CIVES IN DIALOGO: Benevento vada oltre se stessa e diventi davvero capoluogo del Sannio
Cives – Laboratorio di formazione al bene comune ha organizzato, nella giornata di ieri, la prima di una serie di videoconferenze nell’ambito del ciclo “Cives in Dialogo sul Manifesto per una città più coesa, solidale, innovativa e felice”.
Hanno dialogato in questo primo incontro: Roberto Costanzo già parlamentare europeo; Pasquale Viespoli già sindaco di Benevento e senatore; Enzo Parziale, presidente dell’Associazione “Campania, Europa, Mediterraneo” e Simone Razzano animatore di comunità del Progetto Policoro della Diocesi di Benevento.
Ettore Rossi, coordinatore di Cives, nella sua introduzione ha spiegato che l’iniziativa di “Cives in dialogo” nasce dalla volontà di riflettere sul Manifesto presentato qualche settimana fa che immagina di disegnare le prospettive del nostro territorio almeno ad una scadenza ventennale. “Intendiamo proiettarci nel futuro – ha aggiunto Rossi – partendo dalle radici di questo territorio e dalla coscienza di luogo, cioè dal patrimonio di saperi, culture, tradizioni e esperienze delle nostre comunità. Possiamo costruire una realtà nuova partendo dalle esigenze dei cittadini di partecipare, di garantire la vita in sicurezza nei nostri territori, di assicurare politiche sociali che possano essere in grado di sostenere le persone più fragili. Da questi spunti proviamo a riflettere sulla Benevento tra vent’anni”.
Roberto Costanzo intervenendo in seguito ha affermato: “Un anno fa avremmo potuto dare una risposta più precisa a queste sollecitazioni ma oggi, in questo contesto che viviamo, tutto diventa più complesso. Benevento per me è una città che si porta addosso una storia di grandissimo valore che è il frutto della sua geografia. Ci siamo mai chiesti perché da Appio Claudio fino alla prima ferrovia statale del Mezzogiorno tutte le grandi linee di comunicazione hanno fatto leva su Benevento. Dobbiamo riflettere su questo per capire se c’è ancora spazio per Benevento alla luce della sua storia e della sua geografia per essere città – territorio”.
“Condivido l’impostazione del documento di Cives – ha detto Pasquale Viespoli – innanzitutto perché si ispira ad una cultura partecipativa che credo sia ancora oggi centrale per recuperare il ruolo e la funzione della politica, considerato che in questi ultimi anni si è arenato il dibattito sullo sviluppo locale. Il problema di Benevento è innanzitutto di visione che tenga insieme la tradizione e la modernità: per fare questo la città deve uscire dal proprio isolamento non solo infrastrutturale, ma soprattutto un isolamento di ruolo e di direzione. L’obiettivo che bisogna porsi è quello di far diventare Benevento più grande e più bella e davvero capoluogo del Sannio”.
“Riprendere una discussione sullo sviluppo è un indubbio merito dell’azione che sta svolgendo la Chiesa nella provincia di Benevento” ha aggiunto Enzo Parziale. “Vedo infatti questo tema – ha continuato – insieme a quello del lavoro, sempre più marginale nel dibattito pubblico. Sono almeno vent’anni, infatti, che non si parla di sviluppo territoriale e non c’è un impegno forte, progettuale sul futuro. Riparlare della città è fondamentale e il manifesto proposto da Cives ci consente di fare ciò, potendo anche riflettere sulla funzione della politica e sulla sua capacità di risolvere i problemi cruciali”.
“C’è un tema sullo sfondo del dibattito – ha affermato Simone Razzano – riguardo al destino da dare a questa comunità: che è quello di individuare un futuro. Da questo punto di vista la possibilità di allargare le mura della città deve partire da una contraddizione che dobbiamo risolvere legata spesso alla paura del confronto e della competizione con l’esterno: questo è un problema di impostazione da cui nascono una serie di non decisioni che poi non permettono un corretto sviluppo. In questo senso dobbiamo essere capaci di attivare meccanismo di intelligenza collettiva attraverso strumenti nuovi, diversi e capaci di essere più inclusivi possibili, provando a partire, in premessa, da una ricucitura, interna alla città, del rapporto tra centro e periferie”.