Il Senatore Cristoforo Ricci: presenza responsabile e saggia nella Democrazia del Sannio!
A cent’anni dalla nascita, a Circello, di Cristoforo Ricci, Senatore della Repubblica dal 1968 al 1983, il cuore avverte il richiamo della memoria e sente l’esigenza di illuminarne l’identità umana, la giovanile vocazione alla responsabilità politica e la lezione di servizio per la promozione del bene nella Comunità civile del Sannio.
Un grande intellettuale e teologo, Karl Barth, ci dice che “la bocca del passato non parla se l’orecchio del presente non ascolta”. Ecco perché dovremmo sempre custodire con gratitudine e saper comunicare, nei passaggi generazionali, anche i profili delle persone che hanno promosso l’evoluzione della libertà e l’avanzamento positivo dell’organizzazione sociale, economica e politica della nostra convivenza.
Già nel trentennale della morte, il 14 gennaio 2013, nella Chiesa di San Gennaro a Benevento, fu celebrata da Mons. Pasquale Maria Mainolfi la Santa Messa in suffragio e si svolse la commemorazione promossa da Roberto Costanzo con la partecipazione degli amici della Democrazia Cristiana, Clemente Mastella, Giovanni Zarro, Gennaro Melone, Mario Pepe, Tonino Pietrantonio e tanti altri.
Non si può comprendere la vicenda umana di una personalità senza immaginare il contesto familiare, civile, culturale, economico, sociale e religioso di quel tempo. Siamo nei primi anni dopo la guerra del 1915-18, in una comunità ferita profondamente dal sacrificio di decine di militari caduti sul fronte austro-ungarico. Viene ripresa la “normalità” dell’esistenza tra privazioni, difficoltà, miserie, fatiche e … speranze e nasce Cristoforo Ricci in una famiglia numerosa affidata all’amore e al lavoro artigiano della mamma e del papà, dentro la costellazione relazionale della parentela e del vicinato, tra i segni linguistici, fisici e spaziali della Chiesa, della Scuola e le esperienze del gioco e del lavoro.
Solo una “storiografia dell’identità e delle relazioni” potrebbe dar conto della formazione dell’autocoscienza dell’io, nella ricerca della misura della verità, nel cammino della libertà e nella testimonianza vitale dell’amore. Il giovanissimo Cristoforo Ricci attraversa, da fanciullo e adolescente, il ventennio del regime fascista, con la conclusiva esperienza drammatica del bombardamento di Benevento e, ormai universitario formato nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolici Italiani), entra nella nascente Democrazia Cristiana di Giovan Battista Bosco Lucarelli e già nel 1944 assume la segreteria della sezione di Benevento. E sarà segretario provinciale dal marzo 1958 al febbraio 1963, quando candidato alla Camera dei Deputati sarà il primo dei non eletti.
Divenne Senatore il 19 maggio 1968 nel Collegio di Cerreto Sannita, confermato nelle elezioni del 1972, del 1976 e del 1979. Il 4 gennaio del 1983 un incidente su la Benevento−Caianello lo strappa alla vita, privando la comunità sannita di un rappresentanza intelligente, responsabile e saggia.
La testimonianza di Cristoforo Ricci è collegata ai processi culturali, etici, politici e istituzionali del
Paese, lungo il percorso del popolarismo di Don Sturzo. Proprio nel 1921 era stato eletto al Parlamento, nelle liste del partito popolare, Teofilo Petriella di Circello e parente della famiglia Ricci. Sarà poi l’esperienza degasperiana a fornire al giovane Cristoforo l’impianto ideologico e l’orizzonte del “fare politica” e a ispirargli lo stile della moderazione dialogica, lontana dall’arroganza, dalla presunzione e dalla retorica.
Il suo ingresso in Senato coincide col momento iniziale del tumultuoso cambiamento segnato dalla contestazione studentesca e dall’ “autunno caldo”. Era lo sconvolgimento dei rapporti di autorità, delle forme di partecipazione civile e delle espressioni di conflittualità sociale e politica.
Muta il costume di vita, si modificano gli schemi tradizionali dei contesti e dei vissuti familiari. Viene introdotta la legislazione del divorzio, anche la vita religiosa subisce trasformazioni profonde per gli impulsi modernistici e le tensioni spirituali scaturite dal Concilio Vaticano II.
E si moltiplicano sperimentazioni ideologiche, artistiche, musicali, letterarie e si avviano, con la “strategia della tensione”, anche momenti drammatici e convulsi di violenza, di trame oscure, di attentati e di stragi. Sono gli scenari degli “anni di piombo” che porteranno il Paese verso la tragedia e il trauma del parricidio di Aldo Moro. In quei 55 giorni dell’ignobile prigionia brigatista, le Camere, contro il parere dei gruppi parlamentari della D.C., approvarono la legge sull’aborto: l’uccisione nel grembo materno dei figli dell’uomo.
Se dovessimo riflettere, con Cristoforo Ricci, sul nostro divenire e sull’avventura umana e politica del terzo decennio del XXI secolo, quali domande dovremmo porre, quali decisioni assumere, quali motivazioni individuare? Dovremmo saper riparare all’offesa storica, politica e metafisica inferta al “Diritto alla Vita”. Ora siamo completamente immersi nello show del relativismo mediatico, nelle suggestioni e nella smania del web, incapaci di riflessione, di silenzio, occupati nelle dinamiche del tempo a consumare lo spettacolo dell’esistere. Che cosa è divenuta la politica oggi? Quali sono in Italia e in Europa gli indirizzi valoriali, i principi fondamentali della statualità costituzionale? Sono compatibili le imponenti concentrazioni mondiali di potere finanziario e di dominio tecnologico, mediatico, bio-medico con le condizioni essenziali della democrazia, del rispetto della dignità umana e della libertà? In Italia la D. C., prostrata e avvilita su le grandi questioni della famiglia, del matrimonio, del Diritto alla Vita e dell’antropologia dell’essere e arresasi al nichilismo dell’ideologia radical-comunista, si auto-annientò uscendo dal corso della nostra storia politica.
Se non ritorniamo all’ “ispirazione cristiana” della Politica e alla sua rigenerazione etica, non
possiamo sfuggire alla rovina che incombe su la Civiltà senza Dio.
Bene ha fatto Clemente Mastella, Sindaco di Benevento, ad affidare il suo rinnovato mandato amministrativo alla Madonna delle Grazie, Madre della Misericordia e della Salvezza.
Davide Nava