Come si risolve la crisi idrica in città. Dossier “Altra Benevento”. 2^ parte

La necessità di chiudere i pozzi di Benevento è stata ribadita in tutti gli studi della Regione. 

Dopo il comunicato con la sintesi del Dossier sulle soluzioni da adottare per liberare Benevento dalla Crisi Idrica, inviato ieri alla stampa, oggi sottolineiamo i problemi di approvvigionamento e la necessità di chiudere i pozzi della Piana di Benevento ribadita da tutti gli studi ministeriali e regionali.  

L’approvvigionamento idrico a Benevento

Fino agli anni ’80 la città di Benevento era servita da un acquedotto comunale che attingeva ai due pozzi di contrada Pantano (chiusi negli anni 70 per la eccessiva presenza di Nitrati), due pozzi di Campo Mazzoni nel rione Ferrovia, tre pozzi di contrada Pezzapania e in parte da sorgenti del Taburno e della provincia di Avellino. 

Dagli anni ’90 a Benevento arriva l’acqua dalle sorgenti del Biferno, in Molise, con un acquedotto che attraversa il Matese in località Curti del comune di Gioia Sannitica (Caserta), serve soprattutto le province di Napoli e Caserta mentre una derivazione alimenta 24 comuni (5 casertani, 19 sanniti) della valle Telesina fino a Benevento.

L’acqua buonissima del Biferno è leggera, con scarsissima concentrazione di Nitrati, senza inquinanti e costa poco perché arriva per “caduta” (la centrale di partenza di Curti si trova ad una altezza superiore al punto di arrivo, il serbatoio di Pacevecchia) e quindi non ha bisogno di pompaggio. 

La fornitura di 150 litri al secondo (aumentata a 200 dal 2021 a seguito delle proteste di Altra Benevento) non è sufficiente per servire tutta la città che necessita di 300-340 litri/secondo. 

Nella parte bassa (Centro storico, da via Torre della Catena a via Traiano, rioni Ferrovia e Libertà con le contrade confinanti) è servita l’acqua dei Pozzi di Pezzapiana che pescano nella falda beneventana, da tempo dichiarata al limite della potabilità. 

La necessità di chiudere i pozzi della piana di Benevento Già il Piano d’Ambito per l’ATO 1- Calore Irpino, approvato a maggio del 2003 della Regione Campania, attestava che le acque della piana di Benevento erano ad “elevato rischio di inquinamento… dovuti alla alimentazione indotta dal fiume Calore verso la falda”

Pertanto, l’Intervento n. 38 di quel Piano D’Ambito prevedeva espressamente: “La città di Benevento è attualmente servita oltre che dall’Acquedotto Campano (acqua del Biferno n.d.r.) da alcuni campi pozzi che captano risorsa dalla subalvea del fiume Calore. La qualità di dette fonti desta molte preoccupazioni anche in relazione al livello di inquinamento del citato fiume. Occorre pertanto assicurare alla città di Benevento fonti certe e di qualità. Esse sono state individuate nell’Acquedotto del Serino da cui si deriverà una portata di circa 150 l/sec.”

Prevista Acqua del Serino a Benevento 

Quindi, il Piano d’Ambito dell’ATO1- Calore Irpino, lo strumento ufficiale di programmazione degli interventi per la fornitura idrica nelle province di Avellino e Benevento, già nel 2003, oltre vent’anni fa, prevedeva la chiusura dei pozzi della piana di Benevento, di “scarsa qualità che desta preoccupazione per l’alto rischio di inquinamento”  e la fornitura di 150 litri/secondo dalle sorgenti del fiume Sabato, a Serino, di ottima qualità, per integrare i 150 litri/sec, forniti dalle sorgenti del Biferno.

I lavori per allacciare l’acquedotto beneventano a quello del Serino ad Altavilla Irpina, lungo la valle del Sabato, in gran parte realizzati, non sono stati completati e pertanto la società Sogesid del Ministero dell’Ambiente con lo Studio di Fattibilità del 2007, dopo aver ribadito la necessità di pervenire progressivamente alla chiusura dei pozzi della piana di Benevento, prevedeva un nuovo acquedotto da Curti a Benevento per alimentare tutta la città di Benevento con acqua del Biferno. 

(continuadomani la 3^ parte: La modifica del Progetto Sogesid: Benevento condannata ad utilizzare acqua dei pozzi e della Diga di Campolattaro)

Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”  

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