Orsini. Il Papa del Giubileo del 1725

Di Mons. Pasquale Maria Mainolfi
Eletto papa il 29 maggio 1724 e incoronato solennemente nella successiva festa di Pentecoste, tra i primi pensieri del nuovo pontefice risulta essere l’indizione dell’Anno Santo, il diciassettesimo Giubileo della storia della Chiesa.
L’evento è annunciato con la Bolla “Redemptor et Dominus noster” del 26 giugno di quello stesso anno. La data di indizione rompe una consuetudine che prevedeva l’indizione del Giubileo in occasione della festa dell’Ascensione, poiché la sua elezione era avvenuta dopo tale ricorrenza liturgica.
Non era il primo giubileo dell’anziano arcivescovo, che a Benevento si era adoperato perché i pellegrini diretti a Roma per l’Anno Santo del 1700 trovassero adeguata accoglienza presso alcuni degli Ospedali presenti nell’arcidiocesi beneventana.
A fine Seicento in sede sinodale, nella diocesi sannita, Orsini aveva impartito puntuali disposizioni a vantaggio degli ospiti di passaggio. Ma era certamente il primo giubileo che lo vedeva in un ruolo eccelso, quale quello di Vicario di Cristo. E il suo modo di annunciare con la vita più che con le parole l’Anno di Grazia del Signore è in perfetta continuità con quanto per circa quattro decenni egli aveva praticato nell’amata Benevento in qualità di arcivescovo: vivere con vera modestia, rifuggendo la pompa mondana e dedicandosi al servizio dei poveri e dei malati, visitati frequentemente negli ospedali dell’Urbe, dove lava loro i piedi e li serve a tavola.
Il Giubileo del 1725, si caratterizza, così, per l’impronta di austerità e rigore, spirituale e morale, propri dello stile del Pontefice, che bandisce, nel segno dell’assoluta sobrietà e semplicità del suo modo di intendere le manifestazioni di fede, sia le parate sia le decorazioni con bandiere e luminarie nelle strade, vietando la tradizionale esposizione di drappi e coperte di seta dai balconi e dalle finestre, giudicata ostentazione di lusso e non motivo di devozione.
Per meglio adempiere alle funzioni religiose dell’Anno Santo, Papa Orsini alla residenza al Quirinale preferisce quella Vaticana, dove si fa predisporre una modesta cella dall’arredo povero ed essenziale.
Interessato a elevare il livello morale e spirituale di Roma durante l’Anno Santo, fa obbligo ai prelati della sua corte ad assistere ogni sabato a una predica, emanando parallelamente severi divieti contro certe loro cattive abitudini, consistenti nel frequentare, la sera, alcuni noti salotti mondani dove giravano signore di dubbia reputazione e si giocava d’azzardo.
Come a Benevento, la parrucca è proibita agli ecclesiastici, poiché tale accessorio era utilizzato per nascondere il sacro segno della tonsura sul capo.
Tra le azioni politiche accelerate dall’evento giubilare si segnalano le trattative di pace tra l’imperatore Carlo VI e il nuovo re di Spagna Filippo V. Queste giungono a buon fine nel mese di aprile, al prezzo del sacrificio dei diritti della Santa Sede sulle città di Parma e Piacenza, antichi feudi papali. L’inaugurazione nel 1725, nel pieno del tempo giubilare, della scalinata della Trinità dei Monti, progettata da Francesco De Sanctis, come a congiungere la “francese” chiesa della Trinità con la sede dell’ambasciata iberica, si pone perfettamente nel clima di pacificazione generale, di fatto ponendosi come un “monumentum” per la cessazione delle lunghe guerre tra Spagna e Francia.
Piuttosto, attento alle esigenze di quanti sono affetti da patologie che precludono rapporti sociali, Benedetto XIII dispone la costruzione di un ospedale specifico, progettato da Filippo Raguzzini e intitolato alla Vergine e a S. Gallicano, prima istituzione al mondo per la cura delle malattie della pelle e veneree.
Come già in uso a Benevento, indice dopo innumerevoli anni il Concilio Romano, inaugurato il 15 aprile del 1725 in San Giovanni in Laterano, le cui delibere risultano fortemente debitrici dell’esperienza pastorale sannita del papa. Diversi vescovi delle diocesi soggette alla Chiesa di Roma prendono parte alle otto sessioni sinodali, le cui conclusioni sono raccolte in 32 capitoli. Una solenne processione dal Laterano a Santa Croce in Gerusalemme chiude il 29 maggio, anniversario dell’elezione a papa di Benedetto XIII, il sinodo romano. L’evento non incise nella dinamica di rapporto tra potere del Papa e competenza delle assemblee conciliari e sinodali, ma ebbe luogo solo per la determinazione di Benedetto XIII che fece pesare il proprio ruolo sulla netta contrarietà all’apertura dell’assise da parte di molti cardinali.
In tanta austerità, l’unico spettacolo concesso ai romani è il giubileo dell’Ordine dei Padri Mercedari, dediti all’assistenza e al riscatto dei cristiani prigionieri dei Turchi. Nel giugno 1725, infatti, giungono a Roma ben trecentosettanta ex schiavi di varie nazionalità, riscattati dai Mercedari a Tunisi pagando la cospicua somma di 90.122 scudi.