Grazie a… Renzi, Mastella conserva, col concorso degli ex dem, la maggioranza alla Provincia, anche se il suo schieramento perde un seggio
Dopo le elezioni politiche del 1992, Eugenio Scalfari, il direttore de La Repubblica abituato a fare le pulci al Psi, e in particolare a Bettino Craxi, per giustificare, in un suo articolo di fondo, il forte calo del Pds, che dal 26,57% ottenuto dal Pci nelle elezioni del 1987, si attestò sul 16,11% (una perdita di 10 punti non recuperati da Rifondazione Comunista che conseguì il 5.6%), scrisse che il partito di Occhetto si era salvato, poiché era prevista una perdita di voti ancora maggiore. Allora, il Psi, ancora in buona salute (ottenne, infatti, il 13,62%), avrebbe potuto sorpassare il Pds, se non fosse stato travolto dal Pool Mani Pulite.
Eppure, il Psi-Psdi Unificati, nel 1968, aveva fatto eleggere Eugenio Scalfari alla Camera e Lino Iannuzzi al Senato, per salvare dalla galera i due giornalisti che sulle pagine de L’Espresso si erano di molto esposti nel denunciare lo scandalo del SIFAR.
Analogamente, qui a Benevento, si è detto che Mastella, presente con due liste, Noi di Centro e Noi Campani, nella elezione del Consiglio provinciale, ottenendo soltanto un seggio in meno rispetto alla competizione del marzo 2019, se l’è cavata bene,considerato il giro di mazzette, in cui, stante l’accusa, è rimasto coinvolto, tra gli altri, con provvedimenti restrittivi, Antonio Di Maria, l’uomo che lui aveva posto, nell’ottobre 2018, alla guida della Rocca dei Rettori.
Ma, così come ha scritto un giornale mastelliano nella edizione di domenica 19 dicembre, anche noi pensiamo che lo scandalo che ha coinvolto la Provincia non abbia danneggiato le liste di Mastella, poiché, trattandosi di elezioni di secondo grado, il cui corpo elettorale era costituito da sindaci e consiglieri comunali, cioè persone espresse dal potere locale, legato in sede provinciale ad un potere politico, il voto non sarebbe stato emotivo e libero come potrebbe essere quello di un semplice cittadino non clientelizzato.
La elezione di secondo grado, per la elezione dei Presidenti e dei Consigli provinciali, discende dalla legge 56 del 2014, voluta da Renzi, in applicazione, prima ancora che venissero consultati i cittadini, della legge di modifica della Costituzione, che prevedeva anche la soppressione delle Province a decorrere dal primo gennaio 2018. Ora, però, che i cittadini, nel referendum del 4 dicembre 2016, hanno bocciato quella legge, sarebbe stato logico ritornare alla elezione dei Presidenti e dei Consigli provinciali con il voto popolare. Invece, non sarà così, se qualcuno non penserà di imporre il voto popolare con un altro referendum. Infatti, la proposta di legge, giacente a Montecitorio, che ridetermina la funzione delle Province, prevede la costituzione di giunte, la sfiducia del Presidente e l’attribuzione di altre competenze, ma non prevede il voto popolare.
Tuttavia, Mastella non avrebbe avuto la riconferma a sindaco di Benevento, se l’inchiesta sulle mazzette, corrisposte secondo l’accusa sugli appalti, attivata nel febbraio 2019 su denuncia di una funzionaria della Provincia e conclusasi nel febbraio 2021, avesse determinato i suoi effetti non 51 giorni dopo le elezioni comunali di Benevento del 3 e 4 ottobre u.s., ma prima di tale competizione, così come era avvenuto per il segretario provinciale del Pd, a carico del quale i provvedimenti restrittivi da scontare nel proprio domicilio, richiesti dalla Procura il 20 novembre 2020, per una tentata concussione tutta da dimostrare e comunque non basata su mazzette, erano stati posti in essere 8 giorni prima delle predette elezioni comunali e revocati una settimana dopo dal Riesame.
Non lo stesso trattamento il Riesame ha però riservato a Di Maria. Gli ha revocato gli arresti domiciliari il 10 dicembre, ma lo ha sospeso per 10 mesi dalla carica di presidente della Provincia e di sindaco di Santa Croce del Sannio, un comune di 905 abitanti, sospensione, quest’ultima, revocata dal Prefetto, poiché il reato sarebbe stato consumato alla Provincia e non al Comune. Comunque, Di Maria, il cui mandato di Presidente della Provincia sarebbe scaduto nell’ottobre 2022, non potrà essere più candidato alla carica di Presidente, in quanto nelle elezioni della prossima primavera, scadrà il suo terzo mandato di sindaco, senza che possa essere più ricandidato, per poter aver, in caso di rielezione, la veste di candidato alla Presidenza della Provincia.
Ma, subito dopo il voto per la elezione del Consiglio Provinciale, c’è stato un confronto tra Mastella e il suo alter ego, poiché Giuseppe Bozzuto, sindaco di Castelpagano, un uomo dell’ex presidente Di Maria, non sarebbe stato riconfermato alla carica di consigliere provinciale. Mastella avrebbe detto che bisognava caricare di preferenze il sindaco di Faicchio, Nino Lombardi, perché questi, acquisite le funzioni di presidente essendo stato vice presidente dell’Ente fino all’arresto di Di Maria ai domiciliari, potesse conservare la veste di consigliere anziano, una veste necessaria per continuare a svolgere le funzioni di presidente della Provincia, fino alla prossima elezione del presidente, elezione che non potrà rispettare la scadenza naturale di ottobre 2022.
A Bozzuto, che ha ottenuto 4.782 voti, sono mancati 307 suffragi rispetto all’ultimo degli eletti della lista “Noi Campani”, Antonio Camillo Raffaele Laudanna, che ha ottenuto 4.989 voti. Il peso di Picariello, come consigliere comunale di Benevento, valeva 665 voti ponderati, per cui, a seconda della indicazione di voti che i mastelliani gli avrebbero dato, il suo voto avrebbe potuto determinare la elezione o di Bozzuto o di Laudanna. Noi, però riteniamo che ci sia stato un disegno nel non fare eleggere Bozzuto e, conseguentemente, di depotenziare l’influenza, dall’esterno, di Di Maria sulla maggioranza (Mastella-ex dem) scaturita dalle elezioni del 18 dicembre.
Infatti, bastava dire ad Antonio Picariello, uno dei due consiglieri comunali di Benevento eletti in “Città Aperta”, di votare Bozzuto invece che Laudanna, dal momento che Picariello, essendo dipendente dell’ACER, l’ente che ha surrogato l’IACP, avrà avuto l’indicazione del candidato da votare dai vertici del predetto Ente, molto vicini a Mastella. Si tratta di quei vertici che avrebbero messo in condizione Mastella di carpire il voto dei proprietari degli alloggi costruiti negli anni ’90 dall’IACP in via Saragat, poiché il 28 settembre, 5 giorni prima delle elezioni comunali di Benevento, era stata fatta la transazione, un passaggio necessario per la stesura dei rogiti, in quanto quei cittadini hanno pagato gli alloggi nei quali abitano ma non ne sono formalmente proprietari.
Quella transazione si è rivelata, poi, un bluff, poiché è stata ritenuta nulla dal collegio dei sindaci revisori dell’ACER, come abbiamo già scritto a margine della conferenza stampa tenuta da Luigi Diego Perifano, portavoce di Alternativa per Benevento, da Rosetta De Stasio, consigliera della formazione di destra “Prima Benevento”, e da Angelo Moretti, capogruppo di “Civico 22”, alla presenza di tutti i consiglieri di opposizione.
Anche i successivi passaggi non fanno pensare ad una soluzione del problema nel breve termine. In Regione, infatti, la mattina del 14 dicembre, il problema è stato soltanto discusso in un incontro con il vice presidente della Regione, il mastelliano nonché post comunista Fulvio Bonavitacola, incontro sollecitato dal sindaco di Benevento, con la partecipazione di Tiziana Genito, legale degli assegnatari, dei commissari liquidatori dell’IACP, dell’assessore Molly Chiusolo, cui è stata affidata anche la delega relativa ai rapporti con l’ACER, nonostante il padre, l’avv. Mario, abbia in corso un rilevante contenzioso con l’ex IACP, e quindi con l’ACER, nonché di Davide Lebro e Giuliano Palagi, rispettivamente presidente e direttore dell’ACER.
La conferma di ciò emerge da una dichiarazione di Mastella, nella quale il sindaco prende atto della “sensibilità dimostrata” da Bonavitacola rispetto alla “annosa problematica”, della “volontà” dichiarata dai vertici dell’ACER e dei liquidatori dell’IACP nel “risolvere concretamente ogni ostacolo formale e sostanziale che ancora separa gli assegnatari dall’agognato atto di compravendita che finalmente definirà la proprietà degli immobili”.
Ora, dal Momento che l’ACER è gestito, anche a livello regionale, da persone molto vicine a Mastella, è naturale che Picariello, dipendente dell’ACER, è da ritenersi non funzionale alle finalità di Alternativa per Benevento che nel Consiglio comunale è rappresentata dal Pd, da Città Aperta, dal Centro Democratico e da Civici e Riformisti. Non a caso, Luigi Perifano gli ha chiesto di togliere il disturbo, anche perché Città Aperta ha assunto la funzione di Movimento, di cui Perifano è il presidente, essendosi date delle strutture organizzative.
Più duro è stato Angelo Miceli, capogruppo di Città Aperta, il quale ha detto a Picariello che se si sente indipendente deve costituire il gruppo misto, in quanto si può essere indipendenti dai partiti, ma non dallo schieramento nel quale si è stati eletti. Oltretutto, il voto dato da Picariello ad un candidato dello schieramento mastelliano costituisce un “tradimento” verso gli altri 30 candidati non eletti che, raccogliendo voti contro Mastella, hanno contribuito a determinare il seggio attribuito a Picariello, poiché le 298 preferenze raccolte da Picariello non avrebbero potuto certamente far scattare un seggio.
Va pure detto che, mentre il suo voto, a nostro avviso pilotato, ha determinato la elezione di Laudanna al posto di Bozzuto, non ha creato danni all’opposizione, e nel caso specifico al Pd, ma ciò di cui Picariello è stato protagonista in questa elezione del Consiglio provinciale, molto grave nella sua portata, non può ritenersi un episodio isolato, in quanto vi saranno altre occasioni in cui Picariello potrà essere “manovrato” dai suoi dirigenti.
Rispetto a questo caso, Mastella, quasi in replica al comunicato dell’ufficio di presidente di Città Aperta, che demanda al Comitato Direttivo ogni decisione sul comportamento di Picariello, il 21 dicembre, in una sua nota scrive: “Non sappiamo chi siano i consiglieri della coalizione di Perifano che hanno scelto di sostenere candidati di altri schieramento ma è singolare che sia partita la caccia alle streghe soltanto per chi avrebbe votato un candidato delle nostre liste e non per chi, invece, avrebbe votato un candidato della Destra”.
A parte il fatto che non è stata avviata una caccia alle streghe, poiché Picariello è un reo confesso, vorremmo dire al signor Mastella che Picariello ha espresso il voto in favore di uno schieramento opposto a quello cui lui appartiene, o apparteneva, mentre la signora Luigia Piccaluga Principe, sebbene eletta nel Centro Democratico, una lista collegata a Perifano, votando Claudio Cataudo, un ex sodale di Mastella, candidato nel Centro Dex Unito, ha favorito la elezione di un amico di famiglia, schierato comunque contro Mastella.
Mastella, piuttosto che cantare vittoria, pensi piuttosto che, rispetto alla elezione del marzo 2019 del Consiglio provinciale, quanto ottenne 6 seggi su 10, con, in aggiunta il voto del presidente Di Maria, ora ha preso 5 seggi, mentre il Pd, rispetto ai 2 seggi del 2019, ora ne ha ottenuti 3, un risultato plaudito dal commissario del Pd, Enrico Borghi, con la seguente dichiarazione.
“Le elezioni del Consiglio Provinciale di Benevento hanno visto un’importante affermazione della lista del Partito Democratico che, nel solco della linea politica della Segreteria Letta, ha inteso impegnarsi nella costruzione di un “campo largo” aperto ai 5 Stelle, al riformismo locale e al fondamentale mondo del Civismo”.
“Il risultato conseguito, che vede in capo al PD la rappresentanza del 30% del Consiglio Provinciale”, constata Borghi, “è oltremodo straordinario se lo si relaziona al contesto post elezioni amministrative di settembre-ottobre scorsi”.
“Aver incrementato di circa 9mila voti ponderati il dato del 2019”, afferma Borghi, “passando da due a tre consiglieri, è anche il premio per una azione politica condotta, nel tempo, in chiara e netta alternativa al sistema di potere al governo del territorio. Un sistema che, come purtroppo rilevano anche i recenti report nazionali, è in costante regressione economica, culturale e demografica”.
“Anche per questo, senza cedere alla cortese ritualità, voglio profondamente ringraziare i nostri Candidati, in particolare modo i sette non eletti, e tutti gli Amministratori Sanniti per la fiducia riposta nelle nostre mani”.
“Sapremo e vorremo interpretare al meglio delle nostre possibilità tale fiducia”, conclude Borghi, “consapevoli che solo con il lavoro di squadra e l’intelligenza collettiva si possano vincere le sfide cui il tempo presente risolutamente ci chiama”.
La maggioranza di Mastella è ipotecata però da Alfonso Ciervo (un tizio che da post comunista ha girato diverse formazioni politiche), eletto nella lista presentata dai cosiddetti deluchiani, ritenuti “traditori” del Pd perché hanno consentito la riconferma di Mastella alla carica di sindaco, e non perché abbiano presentato una loro lista per la elezione del Consiglio provinciale. Anche nel 2019, senza rischiare la decadenza da iscritti al Pd, presentarono, (allora da zingarettiani e non da deluchiani, come se esistesse un Pd di De Luca) una lista non avallata dalla federazione del Pd, ottenendo un seggio che venne attribuito all’allora sindaco di Telese Terme, Pasquale Carofano, comunque non allineato al gruppo del Pd, ma che decadde dalla carica dopo che la maggioranza dei consiglieri comunali del centro termale, un mese prima delle elezioni, lo dimissionarono dinanzi a un notaio. Gli subentrò il sindaco di Paduli, Domenico Vessichelli, iscritto al Pd ma non allineato all’allora gruppo del Pd in seno al Consiglio provinciale.
Mastella, di suo, ha avuto il 50% dei seggi. Altro che cappotto mancato, di cui parla lo stesso giornale mastelliano nella edizione del 21 dicembre, a margine della conferenza stampa in cui Mastella, con la spocchia che gli è congeniale, ha detto che senza il centro il Pd perde. Vorremmo dire al notista del giornale mastelliano che un risultato di parità non è una vittoria netta, né, tanto meno, un cappotto mancato. Il cappotto si consegue con l’asso pigliatutto, nel senso che chi vince lascia a mani vuote gli avversari. E Mastella, anche nella condizione più favorevole per lui, non avrebbe mai realizzato un cappotto.
Rispetto alla perdita di un seggio, Mastella ha sputato livore contro i 5 Stelle, ritenuti da lui servi sciocchi per aver supportato la lista del Pd. Ma stavolta non c’è stato il soccorso di Giuseppe Conte, il quale, non avendo fatto presentare, alle comunali del 3 e 4ottobre, la lista del M5S, già schierato con Perifano, ha consentito la sua riconferma a sindaco. Ma essere leali verso un alleato, non significa essere servi sciocchi, gli ha replicato il deputato pentastellato, Pasquale Maglione.
Insomma Mastella, per la sua rielezione a sindaco di Benevento, avvenuta con 787 voti ottenuti al di sopra del 50%, non ha lasciato nulla di intentato. Ha avuto, oltre a quelli richiesti con il suo artificio, anche appoggi inaspettati, come quello corrisposto della Magistratura, che, quando pone in essere suoi provvedimenti, dice di non badare alle scadenze elettorali.
E se ci fosse stato il voto popolare, Mastella col c…o avrebbe conseguito nuovamente il controllo della Provincia. Perciò, deve ringraziare Renzi.
Giuseppe Di Gioia