, abruzzese per la sua robustezza. Ed infatti D’Adona ha saputo trovare le parole, per raccontarci un dramma, che aveva accettato.
“Dove non mi hai portato”, edito da Einaudi, scritto da Maria Grazia Calandrone, racconta la storia di una ricerca, quella dei genitori biologici, e l’autrice ha riferito di essere stata: ”Il più obiettiva ed il più feroce possibile. E’ stato simile alla sezione di un cadavere, era necessario fare un quadro, il più ampio possibile“, ed il presentatore, Stefano Coletta, ha commentato: ”Complimenti per questo scavo”.
“La traversata notturna”, edito dalla Nave di Teseo, di Andea Canebbio, è il racconto della ricerca, da parte dell’autore, delle motivazioni che sono alla base della costante depressione di suo padre. “Infatti vedevo mio padre sempre depresso, ho voluto rendere giustizia alla sua storia, ho cercato le tracce nella città di Torino”. Così ci ha spiegato lo scrittore.
“Rubare la notte”, di Mondadori, scritto da Romana Petri, che in realtà ha voluto dedicarlo all’autore de ”Il Piccolo Principe” di Antoine Saint-Exupéry. L’opera letteraria narra la storia di Tonio, innamorato fuso, che va in terapia e con il quale l’autrice si è molto identificata.
Così ci ha presentato il libro la critica: ”Questo libro ci presenta il rapporto madre-figlio, quel rapporto morboso, che non è la madre a crearlo ma il figlio”.
Il ribaltamento – chi protegge, chi veglia – è la più grande vertigine del libro, l’altezza non controllata, la sola altezza che spaventa (in volo Tonio non ha vertigini).
Romana Petri inventa un nuovo genere di biografia letteraria, poiché ella non parte dai dati biografici, Petri parte dall’immaginario per ricostruire la vita dello scrittore, vita a sua volta travisata, romanzata al fine di rendere l’essenziale: l’urto tra quel che si crede che sia, e quel che è, tra origine e fine.
Cuore puro, cuore malato, il Tonio di Romana Petri guarda da più in alto possibile la sorte degli umani e pone le condizioni di una trasformazione rivoluzionaria, più forte del surrealismo, più forte di ogni paura che incatena alla terra, più forte della morte perché i bambini non hanno paura della morte.
La Petri è una scrittrice raffinata, che in trentatré anni di carriera e venticinque libri, non ha mai ceduto alle mode, portando avanti una letteratura personalissima e consapevole.
Vi sono stati tra i dodici finalisti anche altri libri di sicuro successo di pubblico: Igiaba Scego, che ha scritto, “Cassandra a Mogadiscio” (Bompiani), un libro che testimonia come le parole possono esprime ferite. L’autrice ci ha raccontato che non ha figli, ma in compenso molti nipoti, chiarendo che la genitorialità ha molti aspetti. “Le cicatrici che ci sono dentro di noi non sono solo sulla Somalia, ma anche sull’Italia”, ha concluso.
Della stessa casa editrice, Vincenzo Latronico con il suo quarto romanzo, “Le perfezioni”, ha voluto dare importanza al mondo delle piante, utilizzando una dettagliata nomenclatura, che noi non sempre conosciamo. La storia è quella di una coppia che vive a Berlino ed i social occupano un posto importantissimo nella loro vita.
L’autore ha spiegato che nel suo romanzo: ”ci sono moltissime descrizioni, precisando che le immagini, in fondo, sono la cosa più effimera dalle quali siamo sommersi. Hanno un impatto emotivo nel nostro panorama interiore”.
Ancora “La Sibilla, vita di Joyce Lussu” (Laterza), scritta da Silvia Ballestra, che ne ha voluto raccontare la storia dal 1912 al 1998, quella di una poetessa, traduttrice, partigiana, sostenitrice dei diritti delle donne, che si è sempre rivolta ai giovani. L’autrice ha detto di aver realizzato un atto dovuto, dando una sua interpretazione, quale donna a sua volta, trovandosi di fronte ad una personalità, con grande condensato di femminilità.
“Ferrovie del Messico”, scritto da Gian Marco Griffi (Laurana), è stato subito definito un libro di grande fantasia, un’idea letteraria che nasce dalla voglia di raccontare una storia, in cui ci sono molti narratori ed è dunque un romanzo corale.
Gli altri libri, quali quello di Carmen Verde, che si è cimentata nella scrittura per la prima volta, edito da Neri Pozza, “Una minima infelicità”. La storia è quella di Annetta, una bambina piccola e fragile, di fronte alla grandissima figura della madre, che tradisce il marito e sé stessa.
L’autrice ci ha detto: ”Ho voluto mettere in scena la certezza della bambina, che crede di essere lei la causa della tristezza della madre. Attraverso lo sguardo della bambina, ci rendiamo conto che Sofia è una donna cedevole…”
Non dimentichiamo il commovente “Tornare dal bosco”, edito da Marsilio, di Maddalena Vaglio Tanet. La storia racconta il rapporto tra la maestra, Silvia, e la sua allieva, Giovanna, che si è suicidata. La prima sembra essere scomparsa alla tragica notizia, si nasconde, tanto bene, che non riescono a trovarla. Ci riuscirà Martino, un bambino trasferitosi lì dalla città, per motivi di salute, che le porta da mangiare…, una storia che aveva ascoltato da bambina. “Avevo capito solo da grande che cosa era successo” ci dice, “Il motivo era stato il suicidio di una sua allieva, si era dunque sentita da adulta, quale era, incapace o indegna di vivere”.
La casa editrice Bollati Boringhieri ci ha presentato “ Il continente bianco” di Andrea Tarabbia, che secondo il commento del presentatore è un romanzo duro di una coppia in cui l’uomo vive nel conflitto del male. “Volevo fare un libro elegante, sul potere che, ognuno di noi, esercita”. Ha voluto fare un riferimento alle bande neofasciste che oggi circolano nel paese e guarda al pericolo come ad un momento in cui c’è la volontà di guardare cosa succede, in quel momento.. .
Interessante anche l’intervento di Giuseppe Davino, il quale ha ricordato che, benché non sia nato a Benevento, ha voluto comunque sottolineare” il connubio con la città, dove – ha detto – “ho trascorso molto tempo. Facciamo parte, ha continuato, di questa terra”.
Significative sono state le parole di Melania Mazzucco, scrittrice intervenuta nella presentazione dei finalisti, la quale così si è espressa: ”La Pandemia ha cambiato il modo di scrivere, ritroviamo nei testi, molti attraversamenti interni. Essi sono nati dal trauma della pandemia, quale percezione di una ferita. Abbiamo bisogno di confrontarci, con quanto abbiamo vissuto. Tutti i libri, ci fanno capire il dolore vissuto e descritto“.
Partners da alcuni anni la BPER Banca, che tramite il suo delegato, Giancarlo Ventimiglio ha esposto l’impegno del suo Istituto per l’incremento della cultura, attuato grazie ad un tour,quest’anno di 24 tappe, realizzate allo scopo di dialogare con il territorio. Ha definito la “nostra banca, come la risultanza di un processo di integrazione”. Infatti, “la comunicazione con il territorio è un ritorno alle origini, e con il suo sostegno economico e culturale dà un segnale concreto: è la Banca del territorio. E’ una scintilla da cui, in fin dei conti, tutto trae origini“.
Ha concluso il suo intervento con un auspicio: ”Continuate a sprigionare scintille culturali”.
La novità di quest’anno è stato il TotoStrega, una vera e propria caccia al nome del vincitore, che ha raccolto ben 3.566 pronostici. Sono previsti dei ricchi premi, per chi non ha indovinato ci sarà un libro in omaggio, ma per chi ha indovinato, oltre al libro, ci sarà anche l’invito per la serata conclusiva, che si terrà, come di consueto, a Roma, a Villa Giulia, il prossimo 06 luglio, e come sappiamo la serata sarà trasmessa da Rai 3.
Ci diamo dunque appuntamento per il 06 luglio.
Maria Varricchio