La politica è come la guerra: la vita delle persone vale sempre meno. Circolano tante armi, come tanta corruzione.

Occorre uno scatto di responsabilità: non abbiamo più il coraggio di ribellarci e siamo trascinati dagli avvenimenti, stancamente.   

Ieri altre due inchieste giudiziarie hanno scosso il sistema politico di don Vincenzo con il coinvolgimento di due figure di spicco della sua organizzazione: il presidente della Provincia di Salerno è stato arrestato per corruzione e turbativa d’asta, il consigliere regionale del gruppo «De Luca presidente» è indagato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere per corruzione e concussione. 

Il presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio arrestato perché potrebbe inquinare le prove: sembrerebbe accertato (e filmato …) che abbia dialogato con i suoi interlocutori attraverso bigliettini manoscritti, successivamente strappati e cestinati; sembrerebbe che abbia altresì “bonificato” il suo ufficio appena nove giorni prima delle perquisizioni, eseguite il 30 gennaio ultimo scorso. Prossimità temporali, tra le “pulizie” e le imminenti perquisizioni, in voga nella pubblica amministrazione.

Ma il tema non è giudiziario.

Un Sindaco, un Presidente, un Direttore Generale, un Assessore, un consigliere e via dicendo, non possono dialogare con i cittadini e gli amministrati utilizzando tecniche in uso tra i boss ed i propri affiliati.  

Linguaggi cifrati e criptici che non possono essere passivamente accettati dai partiti, troppo spesso  luoghi affollati di faccendieri, utili per raccogliere i voti di “affiliati”, motivati da favori, prebende e mazzette di ogni tipo e quantità. 

Al fallimento della politica si abbina quello delle regioni, guidate da presidenti star, privi di qualsivoglia contrappeso istituzionale e padroni, nel senso peggiore del termine, del presente e del nostro futuro. 

Istituzioni condotte a rischio zero: se vinco prendo tutto, se perdo paga lo Stato.         

Ma l’ulteriore paradosso è che questo metodo di governo in Campania viene sbandierato con orgoglio, da una classe politica che si serve di una pubblica amministrazione indebolita, sfiacchita e allo sfascio.   

Il sistema sta vacillando ma sarebbe bello che a fare pulizia sia la politica e non il Pubblico Ministero di turno. 

Il silenzio predomina ma non ci rassegniamo, la speranza deve reagire e tornare protagonista: questi eventi ci devono far riflettere ma non ci devono fermare, dobbiamo impegnarci e combattere contro questo sistema, abbiamo un grosso debito verso i cittadini onesti e dobbiamo ripagarlo facendo il nostro dovere, rispettando lo Stato e le sue leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici. 

Dobbiamo impegnarci, senza un approccio ideologico e di sterile contrapposizione, guardando con fiducia al futuro, senza attendere l’intervento sostitutivo della magistratura. 

Dobbiamo fare la differenza facendo semplicemente il nostro dovere di cittadini e di pubblici amministratorie non è poco.

Avvocato Antonio del Mese (FdI)

Responsabile del Dipartimento Regionale Aree interne e del Dipartimento Provinciale Legalità e Sicurezza

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