Divieto di dimora in provincia per ristoratore indagato di bancarotta fraudolenta
In data odierna, a seguito di complessa attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali del divieto di dimora nella Provincia di Benevento, nei confronti di un imprenditore sannita, operante nel settore della ristorazione, nonché dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, c.d. “diretta”, per € 528.097,60, quale profitto dei reati contestati nonché di una società e dei beni aziendali della stessa, che attualmente gestisce un accorsato ristorante a Benevento, con nomina dell’amministratore giudiziario per la continuazione dell’attività.
I provvedimenti sono stati emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari di Benevento, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un imprenditore locale, già dichiarato fallito dal Tribunale di Benevento con sentenza del 12.06.2018, sussistendo gravi indizi del reato di bancarotta fraudolenta. L’imprenditore, prima e dopo la sentenza di fallimento, distraeva, dissipava, dissimulava ed occultava in tutto o in parte i beni aziendali, anche appropriandosene, e non teneva le scritture contabili e/o le teneva in modo lacunoso tale da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari della ditta individuale dichiarata fallita, agendo in concorso con altri soggetti, allo stato tutti indagati.
Le fonti di prova raccolte, corroborate da attività tecniche , assunzione di informazioni e da approfondite indagini finanziarie, hanno permesso di acquisire gravi indizi in ordine alla circostanza che la condotta posta in essere dall’imprenditore, concretante il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione ai danni dei creditori, sia ancora “attuale”, sussistendo il pericolo “concreto” di reiterazione del reato, essendo stato accertato che l’attività commerciale di ristorazione, oggetto di indagine, tuttora attiva, con una consistente affluenza di clienti con una diversa denominazione ma con medesima storica insegna, è gestita di fatto dallo stesso imprenditore, pur essendo stato dichiarato fallito, mediante la compiacenza di teste di legno e/o l’ausilio dei propri familiari. E stato accertato altresì che lo svuotamento della ditta fallita finalizzata a sottrarre l’attivo fallimentare ai creditori, operato attraverso il trasferimento delle ricchezze alla nuova società, peraltro senza alcun esborso monetario poiché gli assets venivano ceduti a titolo gratuito, si accompagnava all’occultamento e distruzione di parte della documentazione contabile, allo scopo di rendere difficoltosa la ricostruzione delle condotte distrattive poste in essere.Rilevante è la circostanza che i creditori insinuati nel fallimento della ditta individuale sottoposta a sequestro sono per gli importi più rilevanti, l’Erario e diversi Istituti di credito ai quali non venivano versati rilevanti importi e non e i fornitori dell’attività di ristorazione, i quali, invece, l’imprenditore aveva evidente interesse a soddisfare, al fine di poter continuare ad ordinare le materie prime della stessa marca e/o qualità, dando formale apparenza di continuità aziendale ai loro occhi e a quelli dei clienti dello storico ristorante sannita.
L’attività svolta evidenzia la costante attenzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento nel contrastare la criminalità economica e finanziaria e tutti quei fenomeni illeciti che costituiscono ostacolo alla crescita ed alla realizzazione di un sano mercato concorrenziale, con particolare attenzione ai reati fallimentari che, di fatto, arricchiscono chi li pone in essere a danno dei creditori, dei dipendenti e delle altre aziende con riflessi negativi sull’economia sana del territorio.