La Compagnia Red Roger ha rappresentato la storia del cinema all’Hortus Conclusus
La Compagnia Red Roger, gruppo teatrale beneventano, ha partecipato a “Benevento Città Spettacolo” anche quest’anno, con un suo lavoro originale: ”Georges Méliès – la luce e l’illusione”, rappresentato all’Hortus Conclusus, un lavoro che ci dà l’occasione di approfondire quest’ argomento, rimandandoci con il pensiero alla storia del cinematografo.
Il cinematografo, infatti, fu inventato dai fratelli Auguste e Louis Lumière, nati a Besancon a soli due anni di differenza l’uno dall’altro: il primo nel 1862 ed il secondo nel 1864. Il padre era un fotografo ed iniziarono subito a lavorare per lui. Louise aveva sperimentato un nuovo procedimento nello sviluppo fotografico: l’invenzione della lastra secca. Giunsero poi, entrambi, alla creazione della pellicola cinematografica e dell’apparecchio che svolgeva la duplice funzione di camera e di proiettore.
Era nato il cinématographe, che venne brevettato nel 1895. Il primo film che fu girato con questo strumento fu “L’uscita dalle officine Lumière”. Il loro cinematografo consisteva nella proiezione di fotografie, scattate in rapida successione, dando allo spettatore l’idea del movimento.
Il successo dell’invenzione dei fratelli Lumière è legato proprio al tipo di macchina da presa, che essi avevano realizzato. La loro macchina di ripresa, chiusa in una scatola di legno, poteva dunque essere trasportato con facilità, ed infine, cambiando solo la lente, la stessa diventava macchina da proiezione
In realtà archetipo di questo strumento era stato il kinetoscopio di Thomas Edison, con il quale però era possibile visionare le immagini soltanto con un solo occhio, perché non veniva proiettato su di uno schermo o una parete, condizione questa che permetteva di essere usufruita in modo collettivo, cosicché più persone contemporaneamente potessero guardare la pellicola.
Era nata la casa di produzione cinematografica e si creò una nuova figura: quella dei cinematografisti, che fece realizzare ai F.lli Lumière notevoli guadagni. I loro film erano costituiti dalle “vedute animate”, che consistevano nel riprendere scene realistiche, che duravano circa cinquanta secondi, il tempo cioè di ricaricare la pellicola. Lo spettatore guardava con meraviglia ed interesse le immagini, con uno sguardo da dominatore, perché si sentiva superiore ai personaggi. Egli era felice di poter guardare le immagini di fronte a sé, così come veniva concesso a teatro, ai regnanti ed ai nobili, le cui poltrone erano poste di fronte al palcoscenico.
Le inquadrature fisse furono poi più tardi sostituite da più quadri, messi in serie e proiettati separatamente, con la presenza dell’imbonitore che spiegava le scene e raccontava la storia, figura questa indispensabile altrimenti lo spettacolo sarebbe stato incomprensibile.
Le tecniche e la narrativa furono poi migliorate da un altro personaggio che si è occupato del cinema: Gerges Méliès, considerato giustamente come l’inventore della regia cinematografica, cioè come colui che si occupa della preparazione e montaggio di tutte le scene. Egli fu chiamato “il padre degli effetti speciali”, perché li introdusse nel cinema.
La sua grande intuizione fu quella di aver compreso le potenzialità del nuovo mezzo dell’intrattenimento. Egli ben presto iniziò a girare dei film, trasferendo nel cinema i trucchi del suo mestiere: quello di mago ed illusionista.
Iniziò a realizzare il montaggio del film: nel momento in cui Mèliès riprendeva le scene, si interrompeva riprendendo successivamente la ripresa. Nel 1897 realizzò il primo studio di posa cinematografica, riprendendo ovviamente gli spettacoli di magia. Suo fu anche il primo film horror dal titolo “Le manoir du diable”, girato tra il 1900 ed il 1912, il cui strepitoso successo gli consentì di fondare la Star Film, sua compagnia cinematografica, che poi finì in bancarotta, perché Méliès vendeva le copie dei suoi film, senza ricavarne alcun diritto d’autore. Le sue pellicole divennero famose e conosciute, ma per mantenersi economicamente erra costretto a creare sempre nuove pellicole, incidendo così sulla qualità delle storie, che divenne inesorabilmente ripetitiva e quindi sempre meno interessante. Alla fine, sposandosi, cambiò mestiere: iniziò a vendere dolci e giocattoli, insieme a sua moglie.
La scelta fu però provvida perché, durante lo svolgimento di quest’altra attività, fu tiscoperto dal giornalista Léon Druhot, direttore del Ciné-Journal, che lo fece conoscere ai surrealisti. Essi organizzarono per lui una mostra cinematografica retrospettiva ed il successo fu tale che nel 1931 gli venne conferita la Legion d’onore, direttamente da Louis Lumière. Mèliès morì nel 1938, sempre a Parigi, dove era nato ed aveva lavorato.
La sua grandezza consistette nel fatto che utilizzò il montaggio cinematografico, come un trucco per realizzare apparizioni, sparizioni e trasformazioni. A lui si deve il cinema fantastico, a differenza dei britannici del tempo, che volevano un cinema votato all’educazione, al moralismo, seguendo così i dettami della Regina Vittoria.
A Méliès viene universalmente riconosciuto il merito di aver creato un cinema fantastico, contrapposto a quello dei Lumiére che era invece realistico. Oggi, a distanza di oltre un secolo, il cinema ci offre storie vere, inventate, fantastiche, con effetti speciali sorprendenti, e di questo dobbiamo essere grati sia a Lumière, che a Méliès, che ne sono stati i genitori.
La storia di Méliès ci è stata dunque narrata dalla compagnia Red Roger, con lo stile di Pierpaolo Palma, chiaro e lineare, in tutti i passaggi più significativi, dalla fabbrica di scarpe di cui era titolare il padre di Méliès, ai giochi di prestigio che Eugenio Luigi Delli Veneri ha eseguito con grande maestria.
Quest’ultimo, insieme a Giorgia De Conno, che ha realizzato anche i costumi e le scenografie, e a Raffaele Tassella, hanno interpretato ciascuno di loro nelle vari fasi, la vita di Méliés, in una forma teatrale al tempo stesso, veramente semplice ed esaustiva, sottolineata dalla musica originale del M° Massimo Varchione, che l’ha suonata in diretta. Aiutante alla regia, brava come sempre, Elisa Vito.
Alla fine della rappresentazione, Pierpaolo Palma ha ringraziato il pubblico, che ha permesso allo, spettacolo di realizzare il sold out, il Direttore Artistico, nella persona di Renato Giordano; il Comune di Benevento, Settore Cultura, Giovanna Russo, Simona Lombardi, Domenico Passaro, che hanno curato l’organizzazione, Massimiliano Amabile che è stato il consulente della Magia, e lo staff delle video proiezioni: Biagio ed Alberto Cefalo, Alfonso Pontillo, Antonio Benedet Vincenzo de Matteo, che ha ricercato le fonti video e curato la revisione e messa a punto redazionale, ed infine Manuela Pascucci.
Noi invece dobbiamo ringraziare questi ragazzi, che portano avanti un discorso teatrale, con grande entusiasmo ed abnegazione, facendoci trascorrere piacevolmente la serata, in loro compagnia.
Maria Varricchio