Mastella, a corto di argomenti nello scontro con Perifano, butta la palla in tribuna
Mastella non accetta la responsabilità che Luigi Perifano, in una circostanziata nota di cui il 23 aprile abbiamo pubblicato il testo integrale, gli addebita per aver fatto finire in perenzione il ricorso giurisdizionale proposto al Consiglio di Stato nel 2013 dal Comune di Benevento, per aver abbandonato l’azione avviata dall’allora sindaco Fausto Pepe. Infatti, per non aver proseguito tale azione, il Consiglio di Stato, con decreto 219/2019, emesso in data 22 febbraio 2019, “dichiara perento il suddetto ricorso, il che ha aperto la strada al ritorno della Centrale Luminosa, alla quale il ministro Patuanelli, in data 31 luglio 2020, ha concesso la proroga fino al 20/10/2022 per l’inizio dei lavori dell’impianto. La perenzione, spiegava Perifano, si dichiara quando qualcuno che ha proposto ricorso decide di non dare più seguito all’azione.
Mastella, per giustificare la sua inadempienza, replicando a Perifano, sabato 24 aprile, dice che se la Luminosa non avesse avuto il via libera nel 2002 non si sarebbe rincorso per anni una procedura divenuta man mano più complicata. Ma non è dato sapere su quali elementi si sia basato l’avallo del Comitato Direttivo dell’Asi, il cui voto favorevole del defunto padre di Luigi Perifano certamente non sarà stato determinante, anche perché non si conoscono neanche i termini della votazione.
Ma il progetto della Luminosa, morto e sepolto, grazie anche alle azioni politiche poste in essere, diceva Luigi Perifano, è improvvisamente resuscitato, perché Mastella ha fatto finire in perenzione il ricorso di Fausto Pepe.
Lo stesso sindaco, che mette sotto accusa quell’autorizzazione del Comitato Direttivo dell’Asi, “non ha mai smentito”, denunciava Luigi Perifano in quella nota, “di essere stato il propiziatore del progetto di un biodigestore da 120.000 tonnellate annue di rifiuti nell’area industriale di Ponte Valentino”.
La smentita arriva solo in seguito alla sollevazione del caso da parte di Perifano. Il sindaco, infatti, in un passaggio, nel quale abbiamo dovuto mettere le virgole per renderlo comprensibile, afferma: “Se propiziare, nel lessico forse segreto con cui nel segreto l’avvocato Perifano discute con i suoi amici, significa bocciare, io e il consiglio abbiamo bocciato quanto ignobilmente mi viene addebitato”. Meglio tardi che mai.
Le indennità dei politici chiamati a presiedere enti strumentali e i redditi della famiglia Mastella
Rispetto poi all’accusa, secondo cui Mastella e il suo entourage avrebbero occupato il potere, con atti anche illegittimi, il sindaco dice che nell’ultimo decennio, al netto della sua presenza a Palazzo Mosti e di Antonio Di Maria alla Provincia, gli uomini del Pd hanno occupato tutte le poltrone possibili, “dall’Asia a Sannio Europa, dall’Asea alla Samte”. Si tratta delle stesse partecipate della Provincia che ora occupano uomini di Mastella, con la differenza che, al vertice della Asea (Azienda Sannita per l’Energia e l’Ambiente), Aniello Cimitile, nominato commissario straordinario della Provincia con l’avvento della legge 56, essendone stato presidente di centro sinistra, riconferma il 30 giugno 2014, Alfredo Cataudo, un uomo dell’entourage di Mastella, quale presidente dell’Asea, nel momento in cui l’Asea medesima, da SpA diventa Azienda speciale della Provincia.
Poi, il 19 luglio 2016, il segretario generale della Provincia, Francesco Nardone, rimosso qualche mese fa da Antonio Di Maria probabilmente perché scomodo all’impostazione mastelliana dell’Ente, dichiara la decadenza di Cataudo sia dall’incarico di presidente del CdA dell’Asea che di direttore facente funzioni. Attivata da Cataudo presso il Tar, prende avvio una lunga vicenda giudiziaria, che alla fine vede la Provincia, retta dal compianto Claudio Ricci, della parte della ragione.
Tutte le persone che vengono poste al vertice di un ente strumentale percepiscono una indennità, in migliaia di euro, comprese quelle nominate da Mastella alla guida di strutture controllate dal Comune, o da Di Maria, su indicazione di Mastella, nelle suddette quattro partecipate della Provincia, a parte le nomine illegittime di Nicola Boccalone quale direttore generale della Provincia e commissario straordinario dell’Asea, ma anche quelle, ad avviso dei consiglieri provinciali del Pd, di Antonio Capuano nel CdA dell’Asea e di Oberdan Picucci alla presidenza del Centro Servizi Territoriali. Infatti, il primo è consigliere comunale di Benevento, un Comune superiore ai 15.000 abitanti, e non inferiore a tale numero di popolazione come invece avrebbe dichiarato Capuano; il secondo, che intanto ha rinunciato all’incarico di Presidente del CTS per fare il medico aziendale dell’Asia, si era dimesso appena un mese prima da assessore al Commercio.
Mastella insiste ancora nell’attribuire a chi in precedenza ha avuto la guida della Samte (Sannio Ambiente e Territorio), il fatto che questa partecipata della Provincia, preposta alla gestione del ciclo dei rifiuti, sia finita in malora, ma non dice che le responsabilità sono riconducibili al mancato pagamento, da parte dei sindaci del Sannio, lui compreso, delle quote per il servizio di cui hanno fruito. E’ bene però conoscere anche i redditi della famiglia Mastella.
Finora, soltanto noi ci siamo permessi di fare i conti in tasca a Mastella. Egli percepisce, come pensione di parlamentare della Repubblica Italiana, poco più di 9.000 euro al mese, la stessa somma che percepiva con il soppresso vitalizio. A questa somma, che all’anno si avvicina ai 120.000 euro, bisogna aggiungere la pensione, di cui non conosciamo l’importo, che percepisce come ex parlamentare europeo; bisogna aggiungere la pensione, di 79.000 euro all’anno, che percepisce dall’INPGI (cassa di previdenza dei giornalisti); bisogna aggiungere l’indennità di senatrice della moglie, la quale essendo stata dipendente della Regione, percepisce anche una pensione per gli anni di servizio prestati.
Ma non tutti sanno che lui, appena dopo la non rielezione, nel 2014, al Parlamento di Strasburgo, avendo ottenuto, nella lista presentata da Forza Italia nella circoscrizione meridionale, soltanto poco più di 60.000 voti, in un sistema elettorale che prevedeva l’espressione della doppia preferenza, pare non ancora di genere, all’inizio del 2015, e per la durata di circa un anno e mezzo, ottiene da Mediaset, non sappiamo a che titolo, un contratto di opinionista che gli consente di percepire la somma complessiva di 92.000 euro, regolarmente fatturati e denunciati all’Agenzia delle Entrate. Non sappiamo però quanti beneventani e quanti italiani abbiano ascoltato, attraverso i canali berlusconiani, le opinioni di Mastella. Noi, allo scadere del suo contratto, abbiamo, per caso, visto che lui, da piazza San Pietro, era in collegamento con una trasmissione di Piero Chiambretti.
Ovviamente, calcolati al lordo, si tratta di pensioni ed emolumenti corrisposti legalmente. Ma sono legali anche le indennità corrisposte a chi occupa una carica politica in un ente pubblico.
Però, Mastella, per impressionare l’opinione pubblica, non dice che le suddette indennità sono corrisposte in euro. Dice, invece, che il suo possibile competitore avrebbe percepito, calcolate in lire, “parcelle milionarie”, facendo una confusione tra indennità e compensi professionali dell’avvocato.
Ora, è risaputo che, prima dell’avvento dell’euro, anche lo stipendio netto di un usciere superava il milione di lire. Chi scrive, prima di essere collocato in pensione all’inizio del 2002, senza avere una qualifica alta, ma neanche bassa, percepiva uno stipendio lordo di 2.950.000 lire, che, al netto, equivaleva a 1.800.000 lire. E’ facile capire, quindi, come uno che viene posto alla guida di un ente, per la responsabilità che la carica comporta, debba percepire, se la percepisce, una indennità superiore allo stipendio che percepiva chi scrive.
La controreplica di Luigi Perifano
Forse Luigi Perifano, la cui candidatura a sindaco come diremo in seguito è stata promossa anche da Erminia Mazzoni a nome di Città Aperta, quando nella controreplica di poche righe, dice di lasciare “volentieri Mastella agitarsi nella melma che la sua malevola fantasia riesce a smuovere”, si riferisce evidentemente a questo passaggio infelice, per usare un eufemismo, del sindaco di Benevento.
Perifano, infatti, rileva che Mastella, sulla vicenda Luminosa, “butta la palla in tribuna invece di rendere i doverosi chiarimenti” in una “la gazzarra politica che interessa poco la gente, presa in questo periodo da ben altre preoccupazioni”. Tuttavia, Perifano spera soltanto che Mastella, prima o poi, “abbia un moto di rispetto verso i beneventani e renda ad essi conto del suo quinquennale operato, anziché dedicarsi al dossieraggio nei miei confronti”. Infine, poiché Mastella, nella sua replica, accusa gli esponenti del Pd di aver lasciato debiti negli enti strumentali di cui hanno avuto la guida, Perifano precisa: “Nelle mie esperienze di gestione della cosa pubblica non ho mai lasciato bilanci in passivo. I debiti, piuttosto che farli ho semmai contribuito a pagarli”, cosa che, per Mastella, non è difficile rilevare.
Ma torniamo alla Luminsa. A proposito del ricorso presentato dal Comune di Benevento il 18 giugno 2013, al Consiglio di Stato, contro il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Ambiente, il Ministero per i Beni Culturali e il Ministero della Salute, il decreto dell’alto organo di giustizia amministrava parla chiaro. Nella parte finale, afferma: “Il Presidente (…) Rilevato che la Segreteria ha provveduto a comunicare alle parti costituite in data 20 giugno 2018 l’avviso di perenzione ultraquinquennale di cui all’art. 82, co. 1, cod.proc.amm., e che lo stesso è stato da queste ricevuto, tramite p.e.c., nella stessa data di trasmissione; considerato che nel termine e nel modo previsti dal citato art. 82, c.1, non è stata presentata una nuova istanza di fissazione di udienza; Ritenuto che il ricorso è da ritenersi pertanto perento; Dichiara perento l’appello indicato in epigrafe. La segreteria darà formale comunicazione del presente decreto alle parti costituite ai sensi dell’art. 26, ultimo comma della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, come sostituito dall’art. 9 legge 21 luglio 2000 n. 205”.
Luigi Abbate, quando era commissario dell’ASI nel 2006, avrebbe potuto annullare l’autorizzazione concessa alla Luminosa, ma non lo fece
Ma Mastella, rispetto a questa vicenda, indossa la bisaccia di Esopo. Nella tasca anteriore mette le accuse da rivolgere ad altri, nella tasca posteriore nasconde invece la sua mancanza di avvedutezza. Infatti, mentre dice che tutto è scaturito da quel voto espresso dal Comitato Direttivo dell’Asi nel 2002, non dice che l’attuale consigliere regionale di Noi Campani, Luigi Abbate, commissario del’ASI nel 2006, e anche segretario cittadino dell’Udeur (l’allora partito di Mastella), “avrebbe potuto”, ricorda Altrabenevento, “annullare quella concessione perché intanto erano cambiate le norme sulla tutela ambientale”. Abbate non lo fece e Mastella, che aveva ben altro cui pensare, essendo diventato Guardasigilli, non gli disse di annullare la concessione.
L’avv. Catalano, valutato il contenzioso con la Luminosa, dice la perenzione del ricorso al Consiglio di Stato non pregiudica le eventuali impugnative da parte del Comune
Mastella, invece, ha chiesto lumi al capo dell’ufficio legale del Comune, avv. Vincenzo Catalano, costringendolo a lavorare domenica 25 aprile. Catalano scrive che “con sentenza n. 2373/2013 il Tar del Lazio ha dichiarato in parte improcedibile, in parte inammissibile e per il resto infondato il ricorso”, che sarebbe stato presentato dall’avv. Eugenio Carbone, cui il Comune aveva affidato l’incarico, in quanto il primo di novembre 2010 l’avv. Luigi Giuliano aveva lasciato la guida dell’ufficio Avvocatura, essendo stato collocato in pensione.
Va ricordato che l’avv. Catalano, capo dell’ufficio legale della Provincia, per conto del cui ente presenta ricorso contro l’insediamento della Luminosa, assume, a scavalco, per pochi mesi del 2011, l’incarico di dirigente legale del Comune di Benevento, presso cui transita, per mobilità volontaria, alcuni anni dopo.
Contro la sentenza del Tar, il Comune, nel 2013, presenta ricorso al Consiglio di Stato, di cui conosciamo l’epilogo, un epilogo rispetto al quale l’avv. Catalano scrive. “Per quanto evidenziato, risulta di palmare evidenza che la perenzione del ricorso al Consiglio di Stato già proposto non solo non consiste processualmente in rinuncia e/o acquiescenza agli atti di realizzazione dell’impianto, ma non incide minimamente sulla effettiva realizzabilità connessa all’annullamento giurisdizionale della V.I.A e dell’A.I.A e degli atti connessi, nonché della vigenza allo stato delle norme pianificatorie ostative”. (La Luminosa, intanto, nel 2013, aveva proposto ricorso, di cui pende tutt’ora il giudizio, nei confronti del Comune e della Provincia di Benevento per aver classificato il lotto Asi, destinato alla realizzazione dell’impianto della centrale a turbogas, come inedificabile).
“A tale considerazione deve aggiungersi”, scrive sempre Catalano, “che la richiesta di fissazione dell’udienza da parte del Comune in tale giudizio, alternativa alla perenzione (quindi non riguarda il giudizio intentato dalla Luminosa – ndr), in una fase in cui non vi era da parte della Società più interesse concreto alla realizzazione della struttura, attesa l’aleatorietà dell’esito del giudizio, avrebbe potuto semplicemente anticipare i tempi di rimessione in termini del procedimento autorizzativo”.
“Pertanto” conclude Catalano, “restano impregiudicati i rilievi, le censure e le eventuali impugnative che il Comune di Benevento rappresenterà sia nelle prime fasi obbligatorie di partecipazione amministrativa e di controdeduzioni che nelle eventuali successive in sede giurisdizionale”.
Il commento di Italo Di Dio
In proposito, il consigliere comunale Italo Di Dio di Città Aperta, commenta: “Abbiamo letto la nota dell’Avvocatura comunale. Vi è la conferma, purtroppo, che la dichiarazione di perenzione dell’appello pendente davanti al Consiglio di Stato è dovuta ad una inerzia del Comune. Prendiamo atto che ciò è il risultato di valutazioni processuali che, per quanto opinabili, hanno comunque portato al ben noto esito del giudizio ed alla conseguente riattivazione del progetto Luminosa. Possiamo solo augurarci che, come si afferma nella relazione dell’ufficio, ci sia effettivamente modo di rimediare a quanto accaduto e tutelare di qui in avanti nel modo più efficace gli interessi del territorio”.
Mastella è preoccupato della candidatura di Perifano. Lo dice Erminia Mazzoni, che non manca di denunciare le inadempienze del sindaco
Ma, in nome di Città Aperta, interviene anche Erminia Mazzoni, già deputata, per più legislature, dell’Udc, e già europarlamentare, per sostenere che “la svolta per il buon governo della città sta in una visione strategica e prospettica che si incardini sul dialogo interistituzionale e sulla capacità di cogliere le opportunità di investimenti per lo sviluppo e la crescita”.
Elementi, questi, che ”sono mancati nell’attuale amministrazione, nonostante l’autorevolezza e la storia politica che Mastella incarna”, autorevolezza e storia politica, “che, però, non hanno portato buoni frutti per la città, che, al netto della crisi determinata dalla pandemia dal 2020 ad oggi, non ha migliorato il suo trend di crescita, con livelli di occupazione e Pil che figurano sempre con segno meno”.
Lo spirito che ha portato all’alleanza programmatica di centro-sinistra, definito dall’ex deputata ed europarlamentare sannita Mazzoni come ‘percorso sano e produttivo’, pur dichiarando che ‘non è istituzionalmente corretto cedere alle provocazioni e alla trappola interna dell’offesa personale’, si fonda, al contrario, proprio sul dialogo e sulla costruzione di una visione diversa di città, per la quale serve una candidatura unitaria e di sintesi.
Il programma sarà – come noto – approvato nei prossimi giorni e solo dopo la coalizione si esprimerà sul nome da candidare a sindaco.
Un nome che, secondo Mazzoni, dovrebbe, dopo che il suo nome è stato considerato come non sostenibile, “incarnare esperienza amministrativa e istituzionale, competenza politica e dinamismo dimostrati sul campo, capacità di interloquire ai tavoli di tutti i livelli”.
Un identikit che porterebbe dritto a Luigi Diego Perifano, sebbene non abbia mai apertamente, almeno fino ad ora, mostrato disponibilità verso una candidatura e che però incasserebbe il sostegno dell’esponente di ‘Città Aperta’.
La diatriba a mezzo comunicati tra lui e l’attuale sindaco sulla questione Luminosa delle scorse ore, si legge nel comunicato diffuso il 26 aprile 2021, lascia intravedere, però, se non una sua diversa intenzione possibile, una certa fuga in avanti di Mastella, difficile da spiegare se non con una sua percezione, anche preoccupata, di un’eventuale papabilità dell’ex presidente ASI.
Mazzoni va giù duro sulla scelta del cambio di passo di Mastella dettata dagli accordi con il governatore De Luca per le scorse regionali, ”non rispettando gli impegni con gli elettori”. ”Non riesco a capire come con la sua identità politica si adatti a un ordine calato dall’alto e imponga lo schema anche in consiglio comunale, stravolgendone in questo modo struttura e composizione e determinandone un conflitto interno per visioni diverse sulla città. Chiederei al sindaco Mastella – ha detto Mazzoni – proprio per la sua autorevolezza e la sua storia di non prendere la normale contrapposizione, anche sulla questione candidatura, come una questione personale”.
”Non si è realizzata una buona opera d’amministrazione, di cui vedo e colgo iniziative interessanti soltanto nell’assessorato alla Cultura”, ha chiosato, poi, Mazzoni, precisando: ”La mia uscita dalla giunta a guida Mastella comprova la discordanza di intenti per operare insieme a vantaggio del territorio” ed evidenziando ”la carenza da parte di Mastella, nonostante la sua storia politica, di una capacità di interlocuzione con i livelli superiori delle istituzioni che avrebbe potuto garantire alla città di riemergere attraverso un buon uso degli strumenti di programmazione complessa”.
A partire dai Pics,”approvati dalla Regione solo a marzo 2020 quando è stato sancito il patto con De Luca, che mostrano mancanza di collegamento tra gli interventi”, al bando periferie ”che, dopo una prima bocciatura e un successivo ripescaggio, mostra in tutta la sua struttura e nell’attenzione su piazza Risorgimento, piazza Duomo e pazza Orsini, una fragilità programmatica e una visione distorta degli obiettivi del bando stesso”.
Per non parlare della questione del depuratore: ”E’ uno scandalo”, dice Mazzoni, rivendicando il suo operato nel 2016 quando era ancora nell’esecutivo, affinché si adottassero tutte le misure disponibili per realizzare l’intervento, “per il quale, invece, si decise di rivedere il progetto approvato dall’amministrazione precedente per delocalizzarlo soltanto di tre metri e nella stessa area, ritrovandoci ad oggi che non abbiamo ancora un depuratore”.
Giuseppe Di Gioia