“La Vacanza”,un lavoro teatrale che fa riflettere, ha inaugurato la ”Città Spettacolo” di quest’anno

 E ‘ iniziata la 43° edizione di questa storica rassegna, inizialmente teatrale, che va sempre più  assumendo i tratti di una rassegna prevalentemente musicale, visti i big che quest’anno la popoleranno, da Iva Zanicchi a Nino D’Angelo, Riccardo Fogli, Elisa, i Ricchi e Poveri.

 Il cortile della Rocca dei Rettori ha visto, nella serata inaugurale, rappresentata “La vacanza”, lavoro teatrale di Giovanni Anversa, con  Orsetta De Rossi, Sabrina Knafilitz e Pino Strabioli.

 Il tema principale del racconto è il rapporto con il dolore che proviamo per la scomparsa di una persona cara.

 Nel cimitero si incontrano due donne, due madri ed un signore , tutti  accomunati dalla perdita di una persona cara: la prima per il figlio diciottenne, che esce di casa e non vi fa più ritorno, perché ucciso in un incidente stradale, di cui è rimasto vittima.

 La seconda madre è una nubile per scelta, che ha cresciuto il figlio  da sola, aiutata dal padre, ma che dovrà arrendersi davanti ad un nemico invincibile: l’eroina, che a trent’anni ucciderà suo figlio.

 Pino Strabioli   ci rappresenta il  doIore   ancora più profondo e straziante, che si prova per la perdita del compagno amato, di chi vive questa particolare forma di amore.

 E’ proprio lui però che riuscirà ad inventarsi un momento di uscita da questa situazione e a coinvolgere le due donne.

 Il tema affrontato è dunque di una grandissima profondità, che ci porta inevitabilmente a ripensare ai nostri lutti, alle persone care, che non rivedremo più, ma con le quali abbiamo condiviso un pezzo breve o lungo del nostro viaggio, della nostra vita.

 Il dolore per la loro perdita si assopirà, ma non ci abbandonerà mai. Quindi alla fine dobbiamo sempre sforzarci, per quanto possibile, di mantenere buoni rapporti  con chi ci è vicino, sicché, come consigliava Seneca: ”Conviene lasciare un buon ricordo di sé”.

 Vivere bene: questo dovrebbe essere il nostro motto, con i nostri cari, perché ci sarà il momento in cui ci divideremo ed al sopravvissuto rimarrà solo ricordo. A quel punto, alla domanda “Sarà stato felice con me?”, dovremmo poter rispondere “Sì, in questo rapporto, lo siamo  stati entrambi!”.

 Questo lavoro teatrale, essenziale nella scenografia e sottolineato nei suoi momenti più salienti dalla musica  del M° Marcello Fiorini, ci ha dato l’occasione di riflettere sul significato della vita  e della morte, ma è riuscito a non intristirci, anzi, ci deve forse spronare a vivere meglio.

Maria Varricchio

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