Dopo la vittoria di Pirro da parte di Mastella, sono gli uomini del sindaco, non i dirigenti del PD, ad essere accreditati presso Vincenzo De Luca
Fa senso leggere un comunicato in cui l’attuale sindaco di S.Bartolomeo in Galdo, Carmine Agostinelli, esprime “solidarietà al presidente De Luca anche a nome dei vertici di Noi di Centro”, la formazione politica di cui egli è segretario provinciale, su nomina di Mastella, fondatore e, quindi, segretario nazionale delsuo ultimo soggetto politico.
Fa senso perché mai ci saremmo aspettati che un ex democristiano, non confluito nel Pd, probabilmente di provenienza dorotea, per aver avuto, dal 2004 al 2008, come datore di lavoro l’Istituto Agrario “Mario Vetrone” di contrada piano Cappelle, avrebbe espresso solidarietà ad una persona, nata politicamente nel Pci e confluita successivamente nel Partito Democratico, all’atto della costituzione di questo partito da parte di post comunisti e post democristiani de La Margherita.
Perché questa solidarietà?! Antonio Calzone, sindaco di Reino da 22 anni, nella qualità di candidato di centro sinistra alla carica di Presidente della Provincia di Benevento, ha tenuto una conferenza stampa nella quale, nel corso del suo dire, ha fatto una esaltazione della coerenza, sostenendo che egli da quando nel 1972, all’età di adolescente, ha preso la tessera della FGCI (l’organizzazione giovanile del PCI) non ha mai fatto il viandante.
Una coerenza che, sul piano della promozione di alleanze, non può essere riconosciuta, a dire di Calzone ma anche di chi scrive, a Vincenzo De Luca, nonostante anche egli sia nato nel PCI e non abbia fatto il viandante.
Nel 2015, quando è stato eletto per la prima volta Presidente della Regione con 60mila voti di scarto nei confronti del presidente uscente Stefano Caldoro, della cui coalizione faceva parte l’ex Udeur di Mastella, nel quale era candidata la moglie dell’attuale sindaco di Benevento, senza essere eletta, Vincenzo De Luca venne accusato da Roberto Saviano di aver reclutato nella sua coalizione persone vicine a Nicola Cosentino.
Nel corso del primo mandato di De Luca, quando il Pd sannita elesse nel Consesso Regionale Erasmo Mortaruolo, non vi sono state discrepanze politiche tra il governatore della Regione e la federazione sannita del Partito Democratico, se non quando la dirigenza provinciale di questo partito fu costretta, a due anni dalla scadenza del mandato, a sollecitare la Regione, con un documento, di sbloccare i finanziamenti, che l’allora sottosegretario alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro, quale delegato del MIT nel CIPE aveva fatto erogare da tale struttura interministeriale, per la realizzazione di opere infrastrutturali in provincia di Benevento, finanziamenti che solo ora, quando la Provincia è governata da uomini di Mastella, sono stati messi nella disponibilità del predetto Ente locale.
In vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020, Mastella, annusato l’odore di vittoria in funzione della riconferma di De Luca quale governatore della Campania, abbandona Forza Italia e, quindi Berlusconi, che pure aveva fatto nominare senatrice la moglie, e costituisce “Noi Campani”, un soggetto politico soppiantato un anno dopo da “Noi di Centro”, per far parte della coalizione di De Luca.
Dopo la rielezione di De Luca con il 69,48% dei voti, avvenuta con il sostegno di una coalizione molto eterogenea, caratterizzata anche dalla presenza di uomini di destra, come lo stesso De Luca ammetterà, il che ha determinato la elezione di appena 8 consiglieri del Pd rispetto ai 15 della precedente competizione, Clemente Mastella, forte della elezione, nelle sue liste, di due consiglieri,
chiede al Presidente della Regione che lo stesso modello di alleanze che aveva fatto rieleggere De Luca sia costituito per le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre in Campania e, in particolare, nei quattro capoluoghi: Napoli, Salerno, Caserta e Benevento.
Questo avrebbe significato che, mentre negli altri centri della Campania Mastella sarebbe stato un aggregato delle coalizioni di centro sinistra a guida Pd, a Benevento il Pd, sempre alternativo a Mastella, sarebbe dovuto essere un suo aggregato. Figuriamoci se poteva essere realizzabile una tale operazione!
Tre consiglieri comunali del Pd, Raffaele Del Vecchio, Cosimo Lepore e il capogruppo Francesco De Pierro, attuale vice sindaco, per dare una copertura all’essere anche loro scudieri di Mastella, presentano una lista, in sostegno della ricandidatura di Mastella, che sebbene conquisti un risultato molto modesto (1.804 voti, pari al 5,24%), è comunque largamente sufficiente per determinare la riconferma di Mastella, avvenuta con 787 voti in più del 50%.
Ma sarebbe stato vano l’apporto di questi altri scudieri, se Mastella non fosse riuscito a convincere Conte a non far presentare la liste del M5S, già schierato in sostegno di Luigi Diego Perifano, il maggiore competitore di Mastella, e se non fosse riuscito ad avere in suo sostegno Forza Italia, presentatasi con una lista denominata Forza Benevento, dopo che il locale numero uno di Forza Italia, Nascenzio Iannace, sindaco di San Leucio del Sannio, non era riuscito ad imporre un suo candidato sindaco alla coalizione di centro destra.
Ora, anche se i 513 voti, pari all’1.49%, conquistati da Forza Benevento hanno esposto a una brutta figura il partito di Berlusconi, evitabile solo se si fosse presentato nello schieramento di centro destra, bisogna dire che il 19 dicembre 2021, 76 giorni dopo le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre, Nascenzio Iannace viene eletto consigliere provinciale in liste mastelliane, il che induce ad una riflessione: la forzatura di Iannace, nell’imporre al centro destra un candidato sindaco espresso da Forza Italia, era strumentale o scaturiva da una valutazione politica?
Quella di Mastella è stata quindi una vittoria di Pirro, non perché abbia perso molti suoi uomini sul campo di battaglia, ma perché, avendo dispiegato forze notevoli, un numero di liste (10) pari alla somma di tutte quelle presentate dai suoi tre competitori, oltre alla costituzione di clientele, se non avesse spaccato il centro sinistra e, a nostro avviso, stante la riflessione di cui sopra, anche il centro destra, Mastella solo col cannocchiale avrebbe visto la vittoria.
Sul Mattino del 19 luglio abbiamo letto che Anna Maria Mollica, consigliera comunale del M5S nella precedente consiliatura, era contraria alla non presentazione della lista del Movimento. Ma si è dovuta arrendere, in quanto un parlamentare, Pasquale Maglione le intimò di chiedere scusa e di dimettersi dal Movimento. “L’ironia della sorte, scrive Mollica, ha poi voluto che fosse proprio quel parlamentare ad abbandonare il Movimento, mentre io sono rimasta coerentemente dov’ero”. Ma Mollica dice anche dell’altro: “Votai Giuseppe Conte con entusiasmo alla presidenza, ma mi torna in mente la cocente delusione provata pochi giorni dopo nei suoi confronti e nei confronti dei parlamentari del Movimento, quando Conte, con motivazioni mai del tutto chiarite, gettò la scure sul M5S a Benevento“.
Ma, in proposito, abbiamo letto, sul Mattino di domenica 17 luglio, anche una dichiarazione di Luigi Diego Perifano, colui che in città ha vinto la competizione con Mastella (il vantaggio per Mastella di 787 voti lo hanno determinato i cittadini della campagne). In merito, si deve ritenere, alla crisi di governo, causata dal leader del M5S, Perifano dice: “ho ‘pesato’ Giuseppe Conte quando, probabilmente per piccoli tornaconti personali, nell’agosto dello scorso anno decise, con un clamoroso voltafaccia, di ‘spianare’ la strada alla riconferma di Mastella. Ne valutai allora la modesta caratura sia etica che politica, tipica di un leader improvvisato e chiamato a ruoli troppo superiori a propri meriti. In questi giorni ho rafforzato i miei convincimenti”.
Ma l’assurdo sta nel fatto che Vincenzo De Luca, mai entrato nel merito, per convenienza politica, delle motivazioni per cui quei 3 consiglieri comunali del Pd avevano presentato una lista in sostegno di Mastella, contro quella del Pd e della coalizione che sosteneva Perifano, non abbia detto agli organi regionali del partito, sostenitori di tale operazione, di impedire che 3 esponenti del Pd presentassero una lista contro il loro partito. Addirittura, a dare legittimità alla lista dei 3 consiglieri comunali, è venuto a Benevento, in campagna elettorale, Fulvio Bonavitacola, il vice di De Luca.
Non parliamo poi di quello che è stato il comportamento di Leo Annunziata, nel favorire tale operazione, e, prima ancora, nel ritenere nulla la riunione dell’Assemblea provinciale del Pd tenutasi nei primi di giugno 2021, essendo stata convocata dal segretario provinciale del Partito, in quanto il presidente, preposto a tale convocazione, alla data del 30 aprile 2021, non aveva rinnovato l’iscrizione al partito per l’anno 2020. Accertato questo dato di fatto anche dalla direzione nazionale del Pd, Leo Annunziata, un uomo di De Luca, ha dovuto tacere, anche se si è prodigato poi nel far presentare la lista, in sostegno di Mastella, a quei 3 consiglieri comunali.
La sua insipienza, riconosciuta probabilmente anche da chi lo aveva voluto a ricoprire quella carica, lo ha portato poi a dimettersi dalla carica di segretario regionale del Pd. In attesa di trovare un sostituto, vi sono state poi dimissioni in massa dal comitato regionale, che non si riuniva da 3 anni, dimissioni favorite anche da quelle di Umberto Del Basso De Caro, per cui Enrico Letta ha dovuto nominare un commissario nella persona di Francesco Boccia. A questo punto, è venuto meno il braccio di ferro tra il Partito Democratico Campano e il Partito Democratico guidato da Letta. Questo significa, come giustamente ha lasciato intendere il segretario provinciale del Pd, Giovanni Cacciano,nell’introdurre la conferenza di Calzone, che Mastella non avrà sostenitori nell’entrare a far parte del campo largo, anche perché il campo largo pensato da Letta, “si farà tra i partiti nazionali”, ha affermato Cacciano, “non con quelli che non superano le valli sannite”.
Antonio Calzone, in conferenza stampa, aveva detto che De Luca in Regione si comporta come un Borbone e Mastella, al fine di guadagnarsi uno strapuntino nella elezione del prossimo Parlamento, si comporta come un suo vassallo, dopo aver accusato De Luca, fino a un anno prima delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020, di vedere, nei confini della provincia di Salerno, il territorio della intera regione Campania.
Si pensi che Carmine Agostinelli, evidentemente ignaro del modo come il suo capo giudica a volte i suoi avversari, anche quelli non impegnati in politica, ha chiesto al segretario provinciale del Pd e ai parlamentari di questo partito “cosa pensino delle offese di Calzone al governatore De Luca”. Dopo averli invitati a prendere le distanze da un certo modo di fare, Agostinelli afferma: “Calzone e i suoi dimenticano evidentemente che De Luca oltre ad essere il presidente di una delle regioni più importanti del Paese, è un autorevole dirigente del Pd, ovvero quello che dovrebbe essere il loro partito”. E’ mancato poco che Agostinelli non dicesse che il Pd è il Partito di Mastella, dal momento che, usando il condizionale, ha messo in dubbio che il Pd sia il Partito di Cacciano e dei due parlamentari sanniti.
Ecco perché fa senso la nota di Agostinelli. Come è possibile invitare i dirigenti del Pd a prendere le distanze da Calzone? E come è possibile considerare De Luca un autorevole dirigente del Pd, nella misura in cui suoi seguaci locali, come se i 16.956 elettori del Pd non abbiano votato per De Luca il 20 e il 21 settembre 2020, hanno presentato per le elezioni del 3 e 4 ottobre 2021, una lista in sostegno di Mastella, senza essere stati impediti da lui, da Bonovitacola e da Leo Annunziata, per evitare che il Partito Democratico sannita uscisse sconfitto dalla competizione, dal portare avanti la loro iniziativa.. Tuttavia, il Pd, il partito di chi scrive, è sempre primo, in termini di voti, in città e in provincia.
Certo, è una realtà che Mastella, divenuto sindaco di Benevento, abbia ripreso quota, nel senso che è riuscito ad aggregare al suo disegno politico buona parte di quelle persone che avevano partecipato alla costituzione del Pd, dopo che egli, non più protagonista in politica, non era più un loro punto di riferimento.
Ma con la sconfitta del centro alle prossime elezioni politiche, sempre che Letta non offra a Mastella lo strapuntino di cui parlava Calzone, il che determinerebbe l’astensione di chi scrive dal voto, probabilmente vi sarà un controesodo.
Con la caduta delle ideologie nelle Seconda Repubblica, non scandalizzano più nessuno gli spostamenti, non di semplici elettori ma di persone investite da cariche istituzionali, da un partito all’altro.
Giuseppe Di Gioia