Noi Campani è una orchestra, in cui il direttore a ognuno ha assegnato una funzione
Abbiamo già più volte scritto che quando Mastella non può fare, oltre un certo limite, la celebrazione di se stesso, fa intervenire i suoi accoliti. Infatti, il presidente e la vice presidente cittadini di Noi Campani, rispettivamente Gianfranco Ucci – recuperato alla causa mastelliana dopo che il sindaco di Benevento, il 25 febbraio 2020, ha nominato la moglie, Carmen Coppola, assessore al Personale – e Paola Panella, si sono affannati a dire che il primo cittadino si rivela antesignano rispetto a diverse iniziative che vengono assunte da altre comunità in Italia. Lo hanno fatto per denunciare “il provincialismo e la ristrettezza mentale di chi grida sempre allo scandalo ad ogni ordinanza anti Covid di Mastella.
Costoro hanno voluto sottolineare il fatto che l’ordinanza, datata 17 novembre, relativa al divieto del fumo di sigarette all’aperto, un atto che richiede di abbassare la mascherina mettendo il fumatore in condizione di subire o trasmettere il contagio da Covid, sarebbe stata emulata da comuni del Veneto, come Padova, e dal comune di Milano. Ma questi signori dimenticano che nel capoluogo lombardo il divieto è stato disposto non come misura anti Covid, bensì come misura finalizzata a contenere l’inquinamento atmosferico, poiché era stato superato il limite di Pm10, e dimenticano anche che il primo comune ad ordinare, in data 13 novembre, il divieto di fumo è stato quello di Cittadella, in provincia di Padova, sicché la città di Sant’Antonio può aver preso esempio da Cittadella e non da Benevento. Ma il sindaco di Cittadella, Luca Pierobon, già nel mese di settembre aveva vietato il fumo di sigarette nei luoghi frequentati da bambini. Poi, il 13 novembre, lo ha vietato nei momenti di attesa per accedere nei negozi o negli uffici pubblici, alle fermate dei bus e in tutte le aree a rischio di assembramento, esattamente come ha fatto Mastella quattro giorni dopo.
A proposito di sforamento delle polveri sottili, a questi signori è sfuggito di ricordare che Mastella ha emesso un’altra ordinanza per ridurre di un grado il riscaldamento nei condomini e ha predisposto, di concerto con l’ASEA, l’agenzia partecipata della Provincia, il controllo delle caldaie. Si tratta, però, dello stesso Mastella che il primo aprile nell’anno che volge al termine, autorizzò la proroga di accensione per 15 giorni degli impianti di riscaldamento, dopo che il 31 marzo, giorno di spegnimento per legge dei predetti impianti, vi era stata una spruzzatina di neve. Ma non vi fu la sospensione della proroga, dopo che, nei giorni seguenti, avemmo giornate splendenti di sole, con temperature ben al di sopra dei 20 grandi. In assenza di circolazione delle auto, lo sforamento, in quel periodo, delle polveri sottili fu attribuito a quella proroga.
I due accoliti di Mastella si sono poi ricordati, dal momento che l’iniziativa sarebbe stata emulata da diversi sindaci italiani, che Mastella vietò che sulle panchine, per rispettare il metro di distanza, stessero sedute più di 2 persone. Allora, eravamo usciti dal lockdown della prima pandemia, rivelatasi assai meno devastante di quella attuale, poiché allora vennero contagiati da Covid soltanto 209 persone, compresi i 17 decessi, di cui 8 si ebbero a Villa Margherita, il centro di riabilitazione di Piano Cappelle.
Ora, da quando è iniziata la seconda ondata, i decessi di persone sannite sono 60, alla data del 26 novembre, sempre 3 in più, per i motivi che abbiamo già spiegato, di quelli che denuncia Il Mattino. Ma i contagiati, tra Benevento e provincia, non si contano più, tra quelli rilevati dall’azienda ospedaliera “San Pio”, dall’Asl e dai privati laboratori di analisi.
Altrabenevento denuncia il modo poco accorto con cui si è affrontata la seconda ondata della pandemia
Secondo quanto scrive Altrabenevento nel comunicato del 26 novembre i contagiati sarebbero 2.506 dall’inizio di agosto. Ma l’associazione presieduta dall’avv. Sandra Sandrucci denuncia pure che “il tracciamento dei casi positivi e la quarantena per isolare i focolai non ha funzionato”, secondo quanto disposto dal “Governo, dalla Regione e dalle autorità locali”. A giudizio di Altrabenevento, è infatti “clamoroso il caso della polizia Municipale”, dove la dilatazione dei tempi di accertamento dei contagi avrebbe favorito “la estensione del focolaio”. Ed è “clamoroso”, sempre secondo quanto scrive Altrabenevento nello stesso comunicato, quanto è successo “dopo il primo contagio alla segreteria del sindaco, il 16 settembre“. Infatti, “il dirigente Datore di Lavoro, il Medico aziendale, il Responsabile per la sicurezza , il Dirigente del settore , la Segretaria Generale e la ASL si sono rincorsi per diversi giorni, per stabilire chi doveva fare il tracciamento”.
Ma è degno di nota, anche quanto ha denunciato in precedenza Altrabenevento. Nel comunicato del 20 novembre afferma che sono “contraddittori i dati sul contagio da coronavirus dell’Ospedale San Pio e dell’ASL, che sbaglia ancora il calcolo dei positivi totali da agosto”. In quello, molto circostanziato, del 23 novembre afferma invece che “c’è una emergenza democratica a Benevento: “2.000 positivi o a rischio Covid sono chiusi in casa senza la dovuta assistenza”, mentre, “Mastella si dedica soprattutto alla sua immagine” e ai divieti nel centro storico.
I divieti di Mastella
Aveva anche vietato, prima che la Campania entrasse in zona rossa, il passeggio lungo corso Garibaldi, dopo che si erano avuti degli affollamenti, sabato 7 e domenica 8 novembre, da parte di cittadini, per lo più, che indossavano la mascherina. Rispetto poi ai consigli del sindaco, sul Mattino del 24 novembre, di fare gli acquisti in stile Amazon per le festività di fine anno, è intervenuto, sullo stesso giornale, il presidente della Confesercenti, Gianluca Alviggi, per dire che quella del sindaco è “soltanto un’uscita ad effetto”, di cui tuttavia si augura il successo, a differenza di un suo analogo invito, che, lanciato un mese fa, ebbe una risposta “prossima allo zero”.
Alviggi, poi, convinto che le ordinanze del sindaco “generano solo timore”, invita il primo cittadino a ritirarle, poiché “corso Garibaldi non è focolaio di contagi, né luogo di perdizione”. Infatti, “se il sindaco vieta di percorrerlo e di accendersi una sigaretta, è inevitabile che i cittadini lo disertino e l’appello pro-commercio suona palesemente come contraddittorio e manieristico”.
Mastella ha lasciato correre sulla non osservanza delle norme anti Covid da parte dei cittadini, dopo la prima fase della pandemia
Noi ricordiamo il lassismo del sindaco, durante l’estate, quando la città, raggiunto il Covid-free, ha pensato, soprattutto nella sua componente più giovane di abitanti, che il coronavirus fosse alle sue spalle. Allora, iI sindaco non ha impedito, nei fatti, assembramenti dentro e davanti i locali di ritrovo, nelle strade e nelle piazze, la dismissione di mascherine. Tutto questo avveniva, mentre, appena dopo le “aperture” governative, davanti al Palazzo del governo sostavano auto di Polizia Municipale, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato; è durato fino a dopo le elezioni regionali, come abbiamo denunciato più volte, un appuntamento, questo, che avrebbe messo il sindaco nella condizione di inimicarsi i cittadini se avesse fatto irrogare sanzioni; e si è trascinato, anche se in misura assai minore, fino a che la Campania non entrasse in zona rossa, quando la seconda ondata era già esplosa ed aveva mietuto vittime. Infatti, abbiamo visto persone soprattutto di giovane età, senza mascherina, sedute in quattro attorno a tavolini di cm 80 X 80, dentro e davanti i dehors.Tutto questo ha determinato, con le restrizioni poste in essere dal governo, una privazione di libertà a cittadini che, come chi scrive, hanno rispettato le regole, anche dopo l’apertura della mobilità interregionale e internazionale dei cittadini, poiché non bisognava abbassare la guardia in quanto il virus circolava ancora. Strano che tutto ciò sia sfuggito ai due accoliti di Mastella, che ci hanno ricordato il divieto, ordinato dal sindaco 7 mesi fa, di stare seduti sulle panchine in più di 2 persone.
Luca Paglia passa al Pd, ma Parente gli chiede di fare ciò che non hanno fatto i quattro consiglieri comunali che hanno lasciato lo schieramento di centro sinistra
Ma, evidentemente , ogni accolito ha una funzione. In seguito al passaggio nei gruppi del Pd del Comune e della Provincia di Benevento del consigliere comunale e provinciale, Luca Paglia, proveniente da gruppi indipendenti, avendo lasciato da un bel po’ la maggioranza mastelliana nei due maggiori enti, è intervenuto, sempre nel perfetto stile mastelliano, il consigliere comunale Renato Parente, già portavoce del Sindaco e attuale capo staff del presidente della Provincia, Antonio Di Maria, per dire: “Non può che farci sorridere la scelta del Pd decariano di inglobare nelle sue ormai esigue truppe (infatti, quelle di Noi Campani sono molto numerose – ndr) il consigliere provinciale Luca Paglia”. Ma, come nelle bisacce di Esopo, Parente, mentre mette in luce, nella tasca anteriore, quelle che per lui sarebbero esigue truppe, nasconde, nella tasca posteriore il fatto che Mastella non ha più una maggioranza in Consiglio comunale.E dimenticando che Mastella, ritornato, pare, per la quarta volta in Forza Italia il 3 febbraio 2018, dopo aver ottenuto per la moglie da Berlusconi la candidatura con elezione certa al Senato, ha girato le spalle assieme alla moglie due anni dopo a tale partito non essendo stato soddisfatto in una sua richiesta, per passare nello schieramento deluchiano nelle regionali dello scorso settembre, Parente parla di “scarsa coerenza dei decariani”, una incoerenza “pari solo a quella di Paglia”, che passa, con “un triplo salto carpiato, da una vicinanza alla Lega e al centro destra ad una adesione al Pd decariano, ovviamente folgorato sulla via di Piazza Guerrazzi”.Evidentemente, Parente, quando parla di scarsa coerenza di Paglia e dei decariani, confonde costoro con Mastella. Infatti, non ricorda che Mastella, per non aderire al Ppi rifondato il 18 gennaio 1994, costituisce il Ccd in appoggio al primo governo Berlusconi, per poi passare nell’autunno del 1998 nel partito di Cossiga (Udr) in appoggio al governo D’Alema, e ritornare successivamente, nel febbraio 2009, con il suo Udeur, fondato 10 anni prima, nello schieramento di Berlusconi. I salti “carpiati”, che Parente attribuisce a Paglia, sono stati quindi compiuti da Mastella, che nel 2008, dopo aver provocato la caduta del governo Prodi, non fu neanche accolto da Berlusconi nella sua coalizione, predisposta per le elezioni politiche di quell’anno.
Bene ha fatto il consigliere regionale democrat, Mino Mortaruolo, a dichiarare, alludendo a Mastella, in una intervista resa ad “Anteprima 24”: “Non basta cambiare schieramento in base all’occorrenza per archiviare metodi e atteggiamenti che hanno a che fare più con logiche personalistiche che non con gli interessi di un territorio”.Ora, però, dice Parente, “ci aspettiamo un gesto di coerenza da Paglia (…). Riteniamo che debba dimettersi da consigliere provinciale e lasciare il seggio (…) ad un dirigente del partito di Mastella”, poiché “è stato eletto proprio con i voti dell’amministrazione Mastella”. Bene! Parente chiede a Paglia lo stesso gesto che a suo tempo fu chiesto ai quattro consiglieri comunali, i quali, eletti nel Pd e nelle liste di centro sinistra nel 2016, uno alla volta, folgorati sulla via di Ceppaloni, passarono nella maggioranza mastelliana, senza però rimanervici, a conferma del loro trasformismo.Luca Paglia, il cui passaggio al Pd è stato plaudito dal segretario cittadino di questo partito, Giovanni De Lorenzo, precisa: “Il Parente ignora completamente che per dodici anni consecutivi ho fatto parte di liste civiche, che non ho mai avuto il minimo contatto con la Lega e che ho chiesto di aderire al PD liberamente e senza alcuna richiesta”. Ad avviso dell’Avv. Paglia è “falsa anche la circostanza della doppia elezione, al Comune e alla Provincia grazie a presunti meriti altrui (…). A Comune ho avuto l’onore di essere eletto con i miei voti, alla Provincia grazie a un gruppo di amici, dopo essere stato osteggiato proprio da membri della sua claque! E tanto senza ricevere il voto del Sindaco di Benevento, il quale preferì non votare l’unico rappresentante del Capoluogo”.Ma Paglia da anni si domanda “di cosa si occupa il sig. Parente”. La Commissione consiliare da lui presieduta, “è stata convocata due volte in due anni e quattro mesi”, mentre alla Provincia, “la sua figura risulta misteriosa, completamente inutile, e non si comprende a cosa serva, o forse sì”. Pertanto, “si occupi piuttosto di questioni più serie, se ne è capace ovviamente, ad esempio della legittimità del suo ruolo in Provincia, questione ad oggi sub iudice grazie alla denuncia di chi scrive; di questo e di altro ancora parleremo, sig. Parente, nelle sedi competenti”.Vi sono momenti e circostante, però, in cui Mastella non utilizza i suoi accoliti. Quando si tratta di volare alto interviene lui direttamente, anche per avere risposte in termini di consenso. Lo ha fatto, nel nominare il CdA della Fondazione Benevento Città Spettacolo, l’organismo che, presieduto da lui, si compone di Marika Addolorata Carolla, Massimiliano Nave, Antonio Benvenuto e Luca De Lipsis, l’anestesista del Fatebenefratelli con il quale avrà voluto sancire la pace, per il fatto che questo medico venne sanzionato da un vigile urbano nei pressi di piazza Roma, come egli ebbe a denunciare a suo tempo su La Gazzetta di Benevento, poiché, quando era ancora in atto il primo lockdown, si era allontanato, con la figlia, oltre i 200 metri dalla propria abitazione, sita al viale Mellusi. Ma anche il suo sodale alla Provincia ha provveduto, nell’esigenza di mettere anche lui, a futura memoria, determinate pedine in apposite caselle, a nominare il CdA della già nominata ASEA, l’agenzia che si occupa di energia. Il presidente è Giovanni Mastrocinque, già sindaco di Foglianise, mentre i componenti sono Rita Angrisani e Antonio Capuano, il consigliere comunale che, lasciata Forza Italia, è entrato nell’entourage di Mastella.
Tutti e due, sindaco e presidente della Provincia di Benevento, il 24 novembre, hanno effettuato un sopralluogo a “Villa dei Papi”, sulla collina di Pacevecchia, una struttura di proprietà dei due maggiori enti tenuta chiusa, da quando non vi è più la sede del Marsec SpA, il centro per il monitoraggio satellitare che si proponeva di offrire principalmente alle pubbliche amministrazioni prodotti e servizi a valore aggiunto, grazie alla elaborazione dei dati provenienti dai diversi satelliti.
La Villa non era stata più riaperta a causa degli insostenibili costi di gestione. La visita attuale è scaturita dalla necessità di ispezionare “il lavoro di manutenzione ordinaria annuale svolto dal Servizio Forestazione che ha reso nuovamente fruibile l’area verde” dell’ampio parco. Una fruizione che può essere posta a servizio, ha dichiarato il sindaco, di “bambini e ragazzi, soprattutto coloro che hanno una qualche disabilità”.Nessun comunicato è stato però diffuso dalla Provincia a proposito dell’assoluzione, perché il fatto non sussiste, del Dott. Franco Nardone, il segretario generale della Provincia, destituito di recente dal presidente Antonio Di Maria. Il dott. Nardone, avente anche la veste di responsabile anticorruzione quando era segretario generale del predetto ente, aveva disposto il provvedimento di decadenza, da Presidente dell’ASEA, di Alfredo Cataudo, il mastelliano nominato a coprire tale carica da Aniello Cimitile, il presidente di centro sinistra della Provincia eletto con il vecchio ordinamento, con il concorso dell’Udeur di Mastella.Con questa assoluzione, sono venute a cadere , scrive la segreteria provinciale del Pd, tutte le accuse sul presunto “intrigo o complotto” che sarebbe stato “architettato tra il segretario Nardone e il Partito Democratico”.
Mastella nomina l’avv. Domenico Russo presidente della Gesesa
Poi, finalmente, Mastella ha smesso di tenere in ansia i cittadini di Benevento sulla persona destinata a succedere Luigi Abbate alla guida della Gesesa. Ha nominato presidente dell’ente idrico il suo avvocato di fiducia, Domenico Russo, il cui trisavolo, secondo quanto potremmo dedurre, Domenico Russo & figli, fondò, all’inizio del secolo scorso, l’industria del legno, ora dismessa, presso cui, a cavallo degli anni 40 e 50 ha lavorato il padre di chi scrive.Mastella ha pensato di nominare l’avv. Domenico Russo, per “individuare una figura tecnica di elevato profilo professionale ed umano che possa assolvere nel migliore dei modi alle inderogabili esigenze di serietà, trasparenza, competenza ed imparzialità, che sono assolutamente indispensabili per la corretta amministrazione di Gesesa al fine primario ed imprescindibile di garantire alla cittadinanza interessata un servizio di alta qualità nel rigoroso e costante rispetto delle normative vigenti”.A proposito di questa nomina, l’ex presidente di Altrabenevento, il dipendente comunale Gabriele Corona, scrive, in un comunicato del 21 novembre, lo stesso giorno in cui il sindaco annuncia di avere effettuato tale nomina: “L’avvocato Russo il 21 marzo scorso dichiarò alla stampa di aver ricevuto dal sindaco l’incarico di presentare denuncia querela “con riferimento alle recenti e ripetute accuse mosse, per il tramite della diffusione a mezzo stampa, dell’Associazione Altrabenevento concernenti la grave emergenza epidemiologica da Covid-19 in atto”.
Con la stessa dichiarazione stampa – prosegue il comunicato di Gabriele Corona – l’avvocato Russo, già difensore dei coniugi Mastella nel processo Zamparini, volle precisare che il sindaco a marzo 2019 “ha chiesto, per il tramite di atto di denuncia, alla Procura della Repubblica di voler svolgere indagini finalizzate a verificare l’eventuale inquinamento o meno delle acque nel territorio della città di Benevento, con particolare riferimento alla sostanza tetracloroetilene, e conseguentemente con riguardo alla continua diffusione di notizie in tal senso sempre da parte dell’Associazione Altrabenevento”, notizie ritenute dall’avvocato Russo, “esagerate o tendenziose”. A marzo 2019, Gabriele Corona era ancora presidente di Altrabenevento ed ha firmato i numerosi comunicati, spesso documentati, sulla presenza di tetracloroetilene nell’acqua fornita ai cittadini della parte bassa della città. “Ovviamente attendo, anche in questo caso – scrive ancora Corona – l’esito delle indagini penali a mio carico, ma mi auguro che adesso l’avvocato Domenico Russo, presidente della Gesesa, possa, con imparzialità, verificare se erano ‘esagerate e tendenziose’ le segnalazioni di Altrabenevento sulla accertata presenza del pericoloso inquinante che ha contaminato i pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni”.
Giuseppe Di Gioia