Una Pasqua di speranza per vincere la paura del tempo presente

di Mons. Pasquale Maria Mainolfi
Il termine Pasqua deriva dall’ebraico “pesach” , molto vicino al verbo “pasach”, che significa
“passare sopra” nel senso di saltare o risparmiare ed è inteso come “passaggio di Dio” .
Il rito pasquale affonda le sue radici in una tradizione anteriore a Mosè, un rito che le tribù di pastori nomadi del Medio Oriente celebravano all’inizio della primavera, al momento della transumanza, cioè del passaggio dai pascoli invernali a quelli estivi.
In questa occasione veniva ucciso un agnello, le cui carni erano consumate durante un pasto con cui si riaffermavano i vincoli di solidarietà del clan. Intorno al 1250 Avanti Cristo epoca in cui si colloca l’uscita degli ebrei dalla schiavitù d’ Egitto, questo rito umano fu elevato ad istituzione divina , diventando il Memoriale di un decisivo intervento di Dio nella storia del suo popolo e non più un rito legato al ciclo naturale delle stagioni ma alla storia della salvezza. Abitualmente Dio agisce così: si serve di realtà naturali, come il pane e il vino nell’ Eucaristia, elevandoli a segni di realtà soprannaturali e divine. Il capitolo 12 dell’ Esodo descrive la prima Pasqua celebrata dagli ebrei in Egitto e da questo momento la festa accompagnerà tutta la storia del popolo d’Israele, fino ai nostri giorni. Abbiamo così conosciuto ben quattro Pasque : la Pasqua mosaica- Evento in Egitto ; la Pasqua ebraica – rito annuale nel tempio di Gerusalemme; la Pasqua Cristiana fondata da Gesù nell’ultima Cena del giovedì Santo nel Cenacolo di Gerusalemme; la Nostra Pasqua – Memoriale Eucaristico in ogni Messa celebrata dalla Chiesa popolo di Dio.
Quella di quest’ anno è una Pasqua speciale. La viviamo nel clima di paura e di ansia generato dalla instabilità geopolitica e dalla crisi economica e ancora dalla insicurezza ecclesiale scaturita dalla salute precaria di Papa Francesco. Ma questa Pasqua ricade anche nell’anno 2025 del Giubileo in cui siamo tutti invitati a farci “Pellegrini di Speranza”. La Speranza teologale in fuga da questo tempo confuso, che ci ha rubato la speranza… Mentre assistiamo alla eclissi della Speranza, il Vangelo ci spinge a credere nella “Speranza certa” non cedendo alla rassegnazione e invocando sempre Maria “Stella della Speranza”, mentre attraversiamo il mare in tempesta della storia.
Infatti non siamo unicamente figli di Ulisse nel suo nostalgico viaggio verso il passato felice dell’amata Itaca, ma siamo figli di Abramo, nostro padre nella fede, che cammina con Dio verso la meta ignota e conclusiva. La religione omerica era sostanzialmente un ritorno al passato, Itaca è il simbolo dell’ età dell’oro verso cui nostalgicamente i miti greci ci riportano. La religione biblica è invece un cammino verso il futuro, verso l’ignoto luminoso che sta germinando già ora e che sboccerà in pienezza. Certo la paura del nuovo è sempre in agguato. Nella “Bottega dell’Orefice”, dramma giovanile di Karol Woitila, il futuro Giovanni Paolo II , si legge: “Non c’è speranza senza paura e paura senza speranza”.
Un fatto è certo: sulla strada della conversione noi non saremo mai soli: “Non temere perché io sono con te per proteggerti”( Ger1,8).
Vegliamo in questa notte del mondo per svegliare l’aurora e affrettate il ritorno in patria della ” Beata Speranza!”
Con questo auspicio carico di Speranza auguro a tutti voi una serena e Santa Pasqua nella luce radiosa del Signore morto e risorto