L’Arcivescovo Felice Accrocca riceve una delegazione dell’Archeoclub di Benevento
L’11 febbraio l’arcivescovo di Benevento, Felice Accrocca, ha ricevuto una delegazione dell’Archeoclub di Benevento, composta da Giacomo de Antonellis, Mario Pedicini, Giuseppe Patrevita e Giuseppe Di Pietro. L’occasione è nata dal desiderio di far omaggio all’Arcivescovo dell’ultimo numero dell’Annuario pubblicato dall’associazione.
In questo volume sono contenuti gli atti del recente convegno, organizzato dall’Archeoclub e tenuto il 25 ottobre del 2021, dedicato a san Bartolomeo. L’apostolo, santo patrono di Benevento e della diocesi, nel passato riceveva le maggiori feste liturgiche proprio nel giorno del 25 ottobre, che corrispondeva all’arrivo delle sue reliquie in città. Con l’arrivo della dominazione francese, a inizio Ottocento, la tradizionale festa bartolomeana di ottobre smise di essere celebrata, e in seguito la festività patronale fu spostata a quella del calendario liturgico romano, che celebra l’apostolo il 24 agosto, data che qui a Benevento non ha mai avuto molta fortuna.
Di recente, per un recupero della memoria storica ma anche liturgica, da più parti era giunta la richiesta di ritornare a celebrare l’apostolo nella data del 25 ottobre. Fu così che don Mario De Santis, rettore della Basilica, agli inizi del Duemila ripristinò per un paio d’anni la processione del 25 ottobre.
La delegazione dell’Archeoclub, a tal proposito, ha manifestato all’Arcivescovo l’auspicio di un ritorno della festività del 25 ottobre, soprattutto per un recupero di identità storica della città e di valorizzazione del suo patrimonio storico. L’Arcivescovo ha manifestato il suo interesse per la questione proposta, promettendo di avviare un processo di progressivo incremento di iniziative legate all’apostolo Bartolomeo.
A suggellare il comune intento di promozione culturale, l’Arcivescovo ha inoltre concesso il salone Leone XIII, per una prossima conferenza dell’Archeoclub che si terrà nel mese di marzo, a cura di Giuseppe Di Pietro, sul rapporto dei papi del XX secolo con Dante Alighieri che ne hanno ribaltato il giudizio da “quasi eretico” a Paolo VI che definì Dante “poeta nostro”.