A Palazzo Mosti gli 8 dell’Avemaria
Le liste in lizza a favore del candidato Clemente Mastella erano dieci, alcune non hanno ottenuto consiglieri. Nella riunione degli eletti è venuto fuori alla fine la costituzione di ben otto gruppi consiliari con altrettanti capigruppo.
Almeno un gruppo è costituito dal solo capogruppo e questo è già un assurdo matematico ed illogico… Quel capogruppo ha una doppia veste alla fine… ma il gruppo non c’è, se si intende per tale sostantivo “insieme di più cose o persone, distinte l’una dall’altra”!
Questa una prima considerazione.
L’altra è lo stratosferico numero di capigruppo, sì da farne un altro “gruppo”. Alle riunioni col presidente del Consiglio, per la determinazione dell’odg dei lavori consiliari, ci sarà un bel da fare per trovare una chiosa.
Ed allora ci sarà bisogno di una pre-riunione dei capigruppo di maggioranza; e chi guiderà questa assise? un capogruppo del gruppo dei capigruppo?
Un altro assurdo.
Ma alla fine questa pletora di personaggi in cerca di visibilità troverà coesione nel corso della legislatura… difficile sarà il “concordes in unum”.
Sì, perché sicuramente saranno otto intelligenze a pontificare non tutte omologate e sintonizzate sulle stesse idee.
E allora sarà un bel (spero non brutto) vedere il loro agire.
Questo “episodio”, avrebbe detto il Principe, non esalta sicuramente la politica, è una interpretazione alla cicero pro domo sua e chi credeva di accontentare tutti e tutto alla fine sarà sconfessato.
Quando erano belli i tempi (1973) in cui Mastella si autodefiniva “boy scout” al servizio dei partiti. Ma allora la politica, pur non essendo partecipazione, era comunque intesa in altro modo. L’eletto rappresentava un partito, una idea, una linea dettata dai “maggiorenni” cui bisognava sottostare.
Questa scelta puzza di egoismo e può portare alla disintegrazione del mandato.
geppino presta