Il regista di “ La mafia uccide solo d’estate“, un testimone di enorme….talento, ha inaugurato il BCT di quest’anno
La VI edizione di Festival Benevento Cinema Televisione (BCT), con il direttore artistico Antonio Frascadore, è iniziata il 12 luglio, con grandi protagonisti ed una vasta gamma di artisti, a cominciare da Giulia Michelini, Fatima Trotta, Nunzia De Girolamo, Gianluca Freu, nonché la presentazione del libro “L’illusione del principe”,cui era presente l’autore.
Poiché gli orari delle varie manifestazioni erano contestuali, abbiamo dovuto scegliere l’intervista che Pierfrancesco Diliberto, in arte, Pif, ha rilasciato ad Alessio Viola. Pif ci ha parlato della sua vita privata, snodatasi nella Palermo dagli anni ‘ 80, fino a giungere agli anni ’90. Questi anni lo segnarono profondamente perché assistette, appena diciannovenne, all’esplosione dell’auto di Paolo Borsellino. Nel putiferio e nel fuggi fuggi che ne derivò, pensò che fosse stata una fuga di gas a produrre quel fortissimo boato, lungo e potente, insieme a quella consistente nuvola di fumo.
Con noi, ha voluto domandarsi del perché Borsellino sia stato lasciato solo, come mai non avessero previsto quell’omicidio. In quel momento, sembrò che tutto fosse finito, la civiltà stessa fosse finita. Non a caso, ha constatato, nel suo film omonimo, che ”La mafia uccide solo d’estate”, quasi si trattasse di un rito, legato a questa stagione della nostra vita. In realtà, quello sulla mafia resta un concetto lontano, perché non tocca tutti noi, qualcuno forse; altri solo di striscio o di riflesso. Tutto ciò, come ha osservato Pif, ci porta a dimenticarne la sua esistenza, di cui ci ricordiamo solo quando uccide.
A questo proposito, nel mese di maggio del 2012, in commemorazione dei 20 anni dalla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ha pubblicato il racconto ”Sarà stata una fuga di gas” in“Dove Eravamo. Vent’anni dopo Capaci e via D’Amelio”.
Ha commentato dunque il suo vissuto, dagli studi presso i Salesiani, con poco profitto, tanto da indurre gli stessi a dire ai genitori: ”Suo figlio deve andar via, perché qui formiamo la classe dirigente di domani”, fino al suo incontro con Zeffirelli, dal quale apprenderà molto, soprattutto l’amore per i cani. Infatti, sul set spesso gli venivano affidati i cani, tanto che qualcuno definì Pif“da cinefilo a cinofilo”.
Nella molteplicità delle sue esperienze vissute, ci ha parlato del suo incontro con Bossi, con il quale aveva fatto una foto, ai tempi in cui la Padania svolgeva riti sacri nel Po e chiedeva a gran voce l’indipendenza dall’Italia e da Roma.
Interessante è stato anche il suo commento per la partecipazione al Festival di Sanremo con Fabio Fazio, definendolo un signore che “Ti porta nel mondo degli adulti”.
Ha voluto ricordare con commozione anche una sua grande amica e collega, Nadia Toffanin, con la quale aveva condiviso l’attività di report ne “Le iene”.
Simpatica poi è stata la descrizione dell’”occupazione simbolica” della sede della regione Sicilia, per la tutela dei diritti dei disabili, a cui venivano promessi fatti, ma rimanevano solo le parole.
Grazie alla sua iniziativa, finalmente furono accontentati.
Quando poi ha scritto un libro, in cui si mette in discussione come credente, fino a diventare agnostico, libro a cui avrebbe voluto dare il titolo: ”Futti,futti…che Dio perdona tutti..”,riportando per intero il proverbio siciliano, ma poi ci ha ripensato ed il titolo é diventato ”… Dio perdona tutti”. Con grande lungimiranza aveva modificato il titolo. Lui, infatti, dice: ”Per fortuna!, perché “sono stato ricevuto da Papa Francesco ben due volte, ed a Sua Santità non so come avrei potuto spiegare quel titolo…”.
La vena artistica è indubbia, così come i suoi natali. Figlio di un grande regista, Maurizio Diliberto,è anche un lontano discendente dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, il quale risiedette in Italia per numerosi anni tra il 1789 e il 1838.
Bertel Thorvaldsen, da Anna Maria von Uhden (nata Magnani), ebbe una figlia, Elisa SophiaCarlotta, trisavola di Pif. E Pf, anche a questo proposito, è stato capace di commentare con grande ironia il disinteresse italiano verso questo scultore, che ebbe quale contemporaneo il Maestro Antonio Canova, mentre in patria gli è stato dedicato un museo.
L’intervista si è conclusa con la consegna del Premio “Il noce”, da parte del direttore artistico, Antonio Frascadore, che ne ha letto la motivazione, una motivazione che definisce Pif“miglior regista”, per il modo in cui ci ha presentato nei suoi film la società. Per questo, il premio è ampiamente meritato, in quanto tra i registi più importanti del nostro Paese”.
La serata si sarebbe completata con la proiezione di un suo grande film, “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, di cui però, a causa di una improvvisa e leggera pioggia, abbiamo potuto vedere solo una gran parte e non il finale.
Il Festival BCT continua riservandoci tanti graditi ospiti.
A presto
Maria Varricchio