Conferenza stampa del Partito Democratico, Camusso: Fratelli d’Italia e Lega in Europa hanno votato contro la parità salariale. L’autonomia differenziata, sostenuta da loro, mira a far star meglio chi già sta bene. Una Italia divisa è una Italia che ha perso tutto.
Nel cortile di Palazzo Mosti, in un’affollata conferenza stampa, il Partito Democratico ha presentato i suoi candidati per le prossime elezioni politiche: Susanna Camusso, già segretaria generale nazionale della CGIL, candidata nel collegio plurinominale del Senato Benevento-Salerno-Avellino-Caserta; il casertano Stefano Graziano, candidato nel collegio plurinominale della Camera dei Deputati Benevento-Caserta; Angela Ianaro, numero 2 della lista guidata da Graziano, seguita dal consigliere regionale Erasmo Mortaruolo; Antonella Pepe, presidente provinciale del Pd,capolista nell’uninominale della Camera Benevento-altoCasertano; Carlo Iannace, candidato nell’uninominale del Senato Benevento-Avellino.
Nel presentarli, il segretario provinciale del Pd, Giovanni Cacciano, ha detto che ci separano 2 settimane dalla chiusura della campagna elettorale per risalire la china, stando ai sondaggi, ma la partita sarà determinata dagli indecisi. Il voto degli indecisi potrà far conquistare al Pd i 60 collegi in bilico per impedire la deriva di destra, ha affermato Cacciano, riportando dichiarazioni di Enrico Letta di qualche giorno fa.
Poi, Angela Ianaro, prima candidata ad intervenire, ha citato il compianto presidente del Parlamento di Strasburgo, David Sassoli: “La speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo ogni forma di ingiustizia”.
Evidentemente, questo passaggio dell’azione politica di Sassoli, che è anche quella del Pd, rappresenta per lei una guida. Infatti,“queste parole rappresentano la sintesi di quanto contenuto nel programma del Partito Democratico, un programma basato sul principio ineluttabile che è quello della pari dignità e di uguaglianza, un programma rivolto a tutti, ma che è rivolto in particolare ai giovani”.
”La nostra priorità sono i giovani, perché i giovani”, ha proseguito la docente di farmacologia presso la Federico II, “rappresentano il futuro. Quando un giovane emigra, sia all’interno del nostro paese che all’estero, si spera sempre che ritorni nel luogo di origine. Il problema è che quando un giovane va via dal nostro territorio, c’è anche la famiglia che lo segue, il che determina lo spopolamento del nostro territorio”.
“I giovani”, ha proseguito Ianaro, “sono quelli che hanno avuto il coraggio, per la prima volta, di mettere al centro dell’agenda politica la tutela dell’ambiente. Sono quelli che hanno puntato il dito contro il pericolo che venisse danneggiato l’equilibrio tra la tecnologia e la natura. Noi abbiamo la responsabilità di assicurare ai giovani un futuro migliore, in modo che possano conservare quella eredità che ci è stata trasmessa, senza dimostrarci in grado di preservarla e di consegnarla ai nostri ragazzi”.
“Il nostro programma”, ha affermato la professoressa Ianaro passando a parlare di un altro argomento, “è basato sulla importanza della cultura come fonte di mobilità sociale. La riforma degli Istituti superiori, di cui è stato un accanito difensore l’on prof. Severino, consente infatti di dare una formazione a seconda delle domanda del mercato del lavoro”.
Di seguito sono intervenuti Erasmo Mortaruolo, che in continuità con la sua azione di consigliere regionale, ha avvertito la necessità di fare politica in modo serio; Antonella Pepe, che ha denunciato lo spopolamento delle aree interne; Carlo Iannace, che ha elogiato Susanna Camusso per il modo come ha diretto la grande CGIL quando ne è stata segretaria generale ed ha, pure lui, avvertito la necessità di dare spazio ai giovani rigenerando così il Pd; Stefano Graziano, che si è dichiarato difensore delle aree interne nel sostenerne lo sviluppo e che, dal 26 settembre, dando per scontata la sua certa elezione, favorita dall’attuale legge elettorale, sarà a Benevento.
Infine, Susanna Camusso ha spaziato sui temi che riguardano il mondo del lavoro.
“Da qualche giorno, ho una frase chi mi frulla nella testa, e cioè che ogni battaglia che non si combatte è una battaglia persa e quella è la sola battaglia persa. Lo dico perché sono mesi che ci dicono che le elezioni non servono, perché tutti sanno già qual è il risultato. E questo ha un senso perché l’operazione che c’è dietro è costruire la sfiducia negli altri (orientare gli elettori, ma anche gli esponenti politici, che si spostano da destra a sinistra, in un momento in cui sono cadute le ideologie, per saltare sul carro del vincitore previsto dai sondaggi – ndr) come se tutto fosse già scritto e deciso, senza combattere per costruire una opinione diversa. Io credo che sia particolarmente importante questo perché noi da tempo siamo in una situazione molto difficile. Mettetevi nei panni di un giovane: nel 2009 c’è stata la più grande crisi finanziaria; nel 2011 il paese ha rischiato di andare in default; poi abbiamo avuto un’altra grande recessione; e poi abbiamo scoperto che avevamo una pandemia, e dietro la pandemia c’è stata la guerra. E adesso si annuncia una crisi energetica che avrà indubbiamente conseguenze economiche. Cioè noi stiamo parlando di una generazione che sta vivendo crisi epocali, con epoche che durano 2-3 anni. E allora forse bisogna che ci proponiamo l’idea che non si può continuare a vivere in un paese che è in continua emergenza , perché, nell’emergenza, le diseguaglianze continuano ad allargarsi, e chi è in difficoltà continua ad essere ancora più in difficoltà”.
“Ed è per questo”, ha proseguito Susanna Camusso, “che io ho avuto la fortuna di fare una vita straordinaria, perché rappresentare i lavoratori e il mondo del lavoro è stata una cosa meravigliosa, ma si incontrano anche controparti non sempre meravigliose, perché quando arrivò la lettera della banca centrale europea sulle condizioni dell’Italia, io mi ricordo chi era il ministro dell’economia (Tremonti –ndr), un ministro che ora ci viene presentato come il nuovo. Però, egli ha fatto delle scelte, che ci ricordiamo tutti, quando siamo finiti sull’orlo del baratro. Ma quel ministro non fece solo errori, non sbagliò solo nel non creare risorse. Fece una operazione scientifica, che portò all’indebolimento sistematico di tutte le pubbliche amministrazioni, determinando nelle amministrazioni locali una impossibilità ad assumere personale. A causa di queste scelte, noi abbiamo una età media degli insegnanti che è di 57 anni. Io ho uno straordinario rispetto delle persone di quella età. Penso, però, che se nella scuola c’è quell’età media, c’è qualcosa che non va, non c’è una prospettiva per la scuola del dopo. C’è stata la scelta di centralizzare le risorse e di negare il diritto delle amministrazioni di avere la possibilità di governare. Chi non spende i fondi strutturali, non è capace di governare”.
Susanna Camusso, andando avanti nel suo dire, ha osservato: “Io non avrei mai pensato che una leader politica (Meloni –ndr)non sapesse che esiste un tema che si chiama vittimizzazione secondaria, un tema che riguarda le donne vittime di violenza, che vengono sbattute sui mezzi di comunicazione di un Paese. Non avrei mai pensato queste cose. Ma non è solo questo. C’è in gioco anche il problema dell’unità di questo Paese”.
“Con l’autonomia differenziata”, ha precisato Camusso, “con l’idea cioè che chi sta meglio deve continuare a stare sempre meglio, non si tiene conto di quali sono i divari. Noi sappiamo che, nel nostro Paese, una decisa politica si gioca nel Mezzogiorno, non si gioca in un’altra parte, si gioca esattamente nel Mezzogiorno. Ci sono qui compagni che mi conoscono da qualche anno. Ebbene, questi compagni sanno che queste cose non le dico oggi, in una campagna elettorale, ma le penso e le ho praticate nel tempo. Io continuo a pensare che una Italia divisa è una Italia che ha perso tutto. Il Mezzogiorno è una grande realtà del nostro Paese, è nel Mediterraneo. Gli altri paesi del Mediterraneo possono mai pensare che la Lombardia e il Veneto possano fare tutto da soli? Pensano invece che non diventano protagonisti dell’Europa degli Stati e dell’Europa dei popoli. Questa è la battaglia che va combattuta”.
“Un’altra cosa che vi volevo rapidamente dire”, ha proseguito Susanna Camusso, “è che il Parlamento Europeo, un mese e mezzo fa, ha votato la direttiva sulla parità salariale. Ci ha messo un po’ di anni, ma alla fine ha votato un atto di grande qualità. Due forze politiche hanno votato contro questa direttiva: una si chiama Fratelli D’Italia, l’altra si chiama Lega di Matteo Salvini. Queste due forze vogliono, quindi, una società che torni alla divisione patriarcale, in cui il mondo del lavoro appartiene agli uomini, mentre le donne devono rimanere a casa. In questo modo viene ancora di più danneggiato il Mezzogiorno, dove vi è il più alto tasso di disoccupazione femminile, dove proprio alle donne bisogna dare risposte ben diverse, considerato che, in questa zona del Paese, le donne, sottopagate, vengono sfruttate. Dico questo, perché, in tutte le domande che mi vengono fatte in questa campagna elettorale, mi si dice: Lei è catapultata qua”.
“Ma se io oggi dovessi dire qual è il mio territorio”, ha precisato Susanna Camusso, “direi che ho imparato a pensare e a ragionare in una logica nazionale, nella convinzione che nessuna delle grandi vertenze che abbiamo fatto poteva essere solo declinata a livello locale, perché non si può. Noi diciamo che, in realtà, già la dimensione di un Paese nazionale è una dimensione troppo piccola per misurarsi con la grandezza dei problemi e con la grandezza dei cambiamenti che abbiamo”.
“Il problema”, ha ancora precisato Susanna Camusso, “è che la domanda che avrebbero dovuto farmi era un’altra, non solo quella che mi hanno fatto invece i compagni e gli amici che ho incontrato, i quali mi hanno detto, ovviamente: “Guarda che abbiamo il tuo numero di telefono, tornerai qui a proporre con noi le iniziative”. Questo è assolutamente scontato. La domanda che avrebbero dovuto farmi in realtà è. “Ma avete la volontà di ricostruire una rappresentanza politica del Mezzogiorno che pensi a livello nazionale?”. Perché questa è la sfida che noi stiamo conducendo, che è quella non della battaglia locale del singolo che prova a rappresentare un territorio, ma quella che dà voce politica al Mezzogiorno, nel senso che si pensa al Mezzogiorno come ad una entità collettiva, non come la somma di piccoli luoghi o di grandi luoghi, ma di luoghi tra di loro distinti. Questa battaglia è essenziale, perché, altrimenti, parole che per noi sono normali: diritto, uguaglianza, diritto universale, beni pubblici, servizi e così via, perdono di significato, in quanto non hanno più quella dimensione nazionale che è la condizione della cittadinanza collettiva”.
“Potrei fare lo stesso ragionamento su tutto il tema fiscale”, ha proseguito Susanna Camusso, “per arrivare esattamente, come dire, a dimostrare come anche quel tema è una scelta di decisione e di separazione del Paese. Ma lo faccio invece su un tema che mi è più caro, che, come potete immaginare, è quello del lavoro. Io sono tra chi continua a pensare e ha sperimentato in questa lunga vita, che il lavoro è la condizione di dignità delle persone. E’ la condizione della loro libertà, della possibilità di fare scelte. Diceva un grande dirigente della CGIL che “la libertà viene prima”, senza porre limiti di scelta alle persone.
“Ho vissuto nel rapporto con i Sindacati di tanti paesi”, ha ricordato Susanna Camusso, “e ho sempre pensato che poter girare il mondo e fare esperienze diverse fosse una cosa meravigliosa. Ho conosciuto i Sindacati Africani, quelli dell’Asia, e da loro ho capito una cosa fondamentale: il vero diritto non è emigrare, ma è scegliere se emigrare o no. La vera libertà non è essere costretti ad emigrare, avere solo la speranza di andarsene per riuscire a costruirsi una vita. La vera libertà è il diritto a poter scegliere. Ma questa è una parte del Paese che da tanto tempo non sceglie più. Alcuni ragazzi ti dicono: “Ma sai, noi siamo stati educati con la prospettiva che comunque ce ne saremmo andati di qua. E decidere di restare era una grande battaglia, perché le nostre stesse famiglie per prima cosa ci dicevano: non avrai un futuro, devi andartene”.
“E allora io penso che noi dobbiamo invece parlare con i ragazzi e con le ragazze e dirgli che il nostro obiettivo è che loro possono decidere, possono decidere di andarsene ma possono decidere di rimanere e che, se rimangono, non siano qui costretti a fare i commessi a 300 euro al mese o a 400 euro al mese, quindi senza la possibilità di avere una loro vita, ma di farlo avendo dei contratti regolari, avendo dei salari dignitosi, avendo una condizione che gli permetta esattamente di decidere della loro vita. Però questo vuol dire, cosa che il Segretario del Partito ha detto recentemente, superare una legislazione sul lavoro, detta Jobs Act, che ha, come dire, alimentato determinate precarietà nel settore. Vuol dire decidere che c’è un salario sotto il quale nessuno può andare, che non è ovviamente il limite minimo o massimo, è il limite minimo, nel senso che poi c’è la contrattazione, ci sono i contratti”.
“Avere un salario che permetta ai lavoratori e alle lavoratrici di non essere nel panico per le bollette”, ha sottolineato Susanna Camusso, “quella che arriverà e quelle che arriveranno nei mesi a venire. C’è allora un Paese nel quale il lavoro torna ad essere cittadino, corredato di diritti e di possibilità di esserlo. E, guardate, questo è un tema che in pochi sollevano nella campagna elettorale, ma io credo che noi dobbiamo sollevarlo: anche il lavoro torna ad essere quella cosa per cui la sera si torna a casa vivi. Perché c’è una strage silenziosa, di cui non si parla ma fa davvero paura”.
“Abbiamo un sistema elettorale”, ha osservato la signora Camusso, “che ha un infinito mare di difetti, in un momento in cui è stata ridotta la rappresentanza parlamentare. Però ha anche una semplificazione: basta barrare il simbolo del PD e si votano tutti icandidati, sia i candidati nell’uninominale che quelli del plurinominale (ma si penalizza la possibilità dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti – ndr)”.
“Una campagna elettorale non è fatta solo dai candidati”, ha affermato Camusso concludendo, “è fatta da una straordinaria forza che sono gli amministratori, i militanti, gli attivisti, i simpatizzanti, coloro che guardano con favore al fatto che ci sia una prospettiva, che l’Italia democratica e progressista abbia un grandissimo risultato alle elezioni. E quindi, innanzitutto, va a tutti quanti voi un ringraziamento per quello che farete. E forse la cosa che possiamo dirci insieme è appunto che ogni battaglia non combattuta è persa. E noi invece dobbiamo vincere”.
“Ringrazio tutti. I candidati hanno espresso in modo chiaro quale sia la nostra missione per le prossime due settimane. Mi appello a tutti voi affinché facciamo insieme ciò che sappiamo fare meglio: andare in ogni casa, per far votare le lista del Partito Democratico”.
Giuseppe Di Gioia