Al Teatro Romano è di scena il San Carlo sotto le stelle
Sabato 24 luglio, alle ore 20.30, il Teatro Romano di Benevento ha ospitato il quarto appuntamento de “Il San Carlo sotto le stelle”, con il Direttore Maurizio Agostini, che ha diretto l’Orchestra del Teatro di San Carlo.
L’ evento é stato voluto e promosso dalla Regione Campania, in collaborazione con il Teatro San Carlo, la Direzione Regionale del Ministero della Cultura e il Comune di Benevento.
Il progetto Campania By Night prevede le aperture serali dei siti culturali campani, proposto dalla Scabec, la società della Regione Campania che opera per la valorizzazione e la promozione dei beni culturali.
Il programma della serata ha previsto “Il Maestro di Cappella, ouverture”, scritto da Domenico Cimarosa, opera nata con l’intento di presentare, sotto forma di farsa, l’attività di un maestro di cappella, il quale ha la felice idea di inserire nella musica, un’aria in “stil sublime”, così come facevano gli antichi maestri.
L’orchestra però non si dimostra all’altezza del compito perché, durante l’esecuzione, ogni strumentista entra al momento sbagliato. Quindi il maestro cosa fa? Inizia a canticchiare, volta per volta, la parte di ogni strumento, in modo tale da far capire ad ognuno di essi quando deve iniziare a suonare.
Il risultato alla fine è eccellente ed il maestro riesce nell’intento di far eseguire l’aria correttamente a tutta l’orchestra. Decide così di provare un pezzo composto da lui stesso.
Ricordiamo che Domenico Cimarosa nacque ad Aversa, il 17 dicembre 1749 e si spense a Venezia, l’11 gennaio1801.Di lui è stato detto: ”E’ stato un compositore italiano esponente di spicco del Classicismo; è considerato il maggior musicista italiano della seconda metà del XVIII secolo e uno dei grandi rappresentanti della scuola musicale napoletana. Figura centrale dell’opera italiana, ha dato un notevole sviluppo all’opera buffa. Musicista fecondo, ha scritto numerose composizioni tra oratori, messe, musica vocale e strumentale e soprattutto 99 opere liriche di cui la più celebre è ”Il matrimonio segreto “del 1792”.
Altro grande autore che abbiamo ascoltato è stato W.A. MozartM; di lui sappiamo che iniziò a comporre a cinque anni e per questo fu chiamato ”Bambino prodigio”. Morì a soli trentacinque.
La critica così lo presenta: ”Egli fu incluso nei massimi esponenti del classicismo musicale settecentesco. Insieme a Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven, costituisce la triade alla quale, nella letteratura musicologica, alcuni autori fanno riferimento come prima scuola di Vienna”.
Mozart decise nel 1781di abbandonare il servizio presso la corte dell’arcivescovo di Salisburgo, e di guadagnarsi da vivere quale libero professionista, interrompendo così quel percorso che aveva seguito suo padre, Leopold Mozart, anche lui musicista, che avrebbe ben volentieri visto suo figlio, affermarsi come musicista di corte.
In realtà, questi ultimi, i musicisti di corte erano considerati alla stregua dei servi e fu per questo, forse, che Wolfang si dimise e, coerentemente con il suo convincimento illuminista, rifiutò sia l’estrema unzione, sia un funerale solenne, come la sua persona avrebbe meritato.
In Mozart, vi fu dunque l‘ adesione intima e profonda ai principi di modernizzazione dello Stato e della società asburgica, voluti dall’imperatore Giuseppe II. L’imperatore infatti intendeva fra l’altro limitare i poteri dell’aristocrazia feudale, ed in questo trovò Mozart concorde nel condannarne gli abusi ne “Le nozze di Figaro”. Tuttavia, il consenso e la protezione, accordati entro certi limiti a Mozart dalla corte viennese, non costituirono – secondo questa interpretazione – una base sufficientemente solida per l’attività professionale del compositore.
Infatti la novità e la complessità del suo linguaggio musicale non furono pienamente compresi, nemmeno dalla corte dell’imperatore, abituata a musiche di più facile accessibilità.
Pensiamo che solo pochi mesi dopo la morte di Mozart trionfò a Vienna “Il matrimonio segreto” di Cimarosa, mentre acquistavano sempre più simpatia e gradimento i compositori e i musicisti di secondaria importanza.
La produzione di Mozart spaziò ”in tutti i generi musicali del suo tempo: l’opera, la messa, l’oratorio, la cantata, il lied, la sonata da chiesa, la sinfonia, il concerto per strumento solista e orchestra, il quartetto d’archi, il quintetto d’archi, la sonata per pianoforte, la sonata per violino, la serenata, il divertimento, la musica per organo e la musica massonica”. Per questo “ Mozart è fra i musicisti maggiormente eseguiti non solo in Austria, in particolare a Salisburgo, città che gli diede i natali, ma anche nelle sale da concerto di tutto il mondo, per la facile riconoscibilità del suo stile”.
Inoltre, per quanto riguarda il concerto per pianoforte, si deve riconoscere che esso deve a Mozart, autore e interprete delle proprie composizioni, il grandioso sviluppo formale e di contenuti che avrebbe caratterizzato questo genere nel secolo successivo. Lo stesso Beethoven nutriva grande ammirazione per i concerti per pianoforte mozartiani, che furono il modello dei suoi concerti, in modo particolare i primi tre per pianoforte. I suoi numerosi viaggi consentirono al giovane compositore di far sua una rara collezione di esperienze attraverso le quali Mozart creò il suo unico linguaggio compositivo.
Di Mozart abbiamo ascoltato la Sinfonia n. 29 k 201 e l’Allegro da “Serenata in sol maggiore Eine. Di Antonio Sacchini è stata eseguita la Sinfonia da “Edipo a Colono”, di cui abbiamo avuto la fortuna di vedere la messa in scena al teatro di Siracusa nel 2018, grazie ad Inda Fondazione.
Anche l’edizione di Sacchini è stata tratta proprio dall’omonima tragedia di Sofocle. La prima si tenne a Versailles il 4 gennaio 1786, e non fu accolta con grande entusiasmo di pubblico. La regina Maria Antonietta gli promise che avrebbe fatto riproporre l’opera, ma le condizioni politiche erano diventate a lei sfavorevoli e l’opera non fu più riproposta.
Sacchini si ritrovò in uno stato di profonda prostrazione, tanto da entrare in una grave depressione, che alla fine lo portò alla morte. L’opera fu riproposta il 1 febbraio 1787 ed ebbe un grande successo. Da allora, fu riproposta ogni anno, divenendo, dunque, la più presente nel cartellone settecentesco.
Di Gioacchino Rossini abbiamo ascoltato la Sinfonia da “La cambiale di matrimonio” e successivamente la Sinfonia da “Il Signor Bruschino”. Queste opere del geniale musicista vengono eseguite di rado, ma sempre con successo. Noi abbiamo avuto la gioia di poterle ascoltare, grazie ai Professori dell’Orchestra S. Carlo di Napoli, anche se meno note rispetto a tutte le altre opere rossiniane, ma non per questo meno belle ed apprezzabili.
Tutte e due le opere sono accomunate dalle caratteristiche delle trame: entrambi raccontano di storie d’amore e di lotta contro i costumi dell’epoca, che prevedevano matrimoni combinati e non d’amore, che non erano mai frutto di libera scelta. Forse l’innovazione di Rossini è anche nella scelta di rappresentare queste forme di nuova contestazione. Ricordiamo che il Maestro, nato in una famiglia di suonatore di trombetta e di un soprano, studiò clavicembalo e canto, imparò a suonare anche la viola, il violoncello, il pianoforte.
Si diplomò anche in contrappunto, lascò però incompiuti gli studi di composizione: questo fu per un compositore, il paradosso dei paradossi.
Abbiamo dunque scoperto un’altra faccia del M° di Pesaro, un lato un po’ meno conosciuto, un po’ diversa da quella de ”Il Barbiere di Siviglia”,
Anche questa serata è stata vissuta dal pubblico con attenzione e grande partecipazione, soprattutto perché ha avuto modo di ascoltare i professori del Teatro S. Carlo di Napoli.
Un grande ringraziamento dunque va all’organizzazione e soprattutto ai dipendenti della Sovraintendenza per la loro dedizione al nostro Teatro Romano.
Maria Varricchio