Mastella, ertosi a paladino del territorio, condanna le candidature esterne, ma dimentica che lui e De Mita hanno candidato Franca Falcucci nel collegio di Cerreto

Nel vedere, la sera del 28 agosto, prima che in piazza Federico Torre parlasse Luca Richeldi, un Mastella dimagrito, abbiamo subito pensato che il sindaco di Benevento avesse fatto per qualche giorno lo sciopero della fame, da lui minacciato, dopo che la Rai aveva programmato un confronto fra il segretario del Partito Democratico,  Enrico Letta, e la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

 La minaccia di Mastella scaturiva dalla necessità di garantire la presenza del suo “Partito”, Noi di centro, nei dibattiti elettorali, dal momento che le regole di par condicio, in campagna elettorale, gli avrebbero impedito di essere presente, quasi ogni giorno, nei talk show de La7, quelli maggiormente seguiti da chi scrive, per fare il commentatore politico, per parlare delle vicende del Comune di Benevento, come quando disse, senza avere di fronte persone a conoscenza dei fatti per poterlo smentire, che l’assessore all’Urbanistica, Gerardo Giorgione,  rinominato da lui come assessore all’Ambiente il primo agosto del 2020, aveva avvertito la necessità di dimettersi, nel mese di agosto 2016, a meno di due mesi dalla nomina, dopo che il figlio aveva postato, sullo smartphone del padre, foto razziste, con un commento poco riguardoso, per usare un eufemismo, nei confronti dell’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che avrebbe favorito un notevole flusso migratorio dall’Africa, e della rispettiva consorte. 

   Rispetto a quell’episodio, i fatti, però, dicono, che Mastella non credette, come non credette neanche chi scrive , a quella giustificazione di Giorgione, invitato telefonicamente da Mastella a dimettersi,  per evitare   che venisse da lui revocato, al rientro dalle vacanze.

   Attraverso i molti passaggi televisivi, coi quali ha costruito la sua elezione a sindaco nel 2016 e nel 2021, Mastella ha fatto percepire ai cittadini di Benevento la sua pretesa dimensione di uomo politico, la sua capacità di sapere dove mettere le mani per amministrare la città, indipendentemente da quello che ha trasmesso, dicendo, per esempio, nel 2016, che 15-20.000 cittadini delle contrade, e non 12.000, quanto sono in realtà,  non venivano approvvigionati di acqua dell’acquedotto.  La smentita dell’allora presidente della Gesesa (l’ente strumentale che gestisce l’erogazione dell’acqua), secondo cui poche contrade erano sprovviste di tale approvvigionamento, caduta nel vuoto, non servì a stabilire la verità dei fatti,  né fu ripresa in un momento successivo, perché quel presidente, eletto in una lista di centro sinistra, lo schieramento che si opponeva a Mastella, dopo un anno passò nell’entourage di Mastella. Abbiamo visto, poi, come Mastella, nel corso del primo mandato ha saputo mettere le mani dove doveva per affrontare i problemi della città.

   Durante la conferenza stampa, tenuta il primo settembre, nella sede del suo comitato elettorale, non ha fatto alcun riferimento a quella minaccia di sciopero.. Evidentemente il suo “ricorso agli organi competenti  per evitare un ennesimo scempio democratico, uno tra i tanti di questa singolare campagna elettorale”, nella qualei “ministri, pur dimissionari, continuano a frequentare le tv impazzando ovunque”, avrà avuto accoglimento, anche perché, secondo lui dovrebbe essere dato più spazio a chi non ha ministri.Secondo Mastella, “le ragioni della democrazia impongono parità di accesso”, una parità che, non garantita da La7, durante la campagna elettorale del 2016, e quella del 2021, per la elezione del sindaco e del Consiglio comunale di Benevento, non indusse Mastella a chiedere, alla emittente televisiva, la partecipazione dei suoi avversari, in omaggio alla tanto decantata democrazia.

 Agostinelli, nel parlare anche di persone ”paracadutate” nelle liste del Pd Campano, ha imitato il suo capo che, qualche giorno prima, aveva accusato il Pd centrale di trattare “la Campania da terzo mondo”, nella misura in cui “sceglie mezzi leader senza consenso popolare e sacrifica aspirazioni e qualità”. Considerazioni, queste, al quanto condivisibili, se non fatte da Mastella. Nel dare incarichi a uomini dell’ex Udeur, dal momento che il capoluogo dellaregione e il suo hinterland erano saturi, Mastella utilizzava il resto del territorio campano. E’ il caso di Bruno De Stefano, un medico della fascia costiera, nominato, su indicazione di Mastella, circa 20 anni fa, direttore dell’Asl di Benevento.

  Sull’invito alla conferenza stampa, convocata per presentare i candidati alle prossime elezioni politiche, si legge: “Interverranno il segretario nazionale di Noi di Centro e sindaco di Benevento, Clemente Mastella, il segretario provinciale di Noi di Centro, Carmine Agostinelli, ed il segretario cittadino di Noi di Centro, Gianfranco Ucci. Saranno presenti la Sen. Sandra Lonardo, candidata alla Camera dei Deputati, nel collegio uninominale Campania 2 – UO3; il sindaco di Calvi, Armando Rocco, candidato nel collegio uninominale del Senato; oltre ai candidati della lista proporzionale alla Camera, il capolista Sen. Raffaele Fantetti, Maria Alfano, Antonio Di Maria e Maddalena di Muccio, e i candidati della lista proporzionale al Senato, il capolista consigliere regionale Luigi Abbate, Carmela Coppola, PompilioForgione e Maria Cirocco”.

  Mancava il senatore Fantetti, quello che, candidato all’estero, la volta scorsa, nella lista degli Europeisti, ha consentito a Mastella di non raccogliere le firme per Noi di Centro, la formazione non presente in Parlamento, ma mancava anche Angelo Sandri, peraltro non nominato nel comunicato, una persona che, rifondata la Dc,  avrebbe fatto coalizione con Mastella e con il senatore Fantetti. Ricordiamo che, nel 2005, anche l’avellinese Gianfranco Rotondi rifondò la Dc, con l’unico scopo, secondo chi scrive, di farsi  dare da Berlusconi, nel 2006,  in una lista lombarda del centro destra per il Senato, la candidatura, con sicura elezione, in cambio dei voti che la sua nuova Dc, coalizzata nel centro destra, avrebbe raccolto. Chissà come andrà per Angelo Sandri?!

  Mastella ha esordito dicendo che la sua coalizione è presente in Lombardia, nel Friuli, nel Piemonte, in Calabria, in Campania, in Basilicata e nel Molise. Agostinelli dirà poi, leggendo la notizia sullo smartphone di Mastella, che la coalizione è presente in 10 regioni. Mastella ha poi detto di aver avuto dei problemi con la corte di appello di Milano, per quanto riguarda l’alternanza di genere nelle liste. “Nessuno pensava che noi presentassimo delle liste”, ha detto Mastella. “Averle presentate è già un successo”.  Ha poi fatto rilevare che chi è venuto da fuori a candidarsi qui e in Campania, il giorno dopo, ottenuta la elezione, se ne va e se ne infischia del territorio, “mentre noi rappresentiamo il territorio”.   Ovviamente, Mastella ha fatto la celebrazione di se stesso, rivendicando attivismo messo in campo contro il Covid, senza però far diminuire i contagi, i ricoveri in ospedale e i decessi,perché i vigili urbani, probabilmente consigliati da lui,interessato a non finire nella impopolarità in prossimità delle elezioni regionali e in vista di quelle comunali, non scoraggiavano gli assembramenti e non sanzionavano coloro che non indossavano la mascherina nel momento in cui il Covidera più aggressivo. Si contano, infatti, sulle dita di una mano le persone sanzionate, compreso Salvini e pochi seguaci, circostanza, quest’ultima, riferita da Mastella in conferenza. Va ricordato che, allora, venne sanzionato anche un medico, per aver superato di 200 metri la sua abitazione. Quel medico, la cui protesta venne raccolta da a La Gazzetta di Benevento, è oggi consigliere comunale mastelliano.

  Ha ricordato che ha distribuito i saturimetri.  Ma la sua lotta al Covid è consistita anche nell’apporre striscioni davanti ai due nosocomi per esprimere solidarietà al personale amministrativo, medico e paramedico, impegnato a curare gli ammalati e ad effettuare turni massacranti di lavoro.

   Questa sarebbe la sua dedizione al territorio, che può essere assicurata solo da lui e da sua moglie, non da coloro, che vengono a prendersi i voti e poi se ne vanno. In questo contesto ha parlato male anche di Berlusconi, di colui che, nel 2018, ha nominato senatrice la moglie di Mastella: “Quando c’era il Covid, c’ero io, non c’era Berlusconi”.

   Ha sottolineato poi di aver fatto un’opera capillare nel territorio per produrre certi risultati.  “Se ognuno, nella sua realtà fa un lavoro capillare, la battaglia si vince.  Un dato dei sondaggi dice che la differenza tra Sandra e gli altri è del 20%”,  ha riferito Mastella, senza citare né la data di rilevazione, né l’Istituto che lo avrebbe effettuato.

    I sondaggi lasciano il tempo che trovano, poiché sono spesso politicamente orientati, variano sempre tra un Istituto e l’altro. Però, in un momento in cui, con la caduta delle ideologie, l’elettore si sposta, come anche gli esponenti politici, da destra a sinistra e viceversa, per saltare sul carro del vincitore, al fine di ottenere  vantaggi, i sondaggi orientano anche il voto. Per fortuna, però, non sempre riescono in questo loro intento. In Emilia Romagna, un giorno prima del voto per le regionali, i sondaggisti di destra davano per vincitrice la candidata di Salvini. Sappiamo poi che l’attuale governatore di quella Regione, Stefano Bonaccina, ha di molto distanziato la sua avversaria.

    Non c’è da credere, quindi, che si trasformi in voti, il 24% che sondaggisti assegnano a Fratelli d’ Italia. Il partito della  signora Meloni, nelle elezioni intermedie, quelle che hanno chiamato, da due anni a questa parte, molti milioni di cittadini a eleggere consigli regionali e consigli comunali, pur affermandosi, nelle ultime elezioni amministrative, come prima forza politica del centro destra, si è mantenuto assai lontano da quell’oltre 20%, sul quale era accreditato. Così avverrà anche il 25 settembre, anche se cittadini meno informati, scelgono le formazioni di destra, e in particolare Fratelli d’Italia, per votare contro il rincaro delle bollette, determinato da speculatori e da ritorsioni di Putin contro le sanzioni imposte alla Russia anche dall’Italia, per essere fedele agli Stati Uniti, non avversati neanche da Fratelli d’Italia.

  Tuttavia l’influenza dei sondaggi determina degli spostamenti. A Benevento, Claudio Principe, figlio di un socialista che non ha mai cambiato idea, ha frequentato un po’ tutti i partiti. Quando, in preparazione delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre del 2021, che hanno sancito la riconferma di Mastella a sindaco, Principe si è  rivelato forza trainante dello schieramento di centro sinistra guidato da Luigi Diego Perifano, abbiamo pensato che si sarebbe fermato. Invece, odorato probabilmente il clima di vittoria attribuito dai sondaggisti al centro destra, sarebbe stato visto nell’entourage di Forza Italia, insieme alla moglie, Luigia Piccaluga, eletta al consiglio comunale nella lista del Centro Democratico, schierato nella coalizione di centro sinistra, guidata da Perifano. 

 E’ innegabile però che finora, dal responso delle urne, il partito della Meloni abbia più che raddoppiato la sua forza iniziale, appartenuta all’MSI, prima, e ad Alleanza Nazionale, poi.  Ma è qualcosa di passeggero. Chi non ricorda il quasi raddoppio dei voti dell’MSI nelle politiche del 1972, un risultato che, ottenuto sulla necessità di porre un freno al preteso dilagare della criminalità, è stato poi ricondotto al livello del 5%. Lo stesso è avvenuto per Alleanza Nazionale.

 Nella Seconda Repubblica, la destra italiana è alla continua ricerca di una casa. In un primo momento, l’ha trovata in Forza Italia, e vi ha abitato per molti anni. Poi, l’ha trovata nella Lega di Salvini, ma vi è rimasta per un anno. Infine, è finita in Fratelli d’Italia, ma è da ritenere che non fisserà in questo partito la sua definitiva dimora.

 Nella prima Repubblica, invece, a parte quell’exploit del MSI, la destra economica aveva una permanenza stabile nella DC,tollerando anche alcune scelte di sinistra della balena bianca, quella politica aveva come punto di rifermento il MSI, la cui natura post fascista è stata ereditata da Fratelli d’Italia, anche per la presenza della Fiamma nel simbolo,  e il PLI nel quale erano presenti anche espressioni della destra economica. Verso sinistra, invece, vi erano elementi evoluti del mondo imprenditoriale.

 Dopo l’intervento di Mastella in conferenza, vi è stata la passerella, che ha consentito di parlare  a Maria Alfano, a Carmen Coppola, assessora ai servizi sociali del Comune di Benevento, a Pompilio Forgione, sindaco di Solopaca, e ad Armando Rocco,sindaco di Calvi, ai quali hanno fatto seguito  Gianfranco Ucci, Nino Lombardi, presidente della Provincia. Poi, prima che intervenisse il consigliere regionale Luigi Abbate, capolista del listino per la Camera dei Deputati, il quale ha lamentato la mancanza di anestesisti al “Rummo”, una situazione che per poco non ha determinato lo sciopero dei medici del pronto soccorso di tale nosocomio, è di nuovo intervenuto Mastella, per attaccare, senza fare il nome, Gabriele Corona che,  a nome di “Altra Benevento è possibile”, ha criticato l’assolo con cui Mastella, il 24 agosto, nella chiesa di San Bartolomeo, si è paragonato a Gesù.Ma, in precedenza, Mastella, sempre polemizzando con Corona, senza farne il nome, aveva precisato che, ovunque egli si rechi, paga sempre di tasca propria e usa il suo telefono e non quello del Comune

  Infine, è intervenuta la senatrice Lonardo, la quale ha sbandieratola sua attività parlamentare sostenendo di aver presentato cento interrogazioni, la grandissima parte delle quali è rimasta senza risposta, il che, a nostro avviso, testimonia la pretestuosità di quanto chiesto e esposto ai ministri competenti. Sulla falsa riga di quanto detto dal marito,  ha condannato le candidature piovute da Roma. Un problema, questo, che per lei non esiste, in quanto, nel suo collegio uninominale per la Camera, se la deve vedere con Antonella Pepe, presidente provinciale del Pd, con Francesco Maria Rubano, sindaco di Puglianello e numero uno di Forza Italia a Benevento, con Sabrina Ricciardi, senatrice uscente del M5S, e con il candidato di Azione, Antonio Del Mese, figlio del famoso magistrato Donato che Mastella aveva candidato a sindaco di Benevento nel 1993.

  La senatrice Lonardo, ritenendosi l’usato sicuro, ha rivendicato il fatto di aver prodotto molto più degli altri in sede parlamentare, non mancando di dire che, recatasi a Piedimonte Matese con il marito, è stata accolta da molti sindaci dell’alto Casertano, i quali le avrebbero promesso il loro sostegno, il che sembra piuttosto strano per un partito non radicato in quella zona. 

 Ma ciò che Mastella, la moglie e seguaci hanno voluto con insistenza far percepire è che essi rappresentano il territorio, sono vicini alla gente. Mastella ha preteso di dimostrare questa vicinanza anche in questa ultima edizione di Città Spettacolo, nella misura in cui non ha trascurato  l’occasione di intervenire, soprattutto in apertura di affollati concerti, per parlare di Covid, con la complicità di Nino D’Angelo, che ha speso qualche parola in suo favore, e, in particolare, dei Ricchi e Poveri, i quali, a chiusura dello spettacolo, che ha sancito anche la chiusura della rassegna, lo hanno chiamato sul palco per salutare l’affollatissima piazza Risorgimento. Chi, invece, lo ha ignorato è stata Elisa, una cantante impegnata nel sociale e nella difesa dell’ambiente, la quale ha evitato di ridursi a fare propaganda per il sindaco di Benevento e, indirettamente, per la moglie.

 Mastella, per sostenere che loro rappresentano il territorio, come se non vi fossero altre forze politiche a esserne espressione, si è molto soffermato sulla invadenza  di candidature esterne, condannando, in particolare, la candidatura del ministro della Cultura, Dario Franceschini a Napoli, e di Susanna Camusso, come capolista nel collegio proporzionale per Senato di Campania 2.

 Se può aver un senso soltanto affettivo il fatto che Berlusconi abbia candidato anche in Campania la sua fidanzata Marta Fascina,  quella che di più ha suscitato la riprovazione di Mastella,proprio perché Berlusconi, verso cui Mastella ha debiti di riconoscenza, ha voluto assicurarle una elezione certa, le candidature di Franceschini, di Camusso e del ministro Speranza, al quale il Pd avrebbe dovuto assicurare una sicura elezione per l’apporto dei voti di Articolo 1, sono candidature nazionali, assicurate da un partito, il Pd, stratificato sul territorio nazionale, cosa che Mastella, capo ora di un “partito” territoriale a chilometro zero come lui lo ha definito, dovrebbe ricordare.

   Infatti, lui, negli anni 80, quando era a capo della segreteria di Ciriaco De Mita, ha sostenuto, nelle politiche del 1987, la candidatura di Franca Falcucci, allora ministra della Pubblica Istruzione, catapultata nel collegio senatoriale di Cerreto Sannita,dal segretario nazionale della Dc, De Mita appunto, costringendo buona parte della locale minoranza dorotea a votare e ad eleggere, con il suo determinante concorso, Rocco Coletta, candidato del Pri nello stesso collegio. La Falcucci venne poi ricandidata ed eletta, in quel collegio anche nel 1992, facendo perdere alla DC , tra le due candidature, 10 punti percentuali.

    Allora, con un sistema elettorale proporzionale corretto, che metteva in condizione i cittadini di scegliere per la Camera dei Deputati i propri candidati con la preferenza, i big nazionali dei partiti si ponevano alla guida di non più di tre liste, nelle varie circoscrizioni,  per dare prestigio alle liste medesime, senza che ciò costituisse scandalo per le emanazioni periferiche dei predetti partiti, costrette ad accogliere, in seno alle loro liste,  anche candidature esterne di minore livello, per le quali dovevano procurare le preferenze.

    I pesi morti, ma non per questo privi di peso politico (Falcuccidocet), catapultati pure dal centro, venivano candidati, invece, nei collegi uninominali del Senato, di sicura elezione, come quello di Cerreto Sannita per la DC. 

     Questa osservazione avremmo voluto fare a Mastella, se, dopo la passerella, fosse stata data ai giornalisti la possibilità di fare domande. Ma le conferenze stampa di Mastella si riducono sempre in comunicazioni alla stampa, non ad una interlocuzione con essa.

Giuseppe Di Gioia

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