Le istituzioni non rispettano la stampa

 Nessuno, tra coloro che fanno informazione, si è finora posto il problema di come viene trattata la stampa accreditata alle varie manifestazioni. Quando un operatore dell’informazione, accreditato ad assistere ad un qualsiasi evento, chiede a chi è preposto al servizio d’ordine quali posti sono riservati alla stampa, ha buoni motivi per aver contezza della considerazione in cui vengono tenuti i giornalisti.

  Infatti, a questo punto, gli operatori dell’informazione hanno la conferma che ad 6essi sono stati riservati i posti peggiori. Chi scrive, spesso, cogliendo la distrazione del servizio d’ordine, cerca di trovare qualche posto migliore tra il pubblico, convinto che il giornalista non debba soltanto commentare l’evento, ma tutto ciò che avviene durante il suo svolgimento: gli umori e il gradimento del pubblico, l’attenzione che il pubblico riserva all’evento, con qualche commento spontaneo, e la rispettiva partecipazione. 

  Questo comportamento viene riservato alla stampa, spesso, anche per gli spettacoli che hanno luogo al Teatro Romano, se gli spettacoli hanno una rilevante partecipazione di pubblico.  Nei casi in cui, per fortuna pochi, sono stati previsti, in quel Teatro, posti numerati, non è stato possibile a chi scrive cogliere la distrazione del servizio d’ordine, anche se diversi posti numerati, centrali, erano liberi.

   Riservare posti alla stampa, magari non in un angolino o alla estremità della platea, non significa porre in essere un privilegio, poiché, per il giornalista, partecipare ad un evento è un lavoro, per cui il divertimento è secondario.

   E’ un privilegio, invece, riservare posti di riguardo alle autorità, soprattutto se la partecipazione di questa casta è stata prevista in misura massiccia dagli organizzatori dell’evento. Chi non è più giovane, come chi scrive, ricorda che, negli anni 50 e 60, anche nelle sale cinematografiche, vi erano, in misura assai limitata, non più delle dita di una mano, posti riservati per le autorità. Con il tempo, poi, l’istituzione di questo privilegio è andato scomparendo, forse perché le sale sono diventate sempre meno affollate rispetto a quegli anni.

 Solo Ugo Gregoretti, nel lungo periodo degli anni 80 in cui ha diretto “Benevento Città Spettacolo”, una rassegna inventata da lui, riservava posti di riguardo alla stampa, forse perché, essendo stato anche lui giornalista in Rai, sin da quando l’emittente pubblica ha avuto avvio in Italia, sapeva qual è la funzione dell’operatore dell’informazione.

   Chi scrive ricorda che, in un teatro Massimo affollatissimo di spettatori, si notavano in platea, in terza fila, 7-8 poltrone vuote. Rispetto a chi aveva prenotato il posto senza partecipare allo spettacolo, Gigi Proietti, nel salutare il pubblico, insieme a Gregoretti, prima che si aprisse il sipario, disse: “quelli sono i posti per i critici?”, una domanda, questa, che fu accompagnata da una espressione ironica, ma negativa, del viso del famoso e indimenticabile artista.

   Tra i successori di Gregoretti, c’è stato poi un crescendo di disattenzione per la stampa, sino a snobbarla. Nella  edizione 2022 di “Città spettacolo”, a chi scrive, arrivato con qualche minuto di ritardo, non per colpa sua, allo spettacolo iniziale programmato la sera del 25 agosto nel cortile della Rocca dei Rettori, venne rifiutato l’accesso dal direttore artistico, poiché i teatranti, esibitisi in un “leggimento” invece che in una recitazione dell’opera teatrale, avevano chiesto di vietare l’accesso di pubblico a spettacolo iniziato, se non in qualche interruzione causata da applausi che non ci sono stati. Poi, le donne preposte al servizio d’ordine, “impietositesi”, a metà dello spettacolo, durato complessivamente un’ora, fecero entrare chi scrive e qualche altro spettatore, senza che i teatranti si accorgessero del disturbo.

  Ma è successo anche che il 29 di agosto, nel corso dello spettacolo “PPP3%”, costituito da un monologo di Anna Bonaiuto, chi scrive, seduto nell’estrema destra dell’emiciclo del Teatro Romano, per immortalare con una foto  di prospetto l’attempata attrice napoletana, si è posto di fronte a lei a 4 metri di distanza, un comportamento, quello di chi scrive, che costrinse l’attrice adinterrompere la lettura, sì, perché anche il suo era un “leggimento” piuttosto che una recitazione nello spettacolo dedicato al ricordo di Pasolini.  Secondo quanto è dato di sapere a chi scrive, per il semplice fatto che nella conferenza stampa della mattina del giorno dopo, tenuta, come le altre, davanti a un bar, il direttore artistico dedicò a chi scrive giudizi tutt’altro che lusinghieri, peraltro condivisi dai partecipanti alla conferenza. La interruzione della lettura sarebbe stata determinata dal fatto che chi scrive impediva al pubblico, costituito da non più di 150 persone, di vedere l’attrice. Se chi scrive avesse però trovato posto, insieme ad altri operatori dell’informazione, nella posizione centrale della prima gradinata, avrebbe potuto fare la foto da dove era seduto, senza intralciare sia il pubblico che l’attrice.

  Un’altra persona, che secondo la percezione di chi scrive usa soltanto la stampa, è il sindaco di Benevento, se si considera che più di una volta si è scontrato con qualche giornalista non normalizzato. Le sue conferenze stampa, fatta eccezione per  quelle di fine anno, interrotte durante la pandemia, spesso si riducono in comunicazione ai giornalisti, nel senso che non viene riservato ad essi uno spazio per porre domande.

  Ma l’assurdo sì è verificato nello spettacolo inaugurale della IX stagione dell’Orchestra Filarmonica di Benevento. Arrivato a spettacolo non ancora iniziato nel Teatro Comunale – reso agibilenon da Mastella, ma con il milione di euro  che Umberto Del Basso De Caro aveva fatto stanziare dal MIT al MIBACT-, chi scrive, accreditato, si è direzionato nella platea, pensando che lì gli era stato riservato il posto. Invece, una delle molte ragazze preposte al servizio d’ordine, gli ha detto di trovare posto in un palco al quarto piano (l’ultimo) del Teatro.  Arrivato al quarto piano, altri ragazzi/e, preposti(e) al servizio d’ordine, lo hanno fatto accomodare, insieme ad un’altra giornalista, nell’ultimo palco della estrema destra dell’arco, da dove stando in piedi, dall’alto, si poteva vedere, sul palcoscenico, il pianoforte, la chioma del direttore d’orchestra, il maestro Michele Spotti, e quella delle violiniste sedute nelle prime due file, sempre del palcoscenico.

   In Platea, invece, mentre veniva eseguito dall’orchestra il terzo ed ultimo brano in programma, chi scrive ha potuto notare che almeno 10 poltrone erano vuote, il che stava a significare che nessun’altro spettatore di riguardo, probabilmente non invitato ma di cui si attendeva la partecipazione all’evento, sarebbe andato ad occuparle. Chi scrive ha però visto seduto in platea qualche altri giornalista.  Un comportamento, quello osservato in questo evento dalla OFB, che non trova alcuna spiegazione. Sia chi scrive che la giornalista sistemata in quel palco, constatato che era impossibile, da quella posizione, seguire il concerto, hanno abbandonato il Teatro.

  Anche quando è stato inaugurato il Teatro Comunale il 16 settembre, chi scrive, direzionatosi in platea per prendere posto, è stato bloccato dall’addetto stampa di “Città Spettacolo”, trasformatosi, per l’occasione, in cerimoniere dell’evento, in quanto, a suo dire, i posti in platea erano tutti riservati. Senza difficoltà, poi, chi scrive ha trovato posto in un palco piuttosto centrale del secondo piano. Ma ha potuto constatare che, nel corso della manifestazione, abbondantemente avviata, in platea vi erano, contate, 30 poltrone libere.

Giuseppe Di Gioia

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