“Kiev, Kiev.. urrà!”

“Kiev, Kiev.. urrà!”

Così esultava il piccolo Vasilij quando segnava un goal.

Venne da noi per la prima volta nell’estate del 1997. Allora era solo un bambino. I primi giorni Vasilij al telefono con la mamma piangeva, aveva nostalgia di casa. La mamma di Vasilij io non l’ho mai conosciuta. Di certo doveva aveva un bel fegato per permettere al più piccolo dei suoi figli di andare così lontano, in casa di estranei.

Mia madre, invece, aveva un gran cuore! Era malata ormai da diversi anni e con noi tre figli adolescenti aveva già il suo bel da fare. Ma quando le proposero di adottare per l’estate un bambino ucraino lei non seppe dire di no, amava troppo far del bene! La nostra casa al mare era piccina e aveva un solo bagno. Noi eravamo in cinque e con l’arrivo di Vasilij in sei.

Verso la fine di luglio, poi, ci raggiungevano anche i nonni. Nonna Tetta era sempre l’ultima ad entrare. Si fermava sull’uscio e guardando mia madre diceva: “La potevo mai lasciare sola in città?”

Così parlando introduceva in casa zia Minuccia, la sorella “giovane” (zitella).  

La Signora Anna veniva da Napoli, quartiere Vomero. Il marito aveva lì una propria salumeria ed era un vero “ciuccio di fatica”. Raggiungeva moglie e figlie solo di Domenica, verso ora di pranzo. 

Quando il lunedì mattina noi scendevamo le scale per recarci in spiaggia, il nostro appartamento si trovava al primo piano, il salumiere già era andato via da un pezzo! È vero comunque che Don Peppino non faceva mancare nulla alla sua famiglia. Aveva, infatti, acquistato un’intera palazzina bifamiliare con un bel giardino a piano terra, nel quale si trovava anche una grande cabina doccia.

A me e al piccolo Vasilij veniva concesso di usarla spesso, anche più volte al giorno. La Signora Angela aveva sposato un autista di linea. Il marito non c’era mai e la coppia non aveva figli.

Alla Signora Angela piaceva preparare i dolci e quasi ogni pomeriggio ci chiamava per farceli assaggiare.

Patrizia era una donna molto affascinante e titolare di un omonimo stabilimento balneare sul lungomare di Mondragone. La sera con gli amici, soprattutto durante il fine settimana, capitava spesso che andassimo a trovarla per il classico “bagno a mezzanotte”.

Dopo esserci asciugati prendevamo delle consumazioni. Patrizia ci diceva sempre: “Le pizzette le offre la casa, mentre le birre le pagate tutte e a prezzo pieno. Io lo faccio nel vostro interesse!”

Non sono trascorsi neanche trent’anni, eppure quel mondo lì con il suo carico di umanità e solidarietà non esiste più. Oggi nessuno fa niente per senza niente!

Quando non è per soldi la posta in ballo è il potere, le terre rare..

Era forte il piccolo Vasilij!

Amava giocare a calcio e la sua squadra del cuore era la Dinamo Kiev.mCon i ragazzini del posto al pomeriggio giocava a pallone, nel campetto della scuola lì vicina. Facevano tutti a gara per averlo in squadra. Non diceva mai di no il piccolo Vasilij!

Un giorno organizzai con degli amici una scalata in bici a Falciano del Massico e gli chiesi se volesse unirsi a noi. Lui non se lo fece dire due volte, subito accettò! Ma mentre noi avevamo quasi tutti delle Montain bikes al piccolo Vasilij toccò una Graziella, presa all’insaputa di mia sorella. Nonostante ciò, non si faceva certo staccare. Anzi, ci seguiva a ruota! Per tre anni di seguito il piccolo Vasilij venne da noi in estate e ci divertimmo tantissimo. Gli volevano tutti un gran bene!

Quando mia madre morì, purtroppo, tutto cambiò.

Io mi chiusi a riccio nel mio dolore e divenni più egoista. Avevo i miei impegni: gli esami da dare all’università, poi il lavoro, infine la famiglia.  Per il piccolo Vasilij, ormai, non c’era più posto nei miei pensieri.. nel mio cuore. Sì, all’inizio di tanto in tanto ci scrivevamo. Ma dopo un po’ più nulla!

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, ormai più di tre anni fa, solo allora mi sono ricordato del piccolo Vasilij e di tutte le cose fatte assieme, durante le nostre estati: i giochi in acqua, le partitelle in spiaggia, le abbuffate di mozzarella di bufala, le grasse risate. Io non ricordo più il nome dell’associazione di Giugliano in Campania che, in quegli anni, ci permise di ospitare il piccolo Vasilij. 

Ma sono sicuro che lui, precisino com’era, abbia conservato tutti i nostri contatti e se non si è fatto vivo è solo perché ha deciso di rimanere in patria per difendere la sua gente e la propria famiglia dall’aggressore russo, Putin!

L’America e l’Europa, ne sono certo, aiuteranno sempre il popolo ucraino. Il Presidente Trump è sicuramente migliore di quello che sembra e non commetterà l’errore di abbandonare al proprio destino i tanti piccoli Vasilij.

A Roma sabato scorso c’è stata una grande manifestazione di piazza a favore dell’Europa unita e solidale, su iniziativa del giornalista Michele Serra. Moltissime le bandiere dell’UE e anche qualche bandiera ucraina. Mentre scorrevano in TV quelle immagini per un attimo, chiudendo gli occhi, mi è parso anche di vederlo il piccolo Vasilij.

Era lì al centro di Piazza del Popolo che sventolava la bandiera blu e gialla. Gridava forte al mondo intero: “Kiev, Kiev.. urrà!”    

In fede

Beniamino Furno

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