“Le avventure di Pinocchio” – Un libro per piccoli o per grandi?
di Lucia Caruso

«Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo.» Chi di noi da bambino non si è sentito ripetere questa frase da genitori o insegnanti, alzi la mano. La bugia è il difetto principale di Pinocchio, la sua carta di riconoscimento. Pochi bambini al mondo non conoscono la storia di Pinocchio. Ma chi ha inventato questo iconico personaggio? E, siamo proprio sicuri che sia un libro solo per bambini? Scopriremo che “Le avventure di Pinocchio” è un’opera piena di sorprese.
L’autore è Carlo Lorenzini, più noto come Carlo Collodi (1826-1890). Il suo capolavoro vede la luce nel 1883 a Firenze, dove il legame con la tradizione culturale del passato è ancora molto forte e gli intellettuali continuano a svolgere un ruolo prettamente pedagogico. Sulla stessa linea si colloca Edmondo De Amicis che a Torino, tre anni dopo, pubblicherà il romanzo “Cuore”. Entrambi diventeranno, in brevissimo tempo, best sellers. Collodi, fiorentino di nascita, mosse i suoi primi passi artistici nel mondo del giornalismo. Convinto repubblicano, nutrito di forti sentimenti di amor patrio, niente affatto raro in quei tempi, prese parte alle guerre d’indipendenza. La sua passione per la scrittura si concretizzò, oltre che in opere per l’infanzia, nella stesura di numerosi racconti, macchiette e bozzetti, successivamente raccolti in “Occhi e nasi”. Tali scritti contengono una discreta dose di umorismo e un certo gusto per la caricatura che tradiscono la tipica verve toscana di Collodi. Ma sono anche un’importante testimonianza dell’abilità dello scrittore nella caratterizzazione di ragazzi atipici, picareschi, furbetti e riottosi all’osservanza delle regole. È la premessa per la creazione de “Le avventure di Pinocchio”. A proposito del titolo, pochi romanzi vengono ricordati solo con il nome del protagonista. In questo caso “Pinocchio”. Il romanzo, inizialmente, uscì a puntate sul “Giornale dei bambini” e non facciamo fatica a credere che le copie andassero a ruba. Quella di Pinocchio è una storia di formazione. Il Bildungsroman (romanzo di formazione) è un genere narrativo che pone al centro della trama l’evoluzione del protagonista. Il quale, per raggiungere l’obiettivo, ossia la crescita, la consapevolezza di sé, dovrà affrontare diverse prove. Il primo cambiamento, nell’opera di Collodi, consiste nella trasformazione di un burattino in un bambino, che dovrà apprendere la disciplina, l’obbedienza e tutti i sani valori non solo dell’epoca ma anche del Paese in cui vive. Pinocchio è ribelle, costantemente trasgressivo, nonostante i buoni consigli del Grillo Parlante e gli insegnamenti della buona Fatina, che incarna la figura materna. Geppetto, infatti, per dirla alla maniera moderna, è un padre single il quale, stanco della sua solitudine apre il cuore a quel pezzo di legno, perdonandolo per i continui errori e sostenendolo nel complesso percorso di crescita. È lui il sostegno di Pinocchio, la sua vera famiglia. Gli insegna a camminare, a ritrovarsi, lo abbraccia in ogni circostanza, anche quando il piccolo scappa via. Sempre in attesa del suo ritorno. Quante volte i genitori perdonano i figli? E, quando se ne vanno, non aspettano per tutta la vita che ritornino a casa? A ben vedere, questa favola per bambini è indirizzata anche ai “grandi”. La ricchezza di sfumature psicologiche induce a pensare che Collodi intendesse rivolgersi soprattutto a lettori ben più maturi dei bambini. Si considerino gli evidenti riferimenti storico- sociali al suo tempo. Pinocchio indubbiamente è una favola, ma non per bambini. In ogni racconto, ascoltato o letto, i bambini si identificano in un personaggio. Con quest’opera non può accadere perché: «I più piccoli, i più ingenui, soffrono di un’incapacità che riflette tutta la ricchezza delle Avventure: l’incapacità di proiettare sé stessi in un personaggio che è troppo irresponsabile e contraddittorio.». (G. Jervis.)

La lezione centrale della storia di Pinocchio sembra piuttosto semplice: per ottenere ciò che si desidera, è fondamentale “comportarsi bene”. Tuttavia, questa fiaba offre ben più di una mera morale. Invita a riflettere sul delicato equilibrio tra dovere e piacere. E insegna, a noi adulti più che ai piccoli, che la vera crescita personale avviene solo se ci assumiamo le nostre responsabilità.Quando i bambini, ad esempio, raccontano bugie stanno giustificando la loro mancanza di impegno, magari nei confronti di una promessa fatta. E noi adulti? Quante volte giustifichiamo noi stessi, sfuggendo ai nostri obblighi morali? I messaggi di Pinocchio sono rivolti a lettori adulti. Infatti nel periodo storico in cui è stato concepito, l ‘Italia post unitaria, la scuola rappresenta la necessità di riscatto di un Paese con un’altissima percentuale di analfabeti. Quella scuola che Pinocchio non vuole frequentare anteponendole lo spettacolo del circo di Mangiafuoco, allettato dalle parole del Gatto e la Volpe, oppure da Lucignolo che lo conduce nel paese dei balocchi. Dunque,l’importanza dell’istruzione, la forza della volontà e dell’impegno, la distinzione tra bene e male, le ingiustizie subite dai bambini, la povertà, il rispetto delle regole sono valori che i genitori -ci fa intendere lo scrittore-, devono insegnare ai figli. È una storia di trasformazione, sia individuale che collettiva. Pinocchio rappresenta ognuno di noi nei momenti di cedimento alle tentazioni, quando ci smarriamo o, fortunatamente, ci ritroviamo. Carlo Collodi, attraverso questa narrazione, ci ha regalato una lezione preziosa e spesso accantonata: per scoprire sé stessi, talvolta, è necessario perdersi, ma se questo percorso è accompagnato da chi ci ama, allora tutto diventa straordinariamente semplice.
L’AUTRICE

Nata a Benevento, dopo gli studi liceali ha conseguito la laurea in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Pisa. Si è dedicata alla docenza presso il liceo classico di Saronno (VA). Attualmente vive tra Benevento e Saronno. Appassionata di Arte, Musica, Teatro e curatrice di spettacoli teatrali, ha tenuto numerosi corsi di Scrittura Creativa. Articolista per Sannio Matese Magazine, ha scritto svariati libri, pubblicati dal gruppo editoriale PubMe.