Maria Rosaria Casiero donna dalla fede granitica


di Mons. Pasquale Maria Mainolfi 

Pensando a Maria Rosaria Iannilli, coniugata Casiero, mi sovvengono le parole ispirate del libro dei Proverbi :”Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiaceri per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare” (Proverbi 31,10). 
Questo elogio, così bello, ha un difetto, che non dipende dalla Bibbia, ma dall’epoca in cui fu scritto e dalla cultura che riflette. Ma una donna così fa onore alla sua famiglia e permette al marito di camminare a testa alta tra gli amici. Gesù è libero di fronte alla donna. Vede nella donna l’ immagine di Dio che è “padre e madre”. Parla con le donne, insegna loro e le sceglie come discepole. Gesù “nasce da donna” (Galati 4,4) e quando risorge dai morti si fa vedere per primo ad alcune donne che diventano le sue prime testimoni. Mai esce dalla sua bocca una parola di disprezzo o ironia per la donna, come avviene di sovente nella cultura del suo tempo intrisa di misoginismo, come del resto è anche oggi. Gesù guarisce e riabilita le donne ammalate e smarrite. Nella lettera apostolica “Mulieris Dignitatem”, sulla dignità e vocazione della donna in occasione dell’Anno Mariano 1988, Giovanni Paolo II mette in luce il contributo che da sempre la Chiesa offre per la “liberazione” della donna da ogni forma di ingiustizia. In certe aree culturali lo spirito di schiavitù è ancora forte e la liberazione della donna deve ancora iniziare. San Paolo afferma :<<Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi>> (Galati 5,1). Ancora San Paolo dice :<<Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà >>(2 Corinzi 3,17). È Lui che ci comunica il vero senso della nostra dignità e libertà. 
Si racconta che la figlia di un re di Francia è solita maltrattare la sua giovane cameriera e un giorno irritata le dice :<< Non sai forse che sono la figlia del tuo re?>>. La giovane le risponde :<<E tu non sai che io sono la figlia del tuo Dio?>>. Lo Spirito Santo l’ha veramente istruita! 
La cifra identificativa di Maria Rosaria Iannilli è la fede che tracima nelle opere di carità e rende la vita piena di speranza. Una donna “libera” Maria Rosaria, ma libera per amare, servire, aiutare, testimoniare, pregare, senza mai stancarsi.
Nasce ad Alberona, provincia di Foggia, da Giovanni e Concetta Moccia, onesti e laboriosi contadini originari di Baselice, terza di 5 sorelle. Dopo le elementari impara il mestiere di sarta, a 18 anni consegue il diploma col massimo dei voti e inizia la sua attività a Lucera, dove nel frattempo si trasferisce la famiglia, tenendo nel suo laboratorio ben 7 ragazze apprendiste. Il futuro sposo Luciano Casiero nasce anche lui ad Alberona e conosce bene la famiglia Iannilli perché Donato, suo fratello maggiore, ha già sposato la prima sorella di Maria Rosaria. A Lucera, Luciano, è il domestico e l’autista del Vescovo Mons. Domenico Vendola. Nel 1963 muore il Vescovo di Lucera e Luciano si reca in Germania in cerca di un lavoro dignitoso. Prima di partire strappa dal cuore di Maria Rosaria, che già stima ed ama, una vaga promessa di fidanzamento. Maria Rosaria è veramente bella, ha soltanto 19 anni e Luciano 23. La relazione continua in forma epistolare e nel frattempo Maria Rosaria si afferma come magnifica e capacissima sarta. Tra le sue clienti Albina Calaba, sorella dell’Arcivescovo di Otranto che, trasferito a Benevento, ha bisogno di un autista. E qui emerge il ricamo della Provvidenza: Luciano celebra il Matrimonio con Maria Rosaria nella chiesa dell’Immacolata in Foggia e nel 1965, quando si inaugura la nuova Cattedrale, viene con la giovane sposa ad abitare a Benevento. Maria Rosaria lavora dapprima alla Ciemme Confezioni presso il campo di aviazione, poi presso la famiglia di Mons. Ignazio Carrano, docente di teologia morale al Seminario Regionale e Canonico del Duomo, morto a 106 anni. Il Signore fa dono a Luciano e Maria Rosaria di 2 figli: Maria Grazia docente in San Giorgio la Molara e madre di Elena e Marco , Gianfranco docente in San Giorgio del Sannio e padre di Lucio Emanuel. I coniugi pugliesi abitano nel Palazzo arcivescovile e collaborano con ben 5 Arcivescovi di Benevento: Calabrìa, Minchiatti, Sprovieri, Mugione e Acrocca .
Maria Rosaria è donna di intensa e perseverante preghiera, coltiva una speciale devozione alla Madonna, una imperturbabile comunione con lo sposo, un affetto generoso per la famiglia e tanta generosità verso tutti.
Carattere forte e dolcissimo insieme: di poche parole, sincera, schietta, non ammette volgarità nel linguaggio o giudizi affrettati e superficiali sulla Chiesa che ama e serve con entusiasmo contagioso. Poi un malore, il ricovero d’urgenza all’ospedale San Pio di Benevento ed il trasferimento all’ospedale di Sant’Anna di Caserta in terapia intensiva a lottare e combattere per una manciata di giorni per entrare a 79 anni nella gloria svelata del Risorto a godere la pace dopo un’ esistenza intensa e laboriosa. 
Donna forte, rocciosa, piena di amore, bella, elegante, sempre pronta al sacrificio, umile, dolce e con una fede incrollabile.
Ora una struggente nostalgia anima la sua famiglia. A tutti noi dona l’eredità di una testimonianza cristiana formidabile. La conosco dal 1969, anno del mio ingresso in Seminario. 
L’ ho ammirata e stimata grandemente. Mi ha sempre manifestato un grande affetto ed una cordiale amicizia.
Ora raccoglie in Cielo la corona di giustizia perché <<ha combattuto la buona battaglia, ha terminato la corsa, ha conservato la fede>> ( 2 Timoteo 4,7).

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