La malattia, la guarigione e la salvezza nel Dolore e nell’Amore
Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui,
dopo averlo unto con l’olio, nel nome del Signore.
E la preghiera fatta con fede salverà il malato,
il Signore lo rialzerà e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati.
Confessate perciò i vostri peccati gi uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti.
Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza (Gc5,14-16).
Così veniva promulgato da San Giacomo Apostolo il settimo Sacramento, l’Unzione degli Infermi.
Nel Vangelo di Matteo, Gesù, che “ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”, comanda ai discepoli: guarite gli infermi! e in Marco, gli Apostoli ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
Nella sua autorevole riflessione sulle malattie e il dolore dell’uomo, San Giovanni Paolo II ha affermato: Ogni uomo può diventare nella sua sofferenza partecipe della sofferenza redentivadi Cristo.
Fra tutti i Sacramenti finiti nella “baldoria” pastorale, “L’Unzione degli Infermi” ha subito un destino di radicale svalutazione e, privata della sua straordinaria potenza di guarigione, è stata consegnata prevalentemente al momento estremo, terminale dell’esistenza, quando l’autocoscienza dell’agonizzante è offuscata, rinchiusa frequentemente nell’impossibilità di ascolto e di relazione.
La persona è essenzialmente “unità di anima, corpo e spirito”, per cui “tutte le malattie hanno origine dal comportamento dell’anima e dello spirito”. E il primo passo che fa cadere l’uomo nel male è “la mancanza d’amore”, che, a sua volta, determina l’indebolimento della fede e il disgregarsi della speranza.
L’uomo finisce col chiudersi nel labirinto del suo volere egoistico e concupiscente e con l’arrendersi al potere del demonio, del mondo e della carne.
La malattia è un evento doloroso dell’anima quando non ama e dello spirito quando non discerne con umiltà, per cui prevale la menzogna sulla verità, il male sul bene, la morte sulla vita.
L’Unzione degli Infermi è, invece, un evento di “guarigione totale” con effetti spirituali e corporali.
Ecco perché il Ministro del Sacramento applica l’olio sulla fronte – l’uomo pensa – e sulle mani – l’uomo agisce – e pronunzia la formula: Per questa santa Unzione e la sua piissima Misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi.
Può avvenire così una trasfusione mirabile, sublime, reciproca:Tutto ciò che Cristo ha vissuto, Egli fa sì che noi possiamo viverlo in Lui e che Egli lo viva in noi.
E ognuno di noi può dire: … non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me.
La Benedizione trinitaria, donata dalla sacra Unzione, se accolta con fede e gratitudine, comunica ed imprime nella nostra “volontà” il sigillo della Divina Potenza del Padre, nell’ “intelletto” il sigillo della Divina Sapienza del Figlio, nella “memoria” il sigillo del Divino Amore dello Spirito Santo.
Cadranno così le durezze e le miserie del cuore, svaniranno le superbie e le presunzioni dell’intelligenza, perderanno la presa soffocante sull’io le avidità, le seduzioni carnali e mondane e l’esecrabile bramosia dell’oro; e nel “vuoto” dell’io, risanato e purificato da ogni infermità spirituale e corporale, può entrare il “tutto” di Dio e sarà la “fusione” tra il nulla della creatura umana e l’infinito eterno Amore: Mio sei Tu e Tuo sono io!
E’ la Vergine Santissima, Madre di Gesù e Madre nostra, “Salute degli Infermi”, a generare Gesù in noi per adorarlo, amarlo e glorificarlo e poter vivere nel Divino Volere, immersi nella Vita primaria dell’Amore, della Misericordia e del Perdono. Solo quando rinchiudiamo nell’adorabile Cuore Materno le pene, i timori,
le debolezze e tutto l’essere nostro, come in un luogo di rifugio, possiamo rinunciare alla nostra volubile volontà e vivere compiutamente nella Volontà di Dio.
Quando nel Dolore e nell’Amore, il cuore affranto e umiliato invoca il soccorso dell’Unzione sacerdotale e si riscalda e si apre alla forza suprema dell’Amore nella Creazione, nella Redenzioneb e nella Santificazione, si trasforma e si rinnova e può esultare in un “Bagno di Luce” e prorompere nel personale “Magnificat”:
L’anima mia magnifica il Signore,
il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore
affinché possa, la mia anima, il mio corpo, il mio spirito,
disintegrarsi dal male per fare emergere il bene.
Sono figlio del Dio Vivente, la Divinità di Dio è in me,
non per eliminare l’umanità,
ma per fondersi in una sola realtà …
Davide Nava