Mastella è alla disperata ricerca di alleati
Il picconatore Renato Parente, alias Mastella, in una nota del 20 luglio, già commentata da noi il giorno successivo, ha osato affermare che le denunce fatte da Luigi Diego Perifano, candidato sindaco di Alternativa per Benevento, nell’incontro stampa del 20 luglio davanti alla Caserma Pepicelli, a proposito della inopportunità di allogare, in mancanza di parcheggi, in detta caserma una diecina di uffici pubblici statali, non avevano “né capo né coda”, in quanto gli utenti avrebbero trovato il parcheggio all’interno della Caserma.
Evidentemente, Renato Parente (ci riferiamo a lui perché lui ha firmato la nota), non era a conoscenza della nota con cui l’ufficio tecnico del Comune il 26 novembre del 2019 fa rilevare, tra l’altro, al Demanio la mancanza di parcheggi per l’utenza, precisando che il parcheggio all’interno della Caserma “è destinato alla sola sosta dei dipendenti degli uffici”. Questo significa che, prima di accusare Luigi Perifano, Luca Coletta e Francesco Di Donato di dire “sciocchezze”, l’ex collega di chi scrive avrebbe fatto bene se si fosse informato.
Poi, resosi conto di aver commesso una gaffe, in seguito anche alle accuse di Perifano, secondo cui il sindaco e non Parente dovrebbe leggere le carte prima di fare brutte figure, ha corretto il tiro, in una nota del 21 luglio, sostenendo che la denuncia dei tre professionisti e uomini di cultura discende dal “rischio di non trovare parcheggio sotto casa”. E anche qui Parente commette una gaffe, perché il prof. Di Donato vive a Napoli per molti giorni della settimana e quando è a Benevento può disporre del cortile, e forse anche del garage, del condominio dove abita il padre Nicola, in viale del Atlantici; l’avv. Perifano dispone anche lui del cortile del condominio dove abita su tale arteria; mentre l’avv. Coletta ha lo studio al viale Mellusi. Un problema di sosta, già difficile ora, si creerebbe, come ha denunciato Coletta la mattina del 20 luglio, per i residenti e per i titolari di esercizi commerciali, se venisse realizzata quella che chiamano la cittadella degli uffici.
Il candidato di Alternativa per Benevento, Luigi Perifano, fa suo il progetto di Chiariotti e di Cardone, alternativo a quello della Lumode
Luigi Perifano, poi, proseguendo nella sua campagna elettorale, il giorno successivo ha incontrato la stampa all’Una Hotel per denunciare l’irrealizzabilità del progetto Lumode, già contestato per alcuni versi dall’ANAC, che prevede la costruzione, nell’area dell’attuale Terminal Bus, di un immobile destinato ad alloggi, studi professionali, uffici e negozi. La realizzazione dell’immobile avverrebbe in project financing, in cui la parte pubblica impiegherebbe circa 8 milioni dei 18 erogati dal governo per la riqualificazione delle periferie, mentre il concorso del privato, rispetto all’intera spesa, sarebbe soltanto del 25%, e non almeno del 51%, con il vantaggio, da parte del privato, di gestire l’immobile per 29 anni. Perifano, per impedire la realizzazione di quell’immobile, si è fatto forte del progetto alternativo confezionato dagli architetti Francesco Carbone e Alfredo Chiariotti, presenti alla conferenza insieme a Pasquale Basile, esponente massino di “CivicA”,la formazione civica per antonomasia che, schierata con Perifano, si vale della recente adesione dei due tecnici. Il progetto dei due tecnici, sposato da Perifano, prevede un’area verde con strutture sportive al servizio di un campus studentesco, sotto la quale, evidentemente interrato, troverebbe posto il Terminal bus. Ma, in quella sede non è stato ricordato che tale progetto era stato proposto, a marzo 2020, da Civico 22. Di ciò si è doluto Gabriele Corona, collegato, con la lista “Altra Benevento è possibile”, al candidato sindaco di Arco, Angelo Moretti, fondatore di Civico 22 e presidente del Sale della Terra.Ma, a tale proposito, Pasquale Basile, in una sua nota, ha fatto rilevare a Corona, “che si vanta di essere persona precisa e informata dei fatti”, di aver ricordato lui la circostanza per la quale il fondatore di Altrabenevento si era doluto, non mancando di sottolineare, sempre Pasquale Basile, “anche la scelta compiuta da Francesco Carbone e Alfredo Chiariotti, i due architetti che hanno realizzato il progetto (ideato nel 2007, anche questo è stato detto) di proseguire il loro impegno con CivicA e con il candidato sindaco Luigi Diego Perifano”.
Anche i due architetti, rivendicando la paternità del progetto, hanno fatto dei rilievi a Gabriele Corona, sostenendo che la nota di quest’ultimo “è fuorviate e capziosa perché parla di sponsorizzazione del progetto da parte di Civico 22”. Infatti, hanno chiarito di “avere la piena paternità del progetto essendone stati gli ideatori ben 14 anni fa, con una iniziativa personale, nata esclusivamente dalla volontà di contribuire alla rigenerazione di quell’area nodale, sulla quale già all’epoca esisteva una accesa polemica, causata dalla totale mancanza di servizi, sollevata dall’Associazione Pendolari Sanniti”.Quindi, “senza essere stati commissionati da nessuno, all’epoca (né ora)”, hanno sostenuto gli architetti, “elaborammo una proposta progettuale completa. Essa era rappresentata con piante, sezioni, rendering, un plastico oltre a relazioni, stime economiche, consulenze di aspetti archeologici, di fattibilità, catastali ed altro”.
Le incongruenze, prima, dell’assessore all’Ambiente, nel replicare alla senatrice Ricciardi, e la contestazione, poi, del decreto di sequestro dei 352 pini, disposto dal GIP
Speriamo soltanto che non si realizzi il progetto Lumode, che sposterebbe il Terminal bus vicino alla stazione ferroviaria con grave difficoltà per migliaia di pendolari nel dover raggiungere scuole e posti di lavoro, così come non è stato realizzato finora il progetto di Mastella e del suo novello assessore all’Ambiente, Gerardo Giorgione, di tagliare su viale degli Atlantici, almeno i pini (24) ritenuti di pericolo immediato e quelli (34) giudicati pericolanti in futuro, secondo la perizia commissionata da Mastella all’agronomo Giuseppe Cardiello sulle 124 piante conifere che fiancheggiano il predetto viale.La Procura della Repubblica di Benevento, infatti, oltre ad aver indagato due funzionari del Comune, e non il mandante Mastella, ritenuti responsabili del taglio ingiustificato di 12 pini nel marzo 2019, ha disposto il sequestro di tutti i 352 pini che fiancheggiano, oltre il viale degli Atlantici, anche via Pacevecchia e via Fratelli Rosselli,, pini, questi, che, secondo il progetto iniziale di Mastella, sostituiti con altre piante, andavano tutti abbattuti. Prima dell’emanazione del decreto del GIP, il sindaco Mastella e l’assessore ai Lavori Pubblici, Pasquariello, per rimuovere la recinzione dei pini, ritenuti di immediato e futuro pericolo da Cardiello, avevano programmato di appaltare i lavori di livellamento del fondo stradale di viale degli Atlantici, laddove le radici dei pini, cresciute in senso orizzontale, lo avevano sollevato.L’avvocato Luca Coletta, vice presidente dell’associazione “Giù le mani dai pini”, quella che insieme a “Benevento Città Verde” si era rivolta alla magistratura per contestare il progetto di Mastella, nel corso dell’incontro con la stampa avuto luogo il 20 luglio davanti alla Caserma Pepicelli, ha assicurato che la “sua” associazione vigilerà affinché i lavori di livellamento della strada non siano eseguiti dall’impresa di fiducia della ditta che avrebbe dovuto tagliare i pini. A pensar male, diceva Andreotti, si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.Rispetto al provvedimento della Procura, ratificato del GIP, relativo soprattutto alla notifica fatta pervenire ai due funzionari comunali, il novello assessore all’Ambiente, chiamato in giunta il primo di agosto 2020 da Mastella dopo che questi lo aveva costretto alle dimissioni quattro anni prima, pena la revoca, si è chiamato fuori, come se lui, cultore del verde, non avesse fatto tagliare gli alberi sulla scarpata della rotonda delle scienze e non avesse fatto capitozzare i platani sul viale che conduce alla stazione di Porta Rufina e su altre strade ancora. Un provvedimento, quello effettuato sui platani, che ha comportato la comminazione di una ammenda di duemila euro al Comune, da parte dei carabinieri forestali e una denuncia, da parte di cittadini, alla Procura della Repubblica.L’assessore Giorgione, nel chiamarsi fuori da tale decreto, pensa che i cittadini non ricordino che 13 giorni prima la sua emanazione, egli aveva dichiarato al Mattino che, a sei mesi di distanza della perizia di Cardiello, consegnata al Comune a gennaio di quest’anno, si sarebbe proceduto con il taglio dei 24 pini ritenuti di pericolo immediato. “Nelle prossime settimane”, scrive Il Mattino nel riportare il virgolettato attribuito a Giorgione, “convocherò un vertice con le strutture tecniche di settore e la Soprintendenza per condividere un percorso che ci porti una volta per tutte a dirimere la questione. Abbiamo atteso per mesi con il massimo rispetto che si concludessero le verifiche commissionate dalla Procura. Nei giorni scorsi abbiamo anche effettuato un tentativo di confronto con gli inquirenti, per avere elementi conoscitivi utili. Ritengo che non vi siano regioni per restare ancora fermi. C’è una dettagliata perizia eseguita dal prof. Cardiello che indica cosa fare. Non ci sono misure della Procura che ci impediscano di operare in quei luoghi. Abbiamo il dovere di procedere seguendo gli elementi in nostro possesso”.
I rilievi della senatrice Ricciardi
L’assessore, alla luce del decreto, si è permesso, con una lunga nota, non priva di qualche battuta ironica, di contestare anche i rilievi mossi, sempre alla luce del decreto, dalla senatrice pentastellata Sabrina Ricciardi: “Giova ricordare che la nostra consigliera comunale, Annamaria Mollica, ha sollecitato ripetutamente sia il gruppo forestale dei Carabinieri, sia la Prefettura, richiamandoli all’obbligo di tutela dei pini del viale degli Atlantici. Depositando, inoltre, anche delle interrogazioni comunali (che ancora attendono di essere calendarizzate), chiedendo pubblicamente la revoca di quella sciagurata delibera di Giunta che di fatto avrebbe sancito il depauperamento del nostro verde pubblico. Nei mesi passati ho più volte sollecitato l’ex ministro dell’Ambiente, mettendolo a conoscenza della perdurante volontà della Giunta comunale di Benevento di procedere con dei tagli scellerati che avrebbero procurato anche danni di carattere faunistico e paesaggistico. Il Ministro Sergio Costa non ha fatto mai mancare il proprio ausilio, seguendo da vicino gli sviluppi con i Carabinieri forestali locali (…). Il provvedimento di sequestro si è reso necessario per tutelare il nostro ecosistema “per il pericolo che si procedesse ad abbattimenti generalizzati, come quello previsto dalla delibera n. 41/2020, senza i previsti presupposti e le necessarie previste autorizzazioni”.Giorgione, dopo aver ricordato la sua collaborazione con la Procura, attraverso il deposito della perizia di Cardiello, comportamento, ha precisato, non ascrivibile a nessun’altra amministrazione, ha osservato (udite, udite): “Non a caso le relazioni della Procura e del Comune sono convergenti su tanti punti non discostandosi dalla realtà dei fatti che, invece, vogliono fare apparire diversamente (…). Questa amministrazione sta vagliando la sostituzione di alcune essenze con altri alberi,non il taglio indiscriminato”. Evidentemente, Giorgione non sa che il sindaco voleva proprio eseguire il taglio indiscriminato. Ma, allora, Giorgione non era ancora stato richiamato in Giunta con l’affidamento della delega all’Ambiente, una nomina accettata da lui senza tener conto, si deve ritenere, del modo come era stato trattato quattro anni prima.Tuttavia, sempre nel rispondere alla senatrice pentastellata, Giorgione ribadisce che “il sequestro del GIP ci concede la piena disponibilità di interventi ordinari e straordinari e che chiederemo le necessarie autorizzazioni al GIP per eseguire ogni attività manutentiva (anche straordinaria), rispettando il protocollo previsto”.Ma, mentre il sindaco aveva dichiarato di collaborare con la Procura, dopo averne subito la Waterloo, l’assessore è passato al contrattacco: invece di chiedere al GIP l’autorizzazione per proseguire la predetta attività, ha proposto, forse in Giunta, di chiedere, entro il 29 luglio, al Riesame, l’annullamento del decreto di sequestro dei 352 pini.Staremo a vedere se sarà assecondato per mettere in atto quando ha disposto Cardiello nella sua perizia. Perciò, è importante che questi signori siano sfrattati da Palazzo Mosti: bisogna evitare che continuino a nuocere.
Mastella, con il concorso di Annarita Russo, tenta l’annessione di Forza Italia alla sua causa
Mastella si rende conto che è solo. Avere avuto l’annessione della nuova Dc e di Italia Viva è ben poco cosa. Cerca di darsi da fare con l’inaugurazione della nuova illuminazione in contrada San Vitale con il ripristino della strada di Serretelle, con la riqualificazione di piazza Piano di Corte, con l’aver concesso gratis, a esercenti di bar, ristoranti, pizzeria e pub, altri spazi pubblici, oltre a quelli di cui già disponevano, fino al 31 dicembre 2021, e con altre operazioni clientelari, influenzando, magari, le assunzioni nelle attività commerciali che si sono aperte durante il suo mandato, l’ultima delle quali è stata quella del Burger King, in contrada S.Vito, che darà lavoro a 22 persone.
E proprio perché si rende conto di essere isolato, con una nota del 22 luglio, ha fatto “appello all’area moderata espressa in particolare da Forza Italia, affinché possa essere partecipe di una rinnovata esperienza amministrativa in un periodo in cui la città e i suoi abitanti vivranno ancora momenti di emergenza in virtù della quarta ondata che sta arrivando in modo precipitoso e drammatico”. Dopo aver lasciato Forza Italia, nel marzo 2020, per saltare, in funzione delle regionali del successivo mese di settembre, sul carro di Vincenzo De Luca, ritenuto vincente secondo il suo intuito; dopo aver revocato un assessore di Forza Italia, con delega all’Ambiente, nella persona di Antonio Reale, che dopo, qualche tentennamento aveva deciso di non seguirlo in Noi Campani; dopo che Berlusconi aveva nominato, nel 2018, senatrice la moglie, la signora Lonardo, oggi Mastella si permette di esaltare “il percorso politico e la tradizione di Forza Italia”.
La stessa Annarita Russo, divenuta l’anno scorso oggetto di strali da parte di Mauro De Ieso, un dirigente di Noi Campani, per il fatto che, eletta in Noi Sanniti per Mastella, era approdata in Forza Italia dopo un momento di pausa, avrebbe “dimostrato lungimiranza politica e interesse vero per i problemi della città” a dire di Mastella che, come giustamente ha osservato Luigi Diego Perifano, il candidato sindaco di Alternativa per Benevento, ha distrutto Forza Italia a Benevento, dopo averla utilizzata.
Infatti, il giorno dopo, il 23 luglio, Annarita Russo, ha diffuso questo comunicato: “Ritengo che bisogna continuare la nostra storia, convergendo con chi esprime i nostri stessi valori, ed è stato in alcuni momenti anche al nostro fianco. Non è possibile né a Benevento né altrove entrare in consiglio con i 5 Stelle che esprimono elementi politici in netto antagonismo con il presidente Berlusconi. Proporrò una riflessione e una decisione”. Ora, Forza Italia, esclusa in via definitiva una alleanza con Lega e Fratelli d’Italia, tra le varie opzioni, non esclude una alleanza con Mastella, ma neanche con Perifano. Probabilmente sceglierà la formazione che riterrà vincente, per beneficiare del premio di maggioranza, altrimenti, con il suo 5-6%, prenderà solo qualche consigliere.
I consiglieri degeneri del Pd approvano il bilancio di Mastella
Intanto, Mastella ha avuto, nella seduta consiliare del 22 luglio, il voto favorevole sul consuntivo 2020, sul bilancio di previsione e sul documento di programmazione, grazie a qualche sbandato, ma soprattutto al soccorso dei tre consiglieri dem degeneri, interessati a non far sciogliere il Consiglio, per consentire a Mastella di fare campagna elettorale nella veste di sindaco.D’altra parte, il soccorso lo aveva anticipato il giorno prima Cosimo Lepore, un dei tre consiglieri formatosi alla scuola di Mastella, prima dello scioglimento della Dc. Questo signore, che è stato anche consigliere de La Margherita prima della costituzione del Pd, in replica ad una nota della segreteria del Pd, che accusava lo stesso signore di essere passato già a dicembre 2020 “armi e bagagli” con Mastella in dispregio del mandato elettorale del 2016, per ostentare coerenza con la linea del partito, il 18 luglio ha dichiarato al Mattino: “A settembre il Pd, anche quello decariano di Benevento era in coalizione con Mastella e correva contro i 5 Stelle. Ma la coerenza è campo arduo per chi deve attuare le indicazioni che giungono dall’alto”. Infatti, dall’alto, da Giuseppe Conte, è giunta l’indicazione ai 5 Stelle di fare alleanza con il Pd alle prossime comunali di Benevento.L’assurdo del predetto signore è quello di far passare l’idea secondo cui Mastella, alleato organico di De Luca alle regionale, avrebbe beneficiato dell’alleanza del Pd, quando invece l’adesione di Mastella alla coalizione di De Luca è ascrivibile ai suoi ciclici cambi di campo.
Chi è Mastella!? E’ bene ricordarlo ancora una volta
Come si sa, dopo lo scioglimento della Dc, Mastella, con il Ccd costituito insieme a Casini, nel 1994 entra nel polo guidato da Berlusconi, divenendo ministro del Lavoro per 7 mesi. Poi, dopo la vittoria dell’Ulivo di Prodi nel 1996, Mastella, che già era stato fuori dalla stanza dei bottoni durante il governo Dini costituito dopo la caduta di quello di Berlusconi, voluta dalla Lega di Bossi, non trovandosi a suo agio nello stare all’opposizione, nell’autunno del 1998 divorzia da Casini e passa, insieme all’Unione Democratica per la Repubblica di Cossiga, ad appoggiare il governo D’Alema, provocando subito in Campania la caduta della Giunta Rastrelli, di cui la sua compagine faceva parte. Dieci anni dopo, gennaio 2008, cedendo alle lusinghe dei berlusconiani, fa cadere, con una nozione di sfiducia presentata da lui, il governo Prodi, dopo essersi dimesso da Guardasigilli, in seguito agli arresti domiciliari inflitti alla moglie, che allora era Presidente del Consiglio regionale della Campania, perché accusata, pare, di concussione nei confronti dell’allora direttore dell’Ospedale “Sant’Anna” di Caserta, nominato a tale carica, pare, proprio su indicazione dell’Udeur, il partito costituito da Mastella dopo aver dato l’appoggio al governo D’Alema. Mastella disse che si era dimesso perché non aveva avuto la solidarietà dei partiti della coalizione di governo, non ritenendo sufficiente quella manifestatagli da Prodi. Ma, rispetto a quella vicenda giudiziaria, cui farà seguito la vicenda che, per altre imputazioni, vedrà coinvolto Mastella e buona parte del suo entourage, bisogna registrare la nota del 23 luglio con cui la senatrice Lonardo-Mastella denuncia la “drammatica realtà della giustizia”: “Ieri, dopo 14 anni di attesa, due nostri amici dell’Udeur ed assessori regionali all’Ambiente della Campania, Luigi Nocera e Ugo Flavis, sono stati finalmente assolti per non aver commesso il fatto”. Poi, nella nota ricorda anche le vicende in cui erano rimasti coinvolti lei e il marito.La senatrice dimentica, però, che proprio per i tempi lungi che impiega la giustizia, non sempre per colpa dell’ordine giudiziario, nell’udienza del 7 marzo 2017, la Pm della quarta sezione penale del Tribunale di Napoli aveva chiesto la prescrizione della sua vicenda e la condanna a 2 anni e 8 mesi per il marito, la cui vicenda era stata unificata, insieme a quella della moglie, in un unico processo. Leggiamo su “La Repubblica.it” del 12 settembre 2017: “Mastella e tutti i coimputati sono stati assolti per tutti e tre i capi di imputazione con formula piena, anche per i due capi per i quali il pm aveva chiesto la prescrizione. (…). Il Tribunale ha assolto con formula ampia anche la moglie di Mastella”.Nel 2012, però, la signora Sandra ed il figlio Elio finiscono sotto processo a Benevento su presunte irregolarità commesse nell’ambito della manifestazione “Quattro notti e più di luna piena”. Ma “il pm, Antonio Clemente, che ha condotto la delicata inchiesta”, leggiamo su Sanniopress dell’8 marzo 2012, “è stato sostituito dal sostituto procuratore Maria Aversano. Lo stesso Clemente, avvicinato dai giornalisti ha chiarito di non aver chiesto lui la sostituzione”. Va ricordato che, in quel periodo, finisce sotto processo anche Clemente Mastella “nell’ambito della cosiddetta inchiesta Zamparini, condotta dal sostituto procuratore originario di Montesarchio (Clemente – ndr)”. Entrambi i processi si risolvono, poi, con una assoluzione nel 2014.Va ricordato anche che Mastella, dopo aver fatto cadere Prodi e provocato di conseguenza le elezioni anticipate, Berlusconi non lo accoglie nella sua coalizione, adducendo come pretesto gli arresti domiciliari inflitti alla moglie. E’ costretto, così, nella election day del 2008, a far parte della coalizione di centro sinistra, guidata da Aniello Cimitile, nella elezione del Presidente della Provincia e del Consiglio Provinciale, mentre, in Regione, il suo Udeur, rappresentato anche dalla moglie, è ancora nella Giunta Bassolino bis. Ma, meno di un anno dopo, a metà febbraio 2009, in un incontro, nel President Hotel, con l’allora segretario regionale di Forza Italia, Nicola Cosentino, decide di passare definitivamente nel campo berlusconiano, ottenendo la candidatura e la elezione al Parlamento di Strasburgo di quell’anno nelle lista meridionale della Casa delle Libertà, la nuova formazione che comprendeva Forza Italia e AN.Poi, uscito dalle amministrazioni del Comune e della Provincia di Benevento non essendo riuscito a farle cadere, Mastella comincia a contar poco e a perdere pezzi, soprattutto dopo la non rielezione, nel 2014, al Parlamento europeo, mentre la moglie è, in Regione, questa volta nella maggioranza di centro destra fino al 2015, guidata da Stefano Caldoro.Il suo riscatto inizia con la elezione a sindaco di Benevento, avendo come alleati l’Udc e Forza Italia, formazione, quest’ultima, che passa sotto il suo controllo quando il 3 febbraio 2018, sciolto l’Udeur che aveva ricostituito il 16 dicembre 2017 nella stazione marittima di Napoli, partecipa alla convention regionale di Forza Italia, dopo aver ottenuto da Berlusconi la candidatura con elezione certa della moglie al Senato. Due anni dopo, abbandona Berlusconi, con il pretesto di non aver avuto l’indizione delle primarie per la individuazione del candidato presidente alla Regione Campania, e costituisce Noi Campani in funzione dell’adesione alla coalizione di Vincenzo De Luca, del quale aveva fiutato la rielezione e del quale aveva detto peste e corna nei due anni precedenti. Non si conosce quale sarà il suo nuovo approdo, fra quattro anni, quando De Luca non potrà essere più candidato alla presidenza della Regione.Secondo quel signore, Cosimo Lepore, come dicevamo, il Partito Democratico di Benevento avrebbe dovuto sostenere la ricandidatura di Mastella, per il semplice fatto che il Pd era stato, nella rielezione di Vincenzo De Luca, alleato di Mastella, quando invece la partecipazione di Mastella a quella alleanza è stata, volendo usare un eufemismo, una scelta di opportunità.
Raffaele Del Vecchio rivendica coerenza nei 20 anni in cui è stato a Palazzo Mosti, sia come consigliere che come vice sindaco. Ma il vice segretario del Pd, Giovanni Ciacciano, lo smentisce
Che Francesco De Pierro, l’altro mastelliano, abbia abbandonato nel 2015 il gruppo consiliare dell’Udeur per aderire al Pd, non fa una grinza nella misura in cui la pensa come Lepore. Meraviglia, invece, che Raffaele Del Vecchio, proveniente da una cultura tutt’altro che mastelliana, faccia causa comune con Lepore e De Pierro.
Raffaele Del Vecchio, viene eletto la prima volta al Consiglio comunale nel 2001, nella lista dei Ds, poiché il padre Nino, dopo lo scioglimento dell’ex Psi, era confluito nella formazione post comunista; nel 2006, eletto sempre nella lista dei Ds, viene nominato vice sindaco in seguito alla vittoria conseguita, anche e soprattutto con l’apporto di Mastella, dalla formazione di centro sinistra guidata da Fausto Pepe. Poi, dopo la costituzione del Partito Democratico nel 2007, cui egli aderisce, viene riconfermato vice sindaco nel 2011, quando la coalizione di centro sinistra, sempre guidata da Fausto Pepe, rivince le elezioni.Nel 2016, invece, la coalizione di centro sinistra, guidata da lui, perde le elezioni, proprio perché la sua candidatura non si rivela essere una efficace alternativa a Mastella. Ora, nella seduta consiliare del 22 luglio, congedandosi dal Consiglio comunale dopo 20 anni, ha inteso dire: “Sono entrato in questa sala con il centro sinistra nel 2001”, leggiamo sul Mattino, “ne esco senza aver fatto un passo indietro”. Secondo lui, “nel 2020 è accaduto un fatto che ci riguarda tutti e non si può disconoscere: Vincenzo De Luca ha rivinto le elezioni regionali guidando una coalizione nella quale c’era anche Noi Campani”. Ha poi aggiunto. “Non mi pare che De Luca sia un corpo estraneo al Pd. Il centro sinistra oggi è qui, e noi siamo nel centro sinistra come sempre”.Noi abbiamo fatto la ricostruzione del trasformismo di Mastella, per dare l’idea di quante volte Mastella sia stato con il centro destra e quante altre volte sia stato con il centro sinistra.Bene ha fatto il vice segretario del Pd, Giovanni Cacciano, a dire che “Raffaele ha smentito se stesso”. Infatti, ha ricordato tutti quei passaggi di Del Vecchio che lo pongono in contraddizione con le affermazioni rese in Consiglio Comunale. “Non moriremo mastelliani”, affermava Del Vecchio il 28 maggio 2020. Ma Del Vecchio, in un suo post, poco prima delle elezioni regionali affermava anche: “I democratici del Sannio non sono nati mastelliani e di certo non vogliono morire tali. Se invece qualcuno si è rassegnato a vedere questa provincia completamente appaltata a Mastella, lo dica chiaramente”. Cacciano, rilevata la mancanza di coerenza dei tre consiglieri degeneri del Pd, afferma: “Del Vecchio ha votato il bilancio di Mastella passando armi e bagagli alla corte di chi lo sconfisse, umiliandolo e umiliandoci, nel 2016. Il nostro giudizio sull’amministrazione Mastella, sino a un anno fa, era identico a quello di Raffaele Del Vecchio: un’amministrazione fallimentare. Noi non abbiamo cambiato idea. Il fatto che Mastella sia passato con De Luca, per mero calcolo e perché Salvini lo mise alla porta, non muta in alcun modo il giudizio sull’amministrazione comunale che è e resta fallimentare”.
Giuseppe Di Gioia