Storia di un ragazzo e del suo legame con San Giuseppe Moscati, il Santo medico, che lo segue e lo assiste

È lo stesso protagonista a raccontare la sua esperienza, alla nostra collaboratrice, Maria Varricchio.

 “Allora, ti racconto un attimo la mia storia. Ho conseguito il mio diploma alberghiero e ho lavorato per dieci anni nel campo della ristorazione.  Mi sono trovato male dappertutto. 

 L’unico locale in cui sono stato abbastanza bene è stato “O Murzillo”, a Fuorigrotta, perché è stato l’unico che mi ha assicurato, però mi dava 500 euro al mese. Per il resto, non mi sono trovato bene, ma comunque con 500 euro al mese me ne sono dovuto andare, perché non mi ha potuto aumentare lo stipendio. E cosa è successo?  È successo che ho girato i migliori ristoranti di Napoli, però non mi sono mai trovato bene. Sono stato anche sulle Dolomiti e neanche in Trentino ho trovato la mia collocazione lavorativa.  Sono, quindi, tornato a casa, ma avevo perso il lavoro, sia presso ”O Murzillo” dove ero stato assicurato, sia sulle Dolomiti. Inoltre dopo dieci anni trascorsi nella ristorazione, ho capito che quel lavoro non era ciò che volevo fare.   Quindi, mi sono iscritto al Corso di Operatore Sociosanitario, grazie a mia mamma che me l’ha proposto. Mi ha dato questa illuminazione, perché io non riuscivo a decidere quale fosse la mia strada e cosa volessi fare. Stavo bloccato, ed anche un po’ scocciato. 

 Comunque mi iscrivo a questo corso, che mi appassiona, mi prende, mi fa sentire anche ,diciamo, una persona abbastanza importante. Un momento bellissimo è stato quando mi hanno dato la divisa da lavoro, è stato allora che ho capito che mi piace fare questo lavoro. Continuo a seguire questo corso, con dei bravi professori e studio la teoria. Durante la teoria arriva il primo lockdown. 

  Il primo lockdown ci blocca e io rimanendo a casa guardo alla televisione, il film di San Giuseppe Moscati. Il film mi tocca profondamente, mi appassiona e io faccio una promessa a Moscati nella mente, dico:” Se mi fai prendere il posto di lavoro alla clinica Sanatrix io farò una bella offerta per i poveri”.

In quel periodo la mia speranza era di riuscire a lavorare alla Sanatrix. 

   Finito poi il lockdown, torno a scuola a completare tutti gli studi della teoria per poi iniziare a fare la pratica all’ospedale “Santa Maria delle Grazie” in località La Schiana a Pozzuoli. Senonché una notte sogno proprio San Giuseppe Moscati, che guarda verso di me, mi sorride, e se ne va. Fu un sogno bellissimo che mi lasciò molto felice, contento.  Finito di studiare la teoria eravamo sul punto di iniziare la pratica all’ospedale di Pozzuoli, e, un giorno, era di domenica, mi recai nella chiesa del Gesù Nuovo sulla tomba di San Giuseppe Moscati , dove rinnovo la mia promessa, al santo, di un’offerta per i poveri.

Il giorno dopo, a scuola, il direttore interrompe la lezione e ci comunica che il tirocinio a Pozzuoli non si può più fare perché si sono verificati dei casi di covid. Andremo in Via San Domenico alla Sanatrix”, proprio la clinica dove aspiravo di poter lavorare.

Durante il tirocinio, sogno un’altra volta Giuseppe Moscati. Si trova in chiesa mi sorride, stava seduto in mezzo alla folla , la folla assisteva alla messa e lui stava girato all’indietro proprio verso di me, mi guardava e mi sorrideva. Fu un sogno breve, però era proprio lui. Alla fine di quel sogno passano due o tre settimane, il caposala premiava il mio impegno con il voto 110 e lode.

Arriva il secondo lockdown il 24 ottobre, ci blocca un’altra volta per cinque mesi, io dovevo andare a scuola per fare l’esame, per avere l’attestato di OSS, in quei cinque mesi io vado alla chiesa di Giuseppe Moscati a pregare molto intensamente. Facendo queste preghiere mi sogno una notte che scendo delle scale di marmo, mi siedo vicino a un tavolino marrone, vedo le mani di un uomo che aprono una pergamena antica, prendono una penna nell’inchiostro a calamaio, come si usavano anticamente e scrive su quella pergamena: “Io ti faccio i complimenti perché sei stato il migliore dei tirocinanti”. La scrittura era in corsivo uguale a quella sulle ricette di Giuseppe Moscati che stanno nella sua chiesa, ora finisce quella scena e, sempre nel sogno, mi ritrovo a fianco a mia mamma, che pregava per me . Eravamo in zona rossa , ma nonostante ciò, la scuola mi chiama per sostenere l’esame e mi consegnano anche l’attestato in originale.

 Vado sempre alla chiesa di Gesù Nuovo a pregare, pregare intensamente, e dopo qualche mese, sogno un uomo che mi abbraccia con un mantello nero lungo, lungo antico e dice: “Non ti preoccupare perché tu stai con me, tu stai con me,” lo diceva in napoletano non ti preoccupare, ”tu stai con me va tutto bene”.  Passano dei mesi, arriva l’estate, mese di giugno, vado a fare la pesca subacquea vicino Castel dell’Ovo, papà all’improvviso viene e urla dicendomi che la Sanatrix mi aveva chiamato a lavorare.

   Qui inizio a fare il volontariato, per tre mesi e conosco il professor Rispoli che è colui che presenta la storia di Giuseppe Moscati al Museo degli Incurabili. 

Il primo settembre mi firmano il contratto a tempo determinato. Alla fine del contratto a tempo determinato, verso la fine, viene per due volte una paziente che è del Vomero e che si chiama Ornella Moscati.

  Le racconto questa storia, il cugino del nonno era Giuseppe Moscati, allora io mi convinco, sono convinto che tutte queste combinazioni, non sono combinazioni a caso, ma sono veramente degli aiuti che San Giuseppe Moscati mi ha dato.

  Insomma, il miracolo era stato fatto e adesso dovevo fare io la mia parte, quindi andai alla chiesa del Gesù, per adempiere al mio voto di un’offerta per i poveri.

  Una volta dato quei soldi, dopo poche settimane, scade il tempo determinato e la caposala del terzo piano, Rosaria Vitiello, che è andata in pensione da pochi giorni, fa la richiesta del mio nome esplicito, dicendo:” Voglio Ivano del Giudice al terzo piano per sempre!”.

 Questa è la mia storia e poi ci sono stati ancora altri sogni dopo questo evento, che ho fatto di San Giuseppe Moscati, però la mia storia è questa qua”.

 Questa è la storia vera e commovente di un nostro giovane ragazzo, che con l’aiuto della fede, con l’abbandono nelle mani di Dio e con il suo impegno e determinazione è riuscito a trovare un posto di lavoro, che lo rende assolutamente felice ed appagato. 

 Sono contenta di aver raccolto una testimonianza dei nostri giorni, di un giovane che non si è lasciato andare, che ha insistito, ha studiato, si è impegnato in un nuovo corso di studi ed infine ha raggiunto il suo obiettivo.

 Sono felice di averlo conosciuto, con il suo sorriso sereno, rassicurante, disponibile.

 Dovremmo anche noi, nei momenti più tristi, più disperati pensare che c’è un Dio che ci ascolta ed al quale possiamo rivolgerci con grande fiducia. 

E’ questo il messaggio con il quale voglio augurarVi :Buona Pasqua!

Maria Varricchio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.